CAPITOLO 9
AMBER'S POV.
Tra meno di una settimana faremo la sfilata.
Sono contenta del fatto che questa frase si stia ripetendo in continuazione nella mia mente, così da deconcentrarmi sulla bellezza di Lucy, mentre si avvicina sprizzante. Impongo ai miei muscoli di non scomporsi nemmeno di un millimetro e di rimanere nella mia forma più pigra: con le cosce divaricate tipo maschiaccio e accasciata contro la sedia. Hanno radunato qui, in palestra, tutte le ragazze che devono fare le penultime prove per la sfilata; le prove finali si svolgeranno esattamente sul palco del teatro, il giorno stesso in cui avrà inizio l'evento. Della mia classe siamo solo io e Lucy, guarda un po' che coincidenze! In realtà io ho fatto di tutto per non partecipare, di certo non sono state le suppliche di Lucy a farmi cambiare idea (o quasi), bensì ho parlato con la mia professoressa di disegno. Mi ha intimato di non abbattermi ed è speranzosa che quest'esperienza riuscirà a sbloccarmi. Ha affermato di credere in me, e che è disposta a chiudere un occhio per le marachelle successe precedentemente, poiché rimango comunque una studentessa con tanta stoffa da vendere. Letteralmente!
Non posso negare, inoltre, che sto riprendendo il passo delle altre studentesse, e sto studiando per le prossime interrogazioni, cosicché posso recuperare i due che mi hanno piazzato sul registro. La creazione del capo che sfilerò, ha fatto in modo da deconcentrarmi su qualsiasi cosa che non riguardasse il cucito di esso, così da rimanere in disparte i pensieri futili. Ciononostante appena io torno a casa non mi perdo d'animo e recupero tutte le ore in cui mi sono trattenuta dal pensare a Raul: mi tuffo sul letto e penso a come se la sta passando senza di me, se ogni tanto gli manco, se ha eliminato le foto che abbiamo fatto insieme, come sta andando la scuola e come ha deciso di proseguire la relazione con la sua bellissima Alexa. Di norma ogni volta che scendo nel pensare a lei e a lui insieme, faccio per addormentarmi, ma nei casi sfortunati sono costretta a sopportarli anche nei sogni. E' così che passo i miei pomeriggi. Benché siano passate delle settimane, sono ancora indecisa sul riprendere i rapporti con i miei amici. L'unica persona con cui parlo veramente è Lucy. Da quando ha fatto ingresso nella nostra classe, proprio come immaginavo, è diventata ufficialmente la mia compagna di banco, e con l'aggiunta di questo progetto exstrascolastico abbiamo intensificato la nostra sottospecie di amicizia. Lei non ha smesso neanche per un secondo di rendermi partecipe in ogni cosa, anche quando la tratto male e la intimo di lasciarmi in pace. Persiste e finiamo per darci fastidio a vicenda. Il nostro rapporto inizia basarsi su questo: lei fa l'azzeccosa con me, io faccio di tutto per togliermela dalle scatole, lei si comporta peggio di prima e si diverte a farmi esasperare, la prendo a parole, mi prende a parole, e poi ci ammazziamo a suon di schiaffi. Infondo infondo, però, sto imparando a volerle bene, poiché riesce a non farmi accusare la solitudine.
Persa nei miei pensieri non mi ero accorta che si fosse avvicinata tanto, inoltre fa qualcosa di inatteso: mi stringe in un abbraccio e io mi ritrovo ad annusare i suoi capelli -di un profumo divino, simile al cocco- come Raul faceva con i miei. Quando mi allontano, mi sfiora la guancia con le labbra e sorride. Ricambio il sorriso, chiedendomi cosa significhi quello sfiorare di labbra, sempre che abbia un significato. Forse mi sto solo immaginando tutto poiché è da tanto che non ho contatto fisico con le persone. Pensavo di essere brava nel leggere le persone, ma Lucy è impossibile da inquadrare. E' diversa da tutti quelli che ho conosciuto, e quando sono con lei sento di non conoscermi affatto.
''Eccola qua che inizia ad appiccicarsi addosso, manco le sanguisughe'' inizio a prenderla in giro per smorzare l'imbarazzo.
''Stronza! In realtà sei così patetica, disperata, e bisognosa di affetto, che pagheresti una escort solo per farti dare il bacio della buonanotte, dal momento che nessuno è disposto a dartelo!'' controbatte con foga. Da una parte non ha tutti i torti.
