5 [AX]
CHIRONE CERCA DI TERRORIZZARE PERSEUS
Annabeth aveva ragione: il divino Dioniso non era per niente felice. Non che la cosa mi stupisse in modo particolare, eh: odiava il Campo, odiava esserne il direttore, odiava dover badare ad un "branco di mocciosetti semidivini rompiscatole" (ero piuttosto sicura che, in privato, ci apostrofasse pure peggio) ma più di tutto detestava quando gli creavamo dei problemi con il padre che condividevamo.
Sì... tecnicamente parlando, il signor D era mio fratello -o meglio: fratellastro. Non che le parentele divine contassero qualcosa: bastava pensare a Zeus e Era. O ad Afrodite e Ares. O Afrodite ed Efesto (anche se a loro ci pensava solo quest'ultimo). O Afrodite e... be', il preferito del momento.
«Il vecchio Barba d'Alghe l'ha fatta proprio grossa, stavolta» disse il signor D con il suo solito brontolio insofferente «e pensare che era uno dei primi che ha puntato il dito contro Zeus per quella lì». Indicò me con un pigro cenno del triplo mento. «Cos'avete, due mesi di differenza?»
«Due giorni» borbottai in risposta, lo sguardo fisso sul cielo.
Le nuvole, quel giorno, erano le più nere che avessi mai visto. Zeus doveva essere davvero molto in collera, e io ci avevo messo sicuramente del mio dopo la nostra conversazione onirica. Ero stupita di non essere stata fulminata sul posto, dovevo ammetterlo. Forse nemmeno lui credeva fino in fondo alle accuse che mi aveva mosso... oppure pensava che ci ripensassi.
In ogni caso si sbagliava. Nemmeno la sua mano divina poteva convincermi che le sue teorie deliranti corrispondessero alla realtà dei fatti.
«Due giorni... bah». Il signor D fece una smorfia, sistemandosi l'orrenda camicia hawaiana. «Audace da far schifo, quasi»
«Le suggerisco di mantenere la calma, signor D» intervenne Chirone, giocando la sua mano di carte «a giudicare dal tempo atmosferico, Zeus e Poseidone sono già poco tolleranti»
«Come se me ne importasse qualcosa!» esclamò il signor D.
Un tuono terrificante scosse il porticato. Mi chiesi se era il caso di darsela a gambe prima che un fulmine incenerisse la Casa Grande con me, lui e Chirone dentro. Fu l'occhiata d'avvertimento di quest'ultimo che mi convinse a non farlo. Sembrava aver capito perfettamente le mie intenzioni, e di nuovo non mi sorpresi. Mi aveva praticamente cresciuta e istruita, e mi conosceva come la sua cespugliosa coda equina. Mi girai verso di loro con un sospiro, incrociando le braccia. Con la coda dell'occhio notai uno degli sgabelli dell'angolo muoversi di qualche centimetro, e capii immediatamente che Annabeth si era messa il suo berretto degli Yankee per origliare quanto il signor D doveva dirci. Probabilmente era convinta che c'entrasse qualcosa l'Impresa di cui andava borbottando in giro, tra sé e sé, da giorni.
Alzai gli occhi al cielo, ma non dissi niente. Se la conoscevo bene, ad un certo punto si sarebbe palesata da sola.
«Dove si è cacciato quel satiro? Quanto ci vuole per andare a recuperare il ragazzino, insomma...» brontolò il signor D.
«Percy è un po' disorientato da quando è stato riconosciuto» commentò Chirone «e scommetto che, con tutto quello che sta succedendo tra Zeus e Poseidone, il suo sonno è alquanto disturbato»
«Sarei disturbato anche io se fossi figlio di Barba d'Alghe»
«Signor D...» fece Chirone in tono d'avvertimento.
«Di nuovo, Chirone: non me ne importa un accidente». Il signor D mi lanciò un'occhiata. «Grace, va' a vedere cosa sta combinando quel satiro e porta qui Peter Johnson»
Inarcai un sopracciglio. «E chi è?»
