CAPITOLO 13
Non riesco a trovare pezzi della mia tranquillità
Piango più di quanto voglio ammettere
Ma non posso mentire a me stesso, a nessuno
-Growing pains, Alessandra Cara.
AMBER'S POV.
La vista era offuscata ma finalmente riesco a vedere. Sono adagiata su una distesa d'acqua. Sento la mia mano destra viscida, sarà per l'acqua del mare? Il mio corpo galleggia e si fa trasportare dal movimento delle onde. Vorrei muoverlo ma sembra essere bloccato. È l'ultima cosa di cui mi preoccupo, perché tanti gattini di tutti i colori e di tutte le dimensioni, volano sopra il mio capo. Li guardo entusiasta! Sono appena finita in un mondo in cui i gatti volano come schiere di uccelli, hanno le ali di farfalla e cagano caramelle gommose. Apro la bocca per gustarmi qualche caramella al volo. Proprio mentre stanno per fare centro, Lucy si appropria della mia caramella.
"EHYY! Era la mia caramella" La sua risata fastidiosa quanto le unghie che stridono contro la lavagna, è abbastanza per farmi svegliare. Era solo un sogno, che peccato.
Non ricordavo che il mio letto fosse così duro. Quando finalmente apro gli occhi però, mi accorgo non solo di non essere nella mia stanza, ma di essermi addormentata per terra. Riesco ad intravedere solo i piedi di Lucy, al lato del mio corpo. Vorrei alzare di più il capo per scorgere altro, ma quando ci provo, la testa mi gira e decido che è meglio se rimango distesa.
"Mi hai rapita?" bofonchio con la voce impastata dal sonno. Sono consapevole solo del fatto che sono ancora ubriaca, il resto sfugge alla memoria.
Faccio per muovere i miei arti, ma quando alzo la mano destra da fuori al cestino, è sporca di vomito. Strabuzzo gli occhi, quasi volessero uscire fuori dalle orbite, e con l'altra mano -fortunatamente pulita- mi tappo il naso per non inalare quell'odore rancido.
''Ma che cazzo è successo qui?'' richiamo di nuovo l'attenzione della mia amica che la vedo intenta a vestirsi. Si può sapere perché non mi risponde? Adesso non posso fare a meno che alzare metà busto, e, solo quando sventolo la mano, facendo schizzare vomito di qua e di là, mi rivolge la parola.
''Dio bono, ma fai attenzione?'' mi passa una salvietta imbevuta per pulirmi la mano e la bocca.
''Tieni, copriti'' non capisco a cosa si riferisca finché non faccio correre lo sguardo su tutto il mio corpo, completamente nudo. Mi lancia un lenzuolo ed io lo afferro prontamente. Sono sconvolta. Non riesco a comprendere cosa sia successo ieri sera, in realtà non sapevo nemmeno di aver dormito qui. La prima cosa che mi sorpassa la mente, mi fa accapponare la pelle dalla paura.
''Noi...emh, cioè, non abbiamo fatto nulla ieri, vero?'' prego con tutto il cuore che mi risponda come spesso succede nei vari romanzi che leggo: i due protagonisti si svegliano in intimo nello stesso letto dopo una nottata di sbronza. Quando però la ragazza chiede con timore se è stato consumato un atto d'amore in quella stessa stanza, senza ricordarsene, il ragazzo la rassicura dicendole che non è capitato nulla. Così che tutti si tranquillizzano e possono andare avanti con le loro vite, come se nulla fosse. Speravo in una vicenda tipo questa.
''Vuoi la bugia o la verità?'' nel frattempo raccoglie i miei vestiti che si trovavano rovinosamente per terra. Sono contenta che in questo momento sia girata di spalle, perché non sopporterei un suo sguardo, dopo quello che ho appena scoperto. D'improvviso mi accorgo che non mi trovo in uno dei miei tanti romanzi, bensì è la realtà. E non poteva dimostrarsi realtà peggiore. Quando mi alzo è come se mi mancasse il suolo da sotto ai piedi.
''Oh no'' brontolo. Mi massaggio le tempie completamente stordita.
