𝘊𝘈𝘗𝘐𝘛𝘖𝘓𝘖 13/ parte 2: "Alto tradimento"
ᏗᎷᎧᏒᏋ ᎥᏁᎦᎥᏁᎥᏖᎧ
"Endless Love"
1 libro
∞ ❤️∞
"Uhm... Sono indecisa tra queste due cose, ma penso che questo sia più adatto." Mi riferì la giovane mentre squadrava i colori sopra i cataloghi.
"Certo, certo. Può essere questo, ma avrei bisogno di vedere la combinazione di questi due."
"Buongiorno." Mi salutò la castana sfilando nel corridoio come una modella.
"Buongiorno."
Si fermò e mi rialzai dal pavimento, sorreggendo il catalogo fra le mani.
"Non so da quanto tempo pensavo di far dare una passata di vernice a quelle pareti così spoglie. Menomale che Lucas non l'ha dimenticato." Sbattei le ciglia, distogliendo lo sguardo di fronte a quelle parole che suonavo come acide provocazioni. "Ma lui è sempre così. Non devi dirglielo due volte."
Già.
Abbassai lo sguardo e poi le rivolsi un sorriso. "Davvero?"
"Che colore hai scelto?" Chiese cambiando volutamente discorso e glielo mostrai, picchiettandovi il dito: un verde brillante che ricordava molto quello delle praterie irlandesi.
"Che ne pensi?"
Fece una smorfia, come disgustata. "Non mi sembra appropriato." Alzai le sopracciglia e si giustificò. "Scusa, il verde non mi piace. Come dire... Mi mette di cattivo umore." Cercai di mostrarmi accondiscendente, anche se stava giudicando il mio lavoro e le sorrisi ancora. Si abbassò per prendere un altro catalogo. "Il rosso mi piace. Questo qui."
"Rosso?"
Lei annuì. Lo guardai. E lei mi fissò, a sua volta. "Non va bene per te, oh... ma non importa. Alla fine farai quello che diciamo noi, giusto? C'è un motivo se siamo noi i capi qua dentro." Mi parlava con strafottenza, elevandosi a una posizione di superiorità.
"Shannon."
Lucas apparve alle nostre spalle.
"Oh, mio caro... Dimmi la tua opinione, io penso che il rosso sia una buona scelta. Tu che pensi?" Il giovane si avvicinò e il suo sguardo si focalizzò nel mio.
"Il rosso soffoca la vista.
L'affoga!" La donna sollevò il mento. "Penso che sia stressante e un po' fastidioso. So che i gusti del cliente sono molto importanti, ma il verde sarebbe la migliore opzione." Poi aggiunsi, dando il colpo di grazia. "Perché rafforzerebbe la vostra politica ambientale."
Distolsi lo sguardo e Lucas prese la parola.
"Sei tu l'artista. Confidiamo in quello che deciderai. Ma visto che Shannon lavora qui ogni giorno, vogliamo che sia piacevole anche per lei."
La castana accolse quel discorso con un sorriso colmo d'affetto. "Te ne sono grata, caro." Il riccio le riservò un cenno d'assenso.
Pov's Louis
La riunione era giunta al termine e molti stavano già per lasciare la sala, Casey l'aveva già fatto, senza salutarmi. Restai seduto e mi sporsi all'indietro, lanciando un esplicito segnale con la mano al mio assistente, che annuì, ed effettuò quella chiamata.
"Salve, signor Lucas. Il signor Louis vorrebbe vederla oggi nel suo ufficio." Si ritrovò a balbettare quando quell'uomo iniziò a porgli mille domande. "Ehm... Sì, riguarda il progetto. Perché so che lo ha già firmato, congratulazioni. Il signore l'aspetta alle tre del pomeriggio. D'accordo, grazie." Dopodiché riagganciò. "Ha accettato, signore.
"Oh, che gioia!" Esclamai con una punta di evidente sarcasmo e mi alzai per dirigermi alla porta.
Sapevo che l'avrebbe fatto.
"Era Louis Hynes. Ci vedremo alle tre." Informai la castana, ignorando Amybeth a pochi passi da noi.
La castana entrò subito in modalità difensiva. "Vuoi che ti accompagni?"
"No, non preoccuparti. Ci vedremo appena avrò finito l'incontro."
"Va bene, ma ricorda che stasera abbiamo un appuntamento. Dobbiamo andare dai tuoi."
Non avrei dimenticato quell'impegno, ero sempre stato un uomo di parola.
"Ti chiamerò dopo." Risposi vedendola entrare in una porta e mi guardai alle spalle, incrociando lo sguardo della bionda, che sembrava dondolare sui talloni per provare a mascherare il suo nervosismo. "Con permesso." Mi fece una specie d'inchino e andai via.
Una volta fuori, entrai nella limousine ch'era già arrivata.
Appena si era dato alla macchia, diretto chissà dove, avevo lasciato cadere il catalogo, che aveva colpito il pavimento con un tonfo sordo.
