CAPITOLO 20

AMBER'S POV.

Urla.

Mi sveglio di soprassalto con la fronte imperlata di sudore. Non era un incubo, qualcuno sta veramente urlando a squarciagola. Con ancora gli occhi chiusi, tasto la superficie del mio comodino finché non agguanto il mio cellulare.
Sbloccandolo spontaneamente, e aprendo i miei occhi a fessure, quanto basta per scoprire l'orario, è ancora tarda notte. Sono a malapena le tre del mattino.

Tonfi si susseguono uno dopo l'altro, obbligandomi a sgusciare via dalle mie calde coperte e ad appoggiare prima un piede scalzo, poi l'altro, per non congelarmi all'istante date le temperature basse.

Stringendomi le braccia intorno al mio pigiama di flanella a forma di mucca -l'antisesso in persona- cerco un oggetto presente nella mia stanza in grado di mettere KO il ladro, il killer o un'anima vendicativa venuta dall'oltretomba.

Saettando lo sguardo in tutti gli angoli della stanza, non trovo nulla che mi convinca abbastanza. Potrei sgattaiolare furtivamente in cucina in modo tale da usare come arma una semplicissima padella, quella che di solito uso per prepararmi la colazione, ma non sapendo la posizione dell'inquietante intruso, potrebbe risultare una mossa più che azzardata. Dunque, dopo attimi di riflessione, passo in rassegna i miei comodini. E subito trovo ciò che può far al caso mio.

Inizialmente la forma fallica che si erge dinanzi ai miei occhi mi provoca un risolio, ma udendo altre strilla, mi faccio seria.

Non so quanto può far male un dildo di plastica assestato bene sulla testa, ma di sicuro la comoda impugnatura tra le palle e la lunghezza del mio simpatico utensile, mi agevolano nei movimenti.

Faccio un respiro profondo. Raccattando il mio coraggio, esco alla scoperta mettendo davanti alla mia figura il mio amico da compagnia, che chiameremo Bob, sperando che mi difenda. Avanzando a due a due, assottiglio lo sguardo in modo da scrutare bene ciò che mi circonda. I gemiti sono al femminile. Oddio. Sta facendo del male a Rose!  

Mi si mozza il fiato ad ogni passo che faccio verso la sua porta in legno, e cerco di essere leggiadra come una farfallina in modo tale da non produrre rumori dovuti al mio peso. L'ansia mi attanaglia il corpo, di fatti le mani iniziano a formicolare quando impugno la maniglia.

Chiudendo gli occhi ed ispirando per un'ultima volta, spalanco di scatto la porta senza troppe cerimonie, sentendomi parte di un film horror. Quando ho una visione completa della situazione, però, la stanza è vuota, completamente in ordine ed il letto inusato.

Ma certo! Il ladro dev'essere passato nella camera di mio cugino, nonchè la stanza di fianco a quella della mia migliore amica. E se si fosse già sbarazzato di Rose? E' questo il motivo per cui non c'è nella sua stanza?

Apro a poco a poco la porta di Greg, timorosa di cosa possa trovarvi all'interno. Cigolante, inaspettatamente si blocca, impedendomi di aprirla maggiormente. Una mano calda afferra il mio polso.

Urlo dallo spavento colpendo dove posso il killer intrufolatosi nella nostra abitazione. Tuttavia anche l'altra persona prende a gridare e si difende da Bob con le sue braccia portate all'altezza del viso.

''Basta! Basta ti prego!'' piagnucola e solo ora mi rendo conto che non si trattava di un ladro, nè di un killer e nemmeno di un'anima assetata di vendetta.

''Greg?'' abbasso la mia arma da combattimento così da vederlo bene in faccia attraverso la stretta apertura della porta.

''Si! Che cosa ci fai strepitante nel bel mezzo della notte con un dildo in mano?'' chiede esasperato. Nel frattempo che i nostri respiri si regolarizzano, mi prendo una manciata di secondi per osservare il suo aspetto trasandato: i suoi capelli dorati sono scompigliati e i boxer girati all'incontrario.

''Aspetta...perché hai un dil...'' lo zittisco prima che finisca la frase.

