14. L'Impresa segreta

[29.06.2020 ~ capitolo revisionato ✔]

Percy sputò la coca. In piedi accanto a lui c'era un tizio vestito con dei pantaloncini da corsa di nylon e una maglietta della Maratona di New York. Era magro e atletico, con i capelli sale e pepe e un sorriso scaltro. Aveva un'aria familiare, e sapevo esattamente il perché. «Posso farvi compagnia?» chiese «Sono secoli che non mi siedo»

«Ehm, sicuro» disse Percy incerto.

Lui sorrise. «La vostra ospitalità vi rende merito. Oh, Coca-Cola! Posso?». Si sedette all'altro capo del telo, proprio davanti a me. Stappò una lattina e bevve un sorso. «Ah...ci voleva proprio. Un po' di pace e tranquillità sulla...». Gli squillò un cellulare in tasca. Sospirò. Tirò fuori il telefono circondato da un alone di luce azzurra che non fece altro che confermarmi la sua identità. Quando sollevò l'antenna, due creature ci si attorcigliarono attorno: erano due serpenti verdi, non più grandi di lombrichi. Lui controllò lo schermo a cristalli liquidi e imprecò. «Devo rispondere. Solo un secondo...». Poi, al telefono: «Pronto? Sì. Ascolta... lo so, ma... non mi importa se è incatenato a una roccia con degli avvoltoi che gli mangiano il fegato, se non ti dà un recapito, non possiamo accettare il pacco... un dono per l'umanità, fantastico... sai quanti ne consegniamo, di questi... oh, lascia perdere. Senti, affidalo a Eris del servizio clienti. Devo andare». Chiuse il telefono. «Scusate. Il servizio espresso notturno scoppia di lavoro. Ora, come stavo dicendo...»

«Ha dei serpenti sul telefono» disse Percy basito.

«Come? Oh, non mordono. Dite ciao, George e Martha»

"Ciao, George e Martha" gracchiò una voce maschile dentro la mia testa.

"Non essere sarcastico" protestò una voce femminile.

"Perché no?" domandò George "Sono io che faccio tutto il lavoro vero"

«Oh, non ricominciamo!» disse, rimettendosi il cellulare in tasca «Ora, dove eravamo... Ah, sí. Pace e tranquillità». Incrociò le caviglie e scrutò le stelle. «Ne è passato di tempo dall'ultima volta che sono riuscito a riposarmi. Dall'arrivo del telegrafo... ufff, è stata tutta una corsa. Hai una costellazione preferita, Percy? Quella di Alexandra la conosco già»

Percy mi guardò stranito. Gli feci un cenno d'incoraggiamento con la testa. «Ehm... mi piace Ercole»

«Perché?»

«Be'... perché era sfortunato. Peggio di me. Mi fa sentire meglio»

«Non perché era forte e famoso e compagnia bella?»

«No»

«Sei un giovanotto interessante. Allora, adesso che succede?»

Prima che Percy riuscissi a rispondere, la voce soffocata di Martha il serpente giunse dalla tasca: "Ho Demetra sulla due"

«Ora no» disse lui «dille di lasciare un messaggio»

"Non le piacerà. L'ultima volta che l'hai evitata tutti i fiori del reparto spedizioni floreali sono appassiti"

«E tu dille che sono in riunione!». Alzò gli occhi al cielo. «Scusatemi di nuovo. Stavi dicendo, Percy?»

«Ehm... lei chi è di preciso?»

«Un ragazzo sveglio come te non l'ha ancora indovinato?». Mi guardò.

«E' Ermes» spiegai a Percy.

Il dio mi sorrise. «Vedo che ti ricordi di me, Alexandra. Mi fa piacere»

"Mostraglielo!" lo supplicò Martha "Sono mesi che non torno nelle mie dimensioni normali!"

"Non darle retta!" obiettò George "Vuole solo darsi delle arie!"

Ermes tirò di nuovo fuori il telefono. «La forma originale, prego»

Il telefono mandò uno scintillante bagliore azzurro. Si allungò, diventando un'asta di legno lunga un metro con due ali di colomba in cima. George e Martha, ora dei serpenti verdi in piena regola, si attorcigliarono al centro dell'asta. Era un caduceo, il simbolo della casa undici. «Lei è il padre di Luke» esclamò Percy.

Ermes storse le labbra e infilzò il caduceo nella sabbia come un ombrellone. «Il padre di Luke! Di norma non è il primo modo in cui la gente mi presenta. Dio dei ladri, sì. Dio dei messaggeri e dei viandanti, se vogliono essere gentili»

"Dio dei ladri funziona" commentò George.

