𝘊𝘈𝘗𝘐𝘛𝘖𝘓𝘖 10/ parte 2: Un campo minato all'orizzonte

Grafica realizzata da kissenlove.

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"Endless Love"
1 libro

∞❤️∞

" Vorrei poter tornare
indietro nel tempo.
Trovarti
e amarti più a lungo. "
- Anonimo

Ci riunimmo nel salotto per prendere il caffè e, dopo un po', mia madre si alzò e comunicò con un ampio sorriso. "Vado a letto, ragazzi. Buona notte!"

"Buona notte." Anche Louis rispose la stessa frase, seduto a pochi millimetri e senza invadere il mio spazio. Poi si girò e rivolse a mio padre. "Non vieni?"

"Sto aspettando Aymeric. Lo farò, dopo che sarà tornato. Tu intanto vai..."

Stava per uscire quando dei brutali colpi la fecero voltare di scatto e a quel punto anch'io lo feci. Balzai in piedi andando verso la porta. Aymeric bussò energicamente, come se tentasse di sfondare il vetro con il pugno. Trascinai la porta e lui entrò dentro con una faccia arrabbiata. Non aveva una bella cera, sembrava che avesse trascorso una notte turbolenta con i capelli scompigliati e la camicia sbottonata.

"Figliolo, cosa diamine è accaduto?"

Non rispose, rifiutando le prese affettuose di nostro padre, limitandosi a barcollare per quanto gli fosse possibile.

"Aymeric! Aymeric... Aymeric, sei fuori di testa? Dammela!? Dammi qua!" urlai andandogli dietro e strappandogli dalle mani una bottiglia mezza vuota di whisky, che appoggiai sul tavolino con un tonfo.

"Sono ubriaco, ma chiedimi il perché!"
Nostro padre gli accerchiò le spalle, conducendolo verso il divano, ma lui sbatté le braccia scrollandoselo di dosso. "Non dormite, famiglia McNulty, no. Basta dormire, accidenti! Siamo diventati degli stolti nelle mani di altri!"

Lo fissai interdetta. L'alcol che aveva tracannato stava prendendo il sopravvento, privandolo della lucidità.

"Aymeric, riprenditi per l'amor del cielo. Stai mettendo in serio pericolo la tua salute! Te ne sei reso conto?" sbraitò lei. Il castano agguantò la bottiglia e bevve tutto d'un fiato, come se prima non avesse fatto abbastanza.

"Ok, ne parleremo più tardi. Ora dammela!" Gliela strappò con la forza e mi strofinai la fronte con la mano.

Oltre a tenere a bada i miei sensi di colpa... dovevo far fronte alle debolezze di mio fratello, ai suoi continui alti e bassi. Non poteva esagerare.

"Non bere così tanto, caro cognatino. Ti farà male." Louis lo prese per la nuca dandogli delle pacche amichevoli.

"Cos'è questo ora? Ti preoccupi per me?" gli rispose a tono.

"Di cosa cazzo stai parlando?"

Aymeric s'imbronciò e ricadde sul divano. "È stata tutta colpa mia! Sono stato io la causa. Non sei felice per colpa mia!"

"No!" obbiettò mamma inginocchiandosi alla sua altezza. "Tu sei la cosa più importante. Hai capito?"

A quel punto, mi feci avanti e mi sedetti al suo fianco accarezzandogli il viso. "Aymeric... se ti fosse accaduto qualcosa mi sarei sentita devastata. Lo so che vuoi proteggermi, ma non fare così, ti prego. Devi pensare alla tua salute." Lo guardai attentamente per rendere la mia bugia più credibile. "Sto benissimo e sono felice, non c'è altro."

Puntò in alto gli occhi su qualcuno alle mie spalle. "Sei davvero felice, sorellina?"

"Sì, sono davvero entusiasta. Non so come poterlo dimostrare, ma sono felice... e non c'è niente che non va'." Poggiai la mano su quella di Hynes e sorrisi all'altro. "Ogni matrimonio ha i momenti di alti e bassi. Ma va tutto bene." Poi rivolsi uno sguardo ai due con tono da rimprovero. "Se il mio matrimonio dovesse essere rimesso in discussione come stasera, lascerò questa casa con Louis senza pensarci!"

"Andartene? No, io..." tentò di dire lui.

