... cosa mi ronza in testa?

Posarmi sugli specchi mi è sempre piaciuto: prima di tutto perché così riesco a vedere ben bene tutti i miei cinque occhi, e poi perché mi diverte l'idea di una me gemella, che mi imita nei movimenti.

Sfrego le zampette e lo fa anche lei dall'altra parte, salto in volo e mi riposo, e lei mi segue con un balzo.

Mmm... Sento un odorino...

Perfetto, questa è una cucina e la bella signora dietro i fornelli sembra abbia preparato un succulento arrosto.

Non si è ancora accorta di me, per fortuna. Questi umani sono così fastidiosi! Mai una volta che mi lascino mangiare in pace!

Per fortuna è voltata di spalle, così posso assaggiare un po' di quella succosa salsa che ricopre la carne poggiata sul tavolo.

Una mano arriva lenta sopra di me. Ahah! Sei lento, amico! Riesco a schivarti e a rimettermi un po' più fuori dalla tua portata.

Non mi ero accorta che ci fosse anche qualcun altro in casa e credo che nemmeno lei se lo aspettasse, perché sussulta e si gira.

Sbaglio o l'espressione sul suo viso è cambiata? Sembra stia sorridendo, ma solo con la bocca. Sì, vedo benissimo i denti in mezzo a quel rossetto, ma gli occhi sono opachi. Può essere l'ombretto?

L'uomo si avvicina e lei indietreggia impercettibilmente.

Lui le lascia un bacio sul collo e lei inclina la testa dall'altra, nascondendogli uno sguardo spento.

Le bocche si uniscono e io mi distraggo dal mio pasto: mi ha sempre incuriosito il modo di amoreggiare degli umani, non capisco perché debba il maschio a penetrare la femmina; se non ci pensassi io ad arrivare allo sperma del maschio, come potrei mai fecondare?

A proposito... Devo trovare al più presto un posto per deporre, ormai è ora...

I due si sono spostati in un'altra stanza e l'odore di sudore che si stanno portando dietro mi spinge a seguirli, volo sulla testiera del letto, poi mi sposto sul piede nudo di lui, che mi scalcia con uno spasmo. Allora raggiungo una delle mani di lei abbandonate oltre la sponda e riesco a resistere qualche secondo in più: volo via più per indolenza che per vero e proprio fastidio.

La guardo di nuovo e vedo un'altra luce in quegli strani occhi e sembra che anche lui se ne sia accorto: allunga le mani sul collo della donna e stringe, mentre continua a spingere col bacino contro le sue gambe divaricate.

Ahah! Quasi quasi mi appoggio sulle sue chiappe e lo aiuto nel lavoro.

Ma tutto avviene così in fretta che lui si ferma e si accascia addosso alla femmina.

Mi pare di sentire la voce di lei dire qualcosa a proposito della cena, così li osservo prendere dei fazzolettini e ripulirsi, per poi rivestirsi. Mi fiondo nel cestino in mezzo a quel guazzabuglio di ormoni.

Lentamente tornano in cucina e io mi ricordo del succulento arrosto, così li seguo ancora, ma rimango paralizzata sullo stipite della porta: l'uomo è riverso per terra in una pozza di sangue, la donna ha un grosso coltello in mano, sporco dello stesso liquido e io mi eccito a quel miscuglio di odori.

Carne, sangue, sesso, paura, sperma, odio, morte.

Non resisto. Mi avvicino e mi poso sulla guancia del morto, mentre vedo lei prendere il telefono con una lentezza che, stavolta, non credo sia dovuta alla differenza con cui percepiamo lo scorrere del tempo, io e lei. L'espressione del suo viso è cambiata di nuovo: è rilassata, è precisa nei movimenti, ma finge una voce disperata, infatti, appena riattacca, torna tranquilla. Si avvicina alla porta su cui ero posata fino a un attimo fa e dà una testata sullo stipite fino a farsi uscire sangue dalla tempia.

Che strani gli umani... Ma in fondo che mi importa: più sangue per me!

Mentre sondo tutto il terreno del cadavere, quasi a prendere le misure del banchetto a cui sto per partecipare, arrivano in cucina altri due uomini: sono poliziotti, li riconosco dalle divise; vengono sempre a rovinarmi la festa sul più bello.

Uno dei due si avvicina alla donna per chiederle cosa sia successo e ancora una volta la vedo cambiare in viso: piangente, stravolta, col trucco colato sulle guance e la voce spezzata dai singhiozzi.

Dice che lui la picchiava e mostra il collo coi lividi del sesso al poliziotto, dice che andava avanti da tempo, che anche stasera lui l'ha aggredita e mostra la fronte sanguinante.

Il poliziotto sembra dispiaciuto, tanto da farla accomodare e darle un bicchiere d'acqua; poi si allontana per parlare col collega. Mi avvicino, ronzando sulle loro teste, e sento che parlottano di legittima difesa e del ricco bastardo che giace ai loro piedi.

Cambio direzione e mi poso nuovamente sullo specchio: oltre alla mia immagine riflessa, adesso, vedo anche il ghigno della donna seduta al centro della stanza.


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