Il Mondo in Bianco e Nero

Sono emozionata come una bimbetta che non vede l'ora di salire sulla giostra, in sella al pony più bello!

Varco la soglia del cinematografo nel quale stasera, finalmente, riproporranno "Sabrina" di Billy Wilder. Amo questo film, ne ho visto il remake di Sydney Pollack e ho amato anche quello; ho comprato addirittura la sceneggiatura e l'ho divorata in un pomeriggio, con la stessa voracità con cui un vampiro succhia via la vita dal collo della sua vittima.

È un vecchio film in bianco e nero, dove gli attori sono eleganti, composti, perfetti nei loro abiti... abiti che hanno vinto l'Oscar nel 1955... Semplicemente meravigliosi!

Ho sempre sognato di poter vivere quella realtà, in qualche modo patinata, o forse protetta dal bianco e dal nero, e da tutte quelle sfumature di grigio che sostituivano i colori sulla pellicola.

C'erano altri valori una volta, c'erano altre palpitazioni una volta.

E solo una dea come Audrey Hepburn (o la sua versione più moderna incarnata in Julia Ormond) possono far provare quelle sensazioni.

Mi accomodo sulla poltroncina di velluto rosso, le luci si abbassano e la musica parte.

Come è bella Audrey, nascosta su quell'albero, con quegli occhi da cerbiatta, lucidi per le pene d'amore... Ma come può David Larrabee (alias William Holden) non accorgersi di lei, anche se è solo la figlia dell'autista?

Il film prosegue, la festa a casa Larrabee anche, finché Sabrina non si rende conto che non potrà mai toccare quel mondo, non potrà mai avere David e abbandona la speranza di confessargli il suo amore.

Lascia il Paese quindi per trasferirsi a Parigi. Ma poi torna. Eccome se torna! Più bella che mai: una donna, non più ragazzina, sofisticata ed elegante.

E ancora una volta desidero essere lei...

La suoneria del mio cellulare parte a tradimento, mandandomi nel panico: come ho fatto a dimenticarmi di spegnerlo? È come un frastuono che spezza l'incantesimo in cui tutti gli spettatori sono ammaliati. Voglio morire dalla vergogna: lo afferro goffamente, spingo sui tasti per zittirlo e rialzo lo sguardo sullo schermo... e invece sto fissando il parabrezza di un'automobile nella quale sono seduta.

Ma che...? La luce intorno a me è strana, sembra tutto così "spento" e accecante allo stesso tempo. Strizzo gli occhi e mi rendo conto che è tutto in bianco e nero, me compresa!

Il rombo della macchina mi scuote, così giro la testa e scopro... Oh Signore... William Holden seduto alla guida!

Mi sorride, mi guarda con occhi languidi e non fa che parlare e parlare, cercando di capire chi io sia. Cosa che cerco di fare anche io, finché non mi è chiaro che sono Sabrina!

La Hepburn è sparita e io sono la protagonista del film! Mi riconosco nello specchietto retrovisore e ancora non ci credo.

Tutto si svolge come... beh... come da copione: arriviamo alla villa, saluto mio padre e i miei amici; poi si fa sera e io indosso un abito meraviglioso, lungo dietro e più corto avanti, bianco con delle rose nere sul fondo (o almeno questi mi sembrano i colori).

E poi c'è David, il mio unico amore, che ora sembra avere occhi solo per me, dimenticandosi di Elizabeth Tyson, la sua attuale fidanzata. Balla con me, mi sussurra dolci parole all'orecchio e io arrossisco, finché non mi chiede di ballare con lui sul campo da tennis, il suo posto speciale, quello in cui so che mi bacerà.

Accetto con un fremito nella pancia, eppure so che suo fratello Larry sarà contrariato e metterà fuorigioco il mio David, per poi venire al suo posto.

Ma nonostante tutto, una punta di sorpresa, e allo stesso tempo di delusione, mi riempie il petto, come se questa volta le cose sarebbero potute andare diversamente.

Larry mi viene incontro, tiene in mano due calici e una bottiglia di champagne; dice che David ha avuto un piccolo incidente e io sorrido, perché so quello che ha combinato. Lascia i bicchieri e si avvicina a me, mi cinge in vita e mi fa dondolare sulle note della musica che arriva lontana dalla sala da ballo.

Ora capisco perché Humphrey Bogart sia al primo posto tra le più grandi stelle della storia del cinema: è maledettamente affascinante, e sexy, e la sua voce mi accarezza le guance e io non posso far altro che subire questo suo carisma e sentire il mio cuore che impazzisce nel petto.

Poi si china su di me e mi bacia: solo uno di quei baci a stampo, che la Hollywood degli anni cinquanta poteva concedere, casti eppure in qualche modo profondi; mi inclino all'indietro sotto il suo torace e le sue mani mi sorreggono la schiena.

Ho caldo... Sto andando in fiamme... Sto baciando Humphrey Bogart!

Riapro gli occhi per perdermi nei suoi, così neri e dal taglio sottile... E invece... Rimango delusa. A fissare sullo schermo di un cinematografo Larry Larrabee che stringe tra le braccia Sabrina Fairchild.

Lui è tornato a essere Humphrey Bogart, lei è ancora Audrey Hepburn... E io sono di nuovo me stessa, in un mondo che non è più solo bianco e nero.

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