Dentro una favola

Laggiù, nel punto più oscuro dell'oceano, qualcosa si muoveva...

Un'ombra nera, dai lunghi tentacoli viola; una creatura deforme, con braccia e teste umane addirittura, ma con la pelle indaco e un ciuffo bianco, con sfumatura anni novanta, che faceva risaltare maggiormente il pesante trucco waterproof.

Ursula si osservò nello specchio, uno di quegli oggetti che gli stupidi umani abbandonavano chissà dove per poi farli precipitare negli abissi, neanche si trattasse di una discarica.

L'aveva conservato, però, quando si era accorta del suo potere: c'era un'altra lei lì dentro, ma non era viva; o meglio, viveva quando lei viveva e diceva ciò che lei diceva, anche se non aveva una voce... La voce... Era sempre stato un suo punto debole...

Le sarebbe piaciuto avere la voce di una balena o di un delfino addirittura, benché più stridula. Invece il Dio del Mare le aveva donato la voce roca di una fumatrice incallita, facendosi beffe del fatto che neanche avrebbe potuto accendersi una sigaretta, laggiù in fondo.

Fece scorrere una mano paffuta lungo i fianchi larghi, i tentacoli si muovevano lenti e di sicuro non era a causa dell'acqua: quando voleva, se solo voleva, riusciva a nuotare veloce!

Lanciò uno sguardo a Flotsam e Jatsam: «Che avete da guardare voi due?» tuonò.

Le murene si fecero piccole piccole e corsero a nascondersi dietro una roccia.

Eppure la strega continuò, come se le avessero risposto: «Lo so, sto esagerando con le alghe dolci. Ma già è tanto che non le frigga, no?»

Gli occhi dei suoi servitori furono l'unica cosa a spuntare da lì dietro e a indirizzarle un cenno di assenso.

«Forse dovrei andare in palestra...» azzardò lei, più calma, e rigirandosi per ammirare il suo importante sedere attraverso lo specchio.

Le teste delle murene risalirono la china per mostrare un paio di sorrisi sghembi: quando la padrona era calma, non era pericolosa e loro potevano stare tranquilli che nessuna magia li avrebbe colpiti.

«No, no, no!» Una voce squillante rimbombò nella caverna.

Ursula si voltò in quella direzione e vide una seppia nuotare, lenta ma sicura, verso di lei: «E tu chi sei? Come sei entrata?»

«Non è che esistano porte in fondo al mar...» obiettò quella. «Mi chiamo Rom e sono venuta per farti ragionare.»

La strega incrociò le braccia e allungò i tentacoli, in attesa che continuasse. Aveva il desiderio di trasformarla in un granchio, ma era incuriosita dal suo modo di fare: l'avrebbe prima fatta parlare.

«Pensaci bene... Che fine hanno fatto le tue amiche tutte pelle e ossa?» le chiese la seppia.

Lei inarcò un sopracciglio, impeccabilmente definito dalla matita nera, per riflettere.

«Ti rinfresco io la memoria» continuò Rom: «Crudelia e la mamma di Cenerentola? Andate. Ok, dirai tu, ma non avevano la magia. Giusto! E allora la regina di Biancaneve e Malefica? Maghe e smilze, eppure hanno toppato alla grande!» Il mollusco le ruotò attorno, man mano che esponeva la sua teoria, come se volesse irretirla. «Tu invece, mia cara, hai quel qualcosa in più!» le schioccò un tentacoletto bianco sul sedere, in un gesto alquanto sfrontato, per farle notare il suo punto di forza. «Tu sai quali sono i veri piaceri della vita e sai come si ottiene la vera felicità, con buon gusto e senza privazioni!»

Rom le accarezzò la guancia piena, facendola voltare nuovamente verso lo specchio: Ursula si guardò e vide la creatura forte e potente che era, vide la sua stazza, che incuteva immediatamente terrore negli altri, vide la sicurezza e l'audacia, vide il coraggio di essere se stessa.

E quando Rom si accorse dello scintillio negli occhi della strega, capì di aver fatto centro: «Perciò non provare mai più a dire che dovresti andare in palestra! Buttati su quel campo di soffici anemoni, mentre io mi attrezzo per portarti un televisore qua sotto...» le disse, mentre riprendeva la strada verso l'uscita della caverna. «Non capisco come facciate a sopravvivere qua sotto senza svaghi... Ma non vi annoiate? Sfido io che poi dovete ricorrere a manie di conquista e sotterfugi magici per avere un po' di adrenalina...»

La vocetta della seppia si allontanava pian piano, continuando a borbottare, riecheggiando in lontananza, mentre Ursula adagiava fieramente il suo bel deretano, sorridendo compiaciuta, pronta a godersi un meritato pisolino.

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