24. In funzione dell'altro
[13.07.2020 ~ capitolo revisionato ✔]
«Vira di prua» dissi ad Annabeth.
«Sei sicura?» mi chiese.
«Sì» mi limitai a rispondere.
Avevo cercato di far volare Percy proprio sulla barca sfruttando i venti nel thermos, ma non ci ero riuscita del tutto: si era schiantato in mare e avevamo dovuto recuperarlo, insieme ad alcuni oggetti vari e ad alcune cose che aveva nello zaino ridotto a brandelli da Scilla. Ora era sdraiato accanto ad Annabeth; avevo la sua testa sulle ginocchia. Meno male che era il figlio del dio del mare, altrimenti l'avrei ucciso. Invece non aveva nemmeno un graffio.
Eravamo salvi, ma a che prezzo?
Il cuore mi si strinse pensando a Tyson. Mi asciugai le lacrime, che ormai scendevano già da un po', e tirai su con il naso. «Mi dispiace tanto» mi disse Annabeth «ma forse si è salvato. Il fuoco non può ucciderlo, no? Ed è figlio di Poseidone. Magari...»
Scossi la testa. Non volevo sperare. Non avevo fatto altro da quando avevo messo piede al Campo, e mi stava costando parecchio. Ero stanca di farlo. «Dobbiamo trovare Grover e il Vello» dissi con un piccolo sospiro «al resto penseremo dopo»
«Già, hai ragione» concordò.
Ci fu un lungo silenzio. Scostai una ciocca di capelli dalla fronte di Percy, guardandolo dormire. Sperai si svegliasse presto; grazie alla mia Aerocinesi avevo un buon senso dell'orientamento e quindi una vaga idea di quale fosse la direzione giusta, ma non ero un'infallibile bussola nautica come lui. «Lui ti piace, non è vero?» mi chiese Annabeth d'improvviso.
Alzai gli occhi su di lei. Mi sentii arrossire leggermente. «Uh... cosa?» feci, imbarazzata.
«Dai, è evidente» insistette Annabeth «sono giorni che gli tieni il muso perchè parla più con me»
Una risata nervosa mi lasciò le labbra. Sospettavo già che le mie reazioni fossero per quello... ma ero ben lungi da accettare l'idea, sinceramente. E poi, avevo più problemi di quanti riuscissi effettivamente a gestirne. Non gli piacevo in quel senso... anzi, sospettavo che Annabeth gli piacesse in quel senso, non io, e una cotta non corrisposta... oh dei, mi faceva già male la testa. Meglio negare. «E' ridicolo» dissi allora, e non ebbi nemmeno bisogno di fingere un tono infastidito, perchè lo ero.
«Se lo dici tu» disse lei noncurante, alzando le spalle «ma penso che dovresti confessarglielo»
«Non ho niente da "confessargli"» replicai burbera «e abbiamo ben altri problemi, se non l'hai notato»
«Sì, ma questo non è uno di essi, no?»
Strinsi le labbra e non risposi. Annabeth aveva l'aria di voler insistere con quell'argomento, ma per fortuna Percy decise di svegliarsi. Si raddrizzò piano e si guardò in giro confuso. «Cosa-»
«Riposati» disse Annabeth «ti servirà»
«Tyson...?»
Lei scosse la testa. «Percy, mi dispiace tanto»
Le sue spalle si incurvarono visibilmente. Gli posai una mano sulla spalla e strinsi. Lui si girò a guardarmi e posò la sua mano sulla mia, come per confortarmi di rimando. «Forse è ancora vivo» aggiunse Annabeth poco convinta, ripetendo a Percy quanto aveva detto prima a me «cioè, il fuoco non può ucciderlo»
Percy annuì, ma anche lui non sembrava per nulla convinto.
Navigammo per ore.
Ora che eravamo nel Mare dei Mostri l'acqua scintillava di un verde più brillante, come l'acido dell'idra. Il vento era fresco e salato, ma trasportava anche l'odore metallico delle tempeste -che erano moltissime: riuscivo a percepirne perfettamente l'energia devastante, ed evitavo che vi ci trovassimo proprio in mezzo.
Grazie al cielo Percy sapeva esattamente dove fossimo e dove dovevamo andare, ma non ci aiutava a sentirci meno persi. In qualunque direzione volgessimo, il sole sembrava abbagliarci. Bevemmo a turno dei sorsi di bibita, riparandoci il più possibile con la vela.
Parlammo dell'ultimo sogno di Percy. Secondo i calcoli di Annabeth, avevamo meno di ventiquattr'ore per trovare Grover, presumendo che il sogno fosse esatto, e che il ciclope Polifemo non cambiasse idea e non cercasse di sposarlo prima. «Già» commentò amareggiato «non ci si può mai fidare di un ciclope»
Annabeth tenne lo sguardo fisso sul mare. «Mi dispiace. Mi sbagliavo su Tyson, okay? Vorrei poterglielo dire»
Percy rimase in silenzio per quella che mi parve un'eternità. «Qual è la profezia di Chirone?» chiese infine.
