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Qualcosa di strano stava avvenendo all'interno dell'azienda da una settimana a quella parte, Leonard non riusciva esattamente a comprendere cosa fosse, ma i valori avevano cominciato a variare, inoltre l'ufficio era più tranquillo, meno disturbatori inopportuni e le lamentele erano divenute pressoché nulle. Allo scopo di comprendere quale fosse la causa di ciò, e collegandola automaticamente all'arrivo di suo figlio e dei due Bergman, l'uomo volle accertarsene, semplicemente per non correre il rischio poi di doversi eventualmente scusare per delle false accuse. Una riunione generale con i capo-settore, ed altre figure di spicco all'interno dell'azienda, venne prontamente organizzata per il giorno successivo, fu la prima alla quale, tutti coloro che erano stati richiesti, si presentarono, normalmente certi non la ritenevano necessaria o, non sentendosi presi in causa, giustamente, non intervenivano. Dato che la questione poteva riguardare personalmente Julien, il genitore preferì lasciargli libertà di movimento all'interno del palazzo, era sufficiente che non entrasse in ufficio. In quei giorni, il ragazzo non era rimasto molto alla scrivania, volenteroso di imparare quanto più possibile sul campo, o almeno era ciò che Leonard sperava, quindi gli concedeva di muoversi nei vari reparti, sotto la sorveglianza segreta di un dipendente diverso.

- Non ho ricevuto appunti particolari su di lui, a parte qualche logica scappatella con i biondi nella sala delle fotocopie, ma ciò non giustifica le oscillazioni, l'abbassamento delle spese o il rialzo del rendimento, qualcuno mi deve delle spiegazioni ... -  *mi faccio serio entrando nell'ufficio conferenze dove mi attendono per cominciare* Buongiorno, non perdiamo tempo *mi siedo* Cosa sta capitando all'interno di questa impresa ?

Un coro di voci sovrapposte l'una sull'altra, misto ad un susseguirsi di fogli in movimento, spostamenti, cigolii di sedie ed accese discussioni, investirono il presidente che, nel tentativo di seguire l'uno o l'altro, comprese quanto fosse più facile solitamente, quando, su quasi cinquanta persone, aveva a che fare con la metà o ancora meno. Perfino quando cercò di riportare invano il silenzio ebbe poco successo e comprese che, sicuramente, sarebbe stata davvero una riunione interminabile. Nello stesso momento, seduto a gambe aperte su una delle stampanti del settimo piano, Jules stava ricevendo la sua "gratifica" giornaliera dai biondissimi ed arrapatissimi nuovi addetti alle consegne, la luce della fotocopiatrice a scandire il susseguirsi delle potenti spinte mentre il moro a stento sedava i gemiti, trattenuti per educazione, non per pudore.

*scosto con una mano il ciuffo ribelle dalla fronte di Claes mentre con l'altra mi mantengo aggrappato saldamente alla spalla di Ernst* - Accidenti, non mi ricordo nemmeno se abbiamo chiuso a chiave la porta ! - *una stoccata dritta alla mia prostata mi fa rilasciare un gemito improvviso che affogo nella pelle candida del braccio di Claes mugolando dal piacere* - Spero proprio che si sia sentito ... - *delle gocce di pre coito mi inumidiscono interiormente rendendo le spinte dei gemelli più fluide ed intense* N-non ce la faccio ... più ! *mi libero sui loro petti inarcando la schiena*

*mantenendolo più saldamente ai nostri petti, dopo aver coordinato i movimenti di bacino quasi fossimo un'unica persona, ci liberiamo in contemporanea, incitati dagli ultimi spasmi di desiderio del corpo di Jules*

Scambiato qualche bacio e delle ultime coccole, il terzetto si separò cercando di ricomporsi, impossibile che da fuori nessuno si fosse reso conto di quant'era accaduto, ma a loro non importava, erano appagati, rilassati e soddisfatti di aver espresso pienamente l'amore che provavano l'uno per l'altro. Distrutte le copie incriminanti, riallacciate le camice e, nel caso dei Bergman, risollevati i pantaloni color buccia di banana, tramite le bretelle beige, in un batter d'occhio furono pronti a tornare ai propri compiti. Il giovane Lindgren, in segreto, aveva cominciato a svolgere i lavori di riparazione tecnica all'interno dell'azienda, suo padre non si era accorto di nulla, e così lui si dilettava con qualcosa in cui era bravo senza destare sospetti. Anche ad Ernst e Claes le cose andavano bene, cercavano sempre di concludere le consegne a tempo record, poi passavano a dare una mano nella distribuzione del materiale da cartoleria per stare con il marito. Ciò che, di più proibito, facevano i tre, era rintanarsi sul tetto ad osservare i profili scuri delle montagne all'orizzonte e ricordare casa. Jules temeva che non sarebbero mai riusciti a tornare, ma i fratelli non si perdevano d'animo.

Domani parlerò chiaramente con mio padre *resto appoggiato a loro* Ve lo prometto ... Dovete solo avere ancora un po' di pazienza *incrocio i loro sguardi e posso vederli brillare di malinconia*

Noi ci fidiamo di te amore *sorrido e gli scompiglio i capelli*

Stare in città non è così male, però sai ... *mi asciugo gli occhi* ...non è come a casa

Il moro si alzò a sedere e li strinse con dolcezza cercando di trasmettere anche solo un briciolo del coraggio rimastogli, ma scacciare la tristezza, a lungo andare, stava diventando sempre più difficile, dovevano trovare una soluzione. Chiudendo le palpebre, il giovane Lindgren si preparò a schioccare sulle labbra di ciascun biondo un lungo bacio quando, improvvisamente, la porta che conduceva sul tetto si spalancò e la segretaria personale di suo padre fece la sua comparsa, scompigliata, sudata ed evidentemente nervosa.

Signorino Lindgren, vi ho cercato ovunque ! *ansimo in preda al panico sistemandomi come meglio posso* Vostro ... Vostro padre ... *mi sistemo gli occhiali in procinto di cadere* ... lui vuole vedervi, insieme al consiglio di amministrazione. Immediatamente !

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