Parte 13 - Scoperte

23 Marzo 2060
Francia settentrionale

Faceva un caldo assurdo dentro l'elicottero, decisamente troppo per quella stagione. La cabina era lunga e sgombra ad eccezione di due file parallele di seggiolini disposte lungo le pareti ed un paio di altri immediatamente alle spalle della cabina di pilotaggio. Nonostante il velivolo potesse ospitare una decina di persone oltre al pilota al momento gli unici passeggeri erano l'agente in nero e la donna vestita di rosso seduta al suo fianco. L'abitacolo era in penombra, scarsamente illuminato da una serie di piccoli faretti posti vicino al tetto del mezzo lungo le pareti mentre la luce argentea della luna filtrava dai finestrini disegnando sul pavimento le grottesche ombre dei seggiolini. L'intera macchina vibrava appena mentre un costante brontolio ed un battito ritmato sopra la sua testa erano gli unici indizi che potessero suggerire davvero alla Dottoressa Hansen che fossero effettivamente in volo, mentre dalla cabina chiusa provenivano ogni tanto rumori confusi di voci elettroniche probabilmente da un qualche apparato radio di bordo.
L'agente in nero non aveva detto una singola parola da quando erano ripartiti, sedeva in silenzio sulla sua poltroncina con il portatile appoggiato ad una specie di tavolino estraibile dalla parete di fronte ed il cellulare della Dottoressa collegato tramite un lungo cavo. La donna si guardava intorno a metà fra il terrorizzato e l'estremamente incuriosito, cercando di immagazzinare ogni dettaglio del velivolo in caso le fossero serviti in futuro per organizzare un'eventuale fuga, anche se al momento non sembrava ce ne sarebbe stato bisogno. Comunque fosse prima di fuggire gettandosi nel vuoto probabilmente verso morte certa avrebbe avuto a disposizione la pistola dell'agente in nero per difendersi. L'arma, inaspettatamente leggera anche se non leggerissima, era posata sulle gambe della donna, la sicura inserita nonostante il colpo già in canna. Ogni volta che le sue mani sfioravano inavvertitamente il nero metallo lucido dell'arma un brivido le percorreva la spina dorsale: era come toccare qualcosa di estremamente fragile e morente, quasi schifoso. Le dava la pelle d'oca, anche se doveva ammettere che forse quella era dovuta anche alla situazione assurda in cui si era venuta suo malgrado a trovare. Per qualche ragione, però, osservando l'uomo seduto al suo fianco ora lo trovava quasi normale; era molto meno inquietante del solito ora che lo vedeva operare in quello che, immaginava, fosse in un certo senso il suo elemento. In tutta quella situazione assurda avrebbe quasi potuto arrivare a considerarlo una figura un minimo rassicurante: dopotutto era l'unico elemento noto, anche se ne sapeva pochissimo, in tutta quella faccenda ed una delle poche cose che sapeva di lui era che fino a quel momento non le aveva fatto alcun male nonostante a giudicare dai mezzi a sua disposizione ne avrebbe avuto tutte le possibilità.
Come se avesse potuto percepire i suoi pensieri l'agente in nero si voltò verso la donna abbandonando la tastiera del suo computer.
-Le assicuro, Dottoressa, che qui nessuno ha intenzione di farle del male. Anzi, tutt'altro. A proposito... tenga, questo è il suo cellulare.- le disse scollegando il dispositivo dal computer e riconsegnandoglielo.
-Come...?- balbettò la Dottoressa un po' sconcertata -Non dovrei restare isolata, immagino...-
-Credo che abbia guardato troppi films, Signorina Hansen!- le sorrise comprensivo l'agente -Non è necessario isolarla dai suoi contatti. Anzi, potrebbe risultare controproducente: sarebbe parecchio sospetto, se sparisse completamente da un momento all'altro, Le pare? Comunque le comunicazioni in entrata ed in uscita sono monitorate ed intercettate... su questo non possiamo transigere, purtroppo! Spero capisca.-
La Dottoressa Hansen annuì prendendo fra le mani il telefono e sbloccandolo istintivamente. Sullo schermo comparve il suo vecchio screen saver: la piccola Tiffany in una foto scattata il Natale scorso con un fiocchetto da pacco regalo annodato intorno al collare ed un berrettino da Babbo Natale poggiato precariamente fra le orecchie. Un sorrisetto increspò le labbra della Dottoressa mentre una lacrima le scivolava sulla guancia. Allora le sembrava di vivere male, ma... ma tutto sommato se avesse saputo cosa stava per arrivare avrebbe volentieri fatto cambio, ma a posteriori... Rimase a fissare la foto per qualche secondo prima di asciugarsi stizzita le lacrime dal viso; l'aveva lasciata da pochissimo ma già la sua cagnolina le mancava come se fossero passati mesi... forse anni.