Annabeth storse le labbra, ma non rispose. Così Percy si girò verso di me. «Tu la conosci?»
«No. So solo che ci riguarda»
Si girò verso Annabeth. «Allora?»
«Io non dovrei-»
«So che Chirone ha promesso agli dei di non dirmelo. Ma tu non hai promesso, vero?»
«La conoscenza non è sempre una buona cosa»
«Tua madre è la dea della sapienza!»
«Lo so! Ma ogni volta che gli eroi vengono a sapere il proprio futuro cercano di cambiarlo e non funziona mai»
«Gli dei sono preoccupati per qualcosa che io o Alex faremo quando saremo più grandi» provò a indovinare lui «quando compiremo sedici anni. Giusto?»
Annabeth stritolò il suo berretto yankee. «Percy, non conosco la profezia per intero, ma so che mette in guardia da due mezzosangue figli di Tre Pezzi Grossi che arriveranno a compiere sedici anni. È questa la vera ragione per cui Zeus, Poseidone e Ade hanno stretto il patto di non generare più figli dopo la Seconda guerra mondiale. I loro mezzosangue saranno un'arma pericolosa»
Aggrottai la fronte. «Perchè Chirone non me l'ha voluta rivelare?» chiesi contrariata «Avrei voluto sapere prima questo dettaglio»
«Perchè? Che cambia?» mi chiese lei.
«Percy è più grande di me di due giorni» risposi «compirà sedici anni per primo»
«Sì, ma non è che la Profezia dice "il primo", Alex. Dice solo che i due semidei arriveranno a compiere sedici anni. Non ti esclude»
«Perché "un'arma pericolosa"?» chiese Percy.
«Perché uno di quei due eroi deciderà il fato dell'Olimpo. Prenderà una decisione che salverà o distruggerà l'Età degli Dei... in funzione dell'altro»
«Cosa vuol dire "in funzione dell'altro"?» domandai confusa.
«La Profezia parla di due mezzosangue figli dei Pezzi Grossi» spiegò Annabeth «implica che abbiano destini incrociati, altrimenti ne sarebbe stato menzionato solo uno. Uno dei due sarà fondamentale per la decisione dell'altro. O almeno, questo è quello che crede Chirone»
«Ecco perché Crono non ci ha ucciso, l'estate scorsa» disse piano Percy.
Lei annuì. «Uno di voi due potrebbe tornargli molto utile. Se può avere o te o Alex dalla sua parte gli dei sarebbero in guai seri»
«Ma se siamo noi quelli della profezia...»
«Lo sapremo solo se vivrete altri tre anni. Può essere molto tempo per un mezzosangue. All'inizio, quando Chirone ha saputo di Talia e Alex, ha pensato che fossero loro i mezzosangue della profezia. Ecco perché desiderava a ogni costo portarle sane e salve al Campo. Poi Talia è caduta in battaglia ed è stata trasformata in pino. E' rimasta solo Alex, e nessuno sapeva più cosa pensare. Almeno finché non sei comparso tu»
«Uno dei due mezzosangue della profezia... o entrambi... non potrebbero essere... un ciclope e qualcos'altro?» chiese Percy «I Tre Pezzi Grossi hanno un sacco di figli mostri»
Annabeth scosse la testa. «L'Oracolo ha detto "mezzosangue". Questo significa sempre per metà uomo e per metà dio. Non esiste davvero nessun altro, a parte voi due»
«Allora perché gli dei ci lasciano vivere? Sarebbe più sicuro farci fuori»
«Ha centrato il punto» commentai cupa.
«Non lo so. Immagino che alcuni di loro preferirebbero eliminarvi, ma probabilmente hanno paura di offendere Poseidone e Zeus. Altri... forse vi tengono ancora d'occhio, cercando di stabilire che genere di eroi sarete. Potreste essere un'arma per la loro sopravvivenza, dopotutto. La vera domanda è... che cosa farete in questi tre anni? Chi dei due dovrà prendere la decisione, e quale sarà?»
«La profezia non ha dato degli indizi?» chiesi frustrata.
Annabeth esitò. Forse ci avrebbe detto di più, ma proprio in quell'istante un gabbiano piombò giù all'improvviso e atterrò sul nostro albero di fortuna. ''CIBO!'' cinguettò. Annabeth lo guardò spaventata e l'uccello le lasciò cadere in grembo un mazzetto di foglie. «Terra» annunciò «siamo vicini alla terra!»
«Sì, e il pennuto ha fame» dissi contrariata. Continuava a ripetere ''CIBO!'' all'infinito. Mi ricordò molto Grover. «Ehi! Vattene!» sbottai.
Il gabbiano si librò in volo e si allontanò, continuando a ripetere sempre la stessa parola.
Scrutai in lontananza: c'era una linea azzurra e marrone. Riuscii a distinguere un'isola con una piccola montagna al centro, uno stupefacente gruppetto di edifici candidi, una spiaggia disseminata di palme e un porto pieno di uno strano assortimento di imbarcazioni. La corrente stava trasportando la nostra scialuppa verso quello che sembrava un paradiso tropicale.
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