175. Gli spaventapasseri
Quando ero ragazzina andavo in campagna nei mesi estivi.
La gente del luogo era cupa e scura, non capivo mai il perché, specialmente nelle zone del signore vicino casa mia.
Aveva un enorme villaggio, pieno di spaventapasseri, almeno una cinquantina e aumentavano costantemente.
Li realizzava per tenere lontani i corvi, lo vedevo spesso che andava a comprare la stoffa e raccogliere la paglia per realizzarne uno nuovo.
Teneva poi infine dei lunghi pali di legno su cui li avrebbe legati e esposti nel suo enorme giardino di grano secco.
La gente del luogo diceva di non addentrarsi nelle zone di quel signore, si diceva che quegli spaventapasseri fossero vivi, e che osservassero chiunque passasse, un sacco di altre dicerie e storie creepy giravano tra le bocche degli anziani signori del luogo, ma io non mi lasciavo intimidire.
Una notte mi feci coraggio, uscii dalla mia casa di legno silenziosamente e attraversai il mio giardino fino a quello del mio vicino.
Da lui il grano era molto più alto e secco, esso accarezzava le gambe scoperte come tante dita calde, era molto rasserenante, le spighe calde e morbide ondeggiavano sulla mia gonna quasi rasserenandomi dai pensieri che ronzavano nella mia testa.
Arrivai davanti il cortile.
Almeno 60 Spaventapasseri esposti come una macabra mostra dell'orrore, nessun'anima viva osava avvicinarsi lì.
Mentre ascoltavo il vento che faceva ondeggiare il grano, e la luna che illuminava ogni singola sliga di grano, guardavo quello spettacolo macabro, silenzioso.
Mi sorprese un rumore, uno scricchiolio, e poi un suono sordo, metallico.
Abbassi la testa, il grano iniziava a tingersi di nero, limpido, bagnato.
Caddi a terra.
Mi risvegliai.
Riuscivo solo a sentire le corde che mi legavano ad un'asta di legno, sentivo il sangue caldo che sgorgava dalla mia nuca fino ai piedi.
Voltandomi a destra e a sinistra, decine di cadaveri, cosparsi di paglia, quasi per nascondere l'orrore delle ferite e della pelle in decomposizione, esposti come una macabra danza dell'orrore, rivolti verso la luna.
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