CAPITOLO 6
Non ci parliamo più
Come una volta
Non ci amiamo più
A cosa è servito tutto questo?
Ho appena sentito che hai trovato la persona che cercarvi
Vorrei averlo saputo prima che non ero io
Spero solo che tu sia sdraiato accanto a qualcuno
Che sappia amarti come me
Ci deve essere una buona ragione se te ne sei andato
Non voglio sapere
Se la stai guardando negli occhi
Se lei ti stringe così forte
Come facevo io
Sono andata in overdose
Avrei dovuto sapere che il tuo amore era un gioco
Non riesco a toglierti dalla testa
-We don't talk anymore, Charlie Puth.
AMBER'S POV.
Molti giorni dopo...
Il rientro a scuola è stato devastante. Dopo il discorso avvenuto con mamma non mi è stata data alternativa. Come mi aspettavo non ho seguito alcuna lezione, né preso appunti e ho anche declinato delle interrogazione, beccandomi qualche impreparato che in un futuro -si spera prossimo- recupererò. Ritornare in quel posto infernale mi è servito solo a farmi innervosire maggiormente, perché mi sono dovuta sorbire rimproveri dalle professoresse, quasi di ogni materia: chi si lamenta delle mie assenze, chi mi sgrida per non prestare attenzione, chi è rimasto sconvolto per le mie risposte irrispettose, chi mi becca mentre schiaccio un sonnellino. Chi invece è più comprensivo si è limitato a chiedermi cosa mi turbasse. Inutile dire che non ho risposto alle loro domande nonostante io sappia che hanno mostrato interesse e preoccupazione solo a fin di bene. Insomma in questi giorni non me n'è andata una diritta, inoltre le mie compagne di classe continuano a mandarmi occhiatacce strane, sia per il mio aspetto trascurato, che per la mia postazione in fondo alla classe, in un banchetto singolo tutto per me. Spesso e volentieri sento vociferare, molte si chiedono perché io preferisca stare da sola se il mio gruppo di compagne e la mia migliore amica si trovano ai primi banchi nella fila centrale. Non ho dato spiegazioni ad ognuna di loro, ma mi è stato a cuore dare dei chiarimenti perlomeno a Rose, ne ha tutto il diritto. Nonostante io non abbia ancora trovato l'occasione, la volontà e il coraggio di raccontarle cosa è successo tra me e Raul giorni fa, sa per cento che ci siamo lasciati, e sa che non si deve preoccupare se in questi giorni preferirò stare da sola, anziché stare in sua compagnia. Spero sia chiaro il fatto che il problema non è suo, bensì è mio poiché non ho la minima voglia di stare a contatto con qualsiasi essere umano. Come ho già accennato prima, capita sempre con più frequenza che io mi addormenti totalmente, con la testa china sul banco e le braccia che mi fanno da cuscino. Ammetto che non dev'essere un bel spettacolo da parte delle alunne e delle professoresse vedermi con la bava alla bocca, i capelli scompigliati, gli occhi rossi e delineati dalle occhiaie, tute gigantesche in cui mi nascondo, e, a peggiorare la situazione, persino l'alito che puzza della sbronza presa la notte stessa. Ho cambiato totalmente stile di vita da quando ho rotto con Raul. Dopo scuola, evito il contatto con i miei genitori peggio di prima, quasi come se fosse la peste. Salto i pasti e mi dirigo direttamente in cameretta dove mi barrico per l'intera giornata senza fare nulla. La tristezza e la solitudine sono così forti che pure se io volessi concentrarmi su altro, come sentire canzoni o vedere serie tv, non ci riuscirei comunque. E' come se avessi costantemente attorno un alone nero che mi schiacci contro il letto e mi impedisca di muovere ogni muscolo. I casi estremi in cui mi alzo dal letto sono quelli in cui vado in bagno, o la notte, quando decido di uscire da sola dopo che i miei genitori si addormentano. Sono delle vere e proprie fughe e nella maggior parte dei casi mi reco nei bar o nei pub aperti fino alla mattina per tracannare qualsiasi liquido che mi ottenebri la ragione e mi impedisca di pensare a Raul e a quanto è lacerante la sua mancanza. Di solito questi luoghi sono anche pericolosi per una ragazzina come me, data la quantità di scambio di droga o siringhe, per non parlare dei tizi loschi che ti squadrano da capo a piedi con il loro sorrisino sghembo. L'importante è stare bene attenti a ciò che ti offre la casa e rifiutare qualsiasi approccio da parte degli sconosciuti, sebbene io creda che con il mio aspetto ripugnante chiunque dovrebbe starmi alla larga. E' per questa causa, dunque, che la mattina dopo a malapena ho le forze di alzarmi e di sciacquarmi la faccia. Mangiando poco e niente durante il giorno non traggo alcuna energia, quindi le mie fughe notturne non sono l'unico motivo per cui mi addormento in classe; sono perennemente debole. Se adesso, ad esempio, la mia migliore amica Rose mi spingesse scherzosamente dalle spalle, senza impiegare il minimo sforzo, io cadrei come un sacco di patate per terra, non avendo forze per reggermi. Ho paura di essere entrata nel brutto giro che molti chiamano: depressione. E' anche peggio del mio ultimo periodo, in cui mi procuravo dei tagli sul braccio sinistro per sfogarmi. Penso che digiunare e dormire il più delle ore che costituiscono una giornata, sia molto più grave. Perlomeno quando avevo rotto con Vincent, il mio appetito non era svanito del tutto, e riuscivo a mantenere quella poca vita sociale che mi ritrovavo. Riuscivo ad alzarmi anche grazie all'aiuto di Raul, devo ammetterlo, ma adesso che nemmeno lui c'è più, non so su chi fare affidamento. Per carità sono circondata da persone che mi vogliono bene, ma non ho la minima voglia di condividere i miei pensieri con loro. Se prima la mia vita sociale aveva bisogno di qualche accortezza in più, adesso credo proprio di aver abbandonato tutto.
