La comparsa

Litigavano sempre, per ogni piccola scemenza.

Ultimamente non si parlavano tanto, ma, quando lo facevano, era per discutere. La causa di tutto? Il cambiamento di lei.

Il marito si era accorto che c'era qualcosa che non andava in sua moglie. All'inizio non ci aveva fatto caso, ma una sera lui voleva fare l'amore e lei lo rifiutò.

Se fosse successo solo quella volta, non gliene sarebbe fregato niente, invece ultimamente la cosa si era ripetuta troppo spesso.

Era sempre molto impegnato con il lavoro, di solito doveva rimanere via da casa anche tre giorni a settimana, lasciando la moglie da sola; ma, quando rientrava, cercava in tutti i modi di coccolarla prestando attenzione solo a lei, perché l'amava tanto.

Sembrava il matrimonio perfetto, ma nelle ultime settimane pareva che lei fosse tra le nuvole.

Non gli aveva detto mai niente, ma... E se lo avesse tradito? Ma perché avrebbe dovuto farlo? Certo, non era bellissimo, ma neanche brutto, cavolo! In più non dimenticava mai niente: compleanni, anniversari, ... Eppure aveva l'impressione che a lei mancasse qualcos'altro.

Doveva e voleva scoprire qualcosa di più; aveva provato a parlarne con calma, senza litigare, ma inutilmente: ogni volta lei rispondeva con un due di picche.

Ma ora era stufo: doveva sapere a tutti i costi cosa era cambiato in lei.

Una sera decise di rientrare presto dal lavoro per poterle preparare il suo piatto preferito, sperando in quel modo di fare pace e magari farle confessare cosa avesse.

Riuscì a farsi cambiare turno, tornò a casa allegro; lei non c'era, così poté preparare la sua sorpresa tranquillamente, accendendo persino la radio.

Apparecchiò il tavolo con candele, un buon vino e le pietanze profumate. Era tutto pronto, mancava solo lei.

Dopo un'ora, sentì il portone aprirsi: «Sono tornata» disse la moglie, con tono assonnato. Quando arrivò in cucina poi, rimase a bocca aperta: «Che si festeggia?» chiese sbigottita.

«Niente! Ultimamente ti faccio pochissime soprese e oggi te ne ho voluto fare una!» le rispose, guardandola negli occhi.

La moglie era imbarazzata, ma accettò di buon grado quel dono. Sperava solo che non fosse una trappola per farle confessare ciò che temeva.

Una bravata. Era stato solo quello. Una brava con uno sconosciuto, mentre suo marito non c'era.

Avrebbe voluto custodire a vita quel suo segreto, perché sapeva che non avrebbe più rivisto quell'uomo. Non avrebbe avuto senso parlarne con il suo uomo, quello che ora le stava di fronte e che probabilmente aveva capito qualcosa, visto come si svolgevano le loro discussioni negli ultimi tempi.

Era cambiata, il suo comportamento era cambiato, era strano e ambiguo.

Fece un lungo respiro e diede un bacio a suo marito, che contraccambiò con tristezza.

«Dài, sediamoci» la invitò.

Si accomodarono, mangiarono, bevvero... Sarebbe sembrato tutto normale e allegro... Ma lui aveva un piano: la amava, ma era stufo di non sapere niente di ciò che le passava nella testa.

Cavoli, se anche gli avesse detto "ti ho tradito", a lui sarebbe importato poco, l'avrebbe perdonata! Certo, si sarebbe incavolato, quello sì, ma sapeva che lei lo amava, lo capiva dai suoi occhi, ma... Porca miseria, doveva sapere!

Marito e moglie, nella cattiva e buona sorte avevano detto. Si erano promessi niente bugie tra loro due e invece ora la sua amata non solo diceva menzogne, ma non aveva alcuna intenzione di confessarle.

Quella sera però tutto sarebbe cambiato. Lei avrebbe parlato. L'uomo sorrise all'idea di farla finalmente confessare. Aveva aspettato anche troppo. Era arrivato il momento di dire basta.

***

La donna era seduta al bancone del bar. Sola. Di nuovo. Come tante altre sere negli ultimi tempi.

Un giorno si era stancata di stare sola a casa e aveva deciso di stare sola nei locali, almeno sarebbe uscita, avrebbe visto gente.

Accarezzò lo stelo del suo calice: il leggero color pesca del perfect lady rifletteva le luci intorno, mentre la musica, i suoni, le voci erano spariti, tutti, affogati in poche dita di gin. Le sembrava di assistere a un film muto, dove lei non era nemmeno la protagonista, ma solo una comparsa. Era così che si sentiva da qualche tempo nel suo matrimonio, solo una comparsa, utile soltanto nel momento della sua apparizione sullo schermo.