"Allora si vivrà secondo questo, Aymeric. Ti prenderai cura di te stesso, d'accordo? Non farai più queste stupidaggini." Ammorbidii il tono sfiorandogli la guancia. "Sei il mio bene più prezioso. Non farlo più!"

Lo attirai vicino a me e affondò la faccia sulla mia spalla. Massaggiai la sua schiena per non farlo agitare e fortunatamente la pace tornò a regnare in casa. Almeno lì, mentre nel mio cervello si era innescato un meccanismo autodistruttivo per aver dato prova di un incredibile falsità.
Desideravo che Aymeric stesse bene, anche se questo voleva dire mettere in stand bye la mia esistenza.





Quando rincasammo dalla passeggiata, che si sarebbe potuta concludere con una visitina in ospedale e dei punti di sutura, trovammo i nostri genitori intenti a parlare sulla panca in giardino. Appena udirono il cigolare dal cancello si voltarono.

"Buona notte. Cosa ci fate qui fuori a un'ora così tarda?" chiese Jacob fermandosi.

"Buona notte, caro." rispose nostra madre, girando la testa nella mia direzione e abbozzò un sorriso. "Vi siete incontrati per strada?"

"Al porto." dichiarò Jacob imponendosi una certa freddezza nel tono, ruotando il collo dall'altra parte.

"Dai, venite dentro che ho preparato un po' di caffè. Sbrigatevi."

Si alzò e Kyla la seguì a ruota.

"Prenderò il caffè con papà qui fuori."

Ma il diretto interessato gli fece un cenno con la testa per fargli capire che doveva sloggiare. Ci fu un istante di silenzio, poi il castano s'incamminò.

Stavo per seguirlo, ma papà sollevò il braccio a mo' di ordine. "Resta." Batté la mano sul posto vacante. "Siediti." Solo dopo qualche secondo d'incertezza scivolai vicino a lui, fissandomi le mani. "Lucas." continuò serio. "Ho sempre pensato che i figli dovessero assomigliare ai loro padri, in passato. Anche per questo motivo sono diventato barbiere come mio padre. E ho pensato che i miei figli avrebbero seguito le mie orme. Jacob l'ha fatto. È diventato un barbiere. Tuttavia, Dio sa che..." Riportai di scatto gli occhi su di lui. "Non volevo che mi somigliassi neanche per un giorno." Inclinai la testa, arcuando il sopracciglio. "Perché eri così diverso, figliolo. Lucas continuerà a studiare. Diventerà un uomo d'affari. Ci riuscirà: mi dissi." Avvertii un leggero pizzicore investirmi gli occhi nel sentire quelle parole. "Lui..." sospirò. "Non è il tipo di ragazzo da arrugginire dietro il bancone di un negozio. Hai realizzato molte cose che ci hanno reso orgogliosi, ma in... un caso non ci hai fatto per niente bene."

Volsi lo sguardo sul suo, scontrandomi con i suoi occhi color cioccolato intrisi di tristezza e chiesi.

"Cosa dici, papà?"

Ingoiò un fiotto di saliva. "Ci aspettavamo il meglio e il massimo da te. Mentre collezionavi un successo dietro l'altro... noi ci dicevamo 'Lucas può farlo, non ci renderà tristi, non commetterà altri errori.' Questo è il motivo per cui mi sono sentito così stasera. Il mio Lucas non avrebbe mai fatto questo." dichiarò facendomi rialzare la testa e trattenere le lacrime, che premevano per uscire.

"Papà." La voce mi si strozzò in gola fuoriuscendo come un verso flebile. "Non voglio fare nulla che ti faccia vergognare!"

Mi avvicinai e gli avvolsi le braccia attorno alla schiena unendo la fronte contro la sua, piangendo.

"Quelle persone..." fece una piccola pausa e annuii. "Hanno giocato con il tuo orgoglio. Ti hanno spezzato il cuore e buttato nel fango." Rivoli di lacrime scesero lungo le guance, la mandibola e i singhiozzi mi sfuggirono dalla bocca. "Eri arrabbiato con questa città. Ti sentivi abbandonato, senza casa." Mi misi la mano sulla fronte. "Ci hanno fatto a pezzi!" Tirai su con il naso. "Hanno attentato alla mia vita!" Alzò gli occhi. "Mi sbaglio, figliolo? Non c'è nulla di buono in quella famiglia. Dimmi se c'è."