Raul aveva ragione, sapeva che ci avrei ripensato alla proposta del ritornare amici, e nonostante io gli abbia concesso il beneficio del dubbio, in queste noiosissime ore, sono giunta alla conclusione che è meglio se smettiamo per sempre di parlarci e vederci. Devo cercare di dimenticarlo al più presto, così da riprendere il controllo di me stessa. Ritornargli amica significherebbe averlo sempre intorno e mantenere i miei sentimenti vivi, quando in realtà dovrebbero solo essere chiusi nel fondo della mia mente con un grandissimo lucchetto. Inoltre sarebbe imbarazzante anche per lui sapendo che mi reputa una semplice amica, intanto che le farfalle svolazzano nel mio stomaco ogni volta che mi concedo di guardarlo. Finirei per illudermi da sola di poter avere un'altra chance con lui.
Mi sento completamente spiazzata, alla deriva, all'improvviso dopo che tutto andava a gonfie vele sono rimasta da sola con i miei pensieri, e sono terrorizzata. Col senno di poi ho bisogno di questi momenti di riflessione, perché la vita che mi stavo costruendo da capo in questi mesi, è di nuovo cambiata di colpo. Sono più che esausta e sto precipitando in uno stato di profonda infelicità, che non è per niente sano. Proprio come non è sano scorrere le fotografie che ritraggono me e Raul: nella prima sorridiamo alla fotocamera, in un'altra mi stampa un bacio sulla guancia, nella terza ci stiamo baciando e la quarta rappresenta appieno la nostra follia. E' ingrandita sul nostro viso e facciamo insieme delle espressioni strambe. Tra me e lui andava così bene non solo perché eravamo ottimi amanti ma anche perché c'era una profonda e sincera amicizia di fondo, nata dai nostri caratteri simili. Più vado avanti più mi rendo conto di quanto la sensibilità non sia una virtù, ma un gran problema.
Ad interrompere questo momento patetico è mio padre che fa il suo ingresso nella mia camera senza nemmeno bussare alla porta. Nascondo immediatamente il cellulare sotto al mio sedere e con un gesto veloce della mano mi asciugo le lacrime che si erano depositate sotto agli occhi. Lui è per certo l'ultima persona che desideravo vedere ora.
Dal suo sguardo minaccioso deduco che non si tratti nulla di rassicurante e che non sia qui motivato dalla preoccupazione per la mia salute. L'unica in grado di preoccuparsi, in realtà, è mia madre.
''C'è qualcosa che devi dirmi?'' Oh no. Il pensiero subito viene collegato a Raul, ma pure se abbia scoperto qualcosa, non ha più nulla da temere. Intanto faccio finta di pensarci su e poi scuoto la testa da destra a sinistra.
''Ti do un'ultima possibilità, sicura che non mi stai nascondendo qualcosa?'' non solo il suo sguardo di ghiaccio è minaccioso ma anche il suo tono. Interpreta il mio silenzio come un chiaro invito a mettermi le mani addosso. Con la mano piatta e rigida mi colpisce la guancia, facendomela formicolare subito dopo. Altre lacrime iniziano a covarsi dietro i miei occhi e stavolta dopo questa sfuriata non ci sarà nessuno a cui potrò raccontarla, non ci sarà nessuno a consolarmi.