Poi ebbe l'inspiegabile impulso di voltare lo sguardo a sinistra: un uomo, bello, affascinante, la stava fissando.

Lei? Possibile che stesse guardando proprio lei?

Distolse immediatamente gli occhi, decretando l'accaduto come surreale.

Eppure sentiva di doversi girare ancora in quella direzione. Guardò perché guardata.

Lui era sempre lì, immobile, a fissarla, senza nessuna espressione definita sul volto: non un sorriso, non cupidigia, semplicemente la guardava.

Bastò quello a farla reagire automaticamente: gli sorrise.

L'uomo non cambiò espressione, i suoi occhi continuavano a indugiare sulla sua figura snella, sul suo corto abito verde, sui suoi tacchi alti.

La donna si sentì avvampare sotto quell'esame, neanche la stesse spogliando, neanche le avesse detto tutto quello che sarebbe potuto accadere. Si bagnò le labbra prima con il cocktail, poi con la lingua e infine si ritrovò a morderle, quasi volesse reprimere un istinto. L'istinto di cosa? Di alzarsi e andare a parlare con uno sconosciuto in un bar? L'istinto di assaggiare un altro paio di labbra che non fossero quelle di suo marito?

Sollevò la testa di scatto, come se volesse coglierlo in fallo a farsi beffe di lei o ― peggio ― a ignorarla; invece lui era sempre lì, con un bicchiere tra le mani poggiate sul bancone, intento a guardarla.

Accavallò le gambe sullo sgabello, neanche lei seppe perché lo fece... O forse sì? Voleva mostrarsi a quell'uomo, voleva che la desiderasse, voleva potergli dire "no, grazie, sono sposata".

Quella frase rimbombò nella sua testa come un martello pneumatico, del quale sentiva solo i colpi sulle tempie: era sposata e stava provocando un altro uomo.

Si ricompose, forse troppo tardi però. Lo sconosciuto aveva poggiato il proprio drink accanto al suo e aveva preso posto sul seggiolino di fianco a lei; non le disse niente, si limitò ― ancora ― a guardarla, prima in viso, poi lungo il collo, fino ai seni che si sollevavano rapidi, per terminare infine sulla sua mano che stringeva ancora il calice. La mano sinistra, la mano con la fede, la mano di una donna inaccessibile.

Da quella distanza riusciva a sentire il suo odore, o forse quell'aroma dolce proveniva dal basso bicchiere davanti a lui, nel quale tintinnavano un paio di cubetti di ghiaccio. La sua fantasia galoppò, facendole immaginare usi alternativi e poco consoni di quei cubetti. Poi sentì sfiorarsi il mignolo e tornò alla realtà.

Era una follia. Lei era folle a rimanere ancora seduta lì.

Si alzò, afferrò la pochette e corse fuori dal locale. Al limitare del marciapiede aprì la borsetta e ne tirò fuori una sigaretta, che prese posto tra l'umidità delle sue labbra sottili; rovistò ancora sul fondo del piccolo accessorio in cerca dell'accendino, ma una mano entrò con sicurezza nel suo campo visivo, facendo brillare la notte con la semplice fiamma di un cerino.

La donna sollevò lo sguardo per puntarlo sul viso dello sconosciuto; l'aveva seguita, non voleva lasciarla andare, non voleva lasciarla sola.

L'uomo allungò un braccio verso l'esterno e fermò un taxi, le aprì la portiera e attese.

Attese che lei dicesse sì, attese che fosse pronta.

Il fumo le riempiva le narici, il tabacco le stordiva le papille. Soffiò via uno sbuffo e disse sì, senza far uscire nemmeno una parola da quelle labbra che tenevano incastrata una sigaretta accesa; la gettò al vento, insieme al suo buonsenso, e salì sul taxi.

Quello che accadde dopo fu un rapido vortice: un albergo, una chiave, una camera, e all'improvviso la mano di lui che le sfiorava la nuca, le dita che affondavano tra i capelli.

Un tocco che la fece rabbrividire, ma che comunque non la preparò al bacio che ne seguì: quell'uomo era vorace, maturo, sicuro; era in quel luogo, in quel momento, solo per lei, solo per sentire il suo seno dentro i palmi, solo per sollevare la sua gonna e palpare le sue natiche.

Non fu mai rude, non fu mai perentorio, eppure seppe guidarla con movimenti decisi, per liberarlo - e liberarsi - di vestiti e inibizioni.