"No, papà. Non c'è nulla." Concordai umettandomi le labbra. "Ma non ho fatto alcun errore, papà. Non solo sono tornato a casa dopo anni... ma soprattutto sono uscito dall'esilio che mi ero auto imposto." Mi fissò, di nuovo. "E ho creduto che non avrei mai più ritrovato la forza di tornare qui. Pensavo che non sarei mai uscito da quella voragine infernale, ma l'ho fatto! - mi feci più vicino - E sai come?" Scrutò il mio volto. "Perché sono tuo figlio!" Dopodiché lo distolse e il mio sguardo si fece più determinato. "Non preoccuparti. Terrò i piedi per terra. Non ho paura di nessuno! Perché dovrei averne?" chiesi più a me stesso che al mio interlocutore. Guardai avanti a me, immaginando il volto del biondino o la sua espressione strafottente. "Loro dovrebbero aver paura di me." Gli diedi una pacca sulla coscia. "So come cavarmela..." Mi staccai leggermente. "Perché io sono tuo figlio." Mi osservò sorridendomi. "Me l'hai insegnato tu."

"Sul serio?" Si girò. "L'ho fatto?

"Sì, l'hai fatto. Mi hai insegnato il giusto, lo sbagliato e a non aver paura. Ed è per questo che anche tu non dovresti aver paura e... fidarti di me. Amybeth Hynes non significa più nulla per me. Ne più ne meno di una parte del mio passato ch'è cessata per sempre di esistere. Lei ha già fatto la sua scelta. Ha scelto di stare con Louis Hynes." Strinsi i denti per la rabbia. "È finita."

Mi riscossi dalla trance momentanea e puntai gli occhi dritti in quelli di mio padre. Il suo sguardo pareva sollevato nel sentirlo, gli diedi un'altra pacca affettuosa sulla coscia prima di lasciarmi accarezzare la mandibola e stringermi al suo corpo.






Rimboccai le coperte ad Aymeric che dormiva beatamente come un neonato e gli stampai un bacio sulla guancia. Poi mi alzai e uscii silenziosamente, incrociando in corridoio i miei genitori che sfoggiavano delle espressioni preoccupate. Aymeric non beveva come una spugna, eppure stavolta si era lasciato prendere la mano e il motivo doveva essere correlato a me. Dopo averli tranquillizzati, mi limitai ad annuire e andai nella mia camera.

Una volta lì, chiusi la porta e camminai fino al letto per togliere i tacchi e guardare in direzione della porta-finestra, mentre la mia testa veniva inondata dai ricordi.

❛.❃.❜

Ero impegnata a lavorare, con vista sul giardino, che molto spesso era la mia fonte d'ispirazione insieme al soggetto dagli splendidi occhi verdi e i ricci, conosciuto altresì con il soprannome di 'Ragazzo del bus.' D' un tratto, una colomba atterrò sul mio tavolo. La guardai stralunata e sbattei le ciglia, per rendermi conto che non si trattava di un sogno. Era davvero lì, scrutandomi attraverso i suoi piccoli occhietti neri.

«Chi sei?» aveva un foglietto arrotolato a mo' di pergamena alla zampina. Un piccione viaggiatore nel bel mezzo di una città come Dublino era insolito ma anche molto romantico. «Hai qualcosa per me? Uhm, ora come lo prendo?» mi chiesi allungandolo le mani verso di lei, facendo attenzione a non spaventarla. «Un attimo, eh.» lo sfilai delicatamente. «Ecco fatto, cara. Grazie»

Lo aprii e lessi con un ampio sorriso. Rivolsi un'occhiata fuori e decisi di eseguire l'ordine, anche se ben presto calò la sera. Mentre camminavo e guardavo i dintorni, mi sentii afferrare da dietro e soffocai un urlo di terrore tappandomi la bocca. Poi scoppiai a ridere e gli gettai le braccia al collo. Le sue braccia mi cinsero forte.

«Cosa ci fai qui, pazzo?».

Si separò leggermente, tenendo le mani saldamente attaccate ai miei fianchi guardandomi per una frazione di minuti.

«Mi sei mancata da impazzire.»

«A quest'ora?»

«Sì... Che cos'hai fatto con le lancette delle ore e dei minuti?» sistemai meglio le braccia attorno al suo collo e inclinai la testa, esibendo un sorriso angelico. «Mi mostrano te ogni volta che guardo l'orologio.»

