36. Sicuro (P)

[24.07.2020 ~ capitolo revisionato ✔]

Non ho idea di cosa avessero pensato gli abitanti di Miami quando ci videro passare. Le strade e i palazzi cominciarono a confondersi man mano che i centauri prendevano velocità. Era come se lo spazio si stesse compattando, come se ogni passo di centauro ci facesse avanzare di chilometri e chilometri. 

In men che non si dica ci lasciammo la città alle spalle e ci ritrovammo ad attraversare paludi di erba alta, stagni e macchie d'alberi. Alla fine arrivammo in un parcheggio per roulotte ai margini di un lago. Le roulotte erano tutte rimorchi per il trasporto dei cavalli, provvisti di televisori, frigoriferi e zanzariere. Eravamo in un campeggio di centauri. «Ehi, bello!» esclamò un party pony, rallentando la marcia «Hai visto la faccia di quella specie di orso? Era tipo: "Ehi, mi è spuntata una freccia in bocca!"»

Il centauro con gli occhialoni rise. «Fantastico! Batti la zucca, bello!». I due centauri si slanciarono a tutta birra l'uno contro l'altro e cozzarono la testa, quindi si allontanarono zoppicando nelle direzioni opposte, con dei sorrisi folli stampati sulla faccia.

Chirone sospirò. Posò Annabeth e Grover accanto a me e Alex, su una coperta da picnic. «Vorrei davvero che i miei cugini evitassero di prendersi a testate. Non hanno molte cellule cerebrali da sprecare»

«Chirone» dissi, ancora stupito di vederlo «ci ha salvati»

Mi rispose con un sorriso ironico. «Be', non potevo lasciarvi morire, dopo che avete riabilitato il mio nome»

«Ma come faceva a sapere che eravamo qui?» domandò Annabeth.

«Lungimiranza, mia cara. Immaginavo che sareste rispuntati da queste parti se foste sopravvissuti al Mare dei Mostri. Quasi tutte le cose strane prima o poi ricompaiono a Miami»

«Ehi, grazie mille» mugugnò Grover.

«No, no...» si affrettò a replicare Chirone «non volevo dire... oh, lasciamo perdere. Sono felice di vederti, mio giovane satiro. Il punto è che ho captato il messaggio di Percy e ho rintracciato il segnale. Io e Iride siamo amici da secoli e le avevo chiesto di allertarmi in caso di comunicazioni importanti nella zona. Poi non ci ho messo molto a convincere i miei cugini ad accorrere in vostro aiuto. Come avete visto, possiamo spostarci molto in fretta quando vogliamo. Misuriamo le distanze diversamente dagli esseri umani»

Scrutai il campeggio, dove tre party pony stavano insegnando a Tyson a usare un fucile spara-vernice. Speravo che sapessero in cosa si erano imbarcati. «E adesso?» chiesi a Chirone «Lasciamo che Luke se la cavi così? A bordo di quella nave c'è Crono. Almeno in parte...»

Chirone si inginocchiò, ripiegando con cautela le zampe posteriori. Aprì la borsa del pronto soccorso che portava allacciata alla cintura e cominciò a medicarmi le ferite. «Temo, Percy, che oggi sia stato una specie di pareggio. Luke non era abbastanza organizzato per inseguirci. Non ci sono vincitori»

«Ma noi abbiamo il Vello!» protestò Annabeth «Clarisse lo sta riportando al Campo in questo stesso istante»

Chirone annuì, ma sembrava ancora nervoso. «Siete dei veri eroi, tutti voi. E non appena Percy si rimetterà, dovrete tornare al Campo Mezzosangue. I centauri vi accompagneranno»

«Viene anche lei?» chiese Alex.

«Oh, sì, mia cara. Sarà un sollievo tornare a casa. I miei fratelli non apprezzano la musica di Dean Martin. E poi, dovrei scambiare due parole con il signor D. C'è il resto dell'estate da organizzare. Molto addestramento da fare. E voglio... sono curioso di vedere il Vello»

Non sapevo di preciso cosa volesse dire, ma ripensai con preoccupazione alle parole di Luke: "Ti avrei lasciato prendere il Vello... dopo averlo usato". Stava mentendo? Avevo imparato che con Crono c'era sempre un piano nel piano. Il re dei Titani non era chiamato l'Iniquo per nulla. Aveva molti modi per costringere le persone a piegarsi ai suoi voleri senza che si rendessero conto delle sue vere intenzioni. 

Più in là, vicino al fuoco, Tyson si scatenava con il fucile a vernice. Un proiettile blu colpì un centauro in pieno e lo spedì in acqua. Il party pony si risollevò coperto di fango e vernice blu, ma sorrise e alzò tutti e due i pollici in segno di approvazione. «Annabeth» continuò Chirone «forse tu e Grover potreste andare a controllare Tyson e i miei cugini prima che... ehm, si trasmettano troppe cattive abitudini?»

«Certo» rispose lei «andiamo, ragazzo-capra»

«Ma non mi piacciono i fucili spara-vernice»

«Sì che ti piacciono». Lo tirò su di peso e lo condusse verso il fuoco.