"Era impensabile che sarebbero andati a cena insieme. A casa di lui... Io nemmeno avevo avuto mai l'occasione di poter incontrare la sua bellissima famiglia e sedermi a mangiare con loro... per il timore che mia madre rovinasse ogni cosa, come aveva già fatto."
Mi portai la mano sulla nuca e alzai gli occhi al cielo, per attingere da lì la forza di sopportarlo. Tornai quindi al mio lavoro, l'unica cosa che mi avrebbe tenuta occupata per non pensare a quei due.
"La distanza in quest'area dev'essere di circa..." Stavo segnando sul muro con un pennarello, quando una voce femminile risuonò alle mie spalle.
"Buongiorno!"
"Buongiorno." Salutai la mia amica con lo stesso slancio di un brapido addormentato.
"Fallo rosso." Ordinò la castana, mentre combattevo con me stessa per non urlarle in faccia, che mi aveva stancato con le sue richieste di "grande capo".
"Che ha detto?" Domandò Miri.
"Dice «Vieni e dammi un pugno in faccia perché non dica più sciocchezze.»" Feci l'atto di muovere il braccio in aria, come se volessi mollarle davvero quella sberla, ma posai le mani sui fianchi e tirai un profondo sospiro, per farmi scivolare di dosso tutto il nervosismo che stavo accumulando. "Ci credi che mi ha chiesto il colore rosso. È pazza!"
Miri continuava a sorbirsi le mie lamentele, ma era l'unica persona con cui potevo dire tutto ciò che mi passava per la testa.
Entrai in anticipo nella ricca azienda di Hynes e feci un cenno di saluto alla segretaria, quando mi fermai alla reception, ella alzò subito la cornetta. "Il signor Lucas è qui. D'accordo." Poi mise giù. "Il signor Loch viene subito." Annuì e mentre mi stavo allontanando per conto mio, una voce maschile mi sorprese.
Ma non di uno qualunque, nientemeno che Casey McNulty.
"Signor Lucas?"
Mi fermai per guardarlo venirmi vicino. "Signor Casey, come va?"
"Non bene, e questo è tutta colpa sua, signor Lucas. Non so cosa stia cercando e ho cercato di essere gentile con lei la volta precedente, ma a quanto sembra, non sono stato abbastanza chiaro." Fece un un altro passo. "Si lasci il passato alle spalle."
"Non capisco."
"Neanch'io so cosa sta facendo, ma non capisco... perché lo stia facendo."
Aggrottai la fronte, perplesso. "Scusi, di che sta parlando?"
La sua espressione si fece ancora più dura. "Guardi per noi il passato è morto e sepolto, è un capitolo chiuso. Non abbiamo una relazione e mai l'avremo con lei. Per favore, ci lasci in pace."
"Non so di che stia parlando." Ripetei scuotendo più volte il capo. "Ma vedo che... ha paura."
Si sporse oltre l'angolo del muro e poi tornò a parlarmi. "Inoltre, Louis è astuto come una volpe. Faccia attenzione con lui."
Mi lanciò quell'ultimo chiaro avvertimento e si allontanò in tutta fretta dall'altra parte.
Ancora stupito dall'arringa dell'uomo, ritornai verso la reception, e mi trovai di fronte il signor Loch. Mi salutò educatamente tendendo la mano.
"Signor Lucas, benvenuto."
"La ringrazio."
"La prego, mi segua." Ricominciai a camminare tallonando l'uomo attraverso l'atrio, degno dell'impero che aveva costruito, a detta sua. "Il signor Louis sarà da lei a momenti..." Si fermò. "Ah mi scusi." Si diresse verso una porta lasciata semichiusa e notai che Hynes stava tagliando i capelli, ma l'uomo ch'era lì, con mio sommo sgomento, corrispondeva a mio fratello.
Mio fratello...
Che ci faceva lì con l'uomo che aveva mandato in frantumi la mia felicità? Si era preso la donna che amavo, che avrei voluto sposare, mi aveva costretto a lasciare la mia città per non dover sopportare le immagini sparse su internet del loro matrimonio e... lui gli faceva da barbiere!
"Ho dimenticato di chiudere la porta." Si giustificò il biondo, osservando il mio sguardo sgomento. "Si sente bene?"
In silenzio, mi lasciai alle spalle quell'orrore che avevo visto e proseguii su per le scale, con il cagnolino di Hynes alle calcagna.
Pov's Louis
"Basta." Alzai la mano e, come per scacciare una mosca fastidiosa, feci allontanare le forbici dai miei capelli dopo essermi guardato allo specchio, reputando che il risultato andasse bene per i miei gusti.
Il castano ubbidì.
"Mi dica, che ne pensa?" Domandò togliendomi la mantella.
Mi alzai per prendere la giacca appesa e infilarmela. "Perfetto. Mi piace, hai fatto un ottimo lavoro. Non avevo mai trovato un barbiere bravo come te."
"Davvero? La ringrazio, signore."
"Non è nemmeno la cosa più importante saper radere." Smisi di sistemare le pieghe e lo guardai. "Ma tu sei stato bravo. Erich ti chiamerà."
