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Mio caro destinatario,
Non volermene a male, ma sento di doverti raccontare ancora una volta delle mie vicende che ti riguardano. Anzi, dovrei essere io ad odiarti, per occupare abusivamente tutti questi pensieri molesti nel mio cervello.
Eh sì, è capitato di nuovo.
Con tristezza, come sempre,  ti ho pensato.
Nella doccia, ho cercato di lavar via il sudore, il sangue, ho strofinato talmente forte sulla pelle per provare a rimuovere qualcosa di te.
Ho accarezzato le spalle nude, mi sono abbracciata da sola tra le lacrime. Nessuno scoprirà di questo pianto, di questo dolore celato dall'acqua della doccia, sarà un segreto delle gocce dolci che si mischieranno a quelle salate. Devi sapere, mio dannato destinatario, che poi sono crollata, seduta a terra e con le spalle appoggiate muro e la mano protesa al vetro appannato. Lì mi si è manifestata nella sua completa e funerea bellezza la Fine Di Tutto, mi ha salutato e stretto forte tra le sue braccia ossute ma forti, in una morsa senza scampo. Mi ha sussurrato parole confortanti, mi ha ascoltato, cosa che nessuno sembra fare più, e mi ha parlato come chi si offre di riparare ad un grande, immenso e straziante dolore dell'animo. E io sono tentata di darle ascolto, di prendere e stringere la sua mano, di fare un cenno di assenso e nemmeno essere in tempo di dedicarti un ultimo "Ti amo" prima che lei mi trascini via.

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