Chirone finì di bendarmi la gamba. «Ho fatto una chiacchierata con Annabeth mentre venivamo qui. A proposito della profezia»

"Oh-oh" pensai. «Non è stata colpa sua» dissi «l'ho costretta io a dircelo»

Gli passò un barlume di rabbia negli occhi. Ero sicuro che mi avrebbe fatto a pezzettini, ma poi la sua espressione cambiò e sembrò solo molto stanco. «Non potevo pensare di mantenere il segreto per sempre, suppongo»

«Quindi siamo io e Alex quelli della profezia?»

Chirone ripose le bende nella borsa. «Magari lo sapessi, Percy. Non avete ancora sedici anni. Per ora dobbiamo solo addestrarvi il meglio possibile e lasciare il futuro alle Parche»

Le Parche. Non ripensavo al trio di vecchiette da parecchio tempo, ma non appena Chirone ne parlò, qualcosa fece clic nel mio cervello. «Ecco cosa significava!» esclamai.

Chirone si accigliò. «A che ti riferisci?»

«L'estate scorsa. Il presagio delle Parche, quando le ho viste tagliare il filo della vita di qualcuno. Pensavo che significasse che sarei morto subito, ma è ancora peggio. Ha qualcosa a che vedere con la sua profezia. La morte che hanno predetto... accadrà quando compiremo sedici anni»

La coda di Chirone si agitò nervosamente nell'erba. Alex prese a mangiucchiarsi le unghie. «Ragazzo mio, non puoi esserne sicuro. Non sappiamo nemmeno se la profezia riguarda te e Alexandra»

«Be', non è che ci siano molti altri figli dei Tre Pezzi Grossi» obbiettò Alex.

«A quanto ci risulta»

«E Crono sta risorgendo. Distruggerà l'Olimpo!» aggiunsi io.

«Ci proverà» confermò Chirone «e con l'Olimpo proverà a distruggere la civiltà occidentale, se non lo fermiamo. Ma noi lo fermeremo. Non sarete soli in questa lotta»

Sapevo che stava cercando di tirarmi su, ma ricordavo quello che mi aveva detto Annabeth. Alla fine si sarebbe trattato di solo due eroi. Una sola decisione che avrebbe salvato o distrutto il mondo. Ed ero sicuro che quello delle Parche era un avvertimento. Sarebbe accaduto qualcosa di terribile, a me, o ad Alex, o a qualcuno che avevamo molto vicino. «Siamo solo due ragazzini, Chirone» mormorai sconsolato «a che serve contro qualcosa come Crono?»

Lui si sforzò di sorridere. «Joshua Lawrence Chamberlain mi disse una cosa del genere una volta, poco prima di cambiare le sorti della Guerra Civile da solo». Tirò fuori una freccia dalla sua faretra e si rigirò la punta affilata fra le mani, facendola scintillare alla luce del falò. «Bronzo celeste, Percy. Un'arma immortale. Che accadrebbe se la scagliassi contro un mortale?»

«Nulla» risposi «lo attraverserebbe senza danni»

«Esatto» confermò lui «gli esseri umani non vivono sullo stesso livello degli immortali. Non possiamo nemmeno ferirli con le nostre armi. Ma voi due... siete in parte dei e in parte umani. Vivete in entrambi i mondi. Potete essere feriti da entrambi e potete influenzare entrambi. Ecco che cosa rende gli eroi così speciali. Portate le speranze dell'umanità nel regno dell'eternità. I mostri non muoiono mai. Rinascono dal caos e dalla barbarie che ribolle sempre al di sotto della civiltà, dalla materia stessa che rende Crono più forte. Devono essere sconfitti di continuo, vanno tenuti sotto controllo. Gli eroi incarnano questa lotta. Ogni generazione, voi combattete le battaglie che l'umanità deve vincere per restare umana. Capisci?»

«Non... non lo so»

«Devi provarci, Percy. Perché, che tu e Alexandra siate o meno i figli della profezia, Crono pensa che voi possiate esserlo. E, dopo oggi, dispererà di portare anche solo uno di voi due dalla sua parte. Dopotutto, uno influenzerà la decisione dell'altro. È questa l'unica ragione per cui non vi ha ancora ucciso. Non gli servite entrambi, quindi appena sarà certo di non poter usare uno di voi, lo distruggerà»

«Parla come se lo conoscesse»

Chirone storse le labbra. «Lo conosco, infatti»

Lo guardai stupito. A volte dimenticavo quanto fosse vecchio. «È per questo che il signor D l'ha accusata dell'avvelenamento dell'albero? Il motivo per cui alcuni non si fidano di lei?»

«Esatto»

«Percy» mi chiamò Alex mormorando «Chirone è-»

«Ma come fanno a pensare che lei sarebbe disposto a tradire il Campo per Crono?» la interruppi, incredulo.

Chirone fece un cenno ad Alex, che sospirò. Gli occhi del centauro erano di un marrone profondo, carico di una tristezza millenaria. «Percy, ricorda il tuo addestramento. Ricorda le lezioni di mitologia. Qual è il mio legame con il re dei Titani?»

Mi sforzai di pensare, ma facevo sempre confusione fra i miti. Perfino adesso che erano così reali, così importanti per la mia vita, faticavo a ricordare tutti i nomi e i fatti per filo e per segno. Scossi la testa. «Lei, ehm, deve un favore a Crono o roba del genere? Le ha risparmiato la vita?»

«Percy» disse Chirone, con un filo quasi impercettibile di voce «il Titano Crono è mio padre».

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