12. Tantalo fa schifo
[29.06.2020 ~ capitolo revisionato ✔]
Decidemmo di sottoporre la nostra richiesta a quello scemo di Tantalo la sera del falò.
La casa di Apollo condusse il coro. Cercavano di tirare su il morale generale, ma non era facile dopo l'attacco degli uccelli del giorno prima. Eravamo tutti seduti in un semicerchio di pietre, cantando svogliati e scrutando la vampa del falò, mentre i ragazzi di Apollo ci davano dentro con le chitarre e le lire. Il fuoco del falò era incantato, perciò più cantavamo forte, più si levava in alto, cambiando colore e intensità in base ai sentimenti del gruppo. Quella sera il fuoco non arrivava neanche a due metri, era tiepido e le fiamme erano stinte. La diceva lunga sull'umore generale.
Dioniso se ne andò presto. Dopo aver sopportato qualche canto borbottò che perfino il pinnacolo con Chirone era più eccitante, quindi scoccò a Tantalo un'occhiata di disgusto e partì alla volta della Casa Grande.
Quando l'ultimo canto si spense, Tantalo commentò: «Be', è stato bellissimo!». Fece un passo avanti con un marshmallow arrostito su un bastone e cercò di sfilarlo come se niente fosse. Prima che riuscisse a toccarlo, però, il marshmallow volò giù. Lui tentò di arraffarlo, ma il dolcetto si suicidò tuffandosi nelle fiamme.
Non mi sarei mai stancata di vedere il cibo che lo prendeva per i fondelli.
Tantalo si rivolse di nuovo a noi, sorridendo freddamente. «Allora! Alcuni annunci sul programma di domani»
«Signore» lo interruppe Percy.
L'occhio di Tantalo ebbe un fremito. «Il nostro lavapiatti ha qualcosa da dire?»
Alcuni dei ragazzi di Ares ridacchiarono, ma mi bastò guardarli di traverso per farli smettere. Nell'ultimo periodo il mio umore era così nero che mi capitava di innervosirmi per ogni piccola cosa, e visto che avevo la tendenza a fulminare la gente, mi giravano alla larga -persino Clarisse, che mi aveva mostrato un tatto che non credevo possibile potesse avere.
Percy si alzò, seguito da Annabeth. Poi mi guardò, così mi alzai anche io. «Abbiamo un'idea per salvare il Campo» annunciò Percy.
Le fiamme del falò divamparono di un giallo brillante nel silenzio generale. «Ma davvero» rispose Tantalo con scarso entusiasmo «be', se ha qualcosa a che vedere con le bighe-»
«Il Vello d'Oro» lo interruppi io sgarbatamente «sappiamo dov'è»
Le fiamme si tinsero di arancione. Prima che Tantalo potesse fermarlo, Percy spiattellò il sogno su Grover e l'isola di Polifemo. Annabeth si fece avanti e ricordò a tutti quello che il Vello d'Oro era in grado di fare. Sembrò più convincente, detto da lei. «Il Vello può salvare il Campo» concluse «ne sono certa»
«Sciocchezze» replicò Tantalo «non abbiamo bisogno di essere salvati»
Lo fissai come se potessi staccargli la testa con la forza del pensiero. E tutti gli dei probabilmente sapevano quanto avrei voluto farlo. «Come sarebbe-»
«E poi» mi interruppe a disagio, alzando sensibilmente la voce «il Mare dei Mostri? Non mi pare proprio un luogo preciso. Non sapreste nemmeno dove guardare»
«E invece sì» obbiettò Percy con forza.
Annabeth si sporse verso di lui e bisbigliò: «Davvero?»
Percy annuì. «30, 31, 75, 12» snocciolò.
«Ooo-kay» commentò Tantalo «grazie per aver condiviso con noi questi numeri senza senso...»
Ma io compresi dove voleva arrivare Percy. In effetti un po' troppo in ritardo. «Sono coordinate nautiche, asino» ringhiai.