«Intende Percy, mia cara». Lo sguardo di Chirone si fissò su qualcosa alle mie spalle. «E non c'è bisogno che vai. Stanno arrivando»
Gettai un'occhiata alle mie spalle e li vidi: la figura caprina di Grover e quella slanciata di Perseus si stavano avvicinando rapidamente.
Il signor D attese che ci raggiungessero prima di parlare, senza staccare lo sguardo dalla sua mano di carte. «Bene, bene, la nostra piccola celebrità. Avvicinati, e non aspettarti che ti faccia chissà che onori, mortale, solo perché il Vecchio Barba d'Alghe è tuo padre»
Un reticolo di lampi illuminò le nuvole. Un tuono fece vibrare le finestre della casa. Grover si addossò alla ringhiera, agitando gli zoccoli. Scambiai un'occhiata nervosa con Chirone. Se continuava così, il signor D ci avrebbe fatti fulminare tutti quanti.
«Bla, bla, bla» borbottò il dio, noncurante «se si facesse a modo mio, le vostre molecole avrebbero già preso fuoco. Saremmo qui a raccogliere le ceneri e ci risparmieremmo un sacco di problemi. Ma Chirone sembra convinto che vada contro la maledetta missione che mi è stata affidata: evitare che a voi marmocchi venga fatto del male»
«E la combustione è una forma di male» specificò Chirone.
«Sciocchezze, non si accorgerebbero di nulla. Tuttavia ho accettato di contenermi. Sto pensando di trasformarti in un delfino, Jackson, piuttosto, e di rispedirti da tuo padre. Per te, Grace... mmh, pensavo più ad una cornacchia. Ti si addice»
Gli rivolsi un sorriso che pareva più una smorfia. «Che gentile» buttai lì sarcastica.
«Non testare la mia pazienza, Grace. E' da tempo immemore che sei ad un passo ad avere becco e piume!»
«Signor D...» lo ammonì Chirone.
«Oh, e va bene. C'è un'altra opzione. Ma è pura follia». Si alzò in piedi e le carte dei giocatori invisibili caddero sul tavolo. «Salgo sull'Olimpo per la riunione d'emergenza. Se questi due saranno ancora qui al mio ritorno li trasformerò. Delfino e Cornacchia. Ci siamo capiti? Quanto a te, Perseus Jackson, se hai un minimo di cervello, capirai che è una scelta molto più ragionevole di quello che Chirone pensa che tu debba fare»
Dioniso raccolse una carta, la piegò e quella si trasformò in un pass. Poi schioccò le dita. L'aria si piegò e lo avvolse come una coperta. Diventò un ologramma, poi un soffio di vento e sparì, lasciandosi alle spalle solo il dolce profumo del mosto appena spremuto.
«Che liberazione» commentai con un sospiro «non poteva farlo dieci minuti fa?»
«Alexandra, da brava...» mi riprese Chirone.
«Non è colpa mia se è insopportabile»
Chirone sospirò. Poi ci rivolse un sorriso in egual parti stanco e tirato. «Accomodatevi, prego. Abbiamo molto di cui parlare»
Presi posto accanto a lui. Grover si sedette di fianco a me, e Perseus di fronte. Lanciai un'occhiata fugace allo sgabello e mi chiesi se Annabeth fosse ancora lì.
Chirone posò le carte sul tavolo. «Dimmi, Percy... che effetto ti ha fatto il segugio infernale?»
«Mi ha terrorizzato» rispose lui con sincerità «se non ci foste stati voi, sarei morto»
«Pensa che non era neanche il mostro peggiore» borbottai, strofinandomi in maniera distratta la fasciatura che avevo assicurata intorno al busto. Le mie ferite non erano niente di grave; probabilmente era lui ad aver avuto la peggio. Avevo solo un leggero fastidio, per fortuna.
«Davvero?» fece lui, spalancando leggermente gli occhi.
«Alexandra ha ragione» confermò Chirone «incontrerai cose peggiori, Percy. Cose molto peggiori, prima che tu abbia finito»
«Finito cosa?»
