Il tesoro più grande
Non è colpa mia, non può essere colpa mia, non posso... non posso averlo ucciso.
Ero il suo tesoro più grande e poi...
Osservo dall'alto l'uomo ormai immobile, riverso sul tappeto bianco ora sporco di rosso.
Nel salotto c'è un silenzio assoluto e un bizzarro gioco di luci si è creato sul corpo, dato dal lampadario fatto di rubini e zaffiri ancorato al soffitto argentato.
Nessuno arriva, né la servitù, né la figlia, né i quattro amici qua affianco.
Jonathan Van Wellert, dopo una vita sotto i riflettori, muore nell'oblio più totale.
Finalmente un domestico perviene nella stanza. Si mette le mani nei capelli e caccia un grido. Giungono anche gli altri, anche lui che mostra un'aria sorpresa come se non fosse la causa di questo decesso assieme a me.
La polizia viene chiamata, sento la figlia Lucy che parla al telefono, mentre Barry, uno degli amici del signore, che si professa medico da anni nonostante non sia riuscito a conseguire nemmeno un esame, ci annuncia che non c'è niente da fare, che è proprio morto, morto, come se non si fosse già capito da soli.
Gli agenti arrivano e costringono tutti a stare nella stanza. Nessuno bada a me mentre iniziano a interrogarli. Ma in fondo come potrebbero?
Uno per uno si difendono dando il proprio alibi. Lucy grida che non si può accusarli, che sarà stato uno stupido ladruncolo.
Leslie concorda, seguita subito da George, il suo ragazzo che sembra far di tutto per tenersi fuori da questi discorsi non degni, come comunica la smorfia sul suo viso, di un salotto lussuoso come quello di villa Wellert.
Gli agenti chiedono di mantenere la calma, mentre la detective Lily Sellert, una giovane ragazza con un cappellino verde in testa, gira per la stanza analizzando ogni particolare.
Passa la mano sopra un'incisione lasciata sul muro ricoperto dalla carta da parati. C'è scritto "Ghost".
Si inginocchia accanto a Jonathan, lo esamina e indaga sulla ferita, opera di un'arma da taglio. La tasta vedendo probabilmente che è fresca e poi alza lo sguardo su di me.
È la prima a notarmi e mi guarda con un'espressione criptica nelle iridi verdastre, poi si gira verso il suo pubblico.
"Di certo non è stato un suicidio, né un incidente" annuncia sicura.
Thomas, un altro degli amici, incrocia le braccia al petto incredulo.
"Ciò vuol dire che qualcuno l'ha ucciso volontariamente" Osserva uno per uno i sospettati prima di fare un sorriso tirato. "E l'assassino è ancora in questa stanza"
Io guardo quell'imbroglione, quel codardo che mi ha costretto a fare l'impronunciabile e che ora tenta di tirarsi fuori.
Se solo potessi accusarlo apertamente...
"Chi si crede di essere quella?" sussurra stizzita Leslie al suo ragazzo, lanciando un'occhiata all'investigatrice. "Manco fosse una dea onnisciente scesa in terra"
"La prego signorina di tacere, a meno che non voglia che io la inserisca a pieno titolo tra i più sospettati" Replica Lily Sellert. "E si da il caso che, purtroppo, non sono onnisciente. Semplicemente osservo i dettagli a cui persone come lei non prestano attenzione"
Si gira poi verso il capo della polizia, ignorando Leslie e riconcentrandosi sul suo compito.
"Hai capito chi è il colpevole?" Le chiede lui impaziente, facendole vedere l'orologio al polso. "Alle otto abbiamo la partita, ricordatelo"
Di colpo mi chiedo perché questa giovane ragazza sia l'unica a cui sembra importare qualcosa del mio amato padrone morto sul tappeto. Lei sbuffa e annuisce, tornando a osservare i sospettati.
"Dunque lei, signor Barry Busley, ha affermato di essere stato con gli amici dell'uomo fino a quando non ha sentito un domestico gridare. Non è così?"
Barry annuisce concitato. "Sì e poi sono stato io a vedere che era morto!"
"Non ne vada così fiero" ribatte Lily innervosita.
"Perché non può essere stato semplicemente un ladro? Si diverte a giocare con noi?" esclama Lucy.
L'investigatrice sorride. "È effettivamente stupefacente osservare gli equilibri che si spezzano, ma ho una motivazione valida per il mio trattenervi qui. Osservi questa sala, signora Wellert"
Lucy segue il suo sguardo, confusa.