"Oh, non badare a George". Martha fece guizzare la lingua nella nostra direzione. "Ha la lingua avvelenata solo perché Ermes preferisce me"

"Non è vero!"

"È vero!"

«Fate i bravi, voi due» li ammonì Ermes «o vi trasformo di nuovo in cellulare e metto la vibrazione! Ora, non avete ancora risposto alla mia domanda. Che cosa intendete fare a proposito dell'Impresa?»

«Noi non... non abbiamo il permesso di andare» rispose Percy imbarazzato.

«No, è vero. E questo ti fermerà?». Ermes mi lanciò un'occhiata. «Perchè di sicuro non fermerà lei. Hai intenzione di lasciarla andare da sola?»

Non aveva torto, quindi non mi presi la briga di contraddirlo. «No, voglio andare con lei. Devo salvare Grover» replicò Percy.

Ermes sorrise. «Conoscevo un ragazzo una volta... oh, molto più piccolo di te. Un bambino, in effetti»

"Ecco che ricomincia" sbuffò George "Sempre a parlare di sé"

"Zitto!" lo fulminò Martha "Vuoi che metta la vibrazione?"

Ermes li ignorò. «Una notte, mentre la madre non stava guardando, il bambino sgattaiolò fuori dalla loro grotta e rubò un po' di bestiame di proprietà di Apollo»

«L'hanno ridotto in pezzettini?» chiese Percy.

«Mmh... no. A dire il vero tutto finì per il meglio. Per farsi perdonare del furto il ragazzo donò ad Apollo uno strumento di sua invenzione, una lira. Apollo rimase così incantato dalla musica che si dimenticò di essere arrabbiato»

«Perciò... qual è la morale?»

«La morale?» chiese Ermes «Santi numi, non è mica una favola. È una storia vera. La verità deve avere una morale?»

«Ehm...»

«Che ne dici di: rubare forse non è sempre una cattiva cosa?»

«Non credo che a mia madre piacerebbe»

"I ratti sono deliziosi" suggerí George.

"E questo che c'entra con la storia?" domandò Martha.

"Niente" rispose George "però ho fame"

«Ci sono!» esclamò Ermes «I giovani non fanno sempre quello che gli viene detto, ma se riescono a cavarsela e a compiere qualcosa di straordinario, a volte sfuggono alla punizione. Che te ne pare?»

«Mi sta dicendo che dovremmo andare lo stesso?» chiese Percy «Anche senza il permesso?»

Gli occhi di Ermes scintillarono. «Martha, mi dai il primo pacco, per favore?». Martha aprì la bocca e continuò a farlo finché non fu larga quanto il braccio di Percy. Sputò fuori un barattolo di acciaio inossidabile, una specie di thermos vecchio stile, con un coperchio di plastica nero. I lati del thermos erano decorati a smalto con delle scene rosse e gialle dell'antica Grecia: un eroe che uccideva un leone, che riconobbi come Nemeo, e un eroe che sollevava Cerbero, il cane a tre teste. «Quello è Ercole!» esclamò Percy «Ma come-»

«A caval donato non si guarda in bocca» lo rimproverò Ermes «questo è un articolo da collezionisti di "Ercole contro tutti", prima stagione»

«Ercole contro tutti?»

«Un grande spettacolo». Ermes sospirò. «Prima della Efesto-tv erano tutti reality. Naturalmente il thermos varrebbe molto di più se avessi il kit completo...»

"Se non fosse finito dentro la bocca di Martha" aggiunse George.

"Questa me la paghi". Martha cominciò a inseguirlo attorno al caduceo.

«Aspetti un minuto» disse Percy «è un regalo?»

«Il primo di due» confermò Ermes «coraggio, prendilo»

Percy lo prese. Lo girò. «È una bussola!» esclamò infine.

Ermes sembrò sorpreso. «Molto scaltro. Non ci avevo mai pensato. Ma ha un impiego un tantino più scenografico. Togli il coperchio e libererai i venti dei quattro angoli della terra per velocizzarti il cammino. Non ora! E ti prego, quando verrà il momento, svita il coperchio solo un po'. I venti sono come me... sempre irrequieti. Se ti dovessero sfuggire tutti e quattro insieme... Ah, ma sono certo che farai attenzione. E poi Alexandra sarà utile ad aiutarti a controllarlo. E ora il mio secondo dono. George?»

"Martha mi tocca" si lamentò George scivolando attorno all'asta.

«Lei ti tocca sempre» ribatté Ermes «siete intrecciati. E se non la piantate finirete con l'annodarvi un'altra volta!»

I serpenti smisero di lottare. George spalancò la mascella e con un colpo di tosse sputò fuori una bottiglietta di plastica piena di vitamine da masticare. «Sta scherzando» esclamò Percy «quelle sono a forma di Minotauro?»