«La tua Impresa, naturalmente. Hai intenzione di accettarla?»
Perseus guardò Grover, che non nascose nemmeno il fatto di stare incrociando le dita. Era la sua occasione per redimersi per quanto successo quando aveva portato me, Annabeth, Luke e Talia al Campo Mezzosangue. E a proposito della prima... sentii qualcosa sfiorarmi una spalla. Doveva essersi spostata.
«Ehm, signore» disse Perseus «non mi ha ancora spiegato di che si tratta»
Chirone fece una smorfia. «Be', questa è la parte difficile, Percy: i dettagli»
Un tuono rimbombò per tutta la valle. Le nuvole temporalesche adesso avevano raggiunto il confine della spiaggia. Fin dove si riusciva a spingere lo sguardo, il cielo e il mare ribollivano insieme. «Poseidone e Zeus» azzardò Perseus, lanciandomi un'occhiata fugace «stanno litigando per qualcosa di prezioso... qualcosa che è stato rubato, vero?»
Chirone e Grover si scambiarono uno sguardo. Il primo si chinò in avanti, spostandosi sul bordo della sedia. «Come lo sai?»
«Il tempo sta facendo il matto da Natale, come se il mare e il cielo stessero litigando. Poi ho parlato con Annabeth, e lei ha sentito di sfuggita qualcuno che parlava di un furto. E poi...»
S'interruppe di botto, stringendo le labbra. «Lo stai sognando, non è vero?» gli domandai. Lui si limitò ad annuire, confermando. Sospirai appena. «Ecco, ti pareva...»
«Lo sapevo» commentò Grover, raddrizzandosi di botto.
«Silenzio, Grover» ordinò Chirone.
«Ma l'impresa è sua!». Gli occhi del satiro scintillavano di eccitazione. «È evidente!»
«Solo l'Oracolo può determinarlo, e in ogni caso anche Alexandra sta facendo gli stessi sogni»
Trasalii sulla sedia. «Come fai a-». Chiusi la bocca di scatto. Avevo già la risposta a quella domanda. Era così ovvio. «Pettegola di una Chase...»
Chirone mi lanciò un'occhiata severa. «Avresti dovuto parlarmene tu stessa, Alexandra. E' un dettaglio importante»
«No che non lo è» lo contraddissi, scorbutica. Incrociai le braccia. «Non li sogno entrambi mentre discutono su chi piscia più lontano...»
Un altro tuono terrificante scosse la vallata. Grover, che fino ad un secondo prima stava per mettersi a ridere, si fece piccolo piccolo sulla sedia.
«... sogno solo mio padre, le sue accuse deliranti...»
Altro tuono, un po' più forte. Grover gemette. Chirone sospirò stancamente. «Cara, ti prego...»
«... e le sue richieste omicide, ancora più deliran-»
«Non finire la frase» m'interruppe Chirone «Alexandra, ti prego, la situazione è già precaria senza che ci butti in mezzo la tua opinione a riguardo»
Sbuffai. «Ti ha chiesto di uccidere?» mi domandò Perseus, incredulo.
Annuii, lanciandogli un'occhiata. «Oh, sì. Mi ha chiesto di uccidere te, per essere chiari»
«Me?!». Il suo sguardo si fece un po' stralunato. Si allontanò da me di poco, probabilmente senza rendersene conto. «E perché? Gli hai detto... gli hai detto di no, vero?»
«Certo che gli ho detto di no». Perseus sembrò sgonfiarsi come un palloncino. Alzai gli occhi al cielo. «Ti trovo irritante, ma non è una giustificazione sufficiente per ammazzarti. Almeno, non ancora»
«Grazie, è consolante» fece lui sarcastico «perché vuole che tu mi uccida? Che ho fatto?»
Chirone si accarezzò la barba ispida. «Partiamo dall'inizio, forse è meglio. Percy, hai ragione: tuo padre e Zeus stanno avendo la loro peggiore lite da secoli. Litigano per qualcosa di prezioso che è stato rubato. Per la precisione: una Folgore»
A Percy uscì una risata nervosa. «Una cosa?»
