11. La chiacchierata
[21.06.2020 ~ capitolo revisionato ✔]
La verità? Non me la passavo per niente bene.
Non sapevo nemmeno quanto era passato dal mio arrivo al Campo Mezzosangue. Stavo completamente perdendo la cognizione del tempo, e volontariamente. Perchè? Be', prima di tutto perchè il pino che ospitava ciò che rimaneva dell'unica famiglia che avessi mai avuto stava morendo.
Avrei davvero voluto fare qualcosa, ma non sapevo che cosa. Avevo chiesto consiglio e aiuto a mio padre sull'unico modo che mi era venuto in mente per salvare Talia -il Vello d'Oro-, ma mi aveva intimato di rimanere dov'ero e di non andarmene in giro a cercare "oggetti perduti ormai da tempo". Da quel momento non aveva più risposto alle mie preghiere continue, che nell'ultimo periodo consistevano nel chiedergli il ritorno di Chirone e la supplica di scaraventare quell'idiota di Tantalo nel Tartaro.
Perchè sì, il fato sembrava prendermi continuamente in giro: mi stava togliendo Talia e la mia casa, aveva messo Luke sulla strada di Crono spingendolo a tradirci e infine mi aveva tolto anche Chirone, l'unica figura paterna che avessi mai avuto in tutta la mia vita. Oltretutto se ne era andato senza nemmeno salutare. Avrebbe almeno potuto aspettare che mi riprendessi.
Mi ritrovavo a piangere più spesso di quanto ritenevo necessario. Non volevo che Annabeth o Percy mi vedessero così, e non volevo starli a sentire mentre parlavano in quel modo orribile di Tyson. Il ciclope era l'unico che sembrava capire: durante le mie crisi di pianto mi batteva dei colpetti sulla schiena con le sue mani enormi e mi supplicava di non piangere, facendolo più di me. Passavo molto del mio tempo rintanata nella fucina della casa di Efesto con lui e Beckendorf (che ormai avevo iniziato a chiamare "Beck"), che non mi aveva chiesto mezza volta come stavo perchè aveva intuito che non sapevo che cosa rispondere. Spesso e volentieri mi spiegava a che cosa stava lavorando, lanciando battute qua e là per farmi ridere e distrarre, e funzionava alla grande.
Percy mi aveva chiesto di non tagliarlo fuori, e io l'avevo fatto lo stesso. Lo vedevo, che mi teneva d'occhio dalla distanza. Vedevo anche che non sembrava felice del fatto che passassi così tanto tempo con Beck e Tyson, ma mi stava lasciando il mio spazio lo stesso. In ogni caso non è che avessimo molte occasioni di parlare: per come la vedeva Tantalo gli uccelli di Stinfalo stavano tranquillamente badando ai fatti loro nel bosco e non avrebbero attaccato se Percy, Annabeth e Tyson non li avessero disturbati con la loro pessima guida alla biga. Percy gli rispose veramente malissimo, e Tantalo se la legò al dito. Li condannò al pattugliamento della cucina, ovvero a grattare pentole e padelle tutto il pomeriggio insieme alle arpie della pulizia.
Non contento, Tantalo aveva ordinato pure un pasto completo a base di uccelli di Stinfalo fritti in padella (quei pochi che non avevo disintegrato con i fulmini), quindi i piatti erano triplicati. Aveva anche cercato di punire anche a me, ma mi era bastato un ringhio per levarmelo di torno. Almeno c'era una nota positiva.
«Sai» mi disse Beck un pomeriggio in fucina «credo che dovresti parlare con Percy»
«Ah, sì?» commentai annoiata, continuando a guardare i fogli del suo progetto.
«Sì» rispose lui «credo ce l'abbia un po' con me»
«E perchè dovrebbe?»
«Perchè passiamo molto tempo insieme, tu e io»
Alzai lo sguardo, abbassando i fogli. «Cosa vuoi dire, Beck?»
«Credo che sia un po' geloso» buttò lì lui, posando l'utensile che aveva appena usato.
Posai i fogli sul bancone. Lo fissai per una manciata di secondi prima di ridere. «Come no» dissi sarcastica, scuotendo la testa «Percy geloso. E di cosa?»
Beck sospirò, appoggiandosi al bancone. «Del fatto che passi più tempo con me che con lui» mi spiegò paziente.
«Ti sbagli» mi impuntai «e poi non credo nemmeno che se ne sia accorto, visto che sta sempre con Annabeth»
«Eddai, Alex. Non hai notato che ti osserva dalla distanza?» mi domandò lui allusivo, inarcando entrambe le sopracciglia «E non hai visto con quanta cattiveria repressa fissa me? Di certo se tu hai notato che lui sta sempre con Annabeth...»
«Smettila» gli intimai «è ridicolo»
«Mmh» commentò lui, riprendendo l'utensile che aveva appena posato «però vai lo stesso a parlarci, d'accordo? Lo so che ti manca»
Strinsi le labbra e non risposi. Era vero, Percy mi mancava. Non come mi mancava Annabeth, però. Sbuffai, riprendendo i fogli.
Durante la cena iniziai a pensare che Beck avesse ragione. Le occhiate che riceveva da Percy non avevano molto di amichevole, così decisi di parlargli. Aspettai che finisse di mangiare, e poi, quando si alzò dal tavolo, lo raggiunsi. «Ehi» esordii.