"Bene. E...-"
Mi recai verso la porta e uscii dalla stanza. Il mio segretario aveva già ricevuto l'esplicito compito di dargli quello che aveva richiesto per i suoi servigi.
"Signor Lucas?" Il richiamo di Hynes alle mie spalle mi fece smettere di camminare avanti e indietro, come un leone intrappolato. Mi girai e lo vidi fermo sulla soglia, con la mano appoggiata contro lo stipite. "Ho una sorpresa per lei!"
"Ho visto..."
"No, non quella." Entrò e gli diedi le spalle. "Jacob non è la sorpresa che ho per lei." Mi voltai, cercando di mantenere la compostezza di fronte alla sua faccia tosta e al sorriso che aveva stampato sulle labbra carnose. "È suo fratello, vero? Ad entrambi non piace coinvolgere le nostre famiglie nei nostri affari. Ci relazioniamo con le persone con cui lavoriamo. È questo il nostro punto di vista comune, vero? Se lei fa' affari con la mia famiglia, lo farò anch'io con la sua."
"Sono curioso... Con così tanti barbieri in zona, come ha trovato mio fratello?"
"È stata una pura casualità. Il mondo è talmente piccolo." Alzò i glutei dal bordo del tavolo e andò ad accomodarsi sulla poltrona, accavallando le gambe. "Quando ho saputo ch'era suo fratello, ho deciso di farlo restare. A dire il vero, non volevo cercare qualcun'altro immediatamente, ho pensato fosse meglio che facesse parte della famiglia del signor Lucas..." Non riuscii a fingere di esserne contento, anzi non lo ero per niente, mi puzzava che avesse assunto mio fratello. "Mi sembra un po' infastidito, non è vero?" Lo fissai. "Beh, io non sono arrabbiato perché mia moglie sta lavorando per lei. O dovrei... esserlo?"
"Certo che no."
"E la sua sorpresa non le importa? Non è curioso di scoprire cos'è?" Mi rimbeccò, allargando le braccia e mostrandomi un sorriso ampissimo.
"Non che non ce l'abbia, ma se vuole dirmelo, le chiedo di farlo adesso perché devo andare. Non posso perdere tempo."
"La sua sorpresa è questa, signor Lucas. Le voglio regalare quest'ufficio. D'ora in avanti, lavorerà al progetto da qui con la signorina Shannon."
Ci pensai, al fatto che ogni singola azione di quell'uomo prevedesse uno schema ben preciso, per avere tutto sotto controllo.
"Vuole tenermi d'occhio. Non è così?"
"Non può dirmi questo." Scattò immediatamente in piedi per venirmi incontro e fermarsi a una minima distanza, mentre i nostri occhi erano perfettamente incastrati. "È solo che non voglio perdere di vista il progetto."
"Eccellente." risposi senza smettere di osservarlo. "È una grande opportunità e non intendo sprecarla. La terrò d'occhio io." Il biondo annuì. "Adesso me ne vado."
Lo sorpassai e, una volta nel corridoio, guardai prima a destra e poi a sinistra. "Ah, se cerca suo fratello..." La sua voce mi giunse alle orecchie in quel momento e mi girai a rallentatore. "Ha fatto il suo lavoro e si è ritirato, potrà vederlo a casa sua, ma tornerà e ciò avverrà molto presto."
Lo guardai intensamente e per un tempo interminabile, poi senza dargli la soddisfazione di vedermi risentito per aver messo in ballo mio fratello, lo abbandonai lì.
Feci la strada a ritroso e attraversai l'uscita principale con il cellulare premuto all'orecchio, agitato. "Rispondi Jacob. Forza! Rispondi. Che ci facevi con lui? A che stavi pensando?" Misi un'altra volta in chiamata, ma stavolta composi il numero di papà. Lui sapeva certamente dove si era cacciato.
"Lucas?"
"Papà! Mio fratello è già tornato?"
"Non verrà oggi. Gli ho detto che poteva andare a casa."
"Ok, l'ho chiamato ma ha il cellulare spento."
"Dev'essere con un cliente." Ipotizzò non potendo vedere il mio nervosismo da dietro la cornetta. "Spero che tu e Shannon non arriviate tardi a cena..." Buttai fuori un sospiro appoggiandomi alla limousine. "O tua madre ci spellerà vivi dato che sta cucinando da stamattina e non mi ha nemmeno chiamato. Tu stai bene?"
"Sto bene, papà. Non preoccuparti. Ci vediamo dopo." Lo salutai e spalancai lo sportello. Guardai la struttura per l'ultima volta e salii. L'autista riscaldò il motore e partimmo.
"Ah! Amybeth, questo colore mi piace da morire. Non l'hai utilizzato o forse sí? Che ne dici?" M'interrogò Miranda, mentre stropicciavo la pagina del catalogo e intanto origliavo con discrezione la conversazione della castana.
Era al telefono con Lucas, considerato la sua espressione da gatta morta. Discutevano dei dettagli su quella cena fantomatica in famiglia.