«Una Folgore. Per la precisione: la Folgore di Zeus. E' un cilindro di sessanta centimetri di puro bronzo celeste, con due esplosivi dalla potenza divina alle estremità» rispose Chirone «il simbolo del suo potere, il modello di tutte le altre folgori. La prima arma forgiata dai Ciclopi per la guerra contro i Titani, la folgore che ha scoperchiato la cima dell'Etna e che ha spodestato Crono dal suo trono; la folgore originale, dotata di una potenza tale che le bombe a idrogeno mortali sono fuochi d'artificio al suo confronto»
«Ed è sparita?»
«Rubata» specificò Chirone.
«Da chi?»
«Zeus pensa che sei stato tu» risposi «ecco perché voleva che ti uccidessi»
La bocca di Percy si spalancò in una "O" perfetta. «Che cosa?!» esclamò con un filo di voce.
«Durante il solstizio d'inverno, all'ultimo Consiglio degli dei, Zeus e Poseidone hanno litigato. Le solite sciocchezze: "Ssei sempre stato il cocco di nostra madre Rea"; "i disastri aerei sono più spettacolari dei disastri marittimi" eccetera eccetera» raccontò Chirone «dopo, Zeus si è accorto che la Folgore era sparita. Qualcuno l'aveva sottratta dalla Sala del Trono sotto il suo stesso naso. Ha incolpato subito Poseidone. Ora, un dio non può usurpare il simbolo del potere di un altro dio direttamente: è proibito dalle più antiche leggi divine. Ma Zeus crede che tuo padre abbia convinto un eroe umano a farlo»
«Ma io non-»
«Abbi pazienza e ascolta, figliolo. Zeus ha buone ragioni per sospettarlo. Le fucine dei Ciclopi sono sotto l'oceano, il che dà a Poseidone una certa influenza sui costruttori dei fulmini di suo fratello. Zeus crede che Poseidone abbia rubato la Folgore originale e che adesso, in gran segreto, stia facendo costruire ai Ciclopi un arsenale di copie illegali, con l'intenzione di usarle per rovesciare Zeus dal trono. L'unica cosa di cui Zeus non era sicuro era l'identità dell'eroe che Poseidone poteva aver usato per rubare la Folgore. E ora Poseidone ti ha ufficialmente riconosciuto come figlio. Tu eri a New York durante le vacanze invernali. Ti saresti potuto facilmente intrufolare nell'Olimpo. Zeus crede di aver trovato il suo ladro»
«Ma io non ho mai messo piede sull'Olimpo!»
«Tu no» convenne Chirone. Poi mi indicò. «Ma lei sì»
Perseus mi lanciò un'occhiata stranita. «Non dirmi che pensa che mi hai aiutato...»
«Ma certo che lo pensa». Mi uscì una risata fredda, priva di gioia. «E lo pensa perché mi sono rifiutata di farti fuori»
«Ma è assurdo! Sei sua figlia! Zeus è pazzo!»
Chirone e Grover lanciarono un'occhiata nervosa verso il cielo. Le nuvole non sembravano intenzionate a girare intorno al Campo come al solito: avanzavano imperterrite sopra la valle, chiudendosi sopra di noi come il coperchio di una bara. «Ehm, Percy?» fece Grover «Non usiamo quella parola con la "p" per descrivere il Signore del Cielo»
«La pensiamo e basta» intervenni io. Chirone mi lanciò un'occhiata di rimprovero, alla quale risposi con un sorriso innocente. «Non posso dirlo, ma almeno fammelo pensare»
Chirone sospirò per la centesima volta da quando era iniziata la conversazione. «Forse "paranoico" è più appropriato... ma del resto Zeus ricopre una posizione di potere, e i secoli gli hanno reso difficile fidarsi della sua stessa stirpe. E poi, Poseidone ha già tentato di spodestare Zeus, in passato. Credo che fosse la domanda numero trentotto del compito d'esame»
«C'entra una rete d'oro, per caso?» tirò ad indovinare Perseus «Poseidone, Era e qualche altro dio hanno intrappolato Zeus e l'hanno liberato solo quando ha promesso di essere un sovrano migliore. Giusto?»