«Ehi» salutò di rimando.
Ci fissammo per un lungo istante. «Dobbiamo parlare» dicemmo insieme alla fine. Ci scambiammo un sorriso, un po' imbarazzati. «Dai, vieni» mi disse, indicando il laghetto.
Camminammo fianco a fianco per una manciata di minuti, in silenzio, prima che mi decidessi a parlare. «Come te la passi?» gli chiesi.
«Non c'è male» rispose lui «e tu?»
«Ah, io... bene, direi» risposi, ma l'incertezza si avvertiva chiaramente.
Raggiungemmo il laghetto delle canoe in silenzio. Mi guardò con la coda dell'occhio, e poi sbuffò sonoramente. «Basta con le balle» sbottò «dimmi la verità, Alex. Stai bene?»
«No» risposi immediatamente. Mi strofinai stancamente il viso e mi sedetti per terra. «E' uno schifo» aggiunsi.
Percy si sedette di fianco a me. «Lo so» disse «e nessuno fa qualcosa, nemmeno gli dei»
«Hanno mandato via Chirone» borbottai cupa «insomma, mio padre non poteva avere un'idea peggiore»
Un tuono scosse la pace notturna. Percy guardò verso il cielo, nervoso. «Ehm... forse è meglio se non lo dici troppo forte» mi disse.
Una risata amara mi lasciò le labbra. «Non è che non glielo abbia già detto» dissi, incrociando le gambe «e credo che ne sia consapevole anche lui, ormai. Tantalo è un idiota. E' sotto gli occhi di tutti, specialmente sotto i suoi. A proposito, mi dispiace per la tua punizione. Le arpie usano il fuoco per lavare i piatti, vero?»
«Sì» confermò lui con un sospiro «ma non è tanto male. Forse io e Annabeth abbiamo una soluzione per i problemi del Campo»
Strinsi le labbra. Chiaro che l'avessero. Sospettavo già che cosa fosse, e ci ero arrivata prima di lei. Mi concessi il lusso di gongolare, almeno quell'unica volta. Non succedeva spesso che arrivassi ad una soluzione logica prima di lei -anzi, facciamo pure che non succedeva mai. Annabeth era una cervellona. «Fammi indovinare. Il Vello d'Oro?»
Percy mi guardò un po' sorpreso. «Sì. Come fai a-»
Alzai gli occhi al cielo. «Annabeth non è l'unica con un cervello pensante, Percy» lo interruppi seccata.
«Oh» commentò lui, arrossendo lievemente «non intendevo dire che sei stupida... perchè non lo sei. Insomma... ecco... anche tu sei intelligente, e... ehm...»
«Grazie» commentai sarcastica «comunque, ho chiesto consiglio a mio padre. Mi ha detto di lasciar perdere e di non muovermi dal Campo»
«Ma perchè? Insomma, Talia è sua figlia!»
«Perchè il Vello è perduto, ha detto. Nessuno sa dove si trova, nemmeno lui»
Percy si mordicchiò il labbro. «Invece io potrei saperlo»
«E come?» gli chiesi sorpresa.
Percy mi raccontò del sogno che aveva fatto su Grover. Ascoltai attentamente, e in effetti tutto tornava. Mi domandai per quale motivo non era riuscito a creare una connessione empatica con me. Forse aveva a che fare con il fatto che non riuscivo a sognare nulla di diverso dai ricordi che avevo di Talia; insomma, nemmeno il Campo in pericolo ero riuscita a vedere, che a quanto pare era stato un incubo ricorrente tra i mezzosangue. «Il Mare dei Mostri, quindi» dissi sovrappensiero «Polifemo... cavolo, Grover ha la tendenza ad infilarsi in situazioni assurde che potrebbero facilmente ucciderlo... dobbiamo salvarlo. Se dovesse morire non voglio pensare a cosa succederebbe a te. E poi il Triangolo delle Bermuda non è esattamente un'area minuscola... come facciamo a trovarlo?»
«Sono il figlio del dio del mare, Alex» mi disse con un sorriso furbo e una scrollata di spalle «gioco in casa»
«Mmh» commentai, aggrottando la fronte. Aveva ragione. Quella era un'occasione che non potevo lasciarmi sfuggire. Se Grover aveva davvero trovato il Vello, forse potevamo salvare Talia. E se non l'aveva fatto, avremmo salvato lui -e, di riflesso, Percy. Chissà, magari aveva addirittura trovato Pan o il suo flauto. Magari il vecchio dio poteva comunque fare qualcosa per mia sorella... «Dobbiamo convincere Tantalo a concederci un'Impresa» dissi infine.
«Sì, io e Annabeth ci avevamo pensato» replicò «ma prima volevamo parlarne con te, per vedere se eri d'accordo. Credi che tuo padre si arrabbierà se gli disobbedisci e lasci lo stesso il Campo?»
«Non può davvero aspettarsi che me ne stia qui a guardare Talia morire definitivamente» dissi, lanciando un'occhiata al cielo stellato sopra di noi «so dov'è il Vello. Non andrò alla cieca. E se Tantalo dovesse rifiutare di concederci l'Impresa, andrò lo stesso»
«Verrò con te» disse lui determinato «in ogni caso»
Lo guardai. Un sorriso spontaneo mi si aprì sul volto. Non avevo avuto dubbi a riguardo, nemmeno per un secondo.
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