"Va bene, Lucas, ci vediamo all'ingresso. Ti avverto quando sono fuori." Miranda seguì la traiettoria dei miei occhi e fissò anche lei la castana. "Dimmi quale dolce piace ai tuoi genitori, torta o gelato...?"
Piegai il capo e mi sforzai di esibire un sorriso. Poi mi girai.
"Sono testimone che non ha detto niente di male." La giustificò la mia migliore amica, nel timore che potessi torcerle il collo.
"Non preoccuparti, caro. Sai che posso mangiare tutto quello che tua madre prepara. Mi ha chiesto cosa farà questa volta. Adoro i suoi deliziosi manicaretti!" Mi passò accanto e continuò con aria lasciva, per non dire altro di offensivo. "Certo, tesoro. Manca anche a me. Ci rivedremo presto." Poi sparì in una porta.
"Sei testimone anche di questa performance da gatta morta?" Sentivo i pori della pelle sul punto di dilatarsi ed esplodere e Miranda scosse il capo.
"Lascia perdere." Mi stava sbattendo in faccia la sua felicità nell'avere adesso tutto quello che un tempo poteva essere mio e non è stato. Questo era stato peggio di qualsiasi altra azione.
Se non mi fossi trattenuta, Lucas avrebbe partecipato al suo funerale altro che portarla a cena con la sua famiglia.
Pov's Louis
Le mani di Bridgitte risalivano lentamente lungo le mie scapole e avevano l'immediato potere di rilassarmi, così serrai le palpebre per poterne beneficiare.
Ad un certo punto, la donna spezzò il silenzio con una proposta accattivante. "Dovremmo andare in quel ristorante stanotte, è da un po' che non andiamo. Possiamo fare una bella cena da soli, Louis."
"Probabilmente hai invitato anche i giornalisti." Le risposi con gli occhi ancora chiusi.
Bridgitte sbuffò. "No, niente stampa. Lo dico per me. Ultimamente mi hai ignorato." Avvertii le sue labbra sfiorarmi l'orecchio. "Amore, tu non sai quanto mi sei mancato e non sai nemmeno quanto ti amo... E quanto tengo a te. Voglio solo che tu sia felice. Non voglio fare niente che ti possa infastidire. E non capisco come tu possa essere sposato con una donna che non vuole il tuo corpo e ti usa." Spalancai gli occhi e le presi la mano per farla spostare di lato.
"Non provarci nemmeno. La tua bellezza potrebbe subirne le conseguenze."
Stavo per appoggiare le labbra sul suo dorso, quando mio padre si catapultò dentro.
"Louis." Bridgitte lasciò il mio ufficio e mio padre posizionò le mani sui fianchi, esordendo. "Dimmi una cosa."
"Dammi un indizio."
"Chi ti sta minacciando?"
"Minacciando? Me!?" Esclamai con stupore. Scattai in piedi e mi avvicinai. "Di cosa stai parlando?"
"Me l'ha detto Giselle. Che c'è qualcuno che ti sta minacciando, che c'è qualcuno che conosce il nostro segreto. Chi altro sa che Aymeric ha ucciso una donna? Mhm? Avevamo detto a tutti che avremmo mantenuto il segreto fin nella tomba, tu dovevi occuparti di tutto e ora c'è qualcuno che ti minaccia." Poi urlò. "Dimmi chi è!"
"Non c'è alcun problema." Gli accarezzai le braccia. "Non c'è alcun problema. Nessuno, papà." Lo condussi verso la sedia dell'ospite e si sedette, mentre prendevo posto di fronte a lui. "Era per far spaventare Giselle e Casey... Mi avevano stancato e gliel'ho detto."
"Si tratta di essere un po' più' cauti, vero?"
"Proprio così. Va tutto bene, papà. Ho tutto sotto controllo. Chi lo saprebbe? L'hai detto tu stesso che non abbiamo lasciato impronte o prove."
"Posso credere in te, ragazzo?"
"È meglio credere a me che a Giselle. Non pensi, papà? Ho detto loro una bugia, solo questo." Lo rassicurai.
"Guarda, stai attento. Oggi è una bugia e domani è la verità." Dopodiché si rialzò. "A proposito, non dire nulla. Ho promesso a Giselle di non riferirti del nostro discorso."
"Te lo prometto." Mi posò la mano sulla spalla con fare paterno, prima di imboccare l'uscita. Mi rialzai per tornare dietro la scrivania e vi assestai un pugno fortissimo, facendo vibrare gli oggetti. Guardai un punto nel vuoto. "Te ne pentirai per ciò che hai fatto, Giselle. Te l'assicuro."
E avrei mantenuto quella promessa. Eccome se l'avrei fatto.
Uscii dal mio ufficio e il mio cellulare mi avvisò di una chiamata, con la solita suoneria lugubre della marcia funebre.
"Ehi, non ho saputo più niente di te. Ho pensato che sarebbe stato meglio venire. Riceverti è un dono."