«Esatto, e Zeus non si fida più di Poseidone da allora. Naturalmente, Poseidone nega di aver rubato la Folgore. Si è offeso mortalmente per l'accusa. I due continuano a litigare da mesi, ormai, minacciando guerra. Poi sei spuntato fuori tu, e sua figlia ha rifiutato di obbedire ad un suo ordine diretto, facendogli pensare che l'abbia tradito. La proverbiale ultima goccia, insomma»
«Ma sono solo un ragazzino!» protestò Percy.
«Se tu fossi Zeus e pensassi già che tuo fratello stia tramando per spodestarti, e all'improvviso lui ammettesse di avere infranto il sacro giuramento pronunciato dopo la Seconda Guerra Mondiale e di aver generato un nuovo eroe mortale che potrebbe essere usato come arma contro di te... non ti sentiresti un po' preso per il divino naso?» gli disse Grover.
«Ma io non ho fatto niente. Poseidone, mio padre, non ha davvero ordinato di rubare questa Folgore, vero?»
Chirone strinse le labbra. «La maggior parte degli attenti osservatori concorderebbe che il furto non è nello stile di Poseidone. Ma il dio del mare è troppo orgoglioso per cercare di convincere suo fratello. Zeus pretende che Poseidone restituisca la Folgore entro il solstizio d'estate, ovvero il ventun giugno, fra dieci giorni. Poseidone esige delle scuse per l'offesa arrecatagli entro la stessa data. Speravo che alla fine la diplomazia avrebbe prevalso, che Era, Demetra o Estia avrebbero fatto ragionare i due fratelli. Ma il tuo arrivo e ciò che è successo con Alexandra ha scatenato la collera di Zeus. Ora nessuno dei due fratelli ha intenzione di fare un passo indietro. Se non interviene qualcuno, se la Folgore non viene trovata e restituita a Zeus prima del solstizio, sarà guerra. E tu sai come sarebbe una guerra vera e propria, Percy?»
«Brutta?»
«Immagina il mondo nel caos. La natura in guerra contro sé stessa. Gli dei dell'Olimpo costretti a schierarsi fra Zeus e Poseidone. Distruzioni. Carneficine. Milioni di morti. La civiltà occidentale trasformata in un campo di battaglia tale che la guerra di Troia al confronto sembrerà una bravata coi gavettoni. E tu, Percy Jackson, saresti il primo a subire la collera di Zeus. Insieme alla sua stessa figlia»
Iniziò a piovere. I ragazzi sul campo di pallavolo smisero di giocare e scrutarono il cielo in un silenzio sbigottito. Sembrava quasi che Zeus l'avesse fatto per confermare l'ultima frase pronunciata da Chirone. «Che tempismo» commentai leggera.
«E così devo trovare quella stupida Folgore» esclamò Perseus, furioso «e restituirla a Zeus»
«Quale migliore offerta di pace del figlio di Poseidone che restituisce il maltolto a Zeus? Inoltre, tu e Alexandra che lavorate insieme sarebbe anche un bel messaggio per i vostri padri, un chiaro segnale che la loro stirpe è capace di superare le diversità e collaborare, a differenza loro». Chirone mi lanciò l'ennesima occhiata di rimprovero. «Vero, Alexandra?»
«Perché mi stai guardando così?» domandai, sulla difensiva.
«Perché conosco i miei polli»
Sospirai dal naso. Probabilmente aveva pensato bene: avrei fatto fatica a collaborarci, e avrei dovuto sicuramente sforzarmi di essere disponibile a lavorare in squadra. Sperai che mi risparmiasse il discorsetto che aveva l'aria di volermi fare. «Se Poseidone non l'ha preso, che fine ha fatto quell'affare?» chiesi, decidendo di tornare al punto della chiacchierata.