''Puzzi di cane morto, fatti una doccia, intanto io dico a mamma di preparare la colazione. Ti aspetto in cucina'' apro la bocca e poi la richiudo. Stavo per obiettare che vorrei quanto prima abbandonare questa casa, ma sono consapevole che non vado da nessuna parte se prima non mi rimetto in sesto. Ho proprio bisogno di mettere qualcosa nello stomaco. Quindi la ringrazio, prendo i vestiti della sera precedente e mi chiudo in bagno. Una volta da sola, lascio scorrere liberamente le lacrime lungo le guance. Tendo sempre a nascondere la vera me e le mie emozioni davanti alle persone, sebbene non siano estranei. Inoltre ho questo brutto vizio di guardarmi allo specchio quando piango, quasi come per contemplare le mie stupide scelte. In questo bagno lo specchio è enorme, ragion per cui mi è ancora più difficile smettere di osservare il mio riflesso.
''Cosa hai combinato Amber?'' chiedo alla me nello specchio, cercando una risposta che neanche lei può darmi. Mi tiro i capelli e lascio andare un urlo di frustrazione. Sbatto i pugni contro il lavandino e solo quando sento il bruciore insistente insinuarsi fin sotto la pelle, dove ho sbattuto le mani, mi sento soddisfatta. Spero non mi abbia sentito nessuno!
Continuo a chiedermi cosa mi sia passato per la mente nel momento in cui ho deciso di concedermi anche a Lucy. Prima Vincent, poi Raul, e ora Lucy. Stavolta non l'ho manco deciso da lucida. E' per questo che sono doppiamente mortificata nei confronti di me stessa. Non avrei mai dovuto prendere una decisione nel momento in cui la mia parte razionale era ottenebrata dall'alcol. Sembro una delle tante ragazze facili che va a letto con chiunque dopo poco tempo di conoscenza, ma la verità è che se io potessi ritornare indietro non lo rifarei. La verità è che le circostanze con Vincent e Raul erano ben diverse, dal momento in cui nei loro confronti nutrivo dei veri sentimenti, pari all'amore. Con Lucy riesco solo a sentire affetto per un'amica che mi è stata d'aiuto nell'ultimo periodo, e interesse per il suo corpo, in quanto la mia versione bisessuale è viva più che mai. Ma ciò non giustifica quello che è successo questa notte, quasi a mia insaputa per giunta.
Mi rendo conto che non ho fatto altro che colmare il vuoto dell'assenza di Raul, con il sesso.
Ho bisogno di affetto e comprensione, ma suppongo di aver cercato questi due fattori nel modo sbagliato e nella persona sbagliata, dal momento in cui l'unico in grado di farmi sentire completa ed a mio agio era Raul. Dubito che qualcun altro ci riesca. Ho capito che la gente ha bisogno di dare un nome alle cose, di semplificarle con le parole, pensando così di poterle capire. Io, invece, ho sempre avuto l'abitudine di comunicare sempre meno con le parole, sempre più col corpo. Questa volta però è stato un errore colossale voler dimostrare qualcosa con i gesti. Continuo a rimuginare su questo anche mentre faccio la doccia, attimo in cui dovrei rilassarmi con il tepore dell'acqua calda, invece non faccio altro che piangere sul latte versato. Strofino bruscamente le mani contro il mio corpo, come per lavare via lo strato di vergogna azzeccatosi alla mia pelle. Piano piano le immagini di noi, che ci baciamo e ci trastulliamo, risalgono a galla e mi sentivo più fortunata prima, immersa nell'ignoto. Esco dal bagno pronta e vestita, ma più inquieta.
Per la miseria, siamo nel ventunesimo secolo e ancora non hanno inventato le macchine del tempo!
Giungo in cucina velocemente, perché la dimora della mia amica non è altro che un modesto e piccolo appartamento. Nonostante questo, però, è tutto molto grazioso, specialmente questo lato rustico della casa. Mi accomodo sulla sedia in legno scuro e Lucy non si è ancora accorta della mia presenza perché intenta ad armeggiare col cellulare.
''Dove sono i tuoi genitori?'' domando iniziando ad ammirare i muffin al cioccolato disposti sul tavolo, le fette biscottate con la marmellata e vari succhi di frutta.
''Sono già andati a lavoro, ci hai messo tempo per lavarti'' mi spiega. Non immagini neanche cosa abbia fatto in quel bagno, le vorrei dire, invece addento una fetta biscottata. Non so come scacciare via questa sensazione di imbarazzo che aleggia tra di noi. Si sentono solo i rumori delle nostre bocche che si sfamano.