«E suppongo che in qualsiasi posto tu spedisca gli uccelli, vengano sempre da me per il loro istinto? Comunque devo dirti una cosa. Ci sono modi molto più semplici per far circolare le notizie.» alzai gli occhi. «Che so? Chiamarmi? Oppure WhatsApp.»

Lui rise con quelle fossette spuntate ai lati della bocca. «Ho dimenticato i modi facili dopo di te.» mi tenne avvinghiata al suo petto. «La mia mente funziona in modo diverso. Sono un'altra persona... ma non mi dispiace neanche un po'»

Anch'io sorrisi, ero al settimo cielo, e scontrai le nostre fronti. Poi mi sorse un dubbio, era troppo disinibito nei suoi gesti.

«Hai bevuto con Dalmar?»

Finse di starci a pensare. «Probabile...» Sghignazzammo a quella confessione.

«Visto che hai già bevuto la tua dose di coraggio, vieni ad incontrare la mia famiglia e... facciamola finita!» proposi tenendogli le mani.

A quel punto, la sua aria divertita si cancellò e si guardò intorno.
«Non è possibile.»

«E perché?» insistei.

«Non voglio entrare dal camino se non posso farlo dalla porta.»

Abbassai gli occhi, mormorando.
«Ma quei giorni arriveranno, alla fine.»

«Posso solo entrarci come un piccione.»

«Non mi credi?!» protestai e sorrise. «Accadrà, te lo dico io. E ci entrerai solo camminando.»

Si avvicinò, incatenando sguardi carichi d'amore e il suo tono diventò più sensuale.

«Certo che ci credo. Se lo dici tu.» le nostre risate riempirono quel posto avvolto dalla luce della luna e i nasi si unirono, mentre spostava una ciocca rossa dietro l'orecchio.

Avrei potuto abbandonarmi completamente a quelle tenere carezze sulla pelle, ma sul più bello, una voce irruppe a rovinare il momento idilliaco.

«Chi è là!?»

Lucas e io ci allontanammo di scatto.

Se ci avessero beccato in quel frangente sarebbero stati enormi guai...

«Nasconditi, nasconditi, nasconditi! Sbrigati!» iniziai a correre a perdifiato, ignorando i suoi continui richiami.

Raggiunsi il nostro custode che, munito di torcia elettrica, controllava i dintorni e rallentai il passo di proposito.

«Signor Anthony?»

«S-Signorina Amybeth?»

«Qualche problema?»

Si fermò. «No, signorina, nessuno. È solo che... Ho sentito dei rumori dal fondo e così sono sceso a dare un'occhiata.»

«Capisco... Stavo solo passeggiando un po'. Insomma... Va tutto bene.» misi le mani nelle tasche del giubbotto di pelle. «La via è libera...» L'uomo annuì. La mia spiegazione doveva averlo convinto a non indagare oltre e sorrisi. «Notte.»

«Buonanotte, signorina McNulty.»

Dopo essermi assicurata di mandarlo via, mi voltai per tornare indietro.

«Lucas!?» osservai tra le chiome degli alberi o nei cespugli, gridando a bassissima voce. «Lucas, dove sei? Lucas? Lucas!»

Mentre lo cercavo ancora, mi sentii toccare i fianchi e mi strappò un altro ennesimo mezzo urlo che prontamente bloccai con le mani.

Mi strinse contro di sé e ridacchiai per lo spavento che mi ero presa. Lo abbracciai di slancio felice e mi baciò sulla guancia.

«Credo che tu abbia equivocato questa storia dell'amore.» Dissi smorzando la risata, portando le mani sulle sue spalle.

«E' colpa tua! Mi hai portato totalmente fuori strada... Ora non posso più guarire da questa malattia.» Ridemmo di nuovo e gli accarezzai la mascella, prima di farmi ricadere sul suo petto, a diretto contatto con il suo battito cardiaco...

❛.❃.❜

Quella visione svanì, ma il dolore che mi portavo dentro sgorgava come un fiume in piena.

Sbattei la testa per rimuoverlo. Mi si aprì davanti la realtà crudele di una donna ormai sposata, ma infelice di quell'amore ossessivo che gli veniva propinato con minacce e carezze...
Tutto questo per insabbiare un presunto omicidio commesso da mio fratello in circostanze non del tutto nitide. Avevo scelto su due piedi di sacrificare Lucas e il nostro amore per evitare la galera e farci uscire puliti.
Ma cos'era stato peggio?

