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La tavolata della sala da pranzo era piena da ogni lato, nonostante all'inizio il fatto che fosse così grande avesse messo in dubbio la sua utilità, alla fine Jules aveva capito come mai i gemelli l'avevano costruita così imponente. Volevano una famiglia numerosa ed unita, da entrambi i lati, Bergman e Lindgren, si erano impegnati tanto, ora toccava a Jules tenere unito quel vaso di cocci rotti. Tutti i presenti mantenevano il silenzio, i fratelli accanto a lui, loro padre e loro madre ai fianchi, Anne fra Margaret e l'avvocato, seguito da Leonard ed il suo fratellastro. Solo una sedia vuota era rimasta, ma venne prontamente riempita dal nonno di Ernst e Claes che, dopo aver sistemato la propria capra nel fienile, li aveva raggiunti restando piuttosto sorpreso dalla manifattura della baita.

*do un colpetto sul braccio di mio figlio Frans* Hai insegnato loro molto bene, hanno fatto un lavoro davvero ammirevole *guardo Leonard* Peccato io non possa apprezzarlo a dovere vista la presenza di uno Svikari

Nonno *lo guardo stringendo più forte nelle mani quelle dei miei futuri mariti* Credevo ci fossimo già messi d'accordo che quella parola non l'avrebbe usata mai più *dico triste guardando mio padre* Oggi è il giorno dei chiarimenti, niente più sotterfugi o inganni, solo la verità ! - Noi non potremmo mai amarci liberamente fino a quando il loro odio divagherà - Ora spiegatevi !

Impossibile Jules *dico serio ed indico il padre di Frans* Mettersi contro i valori che quest'uomo ha impartito alla sua famiglia è un suicidio ! - Io ci ho provato ... - *mi alzo in piedi* Ho passato tutta l'infanzia a far capire a quello zuccone che, a forza di farlo lavorare come un mulo, i suoi lo stavano ammazzando ! Potranno dirti che vi hanno accettati e che sono felici per voi, ma nel loro cuore di pietra non smetteranno mai di considerarti come un estraneo ! *sbatto un pugno sul tavolo e poi respiro profondamente sistemandomi i capelli* Ed io non rinuncerò a te di nuovo, ti curerò dalla tua omosessualità, così sarai finalmente felice. Preparati, ce ne andiamo subito !

Istintivamente, Anne strinse i denti, gli occhi le diventarono lucidi ed una rabbia così forte, che nemmeno le parve sua, le bruciò il petto come brace viva. Abbandonando l'abbraccio protettivo dell'amica Margaret, la donna si alzò in piedi rapidamente, al punto di far cadere al suolo la pesante sedia sulla quale era posta, fece il giro della tavolata giungendo davanti all'ex marito, ed incise una forte manata a palmo aperto sulla sua guancia. Nessuno dei presenti intervenne, Jules non sapeva che fare, restava immobile ad assistere alla disfatta definitiva della propria famiglia e alla frantumazione della magnifica immagine infantile del padre dolce ed affettuoso che lo aveva cresciuto. Il contratto non mentiva, solo la sua partenza avrebbe salvato quel paradiso, la signora Lindgren sapeva che niente avrebbe convinto quel cuore di pietra a ritirare il ricatto, in fondo nemmeno il minacciarlo aveva sortito qualche effetto.

Tu non porterai via mio figlio *affermo arrabbiata, la mano che pizzica a causa del mio gesto avventato* L'ho capito anni fa quale fosse la tua vera natura, ma non ho mai distrutto l'immagine di te che il nostro bambino si era costruito *stringo i denti* Speravi cambiassi, ma era solo l'illusione di una sciocca, una stupida, innamorata di un uomo incapace di fare altrettanto !

Hai ragione Anne *la guardo serio* Io non ti ho mai amata, se inizialmente ti sembravo in grado di farlo era al solo scopo di avere Julien *incrocio lo sguardo con quello di mio figlio* Quando era un bambino ancora potevi tenerlo lontano da me, ma ora può scegliere da solo cos'è meglio per il suo futuro !

In quello sguardo tenebroso e composto, il moro vide un fremito, una tristezza profonda, l'infelicità di una vita passata in solitudine. I gemelli gli si strinsero ai fianchi avvolgendolo, come in una barriera, di lasciarli non se ne parlava minimamente, ma abbandonare suo padre gli sembrava sbagliato, non avrebbe fermato l'odio, il baratro sarebbe diventato insuperabile. C'era una sola soluzione a quel punto, per quanto estremamente dolorosa, ma era l'unico modo per sistemare quella situazione ingarbugliata, Jules ne era sicuro. Alzandosi ed abbandonando le mani degli amati, il giovane Lindgren si mise in piedi, ma venne prontamente fermato da Ernst e Claes.

Amore, dove pensi di andare ? *lo guardo preoccupato alzandomi in piedi e trattenendolo per un polso* Non starai mica pensando di ...

Io ... Io vado con mio padre *abbasso lo sguardo* Mi dispiace, ma non lascerò che accada qualcosa alla nostra casa per colpa mia ... *guardo il signor Bergman* Come ha detto lei, io sono e resterò sempre un cittadino

*mi alzo e lo trattengo per le spalle* Jules, che stai dicendo !?! Non puoi lasciarci così ! Sei nostro marito e noi ti amiamo ! - Non potremmo mai vivere senza di lui ... - *incrocio lo sguardo con quello di mio fratello e poi ritorno a guardare le iridi marroni di Jules con determinazione* Se tu vai in città, noi veniamo con te !

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