CAPITOLO 11

AMBER'S POV.

Mi formicolano le mani e le gambe al pensiero che tra qualche ora sarò sul palco più grande di tutta Londra. Sto rimuginando su come sia passato in fretta il tempo, quasi come una folata in pieno inverno. Queste settimane sono state migliori rispetto all'ultimo periodo. Mi sto rimettendo in sesto per quanto riguarda l'alimentazione poiché mi ero stufata di vedere sempre la solita ragazza minuta nel riflesso. Il mio fisico è sempre stato un problema, perché nonostante io abbia un appetito normale a quello di chiunque altro, il metabolismo veloce non mi permette di mettere su peso. Volendo fare un ulteriore cambiamento al mio corpo, ho deciso di impegnarmi a mangiare pasti che contengono tante proteine, e di allenarmi a casa. Anche se effettivamente è passato poco tempo, qualche miglioramento già è visibile: il viso non è più scavato, infatti è diventato rotondetto accentuando le mie guance paffute. Le forme che erano già presenti, seppur in minima parte, ora sono maggiormente visibili. I fianchi si sono allargati e gli squat mi hanno permesso di sfoggiare due belle chiappette sode.

''Su su, dobbiamo correre a truccarci, ci manca poco all'inizio. Non sto più nella pelle!'' Lucy spunta alle mie spalle. La situazione tra di noi è rimasta in sospeso da quando c'è stato quel bacio in palestra, di fatti nessuna delle due ne ha più fatto parola. Abbiamo continuato a scherzare come se non fosse accaduto nulla, con la differenza che di tanto in tanto ci scambiamo sguardi più profondi, che celano parole spinte.

Mi trascina per un braccio giù per le scale che portano al nostro camerino. La mia amica ha insistito tanto per averlo in comune -da sole-, e anche per truccarmi con tutti i cosmetici che si è portata con sé. Dal modo in cui lei si trucca presumo che ci sa fare anche con le altre, quindi, con una scrollata di spalle le do il consenso. Mi posso fidare.

E invece mi sbagliavo alla grande. È molto violenta nell'applicarmi il fondotinta e l'illuminante. Spalma tutto sulla mia faccia come se in mano avesse un pennello per la pittura e davanti a sé un quadro da scarabocchiare.

''No, aspetta un secondo. È la terra quella, vero? Non osare applicarmi quello schifo sulla faccia. Te ne pentirai Lucy'' la minaccio mentre mi dimeno come un'anguilla da sotto la sua presa ferrea. Poi mi blocca contro lo schienale della sedia e con due dita mi tiene fermo il mento.

''Sono io l'esperta, quindi taci. Vedrai che sarai bellissima'' alzo gli occhi al cielo mostrando il mio scetticismo. Per poco non mi cieca l'occhio con i suoi movimenti repentini.

Per un secondo però smetto di respirare e mi sento sopraffatta, è il momento del rossetto e, mentre dipinge le mie labbra fini, si avvicina tanto, troppo, più del dovuto. Siamo naso e naso, occhi e occhi, fronte e fronte, il suo respiro caldo che picchia sulle mie guance non solo rosse per il fard ma anche dall'imbarazzo. Vedo riflettersi la luce nei suoi occhi che li rende di un castano più intenso, la peluria sottile sulle sue guance morbide e paffute, il modo in cui inarca il labbro inferiore dalla concentrazione. Il suo respiro si fa sempre più pesante dovuto dall'instabilità del suo organismo. Il suo profumo alla vaniglia si impossessa dei miei vestiti e adesso odoro di lei. Penso al sapore che aveva la sua bocca l'ultima volta, sarebbe facile premere le mie labbra sulle sue e capire se sono sul serio attratta da Lucy o se mi piace solo perché non è un ragazzo.

Mi ritrovo a sperare infinitamente che anche i suoi pensieri abbiano la stessa direzioni dei miei; così che possa fare lei il primo passo stavolta, anziché riprovarci io. Quando però si allontana definitivamente e mi dice di dare un'occhiata allo specchio non riesco a nascondere la mia espressione sbigottita.

Mi alzo scuotendo il capo come per scacciare via le mie speranze miseramente infrante. Eseguo il suo ordine e proprio come previsto l'accostamento dei tanti colori sul mio viso rende tutto molto confuso e brutto alla vista. Mentre sto per alzare un dito accusatorio nella sua direzione, la nostra professoressa ci avvisa che tra una mezz'ora precisa inizierà lo spettacolo. Una volta lasciate di nuovo da sole, Lucy compie un gesto inaspettato: gira verso destra la maniglia della porta, facendola scattare, in modo da non far entrare nessuno.