Alle prime luci dell'alba, i camerieri trafficavano per preparare una tavola sofisticata a bordo piscina.
Presi la giacca a jeans dall'armadio e la buttai sul letto, prima di sedermici.

Non avevo dormito granché, troppi pensieri mi arrovellavano nel cervello. Emisi uno sbuffo scocciata, e mi coprii la faccia, piegandola abbastanza per far scivolare i lunghi capelli sul petto.

Louis era stato tassativo. Nessun dipinto avrebbe potuto sostituire quel pranzo con il suo socio in affari e l'idea di rivederlo mi scavava le viscere.
Dopo quello che gli avevo sentito dire sulla barca l'ultima volta, non so se sarei stata in grado di affrontarlo...















Stavo sistemando la giacca davanti allo specchio, quando lo squillo del cellulare, lasciato sul comodino, m'interruppe.

"Sì, Mary?"

"Ti stai ancora guardando allo specchio indeciso su quale camicia indossare?" Mi punzecchiò.

La sua maestria nell'indovinare i miei gesti abituali anche dietro una cornetta mi lasciò sbalordito. Cos'era un agente dell'FBI?

Mi accigliai. "Hai messo una cimice in casa?"

Sghignazzò. "L'ho capito dalla tua voce, caro..." Poi tornò seria mentre facevo una mezza giravolta con il busto. "Dai, basta. Ritorna in fretta, abbiamo in programma d'incontrarci, ricordi?"

"Ok, Mary. Sarò da te per le quattro. Andremo insieme al traghetto."

"No, no... non serve..." obiettò lei. "Ti aspetterò lì. Basta arrivare in tempo e non perdere il traghetto."

Avevamo organizzato una piccola vacanza di due giorni per distrarci e non pensare ai problemi... ma Mary sembrava particolarmente eccitata di andarci e lo dimostrava il suo atteggiamento da: "se lo perdi, giuro che non ti parlerò più."

Abbassai gli occhi. "Ok..."

"Lucas?" Mi richiamò.

"Sì?"

"Per favore, non cedere alla tua rabbia. Spalanca le orecchie e ascolta la voce del tuo cuore. Saprà consigliarti la cosa giusta da fare." Rimasi in silenzio, capendo che lei non si sarebbe arresa facilmente su quell'argomento. Avrebbe continuato fino a portarmi allo stremo.

Ci fu silenzio da ambo le parti, poi la salutai. "Ci vediamo."

"A presto."

Riagganciai e uscii andando verso l'ingresso. Mi misi le scarpe e vidi mia madre spuntare dalla porta della cucina. "Figliolo, stai uscendo?"

"Sì, mamma." Il cellulare riprese a squillare e aprii la porta. Vidi di sfuggita il mittente, prima di salutarla.

"Buona giornata." Mi salutò, a sua volta.

Il cagnolino nel vedermi abbaiò e mi corse dietro, mentre rispondevo.

"Shannon? Ho degli impegni in questo momento." Scesi gli scalini e imboccai il cancello, fermandomi sul marciapiede dove c'era già la limousine. "Posso richiamarti più tardi?"

"Che cos'è questa fretta? Vuoi liberarti di me?"

"No... assolutamente. Devo partecipare a un evento a cui sono stato invitato formalmente da Hynes." Ivan mi aprì la portiera e vi salii.

"Allora verrò anch'io come tua accompagnatrice!" m'informò e girai il volto ritrovandola seduta affianco con un sorriso smagliante.

Tolsi il cellulare dall'orecchio scombussolato da quella scoperta. "Shannon! Da quanto sei qui?" Mi salutò calorosamente con dei baci sulle guance e la guardai irritato, perché non mi aveva avvertito.

"Non guardarmi con quella faccia, Lucas. Non sarebbe stata una sorpresa se te l'avessi detto per telefono." Si difese.

Ivan iniziò a riscaldare il motore e mi abbandonai a una piccola risatina.
"E' stata una bella sorpresa, davvero. Benvenuta!"

"Grazie!" rispose e poi partimmo. Durante il tragitto stavo semplicemente in silenzio e fu di nuovo la castana a rompere il ghiaccio nell'abitacolo. "Dovresti almeno fingere di essere felice