Una voce femminile poi attirò la mia attenzione, porgendomi un foglio ripiegato, mentre mettevo il cellulare nella tasca.
"Signore! È arrivato questo per lei."
Lo raccolsi e riportai il cellulare all'orecchio. "Domani lo avrai."
Entrai in ascensore, per poi dirigermi all'esterno, dove un auto tirato a lucido mi aspettava con l'autista, pronto ad aprirmi la portiera. "Guiderò io."
Lo bloccai e presi posto sul sedile, per mettere in moto.
La limousine parcheggiò di fronte al mio cancello, giusto in tempo per non beccarci la ramanzina di mia madre, che a quanto pare aveva curato la serata nei minimi dettagli.
Feci scendere la castana e la condussi nel vialetto.
Era la prima volta che ci veniva e gli occhi le brillavano, era contenta. "Lucas, la tua casa è così bella e accogliente!"
"E aspetta di vederla dentro. Ti piacerà, te lo assicuro."
In quel momento, mia sorella arrivò come un fulmine a ciel sereno, con l'atteggiamento di chi stava nascondendo qualcosa.
Aveva i capelli acconciati in uno chignon disordinato e una tuta da ginnastica. "Fratellino..."
"Kyla?" Ero sorpreso di vederla in giro a quell'ora, dov'era stata per tutto il pomeriggio? Lei si avvicinò. "Sei appena tornata?"
"No... Insomma. Volevo rincasare prima, ma Sarah proprio non mi voleva lasciare..."
"Lucas, non rimproverarla. Dopotutto è a casa adesso." Shannon prese le sue difese e quest'ultima restò sorpresa. Dopo le tese la mano per presentarsi. "Ciao, Kyla. Io sono Shannon."
"Molto piacere."
"Non restiamo qui fuori." Dissi alle due donne.
Ci dirigemmo spediti verso la porta d'ingresso e i miei erano già lì per accogliere la loro ospite d'onore. Mia madre non perse tempo e la salutò calorosamente.
"Buonasera, benvenuta!" Le si avventò contro, dandole dei baci sulle guance. La guardava con profondo affetto. "Benvenuta, cara." L'abbracciò. "Oh, che piacere averti qui! Che felicità!" Appena si staccarono, la invitò ad entrare per non raffreddarsi e Shannon salutò anche mio padre. Lui non era esuberante. "Benvenuta."
"Grazie. È un vero piacere." Rispose, spostandosi il ciuffo.
"Il piacere è tutto mio e come puoi ben vedere anche quello di mia moglie." Le fece notare mentre mia madre mi si stringeva al petto, per poi farmi passare. "Buonasera, figliolo."
Una volta nell'atrio, ne approfittò per riprendere mia sorella e dirle che avrebbero fatto i conti più tardi. La ragazzina si allontanò.
"Posso usare il bagno?" Chiese poi Shannon con educazione.
"Vieni, tesoro, ti accompagno. Da questa parte."
La prese sottobraccio e le indicò la strada, mentre io e mio padre entravammo nel salottino.
"Jacob non è ancora arrivato?" Domandai mentre ci mettevamo comodi, lui sul divano e io invece sulla poltrona.
"Dev'essere per strada. Gli ho detto di non arrivare troppo tardi." Poi si sporse e mi diede una pacca sul ginocchio. "È davvero una bellissima ragazza, figliolo." Gli feci un sorriso, sentendomi un po' a disagio, dato che la mia famiglia riponeva in quel rapporto tante speranze. Soprattutto di un futuro insieme a Shannon, che cancellasse il mio passato con Amybeth.
❛...❜
"Famiglia! Sono a casa!" Urlò mio fratello dall'ingresso.
Mia madre poi spinse delicatamente per le spalle la castana esortandola ad entrare nel salotto. "Vai a sederti accanto a Lucas, tesoro." Con un sorriso si posizionò nella poltrona affiancò alla mia, poi Jacob fece il suo ingresso, carico di buste.
Mi chiedevo che cosa contenessero, ma soprattutto con quali soldi avesse fatto tutti quegli acquisti?
"Buonasera famiglia!" Cinguettò.
"E tutte quelle buste che cosa contengono?"
"Vi ho portato una cosa." Dichiarò con un abnorme sorriso sulla faccia.
"Sono regali?" Esclamò eccitata mia sorella, comparendo sulla soglia.
"Sì, sorellina, hai sentito bene."
La biondina gli si fiondò addosso stampandogli un bacio sulle guance. "Ti ringrazio in anticipo, fratellone."
"Io non sapevo fossi qui Shannon, altrimenti avrei portato qualcosa anche a te." Si scusò con la castana, imbarazzato. "Spero che non ti dispiaccia se li distribuisco ora."
"No, fai pure."
Jacob sorrise ringraziandola, mentre una sorta di inquietudine si instaurava nel mio cuore. Un brutto presentimento che non abbandonava il mio cervello.
"Papà... Per te." Gli consegnò la busta verde, che mia madre accettò con gioia.
"Non dovevi crearti così tanto disturbo." Commentò nostro padre.