La adagiò sul letto lentamente, come a volersi beare di ogni suo movimento; le succhiò un capezzolo, le leccò l'altro, mentre una mano si insinuava nell'interno cosce, stringendole tra le dita e divaricandole, affinché rivelassero la sua intimità, pronta per lui.

L'intensità dei colpi fu leggera, l'affondo deciso, e intanto gli occhi di quello sconosciuto rimanevano fissi sul volto di lei.

Li guardò, cercando qualcosa di familiare, qualcosa che le ricordasse il sesso con suo marito. E invece non vi trovò niente di tutto ciò che conosceva, perché quello non era suo marito.

Così distolse lo sguardo da quel volto, fissandolo ovunque tranne che sullo sconosciuto, per poi fermarlo sulla porta della camera d'albergo. Solo dopo capì che era stato quello il momento in cui avrebbe voluto fuggire da ciò che aveva scoperto di se stessa.

***

Aveva concluso di raccontare ciò che aveva fatto con le lacrime agli occhi. Per tutta la storia non lo aveva guardato in faccia, aveva avuto paura della sua reazione.

Il marito l'aveva lasciata parlare senza interromperla neanche un minuto, sperava che stesse sognando, che quello che gli avesse detto fosse tutto una bugia, ma, alle lacrime di sua moglie, capì che era tutto vero e si sentì morto dentro.

Si era ripromesso che l'avrebbe perdonata, che tutto sarebbe tornato alla normalità. Invece non ci riusciva. In modo silenzioso, decise di lasciarla; lei comprese all'istante che tra loro era finita per sempre. Non tentò nemmeno di chiedergli scusa, perché sapeva che aveva torto marcio.

Decise di andare in camera, di preparare la roba per poi andarsene via.

Il marito la osservò e la seguì sino alla loro stanza: «Mi dispiace! Ma non possiamo continuare così!» Le disse soltanto queste poche parole, senza nemmeno guardarla negli occhi.

Lei mise poche cose in una valigia e, con gli occhi lucidi, si girò verso di lui per dargli un bacio sulla guancia. Lui non contraccambiò, ma si toccò il punto del viso in cui le labbra di lei l'avevano sfiorato.

Per suo marito quella ferita bruciava troppo, non riusciva a capacitarsi del fatto che sua moglie l'avesse ferito. Era vero che l'aveva abbandonata molto spesso per via del lavoro, ma non pensava che sarebbe arrivata a tanto.

Avevano capito, semplicemente guardandosi negli occhi, che per loro la storia era arrivata alla fine. La donna cercò in tutti i modi di non rompere il silenzio che li avvolgeva in quel momento. Sembrava che tutto si dovesse svolgere così, come in un film muto.

L'uomo la guardò uscire da quella che era stata la loro camera e poi, insieme, si diressero in cucina. I loro sguardi s'incrociarono per un secondo, entrambi piangevano, perché sapevano che quello sarebbe stato l'ultimo momento che avrebbero vissuto nella stessa casa.

Lui si avvicinò a lei e l'abbracciò forte: era come se non volesse farla andare via, ma allo stesso tempo non poteva di certo perdonarla. No, non ci riusciva.

La moglie rimase sorpresa da quel gesto inaspettato. Non si illuse, però, di essere stata in qualche modo redenta.

Si salutarono infine senza dirsi neanche una parola: lei chiuse la porta con delicatezza e lui rimase solo. La casa, tutto un tratto, gli parve vuota. Forse, chissà, un domani non molto lontano l'avrebbe rivista nuovamente e, chissà, magari - o soltanto forse - sarebbe tornato ad avere fiducia in lei.

Per il momento però era giusto così: non riusciva a starle vicino, aveva bisogno di tempo, per metabolizzare tutto. Aveva compreso che si amavano ancora, ma entrambi avevano anche capito che non potevano, per il momento, stare sotto lo stesso tetto.

Era stata una giornata lunga, si diresse nella sua camera ormai vuota e si sdraiò sul letto ormai solo. Pensò a sua moglie, a dove potesse essere andata a quell'ora della notte, ma poi si disse che non era affare suo.

Si sfogò piangendo e, solo dopo, si addormentò, esausto.

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Il prompt era questo:

https://www.wattpad.com/778612638-i-cinque-sensi-senza-un-senso-3-il-suono

Storia scritta a quattro mani con MilenaFin4 per la prova "3. Il suono incantevole del silenzio" del contest "I cinque sensi senza un senso" di magicartist2018 ... L'immagine in copertina è un dipinto di Fabian Perez. E per il titolo? Scegliete voi chi è la comparsa tra i tre personaggi.

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