''Hai chiuso la porta in modo che io possa ucciderti e nascondere il tuo cadavere senza che nessuno se ne accorga?'' grugnisco guardandola in cagnesco. Mi avvicino ancora di più allo specchio e per poco non scoppio a piangere dalla disperazione e dal nervosismo. Inizio a cercare frettolosamente le salviette struccanti sotto la marea di trucchi e oggetti vari presenti sulla mensola, sotto allo specchio.

''No, l'ho chiusa perché dobbiamo iniziare a spogliarci se vogliamo fare questa sfilata, o preferisci essere guardata da chiunque?'' raccoglie da terra il suo pennello che ho lanciato per aria dall'agitazione ''Oltre me ovviamente'' aggiunge con voce calda e bassa. Rivolgo di nuovo lo sguardo al mio riflesso, ignorando le parole appena pronunciate, e mi occupo di ripulire le chiazze marroni presenti sul mio viso. Purtroppo non riesco a rimanere indifferente ancora per molto, perché mentre sto aggiustando il colore delle mie sopracciglia, la vedo avvicinarsi dietro la mia figura, attraverso lo specchio. La velocità del ritmo del mio cuore inizia ad aumentare e lei appoggia una mano sulla mia spalla.

''Sei incredibile, minuti prima riesci a mangiarmi con gli occhi desiderandomi con ardore, e quelli dopo riesci ad urlarmi contro'' si abbassa all'altezza del mio orecchio per poi intrappolare il mio lobo tra i suoi denti. A quanto pare le piace parlare all'orecchio alle persone! Le sue parole mi fanno venire la pelle d'oca, diffondendo brividi sul mio corpo come cerchi che si allargano nell'acqua dopo che è caduto un sasso a infrangere la superficie immobile e cristallina.

''Io credo che dovresti parlare di meno e muoverti di più'' cerco di persuaderla ad abbandonare la situazione appena creata. Sento dei fruscii alle mie spalle, ma non ci faccio troppo caso, finché la sua voce non rimbomba nel piccolo stanzino.

''Infatti mi sto spogliando'' il suo tono è allettante. Con la coda dell'occhio mi prendo un secondo per accertarmi che abbia detto la verità. Fortunatamente o sfortunatamente è già priva della maglietta, e, per non darle la soddisfazione dei miei occhi che vagano lungo il suo petto minuto e la sua pancia piatta, dipingo in volto l'espressione più indifferente che mi riesce. Ritorno a ritoccarmi il viso anche se è difficile con i suoi occhi che mi guardano insistentemente attraverso la lastra di vetro, come per indugiarmi ad ammirarla. Nemmeno quando si abbassa sensualmente il pantalone, si degna di cambiare la sua visuale; me ne accorgo da come sento il mio corpo bruciare e venire trapassato dalle sue occhiate passionali.

Adesso che il mio viso è perlomeno decente, tocca a me spogliarmi. A differenza sua ci metto meno di un secondo a sbarazzarmi dei miei indumenti, senza mai indugiare sulla sua silhouette magra. Ci credo che fa la fotomodella!

Purtroppo sono costretta a richiedere la sua attenzione, perché ho bisogno d'aiuto con la gonna. La gonna che ho creato è nera in tessuto rigido, formata da due pannelli che si sovrappongono. Quella di Lucy è della stessa tinta e dello stesso tessuto, è per questo che sfileremo contemporaneamente sul palco, sebbene il suo modello sia completamente differente: è corta davanti e lunga dietro.

Mi schiarisco la voce "Emh...mica puoi darmi una mano con la zip?" La rispettiva cerniera è posta dietro perciò non ci arrivo da sola. Lucy non se lo lascia ripetere due volte, sembra che stesse aspettando solo questo. Quando mi giro su me stessa, per darle le spalle, mi ricordo di essere ancora in reggiseno. Trasalisco quando sento due delle sue dita affusolate, sul fondo della mia spina dorsale, dove si trova la cerniera. Non mi ero accorta che si fosse avvicinata così rapidamente. Alza la zip molto lentamente, per prolungare il mio supplizio, e nel frattempo sento il suo fiato caldo contro le spalle e la nuca. Quando ha compiuto il suo lavoro sono sicura che posa gli occhi sulle mie natiche fasciate alla perfezione dalla gonna, e poggia tutte e due le mani sui miei fianchi. Il suo tocco è vellutato, persino più morbido di quello di Raul. Sono come un pezzo di tronco poiché è così strano essere toccata da qualcuno che non sia Raul, per di piú una ragazza conosciuta da pochi mesi. Tracciando il mio profilo, arriva davanti e si sofferma sotto i miei seni. È come essere sfiorata da una piuma, sono delle leggere carezze a malapena percepibili. Dove Raul aveva un tratto più rude, tale da marchiarti la pelle, per farti sentire la potenza del proprio desiderio attraverso il calore nei suoi palmi... Lucy è delicata, elegante e leggiadra.

