18. La peggior riunione di famiglia di sempre
[12.07.2020 ~ capitolo revisionato ✔]
La cabina era bellissima e orribile nello stesso momento.
La parte bellissima: enormi finestre si incurvavano sulla parete posteriore, affacciandosi sulla poppa della nave. Il cielo azzurro e il mare, dello stesso colore degli occhi di Percy, si stendevano a perdita d'occhio all'orizzonte. Un tappeto persiano copriva il pavimento. Due morbidissimi divani occupavano il centro della stanza, con un letto a baldacchino da una parte e un tavolo da pranzo di mogano dall'altra. Il tavolo straripava di cibo: scatole di pizza, bottiglie di coca e una pila di sandwich di carne su un vassoio d'argento.
La parte orribile: su un palchetto di velluto in fondo alla stanza c'era una bara d'oro lunga tre metri. Era un sarcofago scolpito con scene dell'antica Grecia che rappresentavano città in fiamme ed eroi che morivano di morti orrende. Nonostante il sole che filtrava dalle finestre la bara era capace di raggelare tutta la stanza. «Bene» esclamò Luke, allargando le braccia con orgoglio «un po' meglio della Casa Undici, eh?»
Era cambiato dall'estate prima. Al posto dei bermuda e della maglietta indossava una camicia con i bottoni sul colletto, pantaloni kaki e mocassini di pelle. I capelli color sabbia, prima così ribelli, adesso erano ordinati tagliati corti. Aveva ancora la cicatrice sotto l'occhio: una linea irregolare bianca che si era procurato battendosi con un drago.
Appoggiata su un divano c'era la sua spada magica, Vipera, che scintillava in modo strano con la sua lama per metà d'acciaio e per metà di bronzo celeste, adatta a uccidere sia i mostri sia i mortali. Come Freccia. «Accomodatevi» ci invitò. Fece un gesto con la mano e quattro delle sedie attorno al tavolo da pranzo si portarono al centro della stanza.
Nessuno di noi accettò l'invito. I grossi amici di Luke ci puntavano ancora i giavellotti contro. Sembravano gemelli, ma non erano umani. Tanto per cominciare erano alti più o meno due metri e indossavano solo i jeans, probabilmente perché il petto enorme era già ricoperto da un tappeto di folta pelliccia marrone. Avevano artigli al posto delle unghie e piedi simili a zampe. Il naso somigliava più a un muso e i denti erano tutti canini aguzzi.
«Che fine hanno fatto le mie buone maniere?» esclamò mellifluo Luke «Questi sono i miei assistenti, Agrio e Orico. Forse ne avete sentito parlare». Nessuno di noi aprì bocca. «Non conoscete la storia di Agrio e Orico?» continuò lui «La loro madre... be', è triste, davvero. Afrodite ordinò alla giovane donna di innamorarsi. Lei si rifiutò e corse a chiedere aiuto ad Artemide, che le concesse di diventare una delle sue cacciatrici. Ma Afrodite pretese vendetta. Stregò la giovane donna, facendola innamorare di un orso. Quando Artemide lo scoprì abbandonò la ragazza, disgustata. Tipico degli dei, no? Litigano tra loro e i poveri esseri umani ci finiscono in mezzo. I figli gemelli della ragazza, Agrio e Orico, non nutrono alcun amore per l'Olimpo. Tollerano abbastanza bene i mezzosangue, anche se li preferiscono-»
«-per pranzo» ringhiò Agrio. La sua voce roca era quella che avevamo sentito parlare con Luke prima.
«Eh eh eh!» rise suo fratello Orico, leccandosi le labbra contornate di pelliccia. Continuò a ridere come se avesse un attacco d'asma finché Luke e Agrio non lo guardarono male. «Piantala, idiota!» ringhiò Agrio «Punisciti!»
Orico piagnucolò. Si trascinò in un angolo della stanza, si accasciò su uno sgabello e picchiò la fronte contro il tavolo, facendo tremare i vassoi d'argento. Luke si comportò come se fosse una cosa normalissima. Si accomodò sul divano e appoggiò i piedi sul tavolino. «Be', Percy, ti abbiamo lasciato vivere un altro anno. Spero che tu l'abbia apprezzato. Come sta tua madre? La scuola come-»
«Sei stato tu?» lo interruppi bruscamente, incapace di trattenermi oltre.