Jacob poi mi guardò con aria vittoriosa e distolsi lo sguardo.
"Mamma, ecco il tuo regalo." Le porse quella di colore rosa.
"Figliolo." Balzò in piedi e gli diede due baci sulle guance. "Non c'era bisogno che lo facessi. Grazie."
"Prego. E naturalmente per la principessa della casa, Kyla." Poi, consegnò a nostra sorella un'altra busta uguale a quella di mamma e la biondina si affrettò a scartare con la curiosità a mille.
Il mio sguardo serio incrociò il suo, non appena puntò gli occhi su di me. "Fratellino... Questo è per te." Mi porse una busta dorata e a quel punto l'accettai. "Non è chissà cosa... Pensavo che una cravatta nuova ti sarebbe servita. Non lo so..."
"Grazie, non avresti dovuto."
"Se guadagni soldi, penso che sia meglio condividerli con la tua famiglia, non credi, Lucas?"
Non se quelli erano soldi macchiati con arroganza e provenivano dalle tasche di Hynes.
"Dopo apriremo i regali. Dovete essere affamati. Venite, accomodiamoci a tavola."
Ci alzammo tutti in piedi per raggiungere la tavola preparata meticolosamente.
La cena proseguiva in un silenzio religioso, tutti i commensali erano impegnati a mangiare e si udivano solo il tintinnio delle posate contro i piatti.
"Come sta il signor Lucas?" Domandò Louis, rompendo il ghiaccio, e facendomi alzare gli occhi dal piatto.
Mio padre si schiarì la voce.
"Come vuoi che stia..." Gli risposi con lo stesso tono sfacciato. "L'hai chiamato mentre stavamo decidendo il colore, ma immagino che l'abbia invitato tu, non è vero, Louis?" Mi accarezzai l'orecchio e fece spuntare sulle labbra un sorrisetto.
Il silenzio poi si propagò nella sala e sia mio padre che mio suocero si asciugarono le labbra con i rispettivi fazzoletti.
Mia madre chiamò immediatamente la cameriera. "Volete tutti del caffè, vero?" Chiese ai presenti e fu Louis a risponderle.
"Papà ed io lo prenderemo in giardino."
I due uscirono dalla porta-finestra e anche mia madre abbandonò la tavola.
Quello strazio era finalmente finito e potevo pure ritirarmi in camera, ma mio padre si alzò con me.
"Amybeth!" Si parò davanti per intralciarmi il cammino. "Possiamo parlare?"
"A proposito di cosa, papà?"
"Accompagnami... Andiamo nel mio ufficio."
Feci un cenno d'assenso con il capo e ci allontanammo insieme, lontano da occhi e orecchie indiscrete, specie quelle di Divan e suo figlio.
"Figliola, vuoi che te ne metta un po' nel piatto? Non l'hai ancora assaggiato." Disse mia madre cercando di convincerla a mangiare un altro boccone.
"È tutto delizioso. La ringrazio molto, ma a partire da domani credo che peserò cento chili in più."
"Ti prego, non dire così. Sei ancora giovane e magra."
"In caso contrario, mia moglie te lo infilerà in borsa senza che tu te ne accorga." Aggiunse mio padre, beccandosi un'occhiataccia di mia madre. Jacob rise, mangiando con gran gusto, io dal mio canto avevo toccato a stento l'insalata.
"Ehi, fratello..." Rialzò gli occhi. "Com'è andata con il tuo cliente?"
Posizionò i gomiti sul tavolo. "Bene, direi... normale, gli ho fatto un taglio."
"E pensi che ti richiameranno?"
Tirò su col naso. "Beh, lo spero."
"Molto bene." Sorrisi. "Ne sono certo. Non troveranno mai nessuno come te in tutta Dublino e provincia, hai avuto il miglior insegnante che si potesse avere: Henry Zumann."
Quest'ultimo gli posò la mano sulla spalla con fare orgoglioso. "L'alunno supera il maestro."
"Dicono che gli alunni non ascoltano." Quel commento fece drizzare Jacob sulla sedia e smettere per un attimo di mangiare. Increspai le labbra. "È ridicolo, lo so bene."
Shannon prese di nuovo la parola per alleggerire la tensione. "E... Perché non siete venuti mai in America? Avrei voluto conoscervi prima."
"Perché è stata tutta colpa dell'immensa testardaggine di Ezra. Era così arrabbiata con suo figlio per via di questa decisione di partire e ha preferito aspettare a braccia conserte." La imitò.
"Però Lucas non poteva venire. Lavorava molto, signora."
Mi sporsi verso la ragazza.
"Dài, raccontaglielo, perché a me non credono mai."
"Lavorava tutto il giorno nella miniera e non mangiava nemmeno. Io spesso lo mandavo a mangiare. Non beveva acqua e gli chiedevo sempre per cosa lavorasse tanto. Sentivo come se stesse scappando da sé stesso."
"O da qualcun altro." Sottolineò mio fratello e gli scoccai uno sguardo truce, facendo calare un pesante silenzio sulla tavola.
