Riscrivi la scena (con la penna della passione)

C'era una volta, tanto tempo fa, un bosco magico, abitato da creature magiche, ninfe dal fascino eterno ed esseri potenti dotati di divine qualità.

Mina era la ninfa dei fiori: le sue curve sinuose erano avvolte da vesti rosse, leggere come veli; i capelli, neri come il cielo notturno privo di stelle, svolazzavano liberi al vento della sera.

Fu quella la prima immagine che Vlad ebbe di lei: pura e innocente.

Il corpo chino ad accarezzare un bocciolo, avvicinarlo alle labbra e baciarlo, inducendolo a sbocciare; era ciò che faceva Mina.

Vlad invece era il principe dell'alveare, diretto discendente della regina madre; una vita trascorsa in solitudine, poiché il suo cuore non aveva più palpitato, dopo Elisabeth.

Fino a quel momento.

Gli abiti neri a stringergli la vita, aderenti al petto muscoloso, e appesa al fianco un'ampolla, nella quale raccogliere il nettare offerto da quei fiori.

Mina li faceva nascere, Vlad li prosciugava.

E quando le loro strade si incrociarono e lui rivide in lei le fattezze della sua principessa perduta, decise che doveva essere sua, a ogni costo.

La avvicinò, la circuì, le offrì di che cibarsi, finché non si abbeverò del succo di quel frutto quasi proibito, di ciò che risvegliava gli istinti più primordiali di un essere vivente.

Magia? Forse. Sicuramente lei aveva stregato lui.

«Si dice che una fata abiti nell'assenzio» le raccontò, osservandola, rapito, portarsi la coppa alle labbra rosse: «e che cerchi di nutrirsi dell'anima di chi lo beve.»

Mina non sembrava spaventata, anzi, forse affascinata da quella storia: i suoi occhi neri rilucevano alla luce della luna.

«Ma con me sarete al sicuro» continuò sorridente.

Le gote della ninfa si imporporarono di un tenue rossore, mentre le lucciole danzavano intorno agli alberi che costituivano la scenografia del loro banchetto.

«Principe, raccontatemi del vostro paese» lo esortò incuriosita.

«Il luogo più bello di tutto il creato.» Vlad si abbandonò alla nostalgia, fissando i suoi occhi di ghiaccio sulla pelle della fanciulla, chiara e splendente come l'argento.

Mina quasi si figurò quel posto nella propria mente: verdi foreste, montagne maestose, fiori tanto belli quanto fragili. E diede voce a quei pensieri, illustrò a parole quelle immagini, per lei stranamente così vivide.

Il principe rimase colpito da quelle osservazioni: pareva infatti che la ninfa avesse visitato personalmente quei luoghi rigogliosi e pieni di vita; un mondo che non gli apparteneva più, non come un tempo almeno, se non come un lontano ricordo di qualcosa che fu.

«Forse è merito della vostra voce» azzardò Mina in un sussurro, quando Vlad le fu accanto: «Mi sembra famigliare e mi conforta quando sono sola.»

Si era mosso silenzioso, eppure rapido. Il respiro del principe le accarezzava le guance, mandandola in confusione, come se non riuscisse a spiegare le sensazioni che stava provando; le sembrava di conoscerlo da sempre, come lui ritrovava in lei quell'amore perduto da tempo. Doveva fare chiarezza nella sua mente, così come nel suo cuore: si levò da terra, accostandosi al dirupo, osservando la natura dispiegarsi sotto i suoi occhi, lasciandosi alle spalle un essere che la turbava nel profondo, più di quanto avrebbe voluto ammettere.

«E ditemi, principe, dov'è la vostra principessa?» Poteva davvero un esponente del suo rango essere libero da un qualsivoglia legame? L'interesse che le stava dimostrando in quel frangente poteva davvero essere reale?

Il cuore di Vlad si fermò per una vita intera, l'immagine della sua adorata, ormai esanime, inondò la sua mente, rabbuiandola: «Che intendete, Mina?»

«C'è sempre una principessa, con fluenti vesti bianche...» Le sembrò di ricordarla, quasi, quella principessa: immaginò il suo viso triste, solcato da fiumi di lacrime e dolore.

Le stesse lacrime che stavano rigando il viso di Vlad in quel momento, lo stesso dolore che gli stava straziando il cuore, al solo ricordo. «C'era una principessa...» cominciò con voce rotta dall'emozione: «La donna più radiosa di tutti gli imperi del mondo.»

Il principe si avvicinò nuovamente a Mina, che quasi riusciva a toccare tutta quella sofferenza. «L'hanno ingannata... Ha creduto vera una menzogna... E si lanciò in quel fiume...»

La ninfa sentiva sempre più impellente il bisogno di averlo accanto, la necessità di abbandonarsi a lui, alla sua voce, ai suoi ricordi. Il respiro diventò più affannoso.

Vlad poteva sentirlo, poteva far suo quel desiderio e realizzarlo per lei... e per se stesso. «Per questo motivo nella mia lingua viene chiamato "Fiume della principessa"» La voltò verso di sé, le sollevò il mento: doveva guardare il suo viso, accertarsi che lei non fosse Elisabeth... O che lo fosse...

Le lacrime di Mina scendevano copiose sul suo volto; una vista che Vlad non poteva sopportare. Ne acciuffò qualcuna, con un tocco leggero, come se stesse catturando una farfalla prima che si alzi in volo, e le trasformò in diamanti, pietre rilucenti che versò dal suo palmo, forte e sicuro, a quello esile di lei, regalandole così anche il dono di un sorriso.

Magia? Forse. Sicuramente lui era innamorato di lei.


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