Ricette inaspettate...

La sveglia suona maledetta e assordante; da una parte so che la dovrei cambiare, se voglio continuare a mantenere la mia salute mentale, dall'altra so che non lo farò mai, perché ho già provato di tutto in passato e questa spaccatimpani è l'unica che riesce a buttarmi giù dal letto.

Ma non poteva suonare cinque o dieci minuti dopo? Stavo facendo un sogno meraviglioso, nel quale io e Ryan trovavamo una ricetta magica di Nanny per il sugo con le polpette... Oh, mi sembra ancora di sentirne il profumo. Tiro su col naso un paio di volte, ma non sento niente, non credo che Nanny le preparerà oggi.

Così raccolgo la delusione, insieme alle poche forze che ho a quest'ora del giorno, e ciabatto in cucina per la colazione, così da fare il carico di energie.

Mia nonna è già lì, perfetta nella sua mise casalinga, in piedi dietro il bancone di legno con le mani letteralmente in pasta: «Buongiorno, Emily!»

«Buongiorno. Cosa ammassi?»

«Vorrei provare a fare delle focaccine farcite. Oggi Ryan farà tardi al locale e vorrei che gliele portassi.»

Non ce la faccio, è più forte di me: sbuffo, ma giuro che lo faccio del tutto involontariamente.

«Emily...» Arriva la ramanzina, ma voglio giocare subito in contrattacco.

«Mi sento Cappuccetto Rosso, solo che il ruolo della nonna in questa favola è un po' cambiato.»

«Peccato che Cappuccetto Rosso fosse una bambina. Tu quanti anni hai, Emily?» Mi lancia uno sguardo a metà tra il rimprovero e il divertito, mentre continua ad affondare le mani in quel miscuglio di farina, acqua, lievito e chissà cos'altro.

I gesti sono ipnotici e lentamente osservo l'impasto crescere sotto la guida sapiente di mia nonna; cresce, si amalgama e cresce... cresce... L'ho già detto che cresce?

«Ma quanto lievito ci hai messo?»

«Un panetto, come vuole la ricetta» mi risponde piccata. Mai dubitare delle doti culinarie di Nanny.

Il blob — sì, perché al momento è più simile a una massa informe — prende consistenza e assume uno strano aspetto, quasi antropomorfa, ma soprattutto continua a crescere in dimensioni! Viene fuori dalla ciotola, scavallando, mentre mia nonna continua a dargli un rinforzino di farina.

«Nonna!» urlo spaventata, ma lei non sembra notare l'assurdità della situazione.

Indietreggio, rimanendo bloccata dallo stipite della porta.

«Emily...» Una voce cavernosa e avvolgente viene emessa da quella cosa, mentre si dirige proprio verso di me: «Emily...»

Oh Dio, ma che vuole? «Nonna!» urlo ancora inutilmente.

«Tesoro, è inutile che ti lamenti, porterai le focaccine a Ryan e ti impegnerai a non assaggiarne nemmeno una.»

Ma possibile che non lo veda?!

«Emily, eccomi, sono tutto per te. Mangiami! Mangiami...» La massa informe strascica quelli che dovrebbero essere i piedi venendo dritto verso di me, mentre una striscia di pasta rimane a farsi massaggiare dalle sapienti e cieche mani di mia nonna.

«Cosa? No! Non voglio mangiarti! Vai Via!»

«Sì, mangiami! So che è quello che desideri... Fallo, per tutti i cibi del mondo, per tutti i pasti della giornata, per tutte le pietanze della Terra... Mangiami!»

«No! No!» urlo ancora provando a scappare, ma l'impasto mi ha ormai raggiunta nella sua lentezza e mi avvolge tutta, dalle mani scioccamente protese in avanti per cercare di fermarlo, alle gambe scivolate per terra. Provo a scalciarlo via, ma è tutto inutile, vengo piano piano sopraffatta e la sua voce sembra quasi provenire dalla mia testa: "Mangiami... Mangiami..."


La sveglia suona maledetta e assordante, Nanny bussa insistente alla porta della mia camera: «Emily! Quell'aggeggio infernale suona da un quarto d'ora! Deciditi a buttarla! E smetti di urlare che non vuoi mangiare: non ti crede nessuno!»

Schizzo come un giocattolo a molla, mi aggroviglio tra le lenzuola, e cado sul pavimento rovinosamente.

Era un sogno. No, era un incubo: l'incubo di ogni buona forchetta.

Corro in cucina, quasi ad assicurarmi che sia tutto normale.

«Ah, ce l'hai fatta finalmente! Buongiorno!» Nanny mi saluta, dandomi le spalle.

Tiro un sospiro di sollievo.

Si volta e posa una ciotola con farina, acqua, lievito e chissà cos'altro sul bancone di legno: «Vorrei provare a fare delle focaccine farcite. Oggi Ryan farà tardi al locale e vorrei che gliele portassi.»

«No!» urlo terrorizzata a quella scena.

«Emily...»

Ma lei non sa... non sa cosa sta facendo: «No!» urlo ancora e scappo a chiudermi in camera, sicura che ne verrò fuori solo dopo che le focaccine saranno sfornate.

Chissà che non riesca ad assaggiarne una...


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Uno strano accostamento di cibi, protagonisti, one shot del passato e libri pubblicati ha preso forma nella mia testa. Poi la forma ha preso vita e io ne sono rimasta sopraffatta.

Credo che mi mancassero le loro pazzie.

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