''Hai dormito bene?'' ritento.
''Sì, sono crollata subito dopo che mi hai lasciata interdetta con le cosce aperte. Ma non preoccuparti!'' risponde con nonchalanche e quasi mi strozzo con la fetta biscottata.
''Riguardo a ciò che è successo ieri...ecco'' mi ferma sul tempo sorridendomi a trentadue denti. Sono contenta di rivederla allegra.
''Non me lo dire! Vuoi mettere in chiaro che è stata solo un'avventura di una notte, per di più da ubriache. Mi diresti che ci siamo divertite ma che non vuoi che ricapiti. Vuoi accantonare la vicenda, ammesso e concesso che io sia della tua stessa opinione, e tornare semplici amiche!'' non riesco a credere a ciò che hanno sentito le mie orecchie.
''Come hai fatto scusa?'' sono sbalordita, ed è facilmente deducibile dal mio tono. Lei in tutta risposta mi fa l'occhiolino come per dirmi che mi conosce meglio di quanto io credi.
''Comunque per me non c'è nessun problema. Dopotutto ti ho detto fin da quando ci siamo conosciute che non voglio nessun tipo di legame emotivo!'' allunga le gambe sul tavolo e poggia le mani dietro la nuca con disinvoltura.
D'improvviso il cuore si accartoccia nell'udire la voce di Raul. Senza un valido motivo stanno risuonando nella mia mente le ultime parole che mi ha rivolto:
''Perché il tuo tempo lo dedichi solo ed esclusivamente a me se è vero che hai tutti questi amici? Potrai anche averli a bizzeffe ma tanto sappiamo entrambi che l'unico con cui parli veramente sono io''
Riesce a farmi male proprio come se stessi rivivendo quella giornata. Poi la voce di Raul viene rimpiazzata da quella di Lucy:
''Vedila su questo piano: non fare agli altri ciò che non vorresti che ti facciano. Sai cosa si prova ad essere stata abbandonata di soppiatto da Raul, allora non abbandonare i tuoi amici, potresti farli stare male tanto quanto stai male tu ora''
Allontano la sedia e scatto in piedi poiché non ce la faccio più a rimanere qui seduta con le vocine che si impossessano del mio cervello.
''Grazie mille Lucy, ciò che hai detto mi è stato veramente d'aiuto. Ora devo scappare'' le stampo un bacio sulla guancia e chiudo la porta d'ingresso dietro di me, lasciandola di stucco e senza capire a cosa mi riferissi.
Se in tutto questo tempo ho capito una cosa, di sicuro è che non posso vivere continuamente in penombra. Chiudersi in sé stessi escludendo gli altri non è la soluzione al mio dolore, e mi dispiace di esserne stata convinta fino ad ora. E' inutile mascherare e mentire alle persone che voglio bene, ma soprattutto a me stessa. A chi pensavo di prendere in giro? Ne sono uscita distrutta, peggio dell'ultima volta. Non si spiegherebbe sennò perché faccio di continuo incubi, perché mantengo un profilo basso. Ho mantenuto come sfondo una foto di me e Raul che sorridiamo felici alla fotocamera, ed ogni sera scorro i vecchi messaggi salvati e le foto. E' il primo pensiero una volta sveglia e prima di andare a dormire, sebbene non mi porti altro che angoscia. Quando non sono in presenza di qualcuno la maggior parte del tempo lo passo a controllare in modo ossessivo la nostra chat, sperando che mi scriva per chiarire tutto. Per dirmi che era solo un fottuto malinteso. Non l'ha mai fatto. E io ho cercato di convincermi che fosse meglio così, che non mi importasse di ciò che avrebbe potuto dirmi. Ma è impossibile per quanto mi ci impegni. E' come cercare di non farsi restare in mente una canzone. Una canzone che ti piace, anche se non ti va di ammetterlo. Una canzone che, più o meno, forse, ti va di risentire.