-Non si preoccupi, Dottoressa,- la rassicurò l'agente lanciandole un'occhiata di sbieco -quando la situazione si sarà un minimo stabilizzata forse potremo fare in modo di... di recuperarla.-
La donna annuì in silenzio sempre più meravigliata dalla differenza che stava notando nell'atteggiamento dell'uomo seduto al suo fianco rispetto alle altre occasioni in cui l'aveva incontrato.
-Venendo a qualcosa di un po' più immediato... mi sembrava che volesse sapere dove si trova, sbaglio?- commentò l'agente richiudendo il computer portatile, che assunse l'aspetto della valigetta ventiquattrore che la Dottoressa gli aveva visto in mano la prima volta.
-In effetti non mi dispiacerebbe, grazie!- replicò in tono piatto la Dottoressa. La situazione sembrava lentamente migliorare, ma non poteva permettersi ancora di abbassare la guardia... non per il momento almeno!
-Si trova a bordo del Sikosky W-103, ultimo arrivato nella famiglia degli elicotteri noti al pubblico come Black Hawk.-
-Un mezzo militare, quindi, come immaginavo!- commentò fra sé la Dottoressa.
-Non solo: i Sikosky W-103 sono in uso a diversi eserciti nazionali come anche a numerose agenzie governative in tutto il mondo. Non se ne vedono molti, in giro, fortunatamente, ma non c'è nulla di segreto, in questi gioiellini!- spiegò l'agente battendo le nocche sullo sportello dell'elicottero alla sua sinistra -Si tratta di un velivolo di nuova concezione. È privo di armamenti ma adatto a missioni di intercettazione e sorveglianza oltre che dotato di diversi dispositivi di occultamento. Ricoperto da una verniciatura opaca che riflette le onde radar è realizzato interamente in lega di acciaio e carbonio multistrato.-
-La pagano, per caso, per pubblicizzare questi cosi?- lo schernì la Dottoressa incapace di trattenersi.
-In realtà no, in effetti! Mi sa che lo farò presente quando saremo alla Base.- fece l'agente fingendosi pensieroso.
-E si può sapere dove sarebbe questa "Base"?- domandò la donna enfatizzando particolarmente l'ultima parola.
-Pointe du Raz.- si limitò a rispondere l'agente manovrando alcuni comandi sulla paratia d'acciaio di fronte a loro dove comparve una proiezione della cartina della Francia. Nella penisola a Nord Ovest una zona lampeggiava di rosso ed una scritta riportava lo stesso nome appena detto dall'uomo.
-In Bretagna eh?- mormorò la Dottoressa Hansen pensosa -La conosco. Ne ho sentito parlare diverse volte, ma... sapevo che era un'ex base militare, attualmente in disarmo.-
-È quello che vogliamo far credere all'opinione pubblica.- osservò freddo l'agente con l'aria di chi sta spiegando qualcosa di decisamente ovvio -Ci sono materie che vengono trattate in quella base che... che il pubblico è ancora troppo inesperto per poter comprendere, mettiamola così!-
-Le classiche "questioni di sicurezza nazionale", mi pare di capire?!- osservò la Dottoressa citando la più tipica delle frasi dei film di spionaggio a cui l'agente la accusava di dare troppa credibilità.
-Possiamo dire così.- confermò quello annuendo grave.
-E cosa dovrebbe accadermi in questa fantomatica base?- domandò la donna con un filo di apprensione che non riuscì del tutto a nascondere.
-Gliel'ho già detto, Dottoressa! Non le accadrà nulla di male! Abbiamo bisogno della Sua esperienza riguardo ai rilevamenti extra atmosferici ed in particolare riguardo ad alcune anomalie rilevate nelle scorse settimane ai confini del nostro Sistema Solare.-
-Voi siete a conoscenza di quella faccenda?- domandò la Dottoressa sconcertata, ma dopotutto doveva immaginarselo: se ne era al corrente un'Agenzia civile a maggior ragione una militare o paramilitare doveva aver scoperto tutto forse anche prima di loro.
-Naturalmente ne siamo al corrente, Dottoressa Hansen!- confermò l'agente -Lei con la Sua esperienza è la risorsa migliore che potessimo trovare per risolvere alcuni misteri legati a questa situazione. Lei dovrà solamente analizzare i nostri dati e fornirci delle spiegazioni plausibili.-
-Non ce la posso fare, da sola, ad analizzare una mole del genere di dati!- protestò la donna allarmata alla prospettiva di cosa le sarebbe accaduto se avesse disatteso le loro aspettative.