"Fuggiva dalla povertà, Jacob." Sdrammatizzò Kyla per alleggerire la tensione. "Da cos'altro voleva scappare? Pensavi di lavorare sodo per fare soldi. Non è così, Lucas?"
"Lucas era povero, ma anche orgoglioso." Riprese lanciando sguardi a destra e manca, per poi ingoiare un altro boccone. "Oppure no... Se n'è andato povero ed è tornato con una fortuna."
"Perché dici così, Jacob? Lucas ha lavorato ogni giorno al fianco dei minatori, si è sempre considerato come uno di loro." Lo riprese mamma.
"Si è arrabbiata perché è andato via, ma ora è fiera di lui." Le fece notare Shannon.
Mia madre mi guardò. "Beh, non mi ha mai dato fastidio il lavoro che fa'. Sarò sempre dalla sua parte per qualunque cosa decida di fare nella sua vita."
"Ah, fratellino?" S'intromise Kyla. "Mi passeresti la carne, per favore?" Le passai il piatto.
"Hai molta fame oggi? Che hai fatto?" Domandò Jacob.
"Sì! Tantissima!"
Mio padre sembrava muoversi come un animale in gabbia... Guardando intensamente fuori dalla finestra. Non so per quale motivo fossimo lì, ma doveva trattarsi di una cosa seria.
"Papà, stai bene?" M'intimò di fare silenzio prendendomi per le spalle e dopo si spostò ancora per guardare gli altri dintorni. Il suo atteggiamento era strano. "Cosa vuoi dirmi, papà? Papà parla, mi stai seriamente spaventando!"
"Non potevo dirtelo per telefono." Tirò fuori una cartellina nera e me la mostrò. "Questo ti aiuterà a capire la situazione. Louis...-"
Ma l'entrata in scena di quest'ultimo mandò a monte il suo proposito.
"Ti stavo cercando... Perché ti piace che la gente t'insegue eh... Che abitudine!"
"Vorrei parlare di una cosa privata con mia figlia, Louis."
"Sì, ma come ti ho detto stamattina non posso farlo senza la firma di Amybeth, ma non ho fretta."
Diressi lo sguardo su mio padre, perplessa. "Quale firma?"
"Non è niente, è solo una questione insignificante. Lascia perdere." Lo anticipò Louis.
"Papà, perché non mi hai detto niente? Quando potrei mai negarti una firma, dammelo per favore." Allungai la mano per prendergli il fascicolo, ma lui fortificò la presa su esso.
"È solo un procedimento, tesoro. Ci vuole la tua firma, altrimenti non si può autorizzare niente."
"Allora, fammi firmare!" Insistei e gli strappai quel documento, ma Louis me lo sottrasse a sua volta.
"Ok, me ne occupo io. Puoi aspettare fuori, cara. Devo parlare con tuo padre di una questione privata."
Guardai mio padre automaticamente per cercare una qualche traccia di preoccupazione sul suo volto adombrato. "Faremo presto, girasole." Mi rassicurò. Annuii per poi lasciarli da soli.
Pov's Louis
L'avevo avvisato che ci sarebbero state delle conseguenze, se avesse osato farne parola con Amybeth...
Appena mia moglie uscì, iniziai. "Custodivo una piccola speravo che non avrebbe tradito la mia fiducia..." Mi rigirai nelle mani quel fascicolo e l'uomo chinò lo sguardo verso il pavimento. "Ma l'ha fatto. Alla prima occasione voleva sputare il rospo... Non ama abbastanza Aymeric? Preferisce davvero che finisca in carcere senza attenuanti?"
Casey alzò lentamente il suo sguardo, intercettando i miei occhi e vidi il suo pomo andare su e giù mentre deglutiva.
***
«Non dovresti dimenticare le medicine, né le raccomandazioni che ho fatto a te e a Giselle.»
«Hai ragione. Sì, lo farò.» rispose e andò verso la porta uscendo mentre mi accingevo a sollevare i plichi sulla scrivania per accertarmi che non avesse frugato fra le mie cose.
Mi sedetti e controllai sul mio laptop, per poi aprire il cassetto, tirando fuori la busta contenente le fotografie del riccio vedendo che ne mancava qualcuno, arrivando quindi a un'unica soluzione. Battei il pugno. «Casey... Casey... Hai fatto un passo falso.»
***
Scartai la busta e tirai fuori lo stesso contenuto, che ritraeva Lucas in compagnia di mia moglie vicino al portone.
"Ed ecco quello che mi mancava... Volevi derubarmi, vero?" Lo spiai di sottecchi mentre distoglieva il viso dal mio. "So che le dispiace, ma non è sufficiente, signor Casey. Avrebbe dovuto prendermi sul serio... Non parlo per dire."
"Louis!" Provò ad intervenire.
"Quello che ho promesso... Potrebbe concretizzarsi presto. Dipende da voi." Gli lanciai quell'ultimo chiaro avvertimento, per poi lasciare l'ufficio.
