182. Suicidio

Mi svegliai nel mio letto legato a decine di fili che pendevano dal soffitto.

Mentre tentavo di liberarmene essi mi trascinavano lentamente giù dal letto fino alla finestra.

Mi si aggrovigliavano al collo tirandomi braccia e gambe come se fossi una marionetta.

Mi fecero aprire la finestra della mia stanza e con l'altra mano prendere un biglietto con una penna nera sopra.

Più tentavo di liberarmene più essi come vermi viscidi mi si attorcigliavano addosso e mi muovevano a loro piacimento, come se fossi una marionetta.

Sentivo la mia mano muoversi da sola sul foglio con la penna in mano mentre quei fili mi trascinavano inesorabilmente verso il vuoto più freddo e oscuro.

Riuscivo già a sentire sulla pelle il vento freddo che veniva dall'esterno, riuscivo già a vedere i palazzi bui e le luci delle macchine che passavano sull'asfalto.

Ebbi solo la possibilità di leggere cosa avessi involontariamente scritto nel biglietto prima di precipitare nel vuoto e schiantarmi sul marciapiede.




"Ho deciso di suicidarmi"

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