"Non vede anche lei? Tutto è in ordine, in perfetto ordine e le porte che danno sul giardino sono chiuse dall'interno. L'unica da cui si poteva arrivare è questa qui, la principale, ma come poteva entrare in casa se non dal parco? Ho osservato il vostro portone d'ingresso e non ne ho mai visto uno tanto sicuro." Lily si interrompe un attimo analizzando l'espressione della donna che sta appena prendendo consapevolezza della cosa.
"Non vuole scoprire anche lei chi ha ucciso suo padre?" domanda guardando gli occhi azzurri di Lucy che annuisce.
"Faccia quello che deve, signorina" risponde accondiscendente.
"Bene, quindi escludendo i pochi domestici, dato che il loro alibi di essere stati in cucina regge, restate voi" proclama e io vorrei dirle che lo so, lo so io chi è stato, non c'è bisogno di farla tanto lunga. I quattro amici si irrigidiscono guardandola stupefatti.
"No... non possono essere stati loro" interviene Lucy. "Non può essere"
"A volte certe ipotesi, seppur all'apparenza impossibili, sono la pura e semplice verità e non è proprio questa che stiamo cercando?" Lily guarda i quattro apprensiva.
"Signor Barry, ha qualcuno che può testimoniare che lei sia stato tutto il tempo nella camera degli ospiti?" domanda la donna.
Lucy alza la mano, come se fosse ancora a scuola. "Posso confermarlo io. Però a un certo punto Thomas è uscito dicendo di andare in bagno..."
"Anche George ha fatto uguale. Non provare ad accusare me"
"Il mio fidanzato non farebbe mai male a nessuno!" replica Leslie inferocita.
Lily alza le mani. "Calmatevi. In questo modo non arriviamo a niente. Signor Thomas, la prego, ci racconti la sua versione"
Thomas sbuffa alzando gli occhi al cielo. "Semplice. Dovevo andare in bagno, ci sono andato. Al mio ritorno ho notato che George non c'era. Mi hanno detto che si era recato anche lui ai gabinetti, ma io non l'ho visto andarci"
"E lei, che dice signor George?" chiede Lily con gentilezza all'uomo che si ritrae in un angolo dietro la fidanzata.
"I-io s-sono..." Sento Thomas e Barry sghignazzare come adolescenti al liceo di fronte ai balbettii dell'uomo.
"Parlerò io" interviene Leslie in difesa del fidanzato. "Quando mi ha detto che sarebbe andato in bagno gli ho chiesto di prendere la mia borsa al piano superiore perché dovevamo tornare a casa. Non lo hai visto perché sarà andato ai bagni di sopra essendo ormai lì" aggiunge rivolta a Thomas.
Lily annuisce chiamando poi in disparte Lucy. Si avvicinano a me, tanto che posso sentirle senza problemi.
"Sa per favore se qualcuno di loro aveva qualche astio nei confronti di suo padre?"
Lucy guarda incerta l'investigatrice, prima di annuire.
"In realtà tutti quanti" sussurra guardando circospetta i quattro che hanno iniziato a discutere poco più in là. "Tranne Leslie"
"Si spieghi"
"Ho sentito più di una volta mio padre prendere in giro George per i suoi balbettii, ma mi sembra troppo buono per fare una cosa del genere"
"Non dia giudizi la prego, parli e basta"
"Va bene, va bene. Insomma, anche con Thomas e Barry non aveva un gran rapporto. Non so quanto possa essere vero, ma so che avrebbe pagato per fare uno scherzo a Barry e non fargli mai passare gli esami di medicina" Lucy avvampa. "Sa, mio padre era un tipo un po'... burlone. Non era malvagio, questo no, ma amava fare scherzi, a volte di cattivo gusto"
Lucy sospira infilando una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio. "Barry non gliel'ha mai perdonato"
Era davvero così l'uomo che ho sempre stimato e che ho ucciso? Mi domando perché in tutto questo tempo io non ci abbia mai fatto caso.
"Il signor Thomas invece?"
"I loro padri erano amici e i due si conoscevano fin dall'infanzia" spiega Lucy. "Poi la famiglia di Thomas è andata in bancarotta e mio padre l'ha ospitato qui. Non perdeva però l'occasione di rinfacciarglielo e di fare qualche scherzetto a lui e a sua moglie, fino a che lei non ha deciso di mollare Thomas pur di andarsene da questa casa."
"Che genere di scherzo?" Lily incrocia le braccia al petto e io non sono più sicuro di niente.
"Li spaventava in ogni modo possibile. Come se in questa casa ci fossero fantasmi"
L'investigatrice annuisce. "Grazie signora Wellert"
"Oh, mi chiami pure Lucy"
Lily le sorride appena. "Penso di aver capito chi è il colpevole"
Tutti i presenti si voltano verso di lei ansiosi e lei mi afferra, portandomi al centro della sala.