Ermes raccolse la bottiglia e la scosse. «Quelle al limone, sì. Quelle all'uva sono Furie, credo. Oppure Idre? A ogni modo sono potenti. Non mangiatele a meno che non ne abbiate davvero, davvero bisogno»

«Come faremo a sapere se ne avremo davvero, davvero bisogno?»

«Lo saprete, credimi. Nove vitamine essenziali, minerali, aminoacidi... oh, tutto quello che vi serve per tornare in voi». Mi lanciò la bottiglia, che presi al volo.

«Ehm, grazie» disse Percy «ma, Divino Ermes, perché ci sta aiutando?»

Ci sorrise con malinconia. «Forse perché spero che salverete molte persone in questa Impresa, Percy. Non solo il vostro amico Grover»

«Intende Luke, non è vero?» borbottai io, leggermente contrariata. Ermes non rispose.

«Senta» sbottò Percy «divino Ermes, ecco, la ringrazio molto e tutto, ma tanto vale che si riprenda i suoi regali. Anche se riuscissimo a trovarlo lui ha detto che vuole distruggere l'Olimpo, pietra dopo pietra. Ha tradito tutti quelli che conosceva. Ha tradito Alex e Annabeth... e... e odia lei in modo particolare»

Ermes scrutò le stelle nel cielo. «Mio caro giovane cugino, se c'è una cosa che ho imparato nel corso dei millenni è che non si possono abbandonare i propri familiari nemmeno quando sarebbe una vera tentazione. Non importa se ti odiano, se ti mettono in imbarazzo o se non apprezzano il tuo genio per avere inventato Internet...»

«Lei ha inventato Internet?!»

"È stata una mia idea" intervenne Martha.

"I ratti sono deliziosi" ripeté George.

«È stata una mia idea!» ribadì Ermes «Internet, ovviamente, non i ratti. Ma non è questo il punto. Capite quello che sto dicendo sulla famiglia?»

Sì, purtroppo lo capivo. Purtroppo, perché salvare Luke non era proprio la prima cosa che avrei voluto fargli se me lo fossi trovato davanti. «Non... non ne sono sicuro» ammise Percy.

«Lo capirai un giorno». Ermes si alzò e si spazzolò la sabbia dalle gambe. «Nel frattempo, io devo andare»

"Hai sessanta chiamate non risposte" lo avvisò Martha.

"E milletrentotto e-mail non lette" aggiunse George "senza contare le offerte speciali di ambrosia"

«Sorella» mi chiamò Ermes. Alzai lo sguardo dalla bottiglia di vitamine. «So che chiedendoti di salvarlo sto pretendendo molto. Ma, ti prego, prova a fare un passo indietro e a guardare tutto da un'altra prospettiva. Sai anche tu che quello non è lui»

Abbassai la testa e strinsi i denti per evitare di insultarlo. Avrei voluto dirgli che non sapevo nemmeno più chi fosse Luke: per quanto ne sapevo poteva anche essere stato ciò che era in quel momento fin dall'inizio. «Avete una scadenza molto più vicina di quanto immaginate per completare la vostra Impresa» continuò «i vostri amici dovrebbero arrivare... adesso». Udii la voce di Annabeth che ci chiamava dalle dune di sabbia. Anche Tyson gridava da poco più lontano. «Spero di avervi preparato bene i bagagli. Ho una certa esperienza in fatto di viaggi». Schioccò le dita e quattro sacche da viaggio gialle comparvero ai nostri piedi. «Sono impermeabili, naturalmente. Se glielo chiedi con garbo tuo padre dovrebbe poterti aiutare a raggiungere la nave, Percy»

«La nave?»

Ermes indicò con la mano. Una grossa nave da crociera stava attraversando lo stretto di Long Island, le luci bianche e dorate che scintillavano sull'acqua scura. «Aspetti» disse «non ci capisco niente. Non abbiamo nemmeno accettato di partire!»

«Io mi deciderei entro i prossimi cinque minuti, se fossi in voi» ci consigliò Ermes «prima che le arpie vengano a sbranarvi. Ora, buonanotte, e posso dirlo? Che gli dei siano con voi». Aprì la mano e il caduceo gli volò in pugno. 

"Buona fortuna" ci augurò Martha.

"Portatemi un ratto!" esclamò George. Il caduceo si trasformò in un cellulare ed Ermes se lo infilò in tasca. Poi si allontanò di corsa lungo la spiaggia. A venti passi di distanza scintillò e scomparve, lasciandoci da soli con un thermos, una bottiglietta di vitamine da masticare e cinque minuti per prendere una decisione.

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