''Ho sentito urlare, sicuro di stare bene? Dov'è Rose?'' mi sporgo oltre la figura bassa di mio cugino per cercare di capire cosa si cela dietro, anche se invano.

''Oh...ecco...dolori mestruali, quando avete le vostre cose sembrate indemoniate. Chi meglio di te può saperlo? -inizia a ridere nervosamente ma poi si blocca sotto il mio sguardo circospetto- è venuta in camera mia perché ho gli antidolorifici nel mio comodino. Li tengo lì in caso di mal di testa''

''Posso vederla?''

''No, no, no. Ti prego, non ora che ha finalmente preso sonno!'' farnetica.

''Okaay, allora ci vediamo domani mattina'' gli faccio segno con le dita di tenerlo sott'occhio, e poi torno anch'io a dormire.

* * *

Un profumo invitante e dolce mi solletica il naso costringendomi a svegliarmi, stavolta anticipando persino la mia sveglia. Sono stanca per non aver dormito pienamente questa notte, ma l'acquolina che sale a dismisura dal fondo della mia gola, fa si che io mi catapulti in cucina. Di solito è Rose che prepara la colazione, giusto prima di andare alla fabbrica produttrice di giacche e gonne di jeans, dove lavora. Talvolta invece, proprio come oggi, Greg si mette a lavoro sfornando le sue creazioni migliori. Mio cugino, anche se può sembrar strano, è il più bravo a cucinare tra di noi.

La prima cosa che noto sono i cupcake lasciati a riposare su un grazioso vassoio, al centro della nostra penisola su cui svolgiamo la colazione.

Poi i miei occhi si posano su Rose coperta solo del suo costoso intimo rosa in bella mostra. Appena quest'ultima si accorge nella mia imminente comparsa, sussulta e si allaccia la sua vestaglia coordinata per la notte, in modo da coprirsi quanto più le è possibile.

''Oh...emh, già sveglia!'' squittisce facendo ancora fatica a riprendersi dall'imbarazzo di poco fa.

Senza replicare, addento il cupcake al cioccolato e quasi mi viene da gemere per quanto sia buono. Intanto Greg mi guarda stralunato.

''Stai meglio adesso?'' chiedo a Rose riferendomi alla notizia appresa alle tre di questa notte. Lei in tutta risposta apre e chiude la bocca, facendomi intuire che nulla di ciò che mi ha detto Greg è vero. Rose non ne ha la più pallida idea e rivolge lo sguardo a mio cugino come se fissando il suo viso possa ricevere una risposta telepatica. Lui invece è più teso di lei, riesco quasi a vedere le goccioline di ansia.

''Ma allora perché sei già sveglia? Se non sbaglio oggi è il tuo giorno libero'' si intromette Greg spostando l'argomento di discussione.

''Infatti, ma ho un colloquio di lavoro più tardi'' asserisco entusiasta dando la bella notizia, che a guardarsi dalle loro facce non sembra poi così tanto bella.

''Aspetta...COSA?'' urla Rose venendomi incontro e poggiando una mano sulla mia fronte come per capire se ho la febbre. Alzo gli occhi al cielo e sbuffo.

Da quando abbiamo questo appartamento si sono sempre occupati loro di badare a spese, cibo e costi vari, poiché sono l'unica ad aver continuato gli studi. Ma andare all'università non significa necessariamente essere occupata tutta la giornata. In questi due anni mi hanno sempre convinta che non ci fosse bisogno di dare una mano in più, sicuri che io dovessi concentrarmi soltanto sulla mia vita scolastica. Ho lasciato correre poiché non ero ancora capace di gestire un impegno così importante e nel frattempo prendermi cura di una casa tutta propria. Ma ora che mi sono abituata a stare al ritmo, voglio anch'io essere indipendente. Sono stata tanti anni sotto l'ala economica di altri e finalmente voglio avere un impiego tutto mio che mi permetta sia di mettere i soldi insieme a loro, sia di spenderli per me stessa. Odio essere di peso per qualcuno e ho sempre dovuto inghiottire questo senso di colpa, ma ora basta.

