Insert Coin... choose your character
Eravamo di nuovo nello scantinato di Jamal: il posto perfetto per il piano perfetto.
Grazie alla sua passione per l'hip hop e alla sua mania di pompare al massimo il volume del boombox, era sorta per lui l'esigenza di esercitarsi in un luogo che gli piaceva definire "appartato"; in realtà i suoi genitori e i vicini di casa erano di tutt'altro avviso, ma tant'è... almeno il ragazzo non si drogava, non era in una gang e non faceva del male a nessuno.
Così avevamo cominciato a riunirci lì, perché avevamo bisogno di spazio.
Sapevo che ci sarei riuscito un giorno, era solo questione di tempo.
Il tempo... Che concetto affascinante...
La quarta dimensione della realtà in cui viviamo.
Mi ero sempre chiesto perché riusciamo a muoverci in tutte le direzioni dello spazio, ma non in quella del tempo, se non in un'unica direzione, verso il futuro.
Ma come esistono le automobili che ci spostano su un piano orizzontale (avanti e indietro, destra e sinistra), o gli ascensori o gli aeroplani che ci permettono di muoverci in una direzione perpendicolare a tale piano (su e giù), la deduzione più logica era che dovesse esistere un macchinario che ci permettesse di spostarci anche attraverso il tempo, in entrambe le direzioni: futuro e passato.
Annarè era al mio fianco, in piedi davanti al grande tavolo di legno; una lampadina spoglia pendeva sulle nostre teste, che andavano a formare un paio di ombre scure sulla carta millimetrata, completamente invasa da linee rette e curve, numeri e calcoli e lettere.
Il progetto era lì, davanti ai nostri occhi e ai nostri sorrisi quasi perversi.
Ora bisognava solo realizzarlo.
Mi voltai a guardare quel genio di JP con la speranza di avere la sua approvazione: i calcoli erano giusti, Annarè non sbagliava mai, quindi su quello ero tranquillo. Era lo studio di fattibilità che volevo da lui.
JP si avvicinò silenzioso, come al solito, facendo calare la temperatura già bassa dello scantinato di almeno un altro paio di gradi; si strofinò quei quattro peli che portava sul mento spacciandoli per barba e corrucciò la fronte.
«Ehi, McH!» chiamò a gran voce.
H si sporse dalle scale che portavano al piano superiore; Jamal gli aveva preparato uno spuntino, per assicurarsi che mangiasse qualcosa, così aveva un panino tra le mani e la bocca piena che perdeva briciole: «Che c'è?» biasciò, contrariato all'ennesimo richiamo sbagliato del suo soprannome.
«Vieni a vedere? Ce l'hai qualcosa per fare questa?» JP gli intimò di avvicinarsi e guardare il progetto.
Annarè mi prese per mano, ignorando il mio tremore, o forse proprio per quello.
H cominciò a girare attorno al tavolo e a indicare i vari pezzi che componevano la macchina: «Questa leva ce l'ho e anche l'elica. Per la scocca esterna... posso controllare allo sfasciacarrozze, dovrei riuscire a recuperare qualcosa.» Il suo modo di recuperare roba mi aveva sempre messo in allerta, ma fino a oggi se l'era sempre cavata, quindi perché preoccuparsi? «Però è il motore quello che mi preoccupa. Tu ci puoi mettere mano, JP?»
Il mio amico annuì assorto: «Forse so dove recuperare quello che ci serve... Sempre che mio cugino non se ne accorga...»
Alle sue parole spalancammo le bocche, come se fossimo dei pesciolini pronti a mangiare una delle mosche di H.
«Non starai mica pensando alla sua Vespa nuova?» gli chiesi con una strana eccitazione febbrile nella voce, in parte mista a terrore reverenziale.
JP mi guardò, sghignazzando: «Se questa cosa funziona... come credo farà... potremmo sempre tornare indietro nel tempo e comprargliene un'altra!»
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Se volete conoscere il sequel di questa piccola storia, andate a leggere la one shot che ho scritto per la sesta prova del contest-non contest "Pericolo! Attraversamento lumache" di PMillerEunaNotte , che potrete trovare al seguente link:
https://www.wattpad.com/710982410-le-mille-lumache-in-una-notte-6-è-forse-uno
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