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Frans teneva le mani contro il viso, tremava, la sua vita era finita, non aveva più un posto in cui andare. Le botte di suo padre bruciavano meno della rabbia nel suo cuore e delle lacrime che gli attraversavano il viso. La situazione era disperata, al punto da costringerlo a chiedere l'aiuto di colui che lo aveva tradito, nonostante fossero uniti come fratelli fin da bambini. Perché Leonard gli aveva fatto questo ? Perché gli aveva nascosto la sua vera natura di Svikari trascinandolo con sé in quell'oblio ? Era arrivato il momento di scoprirlo e cercare di redimersi agli occhi della propria famiglia, la fermata della città era la prossima.

*scendo dal treno cercando di nascondere le ferite sul viso, davanti a me trovo Leonard con le braccia aperte, pronto ad accogliermi* Perché ... *sussurro avvicinandomi a lui digrignando i denti e stringendo i pugni*

*lo osservo preoccupato notando le ferite ed il suo sguardo* Frans ... Che è successo ? *mi ritrovo atterrato da un pugno e tremo davanti a lui* C-che ti è preso ?

Lo sai benissimo cosa mi è preso ! *urlo* Tu mi hai fatto diventare uno Svikari !!! Ho perso la mia casa, la mia famiglia ! *cerco di trattenere le lacrime* Mio padre mi ha quasi ammazzato con una spranga di ferro quando mi sono presentato davanti alla sua porta ! Mia madre mi ha sputato in faccia rinnegandomi ! La mia vita è finita !!! *piango disperato accucciandomi* Perché ... Perché ...

Alzandosi lentamente a sedere, Leonard dovette resistere alla tentazione fortissima di sorridere, non poteva credere a quanta soddisfazione lo riempisse. Ogni singolo tassello aveva trovato il suo posto incastrandosi perfettamente con gli altri, Frans era suo, non aveva e non avrebbe avuto mai più nessuno a cui appoggiarsi, ad eccezione di lui. Grazie alla debolezza fisica e psicologica dell'altro, il moro riuscì facilmente a farlo salire nella propria auto dove questi si stese, la bionda chioma appoggiata sulle sue cosce e le iridi ghiaccio ad osservarlo fragili. Frans sussurrava debolmente fra le labbra, il giovane Lindgren fingeva di non sentire le sue richieste di essere riportato a casa, si limitava ad accarezzarlo e rassicurarlo, non lo avrebbe lasciato andare.

*appena arriviamo al mio lussuoso appartamento, porto il mio amore in camera, il mio medico privato è già pronto a visitarlo* Non ti preoccupare Frans, vedrai che ti rimetterai, ti piacerà tanto vivere qui in città *sorrido* ci sono mille comodità e non sarai più costretto a sgobbare, non sei felice ?

Ma il moro non ottenne risposta dall'altro che, dopo essersi lasciato curare, passò i tre giorni successivi immobile, steso nella camera degli ospiti, senza emettere un fiato tanto era forte la tristezza nel suo cuore. Il ragazzo pensava alle sue montagne, a tutto il lavoro che aveva lasciato sulle spalle dei propri anziani genitori, all'erba fresca, al cibo buono, a quella che sarebbe stata per sempre la sua vera casa, anche se ne era stato bandito. Il quarto giorno non fu nemmeno Leonard a convincerlo a muoversi, ma il fratellastro di quest'ultimo, abituato a fare delle visite improvvisate al consanguineo per domandargli soldi o qualsiasi cosa gli passasse per la testa.

*entro nella stanza e lo vedo* Oh ! Quindi sei tu il famoso Frans, mi hanno parlato un sacco di te *sorrido furbo e mi siedo sul letto fissandolo* - Ora me la paghi per tutto caro fratellone, vediamo come se la cava il tuo montanaro nella parte "migliore" della città - So che sei un po' giù, ma non preoccuparti, ho la soluzione per tutti i tuoi problemi se vuoi *mi alzo* ... ma se preferisci lasciarti morire di stenti io vado

*lo guardo incerto e mi alzò a sedere intorpidito* Quale soluzione ?

Dopo essersi dato una ripulita, ed aver indossato degli abiti da cittadino, il giovane Bergman venne accompagnato dalla sua inusuale guida su un'auto che cominciò a svicolare fra le vie della città. Al biondo non interessava fare un giro del posto, non riusciva a togliersi dalla testa i ricordi della propria terra, ed intanto fissava le strade imbruttirsi sempre di più mentre persone poco raccomandabili lo fissavano nemiche e sconosciute.

*l'auto si ferma e mi volto verso il fratellastro di Leonard* Che succede ?

Siamo arrivati ovviamente *sorrido* Scendi, cerca questo posto *gli do un biglietto a caso preso dal portafoglio* Qui c'è la soluzione di cui hai bisogno

Preso il foglietto, il biondo lo osservò scettico e scese dalla vettura che subito ripartì abbandonandolo sul ciglio della strada. Sul cartoncino c'era una scritta in rilievo, una parola che il ragazzo non conosceva, quindi si dovette fermare spesso da un abitante all'altro per farsi indicare la via. C'erano uomini seduti sull'asfalto  che stringevano bottiglie dall'odore pungente di alcool, e donne  appoggiate contro i lampioni, molte quasi nude, Frans si chiese come potessero non avere freddo, davvero era quella la vita di città ? Dopo un paio d'ore di ricerca, finalmente il cartello luminoso disegnato sul bigliettino fu davanti al biondo, il quale però dovette abbandonare subito la propria missione. Distesa all'ingresso, in evidente stato confusionale, c'era una ragazza, aveva sulla pelle molti lividi, tagli e fori, come morsi di un serpente al quale viene staccato uno dei due denti veleniferi. Dimentico del proprio dolore, il biondo la prese in braccio e cercò di farla riprendere.

Signorina, che le succede ? Si sente poco bene ? *chiedo preoccupato dandole delle pacche leggere sul viso* La prego, si svegli

Era la prima volta che parlava ad una donna così giovane, suo padre ne sarebbe stato sicuramente contrariato.

*apro piano le palpebre e lo guardo arrossendo* Sei ... Il mio angelo custode ? *domando debole*

*arrossico* N-No signorina *la sollevo e corro verso i palazzi più alti che vedo* Il mio nome è Frans *la guardo* Credo abbia avuto un mancamento per la stanchezza, ma non si preoccupi, adesso le trovo un po' d'acqua *balbetto imbarazzato* R-riesce a dirmi come si chiama ?

Margaret ... *accarezzo il suo viso* Il mio nome è Margaret

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