Magari usasse la stessa leggerezza e precisione quando deve truccarmi!

La testa è annebbiata, non riesco a pensare lucidamente. Quando finalmente il criceto nella mia testa riprende a correre facendo girare la sua ruota, mi volto per evitare che si infiltri sotto il mio reggiseno in pizzo bianco. Nel momento in cui ci troviamo bocca a bocca però, mi rendo conto che ho solo peggiorato la situazione. Non esita un secondo ad avventarsi sulle mie labbra, quasi come se volesse intrappolare il mio respiro e tenerlo per sé. Presa dalla situazione porto le mie mani dietro la sua schiena ancora nuda e la scopro essere molto liscia. Siamo avvinghiate l'una all'altra e i nostri seni si muovono all'unisono. Lentamente mi fa indietreggiare, finché non tocco con i talloni una superficie solida, su cui mi adagio con tutta la schiena. Sono contro la porta in legno e lei appoggia un suo braccio al lato della mia testa come per imprigionarmi tra essa ed il suo corpo fremente dalla bramosia. L'eccitazione è nell'aria, in ogni suo respiro.

"Adesso però dobbiamo muoverci, è tardi!" Spezza con nonchalance l'atmosfera a dir poco infuocata, con una semplice frase, gelida come il mio sangue nelle vene. Strizza un occhio per beffarsi della mia bocca spalancata, esterrefatta, e provvede a mettersi i tacchi.

* * *

Se non fosse che da un secondo all'altro avrà inizio la sfilata, mi ritroverei a pensare a quanto possa essere stronza e sicura di sé Lucy. Vuole farsi desiderare, assume sempre diversi comportamenti per stupirmi. E' incomprensibile, come un libro con delle pagine mancanti. Ogni volta che mi sembra che ci stiamo avvicinando, facendo un passo avanti, ne facciamo tre indietro.

''Come sono?'' le chiedo scacciando i suoi capelli color ocra dalla mia vista. Alla fine ha deciso sul serio di tingerseli. Il risultato finale non è male, ma continuo ad essere del pensiero che stesse meglio prima.

''Stai una favola, sei sexy. Ci sarà anche il tuo ex lì fuori?'' mi chiede nel frattempo che risaliamo per metterci in postazione. Per poco la sua domanda non mi fa capitolare dalle scale. La gola mi si serra come se un cappio la stesse stringendo nella sua morsa. D'improvviso mi ritrovo a pensare a quanto sarebbe bello vedere Raul seduto tra il pubblico, solo per me. Ma so che non accadrà mai. Sono troppo sognatrice e romanticona.

''Capito, me ne parlerai un'altra volta''

A destarmi dai miei pensieri sono le tende che si aprono, la musica che parte e le luci che vengono proiettate al centro del palco, dove iniziano a sfilare le nostre coetanee. Il turno mio e di Lucy è imminente, ci manca davvero poco e credo di non potercela fare. L'istinto di scappare e abbandonare tutto è forte. Penso di star avendo uno dei tanti attacchi di panico che comporta voce instabile, sudorazione eccessiva, corpo tremolante, batticuore. Là dove non posso ancora vedere ci sono tutti i miei parenti -ad eccezione di mio padre-, le mie compagne di classe, e mio cugino. Sono rimasta molto contenta quando mia madre mi ha avvisata del fatto che ci sarebbe stato anche Greg, perché da quando le cose si sono iniziate a complicare, avendo tagliato i ponti con chiunque, mi sono permessa di escludere anche mio cugino. Dal suo canto lui non l'ha presa bene e, malgrado sia passato un mese, non ho ancora avuto modo di rivolgergli la parola. E' per questo che sono sorpresa dal suo gesto carino.