Luke mi guardò. «A fare cosa, Alex?» mi chiese innocentemente, come se non sapesse di cosa stessi parlando. Ma i suoi occhi raccontavano un'altra storia.
«Lo sai benissimo» ringhiai.
Luke sospirò. «Dritto al punto, eh? Okay. Ho avvelenato l'albero di Talia. E allora?»
«E ALLORA?!» gridai, fuori di me.
Chiamai a me la potenza del fulmine. Volevo liquefarlo, volevo ridurlo a...
Ma non successe niente.
Rimasi talmente sbigottita che per un momento mi dimenticai di dove fossi. Spalancai gli occhi e mi guardai le mani. Il fulmine non era arrivato. Com'era possibile? Zeus mi aveva tolto i poteri?
Luke gettò indietro la testa e rise. «Ah, Alex» disse, scuotendo la testa divertito «credi davvero che non abbia preso precauzioni contro di te? Non hai poteri in questa stanza»
«Ah sì?» dissi in tono di sfida.
D'accordo, non potevo usare il fulmine, ma non mi serviva. Zeus mi aveva fatto dono di un'altra arma da usare contro di lui.
Freccia mi scivolò nella mano, e lo scagliai con tutta la furia che avevo verso Luke.
Roteò così veloce che quasi non si vedeva. Lui scansò la testa appena in tempo, però. Guardai sorpresa il pugnale che si conficcava a pochi millimetri dal suo orecchio sinistro, nello schienale del divano. Da quando era così rapido?
Avvertii uno spostamento d'aria dietro di me. «Fermi!» ordinò Luke ai due tirapiedi. Afferrò Freccia per l'elsa e lo tirò fuori dall'imbottitura del divano. Si raddrizzò e guardò la lama con grande interesse. «Ma guarda un po'» disse «il tuo caro, vecchio papà ti ha dato un'arma per uccidere i mortali. Chi l'avrebbe mai detto»
«Sei uno schifoso» sibilai, gli occhi pieni di lacrime per la rabbia.
«Infatti! Come hai potuto?». Annabeth era così furiosa che mi sembrò pronta a esplodere. «Talia ti ha salvato la vita! Ci ha salvato la vita! Come hai potuto disonorarla?!»
«Io non l'ho disonorata» sbottò Luke.
«Sì che l'hai fatto!» lo contraddissi io.
«No! Sono stati gli dei a disonorarla! Se Talia fosse viva, starebbe dalla mia parte!»
La risata che mi uscì dalla bocca era fredda e, dovevo ammettere, un po' inquietante. «Sei uno psicopatico» lo insultai «e pure un illuso»
«Se sapessi cosa ci aspetta, capiresti...»
«Quello che capisco è che vuoi distruggere il Campo!» gridò Annabeth «Sei un mostro!»
Luke scosse la testa. «Gli dei ti hanno accecata. Riesci a immaginare un mondo senza di loro, Annabeth? A che serve tutta quella storia antica che studi tanto? Tremila anni di robaccia! Il mondo è marcio fino al midollo. Dev'essere distrutto. Unisciti a me! Possiamo farlo ricominciare da capo. Potremmo usare la tua intelligenza, Annabeth»
«Visto che tu non ne hai» ribattè lei velenosa.
Luke strinse gli occhi. «Ti conosco, Annabeth. Ti meriti di meglio che accodarti a chissà che Impresa disperata per salvare il Campo. La Collina Mezzosangue sarà invasa dai mostri nel giro di un mese. Gli eroi che sopravvivranno non avranno altra scelta che unirsi a noi o essere braccati fino all'estinzione. Vuoi davvero stare nella squadra dei perdenti... con una compagnia del genere?». Luke indicò Tyson.
«Ehi!» sbottò Percy.
«In giro con un ciclope» la sbeffeggiò Luke «e vieni a dire a me che disonoro la memoria di Talia! Mi meraviglio di te, Annabeth. Proprio tu...»
«Piantala!» gridò lei. Non sapevo di cosa Luke stesse parlando, ma Annabeth si coprì la faccia con le mani come se stesse per piangere.
«Lasciala in pace» ringhiò Percy «e lascia Tyson fuori da questa storia!»
