Geographic
A pranzo, subito dopo storia, vado nella mensa ma rimango per un momento fermo a osservare, ci sono gruppi e gruppetti attorno a tavoli rotondi. Riconosco qualche viso come Elena, vicino ad un gruppo di fattoni con lo stereo. C'è Max Lincoln in un gruppo con più libri che cibo.
Ci sono le cheerleader tra cui Tess, i giocatori di football americano e al centro un tavolo in cui riconosco Alex.
Non avendo né il coraggio, né le idee chiare, lasciai perdere ed esco.
Nel cortile ci sono altri studenti, li ignoro totalmente e continuo dritto fino a riuscir a rientrare. Vado verso l'aula di lingua e noto che all'interno c'è una ragazza, minutina e biondina.
-posso?- chiedo entrando, lei mi guarda e annuisce. Mi fa segno di avvicinarmi e mi siedo nel banco a fianco al suo.
-Edward Joans- mi presento.
-Alice Martinez- dice. -sei quello nuovo?- mi chiede e annuisco. -non hai ancora trovato un gruppo?- mi chiede e alzo le spalle.
-non voglio un gruppo... E poi anche tu non sembri essere con qualcuno-
Lei annuisce e sorride guardando il panino.
-io non piaccio- dice.
-e io rispondo male, e quindi?- lei ridacchia e alza le spalle. -ti va se sto qui?- le chiedo e annuisce. Tiro fuori il sushi con le bacchette e lo mangio con calma.
-sei di...?- mi chiede
-Montgomery, Alabama- dico. -e tu? Sempre stata qui?- lei annuisce.
-i miei abitano qui da quando si sono sposati- mi dice. -hai fratelli o sorelle?-
-no, siamo solo io e mia madre, e tu?- le chiedo.
-ho 6 fratelli, 2 maggiori e gli altri più piccoli- poi mi guarda. -non deve essere facile stare da soli tutto il giorno-
Stringo le spalle. -non sono solo, ho la Tv e ho mia mamma che quando torna dal lavoro è molto presente... ma anche per te non deve essere facile, insomma 6 fratelli sono tanti, ti sentirai soffocata-
Lei alza le spalle. -a volte, ma voglio bene ai miei fratelli-
-come si chiamano? Se posso chiedere-
-il mio fratello maggiore si chiama Tony, poi c'è Alexa, poi io, poi Diana, Todd, Billy e Mark che ha 4 anni- poi mi guarda. -e tua mamma?-
Fatico un secondo a parlare di lei, ma Alice con me è stata molto trasparente. -si chiama Emma... non so nulla di mio padre e la gente comincia chiedere di lui, ed è snervante-
Sorride appena. -la gente vuole sempre sapere, si impiccia e ti giudica, e come a te, a me, a chiunque, ci si odia ma ci si deve sopportare, è la natura del mondo, vince il più forte e chiunque vuole farti fuori...-
La guardo. -perchè ho la sensazione che questo discorso sia più per te che per me?- chiedo piano.
Lei ridacchia. -può essere, ma sai, se solo perchè non hai una borsa firmata diventi un'emarginata, derisa e umiliata, non vedo perchè non fare quel genere di discorso-
-mi dispiace... ma sinceramente avevo sentito anche io questo tipo di modo di pensare, ieri, sull'autobus, e fa schifo-
Annuisce. -concordo in pieno Joans-
Ridacchio -parliamo di qualcosa di più leggero?-
Lei annuisce sorridendo.
Io e Alice chiacchieriamo per tutta la pausa e quando essa finisce ci scambiamo i numeri di telefono. Finalmente qualcuno di normale a Filadelfia.
Dopo il termine delle lezioni, chiamai mia madre: -mamma, mi sono iscritto ai corsi per i crediti- le dico.
-bene amore, quali hai scelto?-
-arte, musica e sono nella squadra di atletica- dico. -oggi ho arte quindi torno a casa verso le 4, per te va bene?-
-sì amore, quando hai finito mi chiami che ti vengo a prendere, tanto passo di lì-
-okay mamma, a dopo- e dopo averla avvisata, cerco l'aula che mi è stata segnalata.