Avevo bisogno di prendere un po' d'aria, quindi uscii a bordo piscina, gettando un'occhiata a mio fratello che se ne stava sulle sue, dall'inizio della cena.
Mi avvicinai a mia madre e il signor Divan ch'erano seduti comodamente sotto il gazebo a chiacchierare e le chiesi preoccupata.
"Cosa fa' tutto solo Aymeric, mamma?"
Trasportò lo sguardo su quest'ultimo e dopo su di me.
"Non lo so, è così dalla cena. Lo sento strano."
"Meglio che vada da lui." Reputai. Dopo quello che gli era capitato, non l'avevo lasciato un solo giorno, né gli avevo fatto mancare il mio supporto. Lo raggiunsi subito dalla parte opposta della piscina.
"Perché così pensieroso, piccolino mio? Che cosa fai qui tutto solo? Dimmi." Gli avvolsi le braccia minute circondandogli il collo per dargli un bacio sulla guancia.
Tra di noi non c'erano mai stati segreti e non volevo ce ne fossero. Amavo il nostro rapporto di complicità.
"Odio questa maledetta malattia. Mi segue sempre."
Sbuffai e sciolsi la presa per afferrare l'altra sedia e sedermi accanto a lui. "Ora che ti succede? Dimmi tutto."
"Niente, Amybeth. È solo che non posso fare niente." Gli presi una mano. "Senti, volevo stare un po' da solo, e tu non hai tardato a venire."
Sbuffai, alzando le spalle. "Aymeric... Ci siamo tutti abituati alla tua malattia. Per quanto tempo hai ancora intenzione di commiserarti per questo?"
Roteò gli occhi. "Va bene, Amybeth. Ma non parlarmi anche tu come la mamma."
Gli accarezzai la mano.
"Cos'è che vuoi fare e non puoi fare, uh?"
"Ci sono un sacco di cose che tu già sai. Questa malattia è come una prigione." Ingoiò un fiotto di saliva. "Non posso essere nervoso, niente adrenalina, in sintesi non posso fare nulla, non posso vivere. Per esempio, non posso fare bungee jumping o immersioni nel mare. Non mi è permesso guidare da solo." Restò in silenzio per qualche istante con lo sguardo perso nel vuoto. "E non posso... neanche innamorarmi."
Tirai un forte sospiro e gli rivolsi un'espressione maliziosa, piegandomi in avanti.
"Quindi c'entra una ragazza, giusto?" Aymeric sbatté le ciglia un paio di volte per poi roteare gli occhi.
Palesemente, ce l'aveva scritto in faccia con un evidenziatore.
"E pensi che questo cambi le cose... Mi sento richiuso in una teca di cristallo, come se potessi andare in mille pezzi da un momento all'altro. Se lei vuole fare qualcosa devo sempre rispondere con un: «forse.»" Alzò gli occhi al cielo. "Devo consultare il mio specialista..."
"Ah, no... Non dire così. Non è per questo."
Continuai a lasciargli carezze sulla mano, ma non sembrava migliorare il suo umore.
"Che succede?" Chiese Louis e si venne a sedere, accerchiandomi subito le spalle per accarezzarmi il braccio. "Posso unirmi alla conversazione?"
Lasciai andare la mano di mio fratello e mi alzai in piedi. "Voglio vedere papà. Sono preoccupata per lui."
Louis nel frattempo mi tenne ancora la mano e depositò un lunghissimo bacio sul mio dorso ma gli volsi le spalle per tornare dentro. Ormai i suoi gesti romantici mi provocavano dei forti crampi allo stomaco.
FINE CAPITOLO
Ecco il nuovo imperdibile aggiornamento di Amore Infinito. Lucas ha scoperto che il fratello sta lavorando per Hynes e non la prende bene, anche se è costretto a fingere indifferenza...
È molto preoccupato perché dopotutto ha rapporti con l'uomo che ha distrutto la sua felicità!
Casey intanto ha recuperato delle prove importantissime e vuole mostrarle ad Amybeth per farle rendere conto che il marito la pedina, ma non ci riesce perché Louis stana il suo tentativo con altre pesanti minacce!
Quanto odio Hynes da uno a un milione? Direi che non si può conteggiare! È un bastardo! Meriterebbe il massimo.
Ma anche Shannon, nota anche come la "cavalla stronza", che davanti ad Amybeth si pavoneggia di aver rubato il cuore a Lucas... E che lui addirittura l'abbia invitata a cena, anche se sappiamo bene che lei ha piagnucolato e si è lamentata di questo.
Che vipera maledetta!
Jacob non manca di mettere sottopressione Lucas con le sue uscite fuori luogo, ma non dovrebbe proprio dire niente dato che si è alleato con il nemico dell'intera famiglia...
Intanto Aymeric sembra preoccupato per qualcosa, pensate che anche lui abbia iniziato a patire per una ragazza? E chi sarà mai la fortunata?
Ovviamente, come tutte le volte, se vi è piaciuto lasciate un commento o una stellina.
Ci si rivede al nuovo aggiornamento! Ciao!
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