She knows

15 maggio 1996.

Quel 15 maggio, ero finalmente riuscita ad alzarmi da letto dopo due giorni di febbre e volevo vedere Edward. Con la vestaglia obrobriosa color prugna e scaza, pur essendo tutta dolorante, uscì dalla mia stanza di quell'ospedale. Legai i capelli ormai quasi lunghi fino alle spalle e mi avvicinai al vetro.
C'erano tanti bambini, uno più bello dell'altro, alcuni piangevano poi c'era lui, il più bello di tutti con quegli occhi cerulei.
-ciao Edward- feci dal vetro. Era piccolino e mi guardava. -ciao amore-
Andai dietro, verso la porta di quella nursery ed entrai. Lì un infermiera mi sorrise.
-cerchi il tuo?- annuisco.
-si chiama Edward- dico semplicemente. Lei consulta un elenco. Poi mi guarda.
-tesoro, non ci sono "Edward" prova a dirmi il cognome- mi si gelò il sangue.
-Joans- dichiarai.
Lei annuisce e torna a guardare. -sisi, il piccolo... C'è scritto che va in addizione, tesoro- scuoto il capo.
-no-no, mio figlio non va in addizione e poi questo chi l'avrebbe detto? Io sono sua madre!- stavo praticamente urlando, fuori di me, completamente nel panico.
Lei mi prende per le spalle. -tranquilla tesoro, come hai detto bene, sei tu sua madre- mi dice e annuisco. Guarda la lista. -Emma, giusto?- annuisco. -firma qua- e lo faccio, lei scrive due cose sul fascicolo e mi passa una cartellina.
-è tuo figlio, Emma- annuisco ancora.
-siediti che lo prendo- annuisco e nella saletta che è a fianco, mi siedo su una delle sedie rosa imbottire.
Comincio a compilare il modulo.
~nome: Emma Elisabeth
cognome: Joans
Data di nascita: 13 settembre
Poi i moduli per Edward:
~nome: Edward Gideon
Cognome: Joans
Data di nascita: 13 maggio
Peso: 2,10 kg
Lunghezza: 50 cm
Dopo averlo scritto mi sentii meglio e l'infermiera arrivò con il mio Pulcino tra le braccia. Prese la cartellina e ci diede un'occhiata veloce.
-ciao Edward, questa è la tua mamma- disse lei a lui e senza troppe cerimonie me lo mise tra le braccia. Era così bello, piccolo e perfetto. -ciao amore, sono la tua mamma. Ciao piccolo Edward, ciao-
La ragazza mi spiegò velocemente come allattarlo e come cambiarlo. Con lei a guardarmi non fu difficile, ma non so se da sola ne sarei stata capace. Era bello sentire il suo peso, il suo respirare e il suo corpicino. Non avevo mai visto un bambino così piccolo e quello era il mio. Per quanto fosse brutto dirlo, era la mia gioia, il regalo più bello che la vita mi aveva fatto. Rimasi un pò lì a cullarlo e a guardarlo. Aveva un profumo buonissimo e non riuscivo a smettere di sorridere.
-sei Edward?- gli chiedo sarcastica. -sì sei Edward!- faccio entusiasta. -e chi sono io?- chiedo sempre sarcastica. -sono la tua mamma...- e a dirlo mi trema la voce. -non sono tua sorella, non sono tua zia, sono la mamma, e per quel che posso, ti prometto che ti renderò felice amore mio- dissi baciandolo su quella piccola testolina. Poi ricordai che indossava solo il pannolino e pansai fosse opportuno vestirlo, perciò mi avviai per tornare indietro.
Tornai con il piccolo tra le braccia in camera e lì, mi crollò il mondo addosso. Mia madre mi guardava come se fossi la cosa più schifosa che avesse mai visto, come se solo il fatto che portassi un bambino tra le braccia mi avesse resa una specie di merda.
Ero sicura non l'avrei mai scordato quello sguardo come nemmeno ciò che mi disse poi:
-che cosa hai fatto, sgualdrinella? Avevo dato via questo bastardo e te lo sei andata a riprendere?!- era incavolata nera e la prima cosa che mi venne fu mettermi a piangere.
-mi-mi dispiace mamma, io non posso darlo via, lui è mio, è mio figlio!- dissi in lacrime.  -so cosa pensi di me ma sarò una buona madre, ce la farò e non lo abbandonerò per niente al mondo, te lo giuro- tornai a guardare quel bambino con gli occhi di Dorian, entrambi erano bellissimi, ma speravo che il figlio sarebbe stato diverso dal padre.
Lo pretendevo e avrei impedito che facesse la stessa cosa. Proprio perché ero sua madre.
-tua scelta, tua responsabilità. Tuo bambino, tuo il carico. Nessuno ti darà una mano, Emma! Ti ho chiarito la situazione?!- mi chiese prendendomi per i capelli e annuì, senza lamentarmi. Quando mi mollò, quasi non caddi ed Edward iniziò a piangere.
-ti porterò qualcosa per lui nel pomeriggio, dormirà nella tua stanza e tua la scuola non pensare di saltarla!  Tra due settimane riprendi e te lo porti a dietro. Tuo il figlio, tue le cure!-
Mentre usciva, urlai: -io non voglio il tuo aiuto! Non mi servi!- poi ancora.
-sei una nonna orribile! Non mi hai nemmeno chiesto il suo nome!- continuai a piangere, stringendolo a me e pian piano.
-no Edward, no tranquillo, ci penso io a te... stai tranquillo ti prego...- ma lui piangeva, piangeva forte e io con lui. -ce la faremo, ce la farò- ripetei con calma. Calmandomi piano ma con le lacrime che non smettevano di uscirmi dai dotti lacrimali.
Lui stesso si calmò piano e forse troppo spossati, ci calmammo entrambi. Lo vestì con un body bianco e sempre stingendomelo al petto, decisi di cambiarmi. Lo lasciai nella culla dell'ospedale e avvicinandola. Mi infilai nel bagno con lui a dietro e cercai la forza di fare una doccia. Mi lavai con forza con i prodotti che avevo con me, cercando di farmi più male di quanto me ne stesse facendo mia madre in quel momento. Ma poi, guardando la pelle arrossata mi resi conto che non aveva senso, se voleva essere cattiva io non potevo farci niente e non di certo dovevo fare del male a me stessa per il suo caratteraccio. Ripresi la calma, uscì dalla doccia, mi asciugai con calma e indossai l'intimo, una maglietta di Daniel e un pantaloncino del pigiama. Poi stringendolo di nuovo a me, portai fuori la culla e la rimisi al suo posto poi tirai fuori dallo zaino, uno dei libri che in genere leggevo alla mia pancia, che però ora aveva un viso e un peso.
Piegai a 45° verso l'alto la testata del letto e me lo posai sul petto, ed Edward sulla pancia. Era il "Signore degli anelli" di J.R.R Tolkien. Ero al capitolo 8 delle due torri. Mi schiarí la voce: -fu così che alla luce di un bel mattino Re Théoden e Gandalf il Bianco Cavaliere si incontrarono di nuovo sull'erba accanto al Fiume Fossato. Ivi era anche Aragorn figlio di Arathorn, insieme con Legolas l'Elfo, ed Erkenbrand dell'Ovestfalda ed i signori del Palazzo d'Oro. Tutto intorno erano radunati i Rohirrim, Cavalieri del Mark: ...- continuai a leggere con Edward che mi guardava, un pò sul punto di addormentarsi e un pò solo perché l'avevo messo in modo che potesse farlo. Cominciai ad avere sete, perciò appoggiai il libro e presi il succo che avevo sul comò.
Lui fece un brontolio e gli sorrisi. Passai un dito vicino le orecchie, sul visino e sulla testolina. Era così bello, perfetto. -ce la faremo piccolino, te lo prometto- li baciai sul visetto e lo cullai.