Se proprio devo essere sincera ultimamente ho una fissazione: proteggerlo. Fin da quando eravamo semplici amici ho tenuto Raul sotto la mia ala, come se fosse mio figlio. Si è sempre dimostrato disponibile nei miei confronti, specialmente quando ero a pezzi. Mi confortava in ogni modo e faceva il possibile per tenermi alla larga dagli eventuali pericoli. Ha sempre pensato che fosse più lui a prendersi cura della sottoscritta, in realtà lo abbiamo fatto entrambi nel medesimo modo. Ero gelosa quando mi parlava ogni sera di una ragazza diversa, mi interrogavo continuamente sul perché lo facesse. Cosa lo spingeva dal passare da una ragazza all'altra? Non era un puttaniere, ha sempre avuto un cuore nobile, perciò che questa supposizione era da escludere. La situazione mi puzzava, poi ho capito da quando per la prima volta ha fatto il nome di Alexa. A lui non è mai piaciuto parlare di lei, il solo pensiero di quella ragazza lo faceva sentire insicuro, inadatto. Ho cercato di rasserenarlo sulla questione, finquando non mi ha rivelato il comportamento di questa ragazza. Si sono conosciuti più di due anni e mezzo fa in un villaggio turistico. Quei giorni trascorsi insieme per lei non sono stati nulla, ma Raul non ha potuto fare a meno di pensarci giorno dopo giorno, una volta finita la vacanza. Gli era impossibile vederla ma lui avrebbe fatto di tutto per Alexa. Era ufficiale, si era innamorato e anche profondamente. Peccato che Alexa non ha mai accettato nessuno dei suoi sforzi, lo ignorava mentre lui bruciava tra le fiamme del suo amore impetuoso. Sono ancora sicura che per lei non è stato altro che un semplice passatempo. E' per questo che ancora oggi non mi capacito di come lui possa essere tornato da lei dopo averlo calpestato così innumerevoli volte. Non voglio che lui soffra e che dia tutto sé stesso per una che non lo merita, ha un cuore troppo buono e fragile per domare il caratteraccio di Alexa. Cos'ha fatto lei per meritarsi pienamente la sua devozione? Cosa ne sa lei di come si è ridotto in tutti questi anni, prendendo droga e girovagando fino a tarda notte. Come può sapere che stava perdendo il senno e si sentiva ogni giorno più inutile, se lei era accecata dal suo egoismo. Sono io quella che ha dovuto sentire i suoi sfoghi, supportarlo quando litigava continuamente con i suoi genitori, e quando singhiozzava sul mio petto.
Per quando i miei pensieri prendono questa piega, sono arrivata davanti alla porta di mio cugino Greg.
''Ho comprato varie schifezze da mangiare insieme!'' esordisco appena mi apre. Gli sventolo in faccia la busta enorme per fargliela vedere. Il suo sorriso è contagioso e già sento altre lacrime annidarsi dietro i miei occhi. Mi invita ad entrare e subito intercetto anche la figura di Rose, perciò corro verso di lei per abbracciarla. Sono un po' perplessa nel vederla a casa di Greg, non pensavo che si frequentassero. Per il momento decido di accantonare questo pensiero, in seguito mi farò dare dei chiarimenti.
''Io...mi dispiace un sacco per tutto, sono desolata. E' accaduto tutto senza preavviso, come un fulmine al ciel sereno, quindi la mia reazione è stata una delle peggiori. Mi sono sentita molto smarrita in questi giorni, non sapevo quale decisione fosse giusta e quale sbagliata. Continuamente mi chiedevo come avrei tenuto lontana la tristezza. Pensavo di potercela fare da sola, invece mi sono accorta che ho bisogno di voi e della vostra amicizia che mi illumina giorno dopo giorno'' non mi fanno dire altro perché entrambi mi avvolgono in un abbraccio di gruppo, in cui mi sento finalmente a casa. Mi son tolta un peso recuperando i rapporti con loro due. Quando ci stacchiamo vedo entrambi commossi. Il resto del tempo lo passiamo a bere cioccolata calda, scherzare e raccontarci tutte le cose di cui non abbiamo discusso in questo periodo di transito.
''Tra poco, ovvero proprio a Natale ci sarà una festa apposita in una discoteca nel centro di Londra. Noi ci andiamo e ho invitato anche Melanie, Elisa e Lucy. Tu ci vieni?'' mi comunica Rose. Per quanto odi le discoteche e questi tipi di ambienti, ci andrò lo stesso solo ed unicamente per loro.
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