''Dai a me della bambina, però tu frigni appena ti si staccano le ciglia false...sei peggio di quei trans che si rivestono di cose finte per sentirsi più femminili!'' stavolta sono andata sul pesante, infatti spalanca la bocca, si fa tutta rossa in viso e passa all'uso delle mani. Per quanto sia minuta, è potente e ci mette meno di un secondo a farmi bruciare la parte colpita.
''Puttana!''
''Oca!'' urlo io restituendole il colpo.
''Scrofa!'' mi rimane il segno di tutte e cinque le dita sulla spalla, ormai arrossata.
''Mazza di scopa!'' il mio schiaffo le arriva inaspettatamente all'altezza dello stomaco, di fatti urla dal dolore attirando l'attenzione di tutti i presenti.
''Si può sapere che state combinando voi due? Un'altra brutta parole che vi sento blaterale e non vi permetterò di sfilare'' sorride meschinamente la nostra professoressa di disegno e non lo dice per scherzo. Per quanto sia una nanetta, è l'insegnante più severa di tutto l'istituto, per cui è temuta da molte; al contrario io penso che il suo metodo di approcciarsi sia più che giusto, perlomeno si fa portare rispetto. E' una tipa tosta lei.
Al suono della sua voce io e Lucy ci mettiamo immediatamente composte con la schiena dritta, ed annuiamo come due agnelli timorosi di essere sbranati dal lupo. Quando se ne va però, in tutta risposta, scoppiamo a ridere. Lucy rovescia la testa all'indietro, quasi sulle mie gambe, non riuscendo a trattenersi. Ogni volta che lei ride ha il bisogno compulsivo di divincolarsi o picchiare qualcuno, per questa volta mi è andata bene. Si sporge verso di me, fino a che solo pochi centimetri ci separano. Ho la gola secca e per qualche ragione continuo a pensare che se mi sporgessi di qualche centimetro, potrei baciarla. Pochi centimetri e le mie labbra sarebbero sulle sue. Pochi centimetri e potrò capire finalmente se è attratta dai maschi o dalle femmine. Pochi centimetri e avrei una risposta. Ma poi lei si allontana di scatto e io mi scopro molto delusa di ciò, finché non noto che qualcosa l'ha indotta a portare la sua completa attenzione su altro. Roteo gli occhi nella rotta in cui sono diretti i suoi, ed intercetto un gruppo di ragazze, riunite tra loro in cerchio. Guardano verso di noi e ridacchiano, pensando di essere il più discrete possibile. Che ammasso di smorfiosette!
''Sono le ragazze della mia ex classe'' mi spiega in un sussurro, quasi come se si vergognasse a dirlo. I miei occhi viaggiano sul suo viso, come per catturare delle informazioni in più. Poi faccio di nuovo una deviazione: adesso stanno confabulando qualcosa mandandoci di tanto in tanto qualche occhiataccia.
''Potrò mai sapere il motivo per cui ti odiano così tanto?'' afflitta, nega con la testa. Credo di non averla mai vista così spenta, di solito è sempre solare e allegra.
''Sei fidanzata?'' le chiedo invece, sia per cambiare argomento, sicura che non servirà a nulla insistere, sia per avere risposte sulla sua sessualità. Se non posso baciarla per scoprirlo, almeno posso sapere delle persone che ha frequentato.
''No, sono un'anima libera. Io non ho bisogno di porti questa domanda per scoprire che genere ti piace -si avvicina a me ed io mi sento pervadere dalla vergogna essendo colta in flagrante- si capisce tutto dal tuo sguardo attento, dal ritmo del tuo cuore, dal mondo in cui il tuo respiro si fa più affannoso quando siamo più vicine del dovuto...tipo adesso'' mi sussurra sensualmente all'orecchio mentre una potentissima scarica mi trafigge dal basso della colonna vertebrale, fino a percorrerla tutta. I miei peli sulle braccia si rizzano e sento i capezzoli turgidi picchiare contro il tessuto della maglia. Impugno il tessuto di essa come per implorarmi di mantenere la calma, e prima che io possa aprire bocca per obiettare, la professoressa ha fatto il suo nome per incominciare le prove. Una volta alzata dalla sua postazione, mi strizza un occhio e con un sorriso soddisfatto si appresta ad ancheggiare sui tacchi. Le prove vanno benissimo, almeno per lei che è risultata a suo agio e sicura di sé. Per quanto riguarda me invece, molte volte stavo per dimenticarmi i passi, sopraffatta dalle parole sussurrate precedentemente da Lucy. Per fortuna, dopo i mille richiami, sono riuscita a superare la prova decentemente.