''Non voglio lamentele al riguardo da parte vostra. E' un colloquio per il ruolo di seconda assistente di Ursula Rinaldi, la direttrice di un'importante rivista di moda. Voglio davvero questo lavoro, fa al caso mio. Mi potrebbe fornire esperienza in più nel mio settore. Poi mi sono scocciata di stare con le mani conserte'' la determinazione traspira dalla mia voce, eppure Rose non sembra ancora del tutto convinta.

''Ti pregooo!'' le afferro le mani e sbatto ripetutamente le palpebre in modo persuasivo.

''E va bene, spero che tu riesca a gestire tutto senza trascurare nulla'' cede dopo un po' con fare protettivo.

''Senz'altro mia signora!''

* * *

Per la prima volta nella mia vita non sono in ritardo. Appena scendo dalla macchina mi ritrovo dinanzi un immenso grattacielo che mi lascia a bocca aperta, senza fiato. Il ticchettare dei miei tacchi vertiginosi aumenta il mio nervosismo. Inoltre il mio taullier blu, indossato unicamente con lo scopo di fare bella figura, invece di aumentare la mia sicurezza, mi mette a disagio.

Di male in peggio: l'ascensore è sovraffolato.
Persone in tiro, ricche e con la puzza sotto il naso, schiacciate come sardine, minacciando di togliermi il respiro. Quando finalmente le porte scorrevoli si aprono, mi spingo fuori a forza, noncurante della loro opinione.

Prima di riuscire a trovare l'ufficio della signora Ursula, mi becco qualche occhiataccia da delle donne con abiti Chanel.

Dinanzi alla porta, controllo l'orario e sono puntualissima, non un secondo di meno, non un secondo di più. Allungo la mano per afferrare la maniglia che mi separa dal mio primo e nuovissimo posto di lavoro, dalla svolta che mi permetterà di inserirmi in questo campo talmente vasto quanto difficile, ma bellissimo. Qualcuno mi precede.

''Oddio. Scusa, tu devi essere Amber? Amber Wilson?''

Dalla vergogna per lo spiacevole incidente punto di soppiatto gli occhi verso i miei tacchi laccati nero, trovandoli interessanti. Devo fare qualcosa!

Mi sento come impietrita, non riesco nè a fare un passo avanti, nè un passo indietro. La bocca pare essersi prosciugata e gli occhi sono ancora in direzione del pavimento. Il rossore mi macchia le guance una volta che decido finalmente di reagire. Abbozzo il sorriso più falso e tirato di questo mondo, pronta a stringere la mano della giovane ragazza davanti a me.

Una cascata di capelli rossi, anzi, di un appariscente arancione carota mi mette ancora più in soggezione. Le lentiggini sono spruzzate a casaccio su varie parti del suo piccolo viso e i suoi occhioni verdi con qualche pagliuzza dorata, mi guardano esitanti.

I suoi occhi che per gli anni delle medie sono stati il mio tormento fanciullesco, li riconoscerei ovunque. Le sue sopracciglia chiare si aggrottano, forse notando anche lei qualche somiglianza.

Che sia davvero la piccola bambina delle medie di cui mi sono infatuata? La mia migliore amica a quei tempi, la stessa che mi ha baciato delicatamente sulle labbra e che poi mi ha abbandonata trasferendosi altrove? Qui in Italia?

''Si sono io'' biascico con quel fil di voce che mi è rimasto, ancora spiazzata dalla situazione.

''Bene, iniziavo a credere che ti fossi paralizzata'' la sua voce è cambiata molto, adesso è una donna, ma la sua ironia non è mai mutata. Mi sforzo di sorridere, proprio come facevo allora. La sua figura formosa rivestita da una gonna a tubino e una camicetta attillata, si fa spazio nello studio. Allargando un braccio mi fa segno di seguirla.

''Bene, da come avrai capito sono la prima assistente di Ursula e mi chiamo Jade'' il suo nome fa breccia nel mio cuore, scalfendolo. Ora non ho più dubbi.

SPAZIO AUTRICE:
Ciao ragazzuole!
Allora avete capito chi è questo nuovo personaggio?
Colgo l'occasione per taggare la mia migliore amica alaskaljgn poiché questo Jade è ispirata completamente a lei.
Curiose di scoprire altro?

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