Lily sospira. "Di solito sono più imparziale di così, ma mi stupisce che tutti voi abbiate potuto rimanere amici di un uomo tale. La mia domanda è: perché? Per soldi? Per trovare l'occasione giusta per vendicarsi? Per pura e semplice bontà d'animo?"
I quattro sospettati stavolta rimangono in silenzio osservandola soltanto, come se sapessero che qualunque risposta gli suggerisca la coscienza non sarebbe granché positiva.
Mi stupisco di come io abbia potuto capire più del mio padrone questa notte che in tutta la vita passata insieme.
"Vada al dunque" sbotta il capo degli agenti mostrando ancora una volta quello stupido orologio e la sua partita.
Incredibile. Tutta la sera col desiderio di accusarlo, di levargli quella maschera da ipocrita e ora mi rendo conto che forse dietro tutto ciò c'è una ragione.
"Il colpevole è..." Lily mi osserva per un attimo, incerta, prima di sussurrare il suo nome. "Thomas"
L'uomo tace. Potrebbe difendersi, ma di colpo sembra ansioso di levarsi una volta per tutte quel peso. Poi annuisce.
"Non posso che confermare, detective" mormora e non c'è più nel suo tono l'aria insolente di prima. Solo una grande stanchezza mentre si passa una mano tra i capelli brizzolati. "Vorrei capire ora come ha fatto a scoprirlo"
"Ammetto che era un delitto ben congegnato" replica l'investigatrice. "Se non fosse stato per un particolare che mi ha detto la signorina Lucy, forse sarei rimasta in dubbio"
"Il signor Wellert le ha fatto molti scherzi. Le ha fatto credere che c'erano dei fantasmi in casa e sua moglie ha finito per lasciarlo" dice e Thomas non la contraddice, solo abbassa la testa, un'aria affranta sul viso pallido.
"E così lei si è firmato in un angolo del muro, quasi come se fosse una vecchia incisione: ghost, fantasma"
"Mi faceva impazzire" sussurra lui infervorato. "Non faceva che giudicarci, trovare ogni difetto e renderlo ridicolo perché tanto lui era il grande Jonathan Van Wellert, lui poteva tutto. Dovevo... dovevo dargli una lezione e così..." Trema mentre mi indica. "Ho preso il suo più grande tesoro, il suo amato coltello e l'ho colpito." Sbuffa. "Gli importava più di uno stupido oggetto che della sua stessa vita. L'ultima cosa che mi ha detto è di pulirlo perché sennò si rovinava. Assurdo"
Gli agenti si fanno avanti mettendogli le manette e conducendolo via.
Lui si ferma sull'anta della porta e guarda Lucy.
"Mi dispiace che ci sia finita in mezzo tu, davvero. A pensare che ora sarai da sola..." dice con voce affranta. "Mi fa pensare che forse la vendetta..."
"La vendetta non è mai una soluzione" replica la ragazza sostenendo il suo sguardo. "Capiscilo prima o poi"
L'uomo annuisce e stavolta si fa condurre via con dietro il capo della polizia felice come una pasqua perché fa ancora in tempo per la partita.
Lily però è ferma in mezzo alla sala, incurante dei pianti al suo fianco e mi guarda pensierosa.
Poi inizia a girare il mio manico tastandolo e io so cosa sta cercando.
Sento uno scatto e un foglio di carta piegato esce dallo scomparto segreto.
Lily lo apre e sgrana gli occhi davanti alla fotografia.
"Scusa Lucy" chiama. "Sai chi è la donna nella foto?"
La ragazza apre la bocca incredula. "È mia madre... è morta tanto tempo fa"
"Ecco perché il suo tesoro più grande" esclama entusiasta Lily alzando la vecchia foto. "Questo coltello era un suo ricordo, non è vero?"
Lucy annuisce e l'investigatrice le porge la fotografia che l'altra stringe al petto.
Lily mi lancia un'ultima occhiata prima di lasciarmi sul mobiletto dove mi ha trovato.
"Nascondi più segreti di quanto pensassi" mormora prima di allontanarsi e so già che non la rivedrò.
Forse ho capito qualcosa stanotte anche se sono soltanto, alla fine, un coltello.
Forse le persone non sono né così buone come possiamo pensare, né così cattive.
Un po' come la mia lama. A volte può essere usata per ferire o per uccidere, altre volte è soltanto l'ultimo ricordo di una persona cara.
Tutto qui.
2079 parole
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