''Perché sai... proprio oggi ho avuto all'improvviso l'idea di controllare il tuo registro elettronico, quasi come se avessi dei presentimenti, e...guarda caso il mio sesto senso aveva ragione'' ALLORA È QUESTO QUELLO A CUI SI RIFERIVA! Non mi dà un secondo per riprendermi che ha preso di nuovo parola.
''Stai uscendo proprio fuori dal sacco. Che pensi? Che io sia come tua madre? Che ti lascia fare tutto e te la fa passare sempre liscia. Io ti picchio a sangue'' mi sferra un altro ceffone, che stavolta colpisce la testa, per cui fa una rotazione completa, involontariamente. I miei capelli svolazzano ovunque, coprendo anche la mia visuale, per cui sono obbligata a spostare la ciocca da dinanzi agli occhi, sebbene preferirei non vedere la scena.
''Dopotutto con una madre che ti educa così cosa ci potevamo mai aspettare? Sta' stronza! Non ti preoccupare tu, fai fai, aspetto il prossimo filone per stenderti per terra'' mi sfida con sguardo sprezzante. Non so che reazione si aspetti da me, ma io lo ignoro. Dal suo canto lui si arrabbia ancora di più. Non me ne frega più niente di quello che pensa di me.
''Tu e tua madre, puttane di merda, mi volete sempre prendere per il culo, anche questo mi fa incazzare: il fatto che lei mi nascondi le cose e sia dalla tua parte. Ma stai tranquilla che ora vede'' se ne esce dalla stanza sbattendo la porta, ma il supplizio non è finito perché sta raggiungendo la sua prossima vittima. Mi spiace un sacco che alla fin dei conti mia madre ci vada per sotto per colpa mia. Le urla sono imminenti e se non fosse che mi sto tappando le orecchie con le mani, mi perforerebbero i timpani, tanto dalle cose crudeli che potrei sentire. Mi alzo finalmente dal letto e quando mi osservo allo specchio quasi non mi riconosco più. Al riflesso c'è una nuova versione di me, il viso scavato e fin troppo asciutto, i capelli scompigliati ed arruffati. La faccia pallida dallo spavento e dalla debolezza, le ossa sporgenti per la mancanza di cibo ingerito. Lo sguardo spento ed una macchia violacea che sta riaffiorando sotto la pelle, vicino le tempie, segno che prima o poi il livido si gonfierà e mi farà male anche solo sfiorarlo. Non riesco a collegare questa nuova immagine di me alla Amber di settimane fa, sempre sistemata, con gli occhi che sorridevano a posto della bocca. E' di certo il frutto di tutto quello che sto passando: una nuova persona, dura con sé stessa e con gli altri, sempre da sola, chiusa nel proprio guscio, sperando che nessun altro riesca ad abbattere le mura penetrando nel profondo delle mie vulnerabilità. Questo è il riflesso di chi riserva le proprie forze solo su se stessa senza far dipendere la propria felicità da altre persone. Questo è il riflesso di chi è stufo di stare ore e ore davanti all'armadio, cercando in tutti i modi di piacere agli altri. Questa nuova Amber non si preoccuperà più del giudizio altrui, sarà più menefreghista e cinica e finalmente imparerà a smetterla di riporre fiducia negli altri e di credere alle loro insulse promesse. Avrò molte più difficoltà nel relazionarmi ma ciò non mi crea disturbo, dopotutto il detto dice: ''meglio soli che mal accompagnati'' ed io ho intenzione di seguirlo alla lettera. Non mi importa se ogni giorno dovrò indossare una maschera per nascondere le mie reali emozioni ed il mio reale sconforto; questo ed altro pur di evitare ulteriori delusioni. In onore di questo mio cambiamento decido di dover scombussolare qualcosa nel mio look, così da rappresentare appieno il mio stato d'animo. Lo sguardo cade immediatamente su questo manto di capelli lunghi e setosi, che mi stavano alla perfezione prima, ma ora sento di necessitare di qualcosa di innovativo, di più ribelle. Munita soltanto di soldi nelle tasche, mi precipito giù senza pensarci due volte, lasciando mia madre in balia di quel mostro. Svolto l'angolo e sono già dalla parrucchiera, l'attesa del proprio turno è snervante, ma ne varrà la pena.
''Allora cosa facciamo a questi capelli signorina?'' mi chiede gentile la giovanissima ragazza dietro le mie spalle.
''Quello lì'' indico una fotografia appesa alla parete, insieme alle altre, di una perfetta rasatura laterale e il resto dei capelli scalati.
''Ho bisogno di cambiare un pò'' affermo decisa, guardandomi fissa attraverso lo specchio.
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