«Latitudine e longitudine» precisò Percy in fretta, lanciandomi un'occhiata di avvertimento. Dovevo tenermi la lingua tra i denti, se volevo l'Impresa. «Io, ehm... le ho studiate a scuola»
Perfino Annabeth sembrava impressionata. «30 gradi e 31 primi di latitudine nord, 75 gradi e 12 primi di longitudine ovest. Ha ragione! Sono state le Sorelle Grigie a darci queste coordinate. Dev'essere un posto da qualche parte nell'Atlantico, al largo della costa della Florida. Il Mare dei Mostri. Ci serve un'Impresa!»
«Aspettate un attimo...» protestò Tantalo.
Ma i ragazzi del Campo si unirono alla richiesta in coro. «Ci serve un'Impresa! Ci serve un'Impresa!»
Le fiamme si levarono più in alto. «Non è necessario!» insistette Tantalo.
«CI SERVE UN'IMPRESA! CI SERVE UN'IMPRESA!»
«E va bene!» gridò Tantalo, gli occhi che dardeggiavano di rabbia «Volete che assegni un'Impresa, marmocchi? Benissimo! Autorizzerò un campione a intraprendere questo pericoloso viaggio, per recuperare il Vello d'Oro e riportarlo al Campo a costo della vita!»
Io, Percy e Annabeth ci scambiammo un sorriso. C'era speranza. Avremmo salvato Talia, Grover e il Campo. «Consentirò al nostro campione di consultare l'Oracolo!» continuò Tantalo «E di scegliere due compagni di viaggio. E penso che la scelta del campione sia ovvia». Ci guardò come se volesse scuoiarci vivi. «Il campione sarà qualcuno che si è guadagnato il rispetto del Campo, che si è dimostrato pieno di risorse nella corsa delle bighe e coraggioso nella difesa del Campo. Sarai tu a guidare l'impresa... Clarisse!»
CHE COSA?!
Il fuoco scintillò di un migliaio di colori diversi. La casa di Ares cominciò a battere i piedi ed esultare: «CLARISSE! CLARISSE!»
Iniziai a vederci rosso. Feci un passo verso Tantalo, ma Annabeth mi afferrò per un braccio con una presa sorprendentemente salda e mi costrinse a rimanere dov'ero.
Clarisse si alzò, sbigottita. Mi lanciò una lunga occhiata. Poi deglutì, e il suo petto si gonfiò d'orgoglio. «Accetto l'impresa!»
«Aspettate!» gridò Percy «Grover è amico mio, il sogno l'ho fatto io!»
«Siediti!» gli urlò uno della casa di Ares «Tu hai avuto la tua occasione l'estate scorsa!»
«Già! Tu, Alexandra e Annabeth volete solo mettervi di nuovo in mostra!» gridò un altro.
Lo stomaco mi si rivoltò d'improvviso. Un fulmine, dall'alto, squarciò il buio notturno e colpì in pieno l'imbecille che aveva appena parlato, che stramazzò a terra svenuto. Per un lungo momento nessuno parlò. «Come osate anche solo insinuare una cosa del genere?!» tuonai. Annabeth mi lasciò d'improvviso, perché le diedi involontariamente la scossa. «TALIA E' MIA SORELLA!»
«Adesso basta!» urlò Tantalo «Non puoi continuare ad aggredire chi ti pare, mocciosa! Tu non parteciperai mai a quest'Impresa, perché Clarisse ha il divieto assoluto di sceglierti come compagna! Non ti muoverai mai da questo Campo, e se lo farai verrai espulsa per sempre!»
Percy mi fronteggiò e, nonostante i fulmini che ancora crepitavano sulla mia pelle, mi afferrò per le spalle. Lo vidi trasalire, e un po' della mia rabbia scemò. Non volevo fargli del male. «G-guardami» mi bisbigliò deciso, i denti che battevano per la scossa elettrica che si era preso «c-calma. R-res-spira»
Fissai i suoi occhi verde mare e trassi un profondo respiro. Lui annuì piano, accarezzandomi le spalle con i pollici. «Così» mi disse, e io riuscii a ritirare i fulmini e a calmarmi quanto bastava da non fargli del male.