Quando mi accomodo di nuovo vicino la mia compagna di classe, speranzosa di riprendere il dialogo di prima, la trovo totalmente mutata, con la testa china e le mani che la sorreggono. La osservo in silenzio facendo passare qualche minuto, incerta se mi dirà il motivo del suo cambiamento di umore ed incerta se c'è bisogno che io mi preoccupi o se devo semplicemente lasciarla stare, ed aspettare che le passi tutto da sola.
''E' perché sono lesbica, è questo il motivo'' sentenzia all'improvviso a bassa voce, quasi come se lo stesse dicendo a sé stessa e non avesse il coraggio di dirmelo. Eppure io la sento. Vorrei fare i salti di gioia per la sua rivelazione, ma ci sono altre spiegazioni che è pronta a darmi.
''E' per questo che mi sono trasferita nella vostra classe...da quando nella loro l'ho reso ufficiale provandoci con una ragazza. Pensavo ci stesse, ha finto per tutto il tempo solo per prendermi in giro'' finalmente alza la testa e mi ritrovo a tirare un sospiro di sollievo quando noto che non mostra alcun segno di pianto. Non so cosa dire. E' una motivazione così stupida, immatura e da persone chiuse di mente, prendersi gioco di una ragazza con una sessualità differente dalla loro.
''Ti supplico non dirlo a nessuno'' mi congiunge le mani e le stringe nelle sue. Mi sta esponendo le sue fragilità, ed anche se mi sono ripromessa di essere egoista al cento per cento, non riesco a non avere compassione del suo sguardo e a non volerle offrire il mio aiuto.
''Faremo di meglio, se tu sei finita in mezzo ai guai per questo futile motivo, allora ci finirò anche io'' senza darle ulteriori spiegazioni le prendo il polso e la costringo ad alzarsi. Mentre mi incammino veloce e determinata al centro della palestra, dove tutti ci possono guardare, lei si strattona e cerca di rallentare il passo.
''Ma cosa stai facendo?'' non nasconde la traccia di nervosismo nel suo tono. Mi volto all'improvviso indietro.
''Le lasceremo completamente spazziate vedrai, almeno avranno da ridire su tutte e due. Insieme proveremo che non c'è nulla di male nel farsi piacere due paia di tette e un bel culo sodo. Non c'è nulla di male nel fare questo!'' appoggio con sicurezza le mani sui suoi fianchi ed in un movimento deciso, l'attiro a me facendo scontrare i nostri petti. Tutti i suoi muscoli si irrigidiscono sotto al mio tocco, e per un secondo, guardando le sue labbra, mi chiedo se questo riuscirà veramente a dare un riscontro positivo. Ma poi non ci penso più, e chiudendo gli occhi, appoggio con forza le mie labbra sulle sue. E se questa non è la chimica migliore, non so quale sia. Non voglio che il bacio si prolunghi per molto, doveva essere un normalissimo bacio a stampo, ma quando sento i suoi nervi distendersi, e le sue labbra aderire di nuovo perfettamente, ricambiando il bacio, mi sento di morire. Mi sciolgo come un gelato sotto al sole e vorrei stringerla ancora più forte per sentire ogni parte del suo corpo. Il cuore è in tumulto e tutto intorno a noi sembra essere diventato di botto silenziosissimo. Era da ben sei anni che non baciavo una ragazza. Per tutto questo tempo non rendendomi conto della mia vera natura, ho dato per scontato l'episodio accaduto alle medie, e gli altri commenti carini che facevo ogni volta che vedevo una ragazza bella passarmi di fianco. Ma ora non ho più motivo di reprimermi, ora posso essere me stessa, anche sotto lo sguardo di tutti.
Quando ci stacchiamo, i sorrisi sono radiosi sui nostri volti. Il silenzio di prima viene rotto da un assordante rumore di fischi ed applausi. Ci guardiamo bene attorno prendendo consapevolezza che quasi tutte le persone in palestra ci hanno notate, e ci stanno sorridendo soddisfatte, felici per noi due. Curiosa invece di scoprire ciò che abbiamo suscitato alla sua vecchia classe, riesco a constatare che sono infastidite dalla reazione che hanno avuto gli altri presenti. Sbuffando, se ne vanno via una ad una.
''Dovremmo rifarlo qualche volta'' riporto la mia attenzione su Lucy e la vedo dondolarsi sui talloni.
''Già'' affermo, e una parte di me dice sul serio.
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