Nel pomeriggio inoltrato mia madre tornò a trovarmi, aveva dei vecchi vestiti di Daniel e anche vecchie cosine mie e di Fiamma.
-tieni- disse -se ti serve dell'altro fammelo sapere, ti abbiamo comprato il cellulare per qualcosa- fece e la richiamai.
-mamma- lei si voltò. -guardalo- dissi secca. -mamma guardalo- ripeto. -lui è tuo nipote, non è un cane o un topo, è un bambino, il mio bambino che porta il tuo cognome- continuo. -guardalo, è perfetto-
Lei si avvicina, si siede e lo guarda come le ho detto. -Emma, cosa mi hai combinato?- fà sarcastica. -sei troppo giovane, non sei in grado di occupartene- dice. -come si chiama?- mi chiede, forse cercando di deporre l'ascia di guerra.
-Edward- dico. -Edward Gideon Joans-
Lei fa un piccolo sorriso, poi lo prende in braccio e lo trastulla.
-mi rimangio quel che ho detto, non te lo devi portare a scuola, te lo terrò finché non torni. Ma ripeto, figlio tuo, responsabilità tua-
Annuisco. -grazie, per me va bene-
Lei fa un altro sorriso. -è un peccato, Emma, se avessi aspettato sarebbe stato tutto più facile. Emma, Emma, in che guai ti sei messa tesoro-
Abbasso lo sguardo. So che ha ragione, ma lui è mio, avrei lottato per lui, avrei fatto del mio meglio.

17 maggio 1996, Edward ha 4 giorni di vita.

Ci avevano dimesso, da un oretta, avevo radunato le nostre cose, e avvertito mia madre che sarei venuta a casa da me. Sulle mie gambe e col mio bambino.
Mi cambiai, infilai dei vecchi jeans, una maglia a maniche lunghe grigia con sopra una a maniche corte, rosa. Pettinai i capelli con forza e li strinsi in un elastico. Dopo aver messo le scarpe, presi su Edward e le due valige. Mio bambino, mie le responsabilità. Uscì traballante, il parto si faceva sentire e così i punti. Eravamo entrati il 12 e uscivamo 5 giorni dopo, assurdo.
Salutai le infermiere e mi feci coraggio. Dovevo affrontare il mondo. Me lo strinsi al petto e cercai di darmi forza. Lo avevo stretto in un vecchio porta bebè, senza sapere se avrebbe tenuto veramente, ma poi, quando fossi arrivata a casa avrei tirato fuori quello nuovo che avevo comprato. Gli avrei riempito la borsa per i cambi e preparato i pannolini all'uso.
Era già tutto pronto. Avevo pure chiamato le ragazze del corso preparto per dir loro che era arrivato. Ero felice, stanca, ma felice.
E cercai di concentrarmi su quello mentre, aspettavo alla fermata del tram.
Era l'orario più sbagliato: erano appena terminate le lezioni e quei ragazzi che non prendevano l'autobus giallo, prendevano il tram.
Strinsi Edward, appena il tram arrivò e mi feci forza nel tirar su tutto. E come tenevo c'erano un mondo di ragazzi, quelli che non avevano né la moto né l'auto, sopra sul tram. Mi feci largo, quasi spingendo. Tutti o quasi mi guardavano, alcuni li conoscevo, altri li avevo solo visti.
Mi stava venendo da piangere. E giusto, giusto in quel momento Edward, iniziò a richiamarmi, frignando. -buono piccolo, non succede nulla- dissi piano e tirai fuori dalle tasche il piccolo giochino che avevo portato e lo mossi non troppo vicino a quegli occhi chiari. Lui lo guardava incantato, innamorato di quel coniglietto. Mi fece sorridere vederlo così, così curioso, per lui tutto era nuovo, tutto era colorato e meraviglioso da scoprire. L'avevo letto spesso e in quel momento, quello in cui lo vivevo era bello sapere, che lo viveva con me.
-Joans, il bastardo te l'ha già fatta addosso?- mi chiede una voce da dietro, e girandomi, vidi, Sally Dean, una mia coetanea, una cheerleader.
-no Dean, il bambino non vede l'ora di sputarti in un occhio- dico senza nemmeno guardarla. -vero Edward che le vogliamo sputare a quella stronza impicciona... Vero amore?- chiedo sarcastica, cambiando il tono di voce da una parte all'altra della frase.     -vero che sei il cavaliere dalla brillante armatura che si racconta nei libri? Certo mi hai già salvata, ma probabilmente lo rifarai, proprio perché sei tu. E tu sei con me- gli dissi piano. -e noi due, Edward siamo invincibili e indivisibili. Ci prenderemo cura l'uno dell'altro e non avremo paura mai- gli promisi.
Lui era tutto e con quel coraggio in corpo, affrontai a testa alta Sally Dean che mi venne davanti.
-ehi puttanella, sappiamo tutti la storia, tu e il tuo bastardo non piacete alla città- dice, lei è qualche centimetro meno di me e la sua testa mi arriva al naso.
Prima di 5 giorni prima mi avrebbe fatto paura, ma ora, avevo imparato a non avere paura di nulla.
-il bambino ha un nome... E voi non piacete a noi- dichiaro. -quindi, smettila di romperci i coglioni e va a fanculo- feci digrignando i denti. Lei si allontanò disgustata e io fui conscia di essermi messa nei guai.

Salveee, vi piace questo squarcio dell'inizio della vita di Edward ed Emma??
Vi dico già da ora che di capitoli come questi ce ne saranno pochi, ma, ho pensato di scrivere un prequel, che si chiamerà: "13 years - Emma's Diary" e un sequel a questo, che si chiamerà: "13 years - senior love" poi "13 years - return", "13 years - after story" e per finire "13 years - my song". Nell'ordine che vi ho appena citato. Spero sia una buona idea, ditemi nei commenti cosa ne pensate.

Ora l'angolo foto:

EMMA

EDWARD

Awww che dolci!! ❤❤

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