Buone feste
Giorgio
Sei anni prima (o qualcosa di più)
"Ricordati che dobbiamo organizzarci per capodanno" Tommaso s'infila il giubbotto scuro e mi scruta maliziosamente - o almeno, mi sembra che il suo sia uno sguardo malizioso, visto che gi occhi sono quasi del tutto coperti dai ricci scuri.
"A me basta che ci sia da bere, il resto è inutile, lo sai" il mio amico se la ride. A dir la verità, questo è il primo capodanno che ho deciso di passare con Tommaso. In fondo, abbiamo sempre frequentato compagnie diverse e, al di fuori delle mura scolastiche, ci siamo trovati raramente - e sempre accompagnati dagli altri della nostra classe. Eppure, viste le numerose esperienze di feste di compleanno, conosce bene la mia attitudine: mi piace bere. Non ho mai gradito i superalcolici, piuttosto preferisco una birra artigianale o un calice di vino tipico.
E' l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di natale. Le ultime vacanze di natale da liceale, ad esser preciso. Da tre mesi a questa parte il fantasma della "maturità" aleggia sulla mia classe, rendendo frenetici i professori, sotto stress la maggior parte dei miei compagni e stranamente tacito e tranquillo me. Forse non ho ancora del tutto realizzato di dover crescere e di dover prendere in mano le redini della mia vita. Forse, vorrei essere un bambino troppo cresciuto e dispettoso ancora per un po'.
Il teatro si sta lentamente svuotando; lo spettacolo quest'anno è durato meno del previsto, e ad esser diminuita è anche la qualità dei partecipanti. La maggior parte del tempo l'ho passata a sonnecchiare, a sgranocchiare i pochi crackers rimasti ed a spettegolare con Tommaso sulle gambe delle ballerine. Le ultime persone presenti dentro la struttura si trattengono nei saluti e nei consoni auguri di buone feste, tra baci sonori e fastidiosi e abbracci fin troppo forzati. Solitamente, ogni ultimo giorno me la svigno salutando i soliti pochi eletti, senza dare troppo nell'occhio. Non sono mai stato un ipocrita, non credo di dover rivolgere un falso augurio a persone che per cui non vado pazzo.
"Andiamo?" Tommaso ha già raggiunto gli scalini troppo piccoli per i miei piedi grandi ed ora, come di consueto nascosto dietro i suoi voluminosi capelli, mi guarda in attesa di una mia mossa. E allora, lo raggiungo impacciatamente, prestando poca attenzione a dove metto i piedi e, in generale, al mondo circostante. Il professore di italiano, che si trova giù in platea, scuote energicamente la mano e ci urla un "buon natale! Ricordatevi di studiare Dante" e poi scompare nel nulla, grattandosi la barba - come è sua abitudine fare, in qualsiasi momento della giornata.
Poco più avanti, a qualche passo da noi, giusto vicino all'imbocco delle scale, Paolo - con il suo vocione possente - sta infastidendo le sue nuove compagne di classe con le sue solite battute pietose, che farebbero venire la pelle d'oca persino a un morto. Tuttavia, credo si trovi piuttosto bene nella nuova classe. Certo, loro non saranno mai come noi, ma lo stanno aiutando ad affrontare la bocciatura degnamente.
Tra le sue compagne di classe, c'è anche lei, Sofia. Ride con la sua amica, quella fin troppo magra, e si sistema il cappello di lana ricoperto di perle. Sembra non essersi accorta della mia presenza; eppure, dal modo frenetico in cui gesticola mi rendo conto che, invece, ne è al corrente. Alcune volte mi sembra di conoscerla da una vita, come se fossimo cresciuti insieme. Mi sembra di comprendere ogni suo sguardo, ogni suo movimento, ogni sua parola. Altre, invece, è inevitabile chiedermi cosa sarebbe successo, se io non avessi accettato di conoscerla. Si sarebbe data per vinta? O, più realisticamente, avrebbe perseverato? Sono al corrente di ciò che prova per me - probabilmente, sono l'unico ad essersene accorto. L'ho realizzato, più o meno, un anno fa. Se, inizialmente, i suoi sguardi erano vaghi e assai indecifrabili, dopo averle parlato è stato tutto molto più chiaro.
Allora, mi avvicino lentamente al punto dove si trova lei, con lo zaino in spalla, consapevole del fatto che a breve si volterà ed i suoi occhi si spalancheranno. Come di consuetudine. E così, non appena compio due passi, Sofia abbandona la conversazione con la sua amica e si volta, incontrando il mio sguardo. Ha una grossa busta in mano, che ora penzola come un'altalena spinta dal vento. Mi fissa, come avevo immaginato, con gli occhi spalancati. Se dentro il teatro non fosse abbastanza caldo, giudicherei il rossore sulle sue guance come una mia colpa. E poi sorride, in maniera quasi impercettibile.
"Ciao Giorgio, buone fes-" non le permetto di concludere la frase, compio i pochi, pochissimi passi che ci separano e, in maniera inaspettata - tanto per lei, quanto per me -, la abbraccio. La sua testa arriva a malapena all'altezza del mio petto, pertanto non impiego molta fatica per avvolgerla tra le mie braccia. Un braccio le cinge le spalle, mentre l'altro accompagna la mano in un movimento totalmente spontaneo, mano che sembra quasi accarezzarle i capelli. Mi sembra di stringere una bambina, una bambina un po' scontrosa; infatti, impiega qualche secondo prima di ricambiare l'abbraccio e stringermi all'altezza della vita. Sono certo che, in questo momento, lei sia del tutto assente, fuori di sé.
"Buone feste, e non bere troppo" le dico, non appena lascio che l'abbraccio si sciolga, tuttavia mantenendo salda la presa sulle sue spalle.
Sofia, dal basso, mi guarda con uno sguardo stralunato e, in maniera puerile, borbotta qualche parola, prima di scrollarsi di dosso le mie mani.
Le sorrido ancora, prima di raggiungere Tommaso e tornarmene a casa. Ma, sorprendentemente, quando mi volto ancora, i suoi occhi scrutano interessati il parquet del teatro - ed un sorriso le illumina il volto.
SPAZIO AUTRICE
Ciao, a chiunque legga questa sottospecie di storia! Innanzitutto, ci tengo a ringraziare chiunque abbia apprezzato, anche se minimamente, il mio lavoro. Come secondo punto, vorrei scusarmi, poiché, purtroppo, i momenti in cui posso aggiornare sono rari, quindi chiedo di portare pazienza. Terzo punto: mi rendo conto che il personaggio di Giorgio è abbastanza enigmatico, per non dire incomprensibile. Questo capitolo dovrebbe servire per "capirci qualcosa di più", ma non mi stupirei se, invece, creasse ancora più confusione. Detto ciò, mi eclisso. Grazie ancora a tutti coloro che mi mostrano e mi mostreranno il loro sostegno.
Sara
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