Quando vi entro cerco un posto. Lì vi sono già vari studenti e un professore dai capelli lunghi.
-ciao, tu sei Edward Joans, io sono il professor Dover, l'insegnante di arte e molto contento di averti-
Forte quel tipo. -anche io sono contento-
-bene Edward, il tema di quest'anno è "il primo ricordo"- e analizzo quel che mi ha detto. -chiudi gli occhi- mi ammonisce. -può essere qualsiasi cosa, la prima volta che hai visto qualcosa di bello. La prima volta che hai visto qualcosa di importante o che ti ha cambiato. Qualcosa di importante. Ci sei?- annuisco, so quasi cosa sta intendendo.
Li torno ad aprire. -vai!- fa sarcastico e giro per l'aula alla ricerca di ciò che mi serve. Trovo un bel foglio A2 e torno al tavolo con quello e la matita.
Cerco di visualizzare e mi ritrovo il prof dietro. -no Edward, non pensare, fallo e basta- annuisco. Mi da due pacche sulla schiena e torna a girare e mi butto.
Voglio che capiscano ma non voglio che sia troppo chiaro. Faccio una bozza iniziale su un foglio più piccolo, lo controllo un paio di volte, poi su un foglietto faccio qualche prova colore.
Il prof, ci comunica di iniziare a mettere via e che avremmo continuato la volta dopo, lunedí. A me che ero nuovo, fece fare una cartellina in cartoncino beige, col mio nome, in cui mettere dentro tutte le mie cose. Sistemai la postazione, presi le mie cose e mandai velocemente un messaggio a mia madre, poi il prof mi fece mettere al centro della stanza.
-perché non ci racconti qualcosa di te?-
Annuisco. -mi chiamo Edward, ho 16 anni, fino a 3 giorni fa vivevo in Alabama; suono la chitarra e scrivo musica, l'adoro e adoro ascoltarla in qualsiasi momento, soprattutto quando corro. Mi piace la fotografia, la pittura e la scultura; e vorrei fare il medico- c'è una risatina generale, ma il prof mi sta analizzando.
-hai mai pensato di fare il modello?- mi chiede una ragazza e abbasso lo sguardo.
-no, certo che no, perché dovrei?- chiedo quasi come se fosse ovvio che non sarei in grado neanche di pensarlo, immaginiamoci di farlo.
-sei bello, statuario, non troppo magro, con un bel fisico e bei lineamenti, non saresti male- dice il prof e mi guardo.
Sì non sono mai stato corpulento, ma nemmeno anoressico, ma di certo mettermi in mostra non faceva parte dei miei piani.
Faccio spallucce. -non sono il tipo, signore, tendo di più a nascondermi che a farmi notare-
Lui continua a guardarmi. -tu pensaci, conosco una fotografa che cerca ragazzi più o meno del tuo genere- torno ad abbassare lo sguardo. Ero un genere? Della serie, "cercasi ragazzi tra i 15 e i 17 alti, con il genere della crescita impazzito e l'aria da pazzo", quel genere? O del genere "ragazzo, le cui origini sono misteriose e col padre sconosciuto" o "cercasi ragazzo bianco tra 15 e i 17 anni, caucasico con tratti nordici e riflessi chiari, alto 1.70 e di 65 chili", della serie "razza ariana". Assurdo.
È assurdo, quello non sono io. Se mi prendevano in giro non era divertente, come già non lo è in maniera.
-perché non ti si vede a pranzo?- mi chiede una e risucchio.
-ieri non l'ho fatto, oggi ho preferito rimanere in classe- dichiaro. -prima vorrei ambientarmi-
-ma se non ti butti non ti ambienti- mi rimprovera il professore.
-ma se mi butto con troppa forza, poi l'accettazione è forzata perciò faccio le cose con calma- finisco con serietà.
Dopo l'interrogatorio, ognuno prende il suo zaino e le sue cose e si esce.
Accelero il passo, rincuorato che mia madre sia già lì e salgo in macchina velocemente.