«Credo di saperlo». L'espressione di Chirone era cupa. «Parte di una profezia che ho ricevuto anni fa... be', alcuni di quei versi finalmente hanno trovato un senso. Ma prima che possa dire altro devi intraprendere ufficialmente l'impresa, Percy. Devi consultare l'Oracolo»
«Perché non mi dice prima dov'è la Folgore?»
«Perché se lo facessi, avresti troppa paura per accettare la sfida»
Lui deglutì. «Ottima ragione»
«Allora accetti?»
Perseus guardò Grover, che annuiva con fare incoraggiante. Poi guardò me. «Perché devo consultarlo io e non tu?»
Mi strinsi nelle spalle e guardai Chirone. «Perché i suoi sogni sono diversi dai tuoi, Percy» spiegò lui «ha un altro tipo di coinvolgimento. Meno diretto del tuo, certo, ma c'è»
«Questo vuol dire che devo accompagnarlo per forza?» domandai.
Chirone annuì. «Sì, mia cara»
Perseus si accigliò. «Puoi anche startene qui, se non vuoi venire»
«Certo che non voglio, ma le alternative sono solo due e fanno schifo entrambe». Gli rivolsi un sorrisetto sgradevole. «Preferisco essere costretta a sopportare la tua presenza piuttosto che diventare una cornacchia o essere liquefatta da un fulmine di Zeus. Quindi ti toccherà sopportarmi»
«Splendido» commentò cupo.
«Allora, Percy? Accetti?» domandò Chirone.
«Va bene» concluse Perseus con un sospiro «sempre meglio che essere trasformato in un delfino, suppongo...»
«Allora è giunto il momento di consultare l'Oracolo. Sali al piano di sopra, Percy Jackson, in soffitta. Quando scenderai, ammesso che sarai ancora sano di mente, continueremo il discorso»
Percy lo guardò stranito. Lo osservammo mentre si alzava e, con passo incerto, entrava nella Casa Grande.
«Alexandra, così non va bene» disse subito Chirone.
Sospirai. Avevo sperato che per una volta mi risparmiasse, e invece avevo sperato male. "Chi nasce sperando, muore cagando" diceva sempre Talia. «Dovresti sgridare anche lui. Non è più gentile di me» gli feci notare.
«Potresti provare ad essere un po' più accomodante e a non aggredirlo con il tuo sarcasmo ogni volta che apre bocca». Scosse la testa non appena aprii bocca per replicare. «So che è per via di chi siete, e che è una pulsione involontaria. Ma tu ci metti del tuo con il tuo temperamento, e sono anni che cerco di dirti che devi controllarti. Questa volta devi farlo sul serio, Alexandra. La situazione è-»
«Grave, precaria, pericolosa» completai per lui, alzando gli occhi al cielo «lo so, Chirone. Credimi, lo so bene. Mio padre non è esattamente un tipo che ragiona in maniera lucida, e se non riavrà la sua stupida Folgore finirà molto male proprio perché si fa prendere dalla rabbia e non vede più niente»
«E tu non vuoi diventare come lui, giusto?»
Feci una smorfia, punta un po' sul vivo. No, decisamente non volevo diventare come lui. Dei, odiavo quando aveva ragione. «Ti prometto che ci provo. Di più non posso fare»
«Alexandra...»
«Chirone, mi dispiace, ma non puoi pretendere di più da me. La prospettiva di viaggiare con lui già non mi entusiasma, figurati finire negli Inferi... avrò bisogno di tutto l'autocontrollo possibile. Lo sai che mi succede quando mi allontano troppo dal cielo...»
«Inferi?!» ripetè Grover con una nota di panico nella voce «Chi ha det-cosa- Inferi?!»
«Non appena Percy scenderà vi spiegherò tutto» si limitò a rispondere Chirone.
«Come se ce ne fosse bisogno» borbottai «dividi&conquista, no? La tattica più vecchia del mondo. Zio Gioia deve essersi dato parecchio da fare».
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