-Purtroppo non potremo fornirle collaboratori, Dottoressa! È già un grosso rischio introdurre un civile all'interno della base, dobbiamo purtroppo mantenerla il più isolata possibile.-
-E come diavolo pensate che potrò...?-
-Le verranno fornite tutte le risorse tecniche che riterrà necessarie, Dottoressa! Dovrà solo farne richiesta e Le verrà consegnato tutto quello di cui avrà bisogno. Io sarò il suo contatto diretto con il resto del mondo durante la Sua permanenza alla base.-
-E come dovrei chiamarla, dal momento che non ci siamo ancora presentati?- osservò acida la donna voltandosi dall'altra parte osservando le luci dei paesi e delle città scivolare veloci centinaia, forse migliaia, di metri più in basso.
Mi scusi, Dottoressa! Avevo dimenticato per un attimo la cosa. Sa... con il fatto di sapere già il Suo nome ho dato un po' per scontato... Comunque non le posso rivelare il mio vero nome, purtroppo! Può chiamarmi Agente 009.-
-Il nipote di James Bond?-
-Si potrebbe dire così, anche se c'è ben poco in comune fra il nostro lavoro e quello dei colleghi del ventesimo secolo. Comunque tornando a noi... purtroppo ora devo chiederle di sottoporsi ad un veloce controllo. Sa, questioni di sicurezza.-
-Che controllo?-
-Dovrei sapere se ha altri dispositivi elettronici addosso oltre al cellulare che le ho restituito.-
-No, non... non ho altro.- mentì la Dottoressa Hansen. Non sapeva bene perché ma qualcosa le diceva di non fidarsi ancora completamente di quell'uomo e tenersi quindi, se possibile, una qualche arma segreta a cui ricorrere in caso di necessità.
L'Agente 009 però dovette cogliere l'attimo di indecisione nella sua voce perché la guardò intensamente per un istante armeggiando in una delle tasche della giacca.
-Mi perdoni, Dottoressa, ma non posso fidarmi solo della Sua parola per quanto lo voglia. Dovrò scansionarla con questo strumento.- disse l'uomo armeggiando con una specie di secondo telefono cellulare pieno di tasti -Non si preoccupi, non Le farà alcun male né La sottoporrà a radiazioni eccessive. Si tratta di un semplice scanner che rileverà per l'appunto eventuali dispositivi elettronici non dichiarati.-
-D'accordo. Mi devo alzare?- domandò la Dottoressa pronta a lasciar scappare anche l'ultimo collegamento che le rimaneva con il mondo esterno.
-Sarebbe meglio. Si regga al sedile, non vogliamo di certo che cada e si ferisca.-
Un momento dopo un lungo ed acuto beep fece aggrottare le sopracciglia dell'agente.
-Penso che abbia dimenticato di parlarmi di qualcosa, Dottoressa! Un cellulare di riserva, presumo?!-
-E va bene, va bene!- sospirò la donna ficcando la mano nella borsetta ed estraendone il suo secondo telefono -Era solo il telefono di lavoro, non pensavo fosse importante. Quel numero ce l'hanno solo all'Agenzia.-
-Per l'appunto.- annuì l'Agente 009 -Dobbiamo isolarla completamente dal suo lavoro precedente all'ESA. Mi spiace ma sono misure necessarie. Prego, me lo dia, Dottoressa! Non vorrei dover prendere misure più drastiche, non lo vorrei proprio, mi creda!-
La donna sospirò e con un cenno di assenso posò il telefono sul sedile dell'Agente 009 che lo raccolse, aprì appena lo sportello e gettò il dispositivo all'esterno prima di richiudere e tornare a sedersi.
-Agente?- suonò una voce gracchiante da un interfono di bordo che la Dottoressa non aveva notato in precedenza -Siamo a cinque chilometri dalla Base. Invio il codice di identificazione?-
-Affermativo. Invii il codice... non vogliamo farci abbattere a casa nostra, no? Tempo di arrivo?-
-Tempo di arrivo stimato: tre minuti, Signore!-
L'elicottero prese ad abbassarsi sui prati scuri della campagna bretone punteggiata di rare luci di casolari isolati. In lontananza le onde dell'oceano accentuavano la linea di costa con le loro spume d'argento mentre su un alto promontorio un enorme e inquietante complesso si stagliava sul cielo: un'ombra nerissima su un cielo nero.
Il Black Hawk si abbassò fino a toccare terra al centro di una pista circolare di cemento all'interno del complesso. Immediatamente il rotore diminuì i suoi giri ed il rumore si fece molto più fastidioso pulsando nelle orecchie della donna come un martello sui timpani. Poco dopo l'atterraggio il portello si aprì ed una folata di aria gelida e salmastra invase la cabina mentre l'Agente 009 prendeva la Dottoressa Hansen per le mani stringendole i polsi dietro la schiena e riprendendosi la pistola mentre la spingeva giù dal velivolo.

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