Luke rise. «Oh, sì. Ho saputo. Tuo padre l'ha riconosciuto». Luke sorrise davanti all'espressione sbigottita di Percy. La mia teoria era giusta, allora. Aveva delle spie al Campo. «Sì, Percy, so tutto di Tyson. E del tuo piano di trovare il Vello. Quali erano quelle coordinate...? 30, 31, 75, 12? Vedi, ho ancora degli amici al Campo che mi tengono aggiornato...»
«Delle spie, vorrai dire» dissi disgustata «altri vermi traditori come te»
Lui fece spallucce. «Quanti insulti di tuo padre riesci a sopportare? Pensi che ti sia grato? Credi che a Poseidone importi più di te che di questo mostro?». Tyson strinse i pugni ed emise un ringhio cupo con la gola. Luke si limitò a ridere. «Gli dei ti stanno usando! Tu e Alex avete almeno una vaga idea di che cosa succederà quando arriverete ai sedici anni? Chirone vi ha mai detto della profezia?»
«Sappiamo quello che abbiamo bisogno di sapere» rispose Percy «per esempio, chi sono i nostri nemici»
«Allora siete due sciocchi»
Tyson ridusse la sedia più vicina in pezzi. «PERCY E ALEX NON SONO SCIOCCHI!»
Prima che riuscissimo a fermarlo si scagliò contro Luke. Indirizzò i pugni verso la sua testa –un doppio colpo che avrebbe aperto un buco nel titanio– ma i gemelli orsi lo intercettarono. Gli afferrarono un braccio ciascuno e lo bloccarono all'istante. Quindi lo ricacciarono indietro con una spinta, e Tyson inciampò, piombando sul tappeto così pesantemente da far tremare il ponte. In mezzo secondo avevo già in mano le Gemelle e l'avevo affiancato. «Toccatelo un'altra volta» li minacciai, puntando Sinistra verso di loro «e dovrete andarvene in giro senza braccia e gambe. Non potrò usare il fulmine, ma credetemi, queste» e alzai le Gemelle «le so usare benissimo»
«Commovente, Alex. Ma non sono sorpreso. Hai sempre avuto un debole per i mostri disadattati» mi schernì Luke.
«Infatti ti volevo bene, una vita fa» ribattei acida.
«Luke» intervenne Percy «ascoltami. È stato tuo padre a mandarci qui»
La sua faccia divenne rossa come un peperone. «Non.nominarlo.nemmeno»
«Ci ha detto lui di salire su questa nave. Pensavo che fosse solo per avere un passaggio, ma ci ha mandati qui per trovare te. Mi ha detto che non ha intenzione di abbandonarti, anche se sei arrabbiato»
«Arrabbiato?» ruggì Luke «Abbandonarmi? Ma se l'ha già fatto, Percy! Voglio che l'Olimpo sia distrutto! Ogni trono frantumato! Di' a Ermes che è questo quello che succederà. Ogni volta che un mezzosangue si unisce a noi, gli dei dell'Olimpo si indeboliscono e noi ci rafforziamo. Lui si rafforza»
Luke indicò il sarcofago d'oro. La bara mi dava i brividi e sapevo esattamente il perchè, ma rimasi concentrata sui due grossi idioti, che mi fissavano come se fossi una portata succulenta di cibo. «E allora?» domandò Percy «Che c'è di tanto speciale...». S'interruppe, spalancando gli occhi. Doveva esserci arrivato. «Cavolo... non vorrai dirmi-»
«Si sta riformando» confermò Luke «a poco a poco, stiamo richiamando la sua forza vitale fuori dal baratro. Con ogni nuova recluta che si unisce alla nostra causa, compare un altro pezzetto»
«È disgustoso!» esclamò Annabeth.
Luke le rispose con un verso di scherno. «Tua madre è nata dal cranio spaccato di Zeus, Annabeth. Io non parlerei, se fossi in te. Presto ci saranno sufficienti pezzi del re dei Titani e noi potremo ricomporlo per intero. Gli monteremo un nuovo corpo, costruiremo un'opera degna delle fucine di Efesto»
«Sei pazzo» disse Annabeth.