Le poche persone che hanno preso posto, sono le uniche che mi vogliono realmente bene e lo hanno dimostrato l'ennesima volta venendo qui, solo per vedere la sottoscritta. Mi sento molto in colpa per le loro dimostrazioni, perché ultimamente non mi sono comportata bene con nessuno, d'altronde non sono mai stata brava ad esprimere i miei sentimenti. Prima o poi dovrò affrontare tutti e chiedere il loro perdono. Sicuramente si aspettano che io entri in scena per mostrare la me audace, quella forte, quella che è arrivata fino ad oggi senza farsi abbattere da niente e da nessuno. Eppure non sono tanto convinta di essere forte come gli altri credono, poiché se sul serio lo fossi non mi sentirei così inutile e debole per la mancanza di una persona. Malgrado questo, loro sono sotto al palco per farmi il tifo e io non posso permettermi di deluderli. Per questo motivo cerco gli occhi di Lucy, anche se stiamo in due parti differenti del palco. Nonostante la distanza, trova il mio sguardo supplichevole e con un semplice sorriso e un cenno del capo, riesce a darmi tutta la sicurezza e la forza che mi serve per partire. Infatti quando ondeggio sui miei tacchi con una grinta innata, uscendo allo scoperto, non posso far a meno che ringraziarla mentalmente per essere così una buona amica.

Ricordo passo dopo passo tutte le cose che ci hanno insegnato: mento alto, sorriso largo, spalle rilassate, mano sul fianco e i piedi uno davanti all'altro. Le chiome una bionda e l'altra scura mia e di Lucy si intrecciano e arriviamo insieme alla fine del palco, dove ci sono pochissimi centimetri che ci separano dagli spettatori. Ed è questo il momento più culminante, il momento in cui alzare lo sguardo e guardare in faccia la massa di persone che fischiano, applaudono e urlano euforici. Diventare consapevoli che tutti quei minuscoli occhi sono puntati su di te, sul tuo corpo, e non avere l'impulso di scappare a gambe levate. Stare lì, ferma, resistendo al pensiero che per una volta nella vita sei tu al centro dell'attenzione.

L'istante tragico e imbarazzante fortunatamente finisce appena esco fuori di scena e posso godermi tranquillamente il resto dello spettacolo. Ben presto, dopo le spose, facciamo il finale battendo a tempo le mani ed inchinandoci in sincrono.

L'attimo più impagabile però rimane quello in cui posso sfilarmi i tacchi, indossare i miei abiti quotidiani e raggiungere gli altri che aspettano fuori al teatro entusiasti e sorridenti. Appena intercetto i loro volti, mi concentro unicamente sulla figura di mio cugino Greg, e, senza dargli spiegazioni, lo abbraccio. Spero che questo abbraccio partorito dal profondo della mia spontaneità possa essere l'inizio di una riconciliazione. Dopotutto con le parole non potrei fare un lavoro migliore di questo. Quando ci stacchiamo sorridiamo dalla commozione e si congratula per la mia bravura. Come previsto non c'è nessun Raul che mi aspetta fuori, ma finché c'è Lucy al mio fianco riesco a rimanere tranquilla. Lei appoggia un braccio sulle mie spalle.

''Mamma di Amber, vi volevo chiedere, mica sua figlia può rimanere a casa mia a dormire solo per questa notte? Sa, dobbiamo festeggiare questa grande esperienza'' rimango interdetta perché è unicamente una sua iniziativa, dal momento che non ne ha proprio fatto parola con me. Quasi ridacchio al pensiero di quanto sia imprevedibile questa ragazza. Comunque sia nessuno riuscirebbe a dirle di no con quel suo sorriso lucente, proprio per questo ottengo il suo consenso. Una volta abbracciata mamma dalla gratitudine, ce ne andiamo. Tuttavia, prima di voltare loro le spalle, rivolgo un ultimo sguardo a Greg per comunicargli telepaticamente che appena me la sentirò, avrà le sue meritate spiegazioni.

SPAZIO AUTRICE:

Alloraaa, è da ''tanto'' che non pubblico, rispetto alla frequenza con cui pubblicavo prima. Vi volevo appunto avvisare di questo: prima pubblicavo due volte a settimana, ma con l'inizio della scuola e i vari impegni pubblicherò solo una volta a settimana. Fatemi sapere se va bene lo stesso. In ogni caso voi rimanete comunque aggiornate perché potrei sbattere con la testa a terra e decidere di voler pubblicare anche tre volte di seguito. Non si sa mai!

Per farmi perdonare questo capitolo è abbastanza lungo. Voi preferite i capitoli lunghi come questo o quelli più corti?

Detto questo, buon rientro scuola! Alla prossima.

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