«Accetto l'Impresa!» ripeté Clarisse «Io, Clarisse, figlia di Ares, salverò questo campo e l'albero di Talia!»
I ragazzi di Ares esultarono ancora più forte. Annabeth protestò, e i suoi compagni di Atena si unirono a lei. Tutti gli altri cominciarono a prendere le parti, gridando e litigando e lanciandosi marshmallows.
Percy mi fece sedere, sistemandosi di fianco a me. Tantalo urlò: «Silenzio, marmocchi! Seduti! Vi racconterò una piccola storia dell'orrore»
Avevo voglia di starlo a sentire almeno quanto avevo voglia di lasciarmi beccare a morte dallo stormo di uccelli di Stinfalo. Feci per alzarmi, ma Percy mi trattenne. Intrecciò le dita con le mie e strinse appena, come a farmi sapere che lui c'era. Probabilmente non voleva lasciarmi sola, e forse era un bene, perché avrei sfasciato il Campo.
L'aura malvagia irradiata da Tantalo era disgustosa. «C'era una volta un re mortale che era amato dagli dei!». Si mise il dito sul petto, ed ebbi la sensazione che stesse parlando di se stesso. «Questo re aveva perfino il permesso di banchettare sull'Olimpo. Ma quando cercò di riportare un po' di nettare e ambrosia sulla terra per studiarne la ricetta –era solo un sacchettino, badate– gli dei lo punirono. Lo bandirono dalla loro dimora per l'eternità! Il suo stesso popolo lo derise! I suoi figli lo rimproverarono! E, oh sì, miei cari, aveva dei figli orribili. Erano dei ragazzi... proprio-come-voi». Puntò un dito adunco su diversi dei presenti. «Sapete che cosa fece a quei figli ingrati? Sapete come ripagò gli dei per la loro punizione crudele? Li invitò a un banchetto nel suo palazzo, solo per dimostrare loro che non portava rancore. Nessuno notò l'assenza dei suoi figli. E quando servì la cena agli dei, miei cari, indovinate cosa c'era nello stufato?». Nessuno osò rispondere. La luce del falò si fece di un blu scuro, disegnando ombre malvagie sulla faccia storta di Tantalo. Lo stomaco mi si rivoltò di nuovo. Quell'uomo mi faceva proprio schifo. «Oh, gli dei lo punirono nell'oltretomba, senz'altro. Ma lui ebbe il suo momento di soddisfazione, non è vero? I suoi figli non osarono più rispondergli né mettere in dubbio la sua autorità. E sapete una cosa? Corre voce che lo spirito di quel re adesso dimori proprio in questo Campo, in attesa dell'occasione giusta per vendicarsi dei ragazzini ribelli e ingrati. Perciò... ci sono altre lamentele, prima di lasciare che Clarisse parta per la sua missione?»
Silenzio. Avrei tanto voluto fulminarlo, ma proprio tanto, ma Percy mi stringeva la mano in segno di avvertimento così forte che quasi mi bloccava la circolazione. Tantalo rivolse a Clarisse un cenno col mento. «L'Oracolo, mia cara. Vai»
Clarisse tentennò un po', a disagio, come se nemmeno lei volesse la gloria al prezzo di essere la cocca di Tantalo. «Signore-»
«Vai!» ringhiò lui. Lei si inchinò goffamente e partì spedita verso la Casa Grande. «E tu che mi dici, Percy Jackson? Nessun commento dal nostro lavapiatti?»
Percy non disse nulla, ma strinse ancora di più la mia mano. Capii che non lo stava facendo solo per calmare me, ma anche per costringersi a stare calmo. «Bene» concluse Tantalo «sarà meglio che lo ricordi a tutti: nessuno lascia questo Campo senza il mio permesso. Chiunque ci provi... ebbene, ammesso che sopravviva al tentativo, sarà espulso per sempre. Ma non si arriverà a tanto. Le arpie rinforzeranno il coprifuoco da ora in poi, e sono sempre affamate! Buona notte, miei cari ragazzi. Sogni d'oro».
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