«Unitevi a noi e sarete ricompensati. Abbiamo amici potenti, sostenitori tanto ricchi da comprare questa nave e molto altro ancora. Percy, tua madre non dovrà più lavorare. Potrai regalarle una villa. Potrai avere potere, fama... tutto quello che vuoi. Annabeth, tu potrai realizzare il tuo sogno di diventare architetto. Potrai costruire un monumento che durerà millenni. Un tempio per i sovrani della nuova epoca! E Alex-»
«Stai zitto» dissi in un brontolio cupo e minaccioso «stai uccidendo l'unica cosa che mi resta della mia famiglia. Non mi unirò mai a te, quindi va' al Tartaro»
Luke sospirò. «Peccato». Gettò Freccia sul divano, che immediatamente mi ritornò al dito in forma di anello, ma lui non parve nemmeno accorgersene. Raccolse qualcosa che somigliava a un telecomando e pigiò un pulsante rosso. Nel giro di pochi secondi la porta della cabina si aprì ed entrarono due membri dell'equipaggio in uniforme, armati di manganelli. Avevano gli stessi occhi vitrei degli altri mortali che avevamo visto, ma avevo la sensazione che questo non li avrebbe resi meno pericolosi in un combattimento. «Ah, bene, la sicurezza» disse Luke «temo che abbiamo dei clandestini»
«Sì, signore» risposero loro in tono sognante.
Luke si rivolse a Orico. «È ora di dar da mangiare al drago etiope. Porta questi sciocchi di sotto e mostragli come si fa. Oh, e Alex». Mi rivolse un sorriso sgradevole. «Rinfodera le katane, o sarò costretto a far uccidere questi simpatici mortali della sicurezza»
Digrignai i denti, ritirando controvoglia le Gemelle. «Crepa» sibilai.
«Non prima di te» ribattè maligno lui.
«Lascia andare anche me» brontolò Agrio «mio fratello è un buono a nulla. Quel ciclope-»
«Non è una minaccia» lo interruppe Luke. Lanciò un'occhiata alla bara d'oro, come se qualcosa lo turbasse. Possibile che inquietasse anche lui? «Agrio, resta qui. Abbiamo delle questioni importanti da discutere»
«Ma-»
«Orico, non deludermi. Rimani nella stiva per assicurarti che il drago mangi come si deve»
Orico ci incitò col giavellotto e ci condusse fuori dalla stanza, seguito dalle due guardie di sicurezza umane.
Lasciammo il corridoio al centro della nave e attraversammo un ponte scoperto, costeggiato di scialuppe di salvataggio. Ormai conoscevo la nave abbastanza bene per capire che quello sarebbe stato il nostro ultimo scorcio di sole. Una volta arrivati dall'altra parte avremmo preso l'ascensore per la stiva e sarebbe stata la fine. Percy guardò Tyson e disse: «Ora».
Tyson si voltò e fece fare un volo di dieci metri a Orico, scaraventandolo in piscina proprio in mezzo alla famigliola di turisti zombie. «Aaaaah!» strillarono i ragazzini all'unisono «Ora non ce la spassiamo più!»
Una delle guardie di sicurezza estrasse il manganello, ma Annabeth lo mise al tappeto con un calcio ben piazzato. L'altra guardia corse verso l'allarme più vicino. «Fermalo!» gridò Annabeth, ma era troppo tardi. Un istante prima che Percy gli sfasciasse una sdraio in testa riuscì a schiacciare l'allarme.
Le luci rosse lampeggiarono. Scattarono le sirene. «Alle scialuppe!» gridò Percy.
Corremmo alla più vicina. Quando riuscimmo a togliere la copertura i mostri e altre guardie della sicurezza stavano invadendo il ponte, facendosi largo fra i turisti e i camerieri carichi di vassoi di bevande tropicali. Un tizio in armatura greca sguainò la spada e partì all'attacco, ma scivolò in una pozza di piña colada. Arcieri Lestrigoni si riunirono sul ponte superiore, caricando frecce sui loro enormi archi. «Come si fa a calare in mare questa cosa?» strillò Annabeth.
Un segugio infernale balzò addosso a Percy, ma lo infilzai con Destra, facendolo svanire. «Salite a bordo!» gridò lui, togliendo il cappuccio a Vortice. Insieme bloccammo la prima raffica di frecce in aria con le nostre lame.
Stavano per sopraffarci. La scialuppa di salvataggio era sospesa su un fianco della nave, sopra il mare. Annabeth e Tyson non riuscivano a manovrare la puleggia di rilascio. Percy mi tirò per la maglietta e mi trascinò a bordo. «Tenetevi forte!» gridò, e tagliò i cavi.
Una pioggia di frecce fischiò sopra le nostre teste mentre piombavano in mare in caduta libera.
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