-ciao mamma- dico subito. -com'é andata la giornata?-
-ciao amore- mi saluta a sua volta. -bene e te?-
-meglio di ieri- dichiaro e lei sorride. -ma dobbiamo parlare- sta già guidando mente lo dico e lei si gira guardandomi male.
-di che cosa dobbiamo parlare?- mi chiede.
-di mio padre- e quando l'ho detto, lei che prima sorrideva, divenne impassibile, non tralascia un emozione che una. -è il momento che almeno mi racconti qualcosa di lui. Il suo nome, se sa qualcosa di me, se avrebbe voluto essere mio padre, anche solo se mi voleva- dico cercando di farmi coraggio. -ci sono troppe motivazioni per il quale, almeno un pò vorrei sapere- continuo. -e poi mica lo cercherò, sapere almeno come sono stato concepito, penso sia mio diritto- la vedo prendere un altra strada.
-mi sembra giusto, ma sarà a modo mio- dice e annuisco.
Lei sospira profondamente e appena siamo nei pressi del centro città parcheggia.
-oggi il pomeriggio lo passiamo diversamente- dichiara e scendiamo.
Mia madre è sempre stata molto bella, sia incinta di me che ora, con quei capelli scuri, prima alle spalle, ora le ricadevano sui fianchi dolcemente.
Era sottile e lo sembrava ancora di più ora che portava i tacchi e un vestito nero semplice con la giacca nera un pò più larga che cadeva dritta.
Io non le somigliavo molto, ma ci appartenevamo lo stesso. Lei era forte, aveva sempre dato il 110% per me, lavorava dai 16 anni, aveva studiato anche fino a notte fonda per non lasciarmi solo.
Con nonna aveva litigato per anni, per me, ma alla fine aveva sempre avuto ragione. Io ero solo suo.
Odiavo quelle persone che le chiedevano se ero suo fratello, perché un fratello lo aveva, Daniel e pure una sorella, Fiamma.
Io ero Edward Joans, per la miseria!
Con i miei zii non avevamo un brutto rapporto, Daniel, il maggiore, aveva 2 anni piú di mamma e ogni tanto mi scriveva per chiedermi come stessimo. Zia Fiamma, aveva due anni meno di mamma ed era ancora influenzata da nonna, ma in genere ci scriveva anche lei.
Nonno si chiama, Cesare ed è più buono di nonna. Ho dei cugini, da parte di zio, Anastasia di 3 anni e Marcus di 1. È sposato zio e sua moglie, Sarah, mi guarda sempre come fossi un bastardo e un paio di volte le ho quasi risposto a tono.
Per quanto la mia famiglia mi bastasse, volevo sapere di me, volevo sapere a chi apparteneva l'altra parte di me. Volevo sapere se c'era una famiglia oltre i Joans a cui appartenevo per metà e magari, conoscerne l'aspetto, poter dire "somiglio alla sorella di mio padre" o "ho il carattere di papà". Non dico che volessi essere altro oltre Edward Joans, ma volevo sapere se ero o potevo essere qualcun'altro.
Se mio padre fosse rimasto con mia madre chissà come sarebbe andata la mia vita? Sarebbero divorziati? Separati? Felicemente sposati o semplicemente conviventi? Magari avrei avuto le visite obbligatorie da mio padre come qualsiasi figlio di due genitori non conviventi o sarei stato viziato dai miei nonni invece che disprezzato sotto molti aspetti. E il mio cognome qualche sarebbe stato? Il rapporto con mia madre sarebbe stato diverso? Io sarei stato diverso? Avrei vissuto lo stesso con mia madre?
Avevo troppe domande e troppe poche risposte davanti a me, ma mi fidavo di lei, ero sicuro che mi avrebbe detto la verità.
Eccoci, finalmente nel prossimo capitolo il mistero verrà svelato. Chi è il padre Edward?
È una bella persona? Perché non è con Emma?
Aspettate e lo scoprirete...
Ps: io sabato partoooo spero di riuscire a pubblicare e mandare avanti la storia
Ps2: sono promossaaaa andrò in 5° superioreeeeee
Ps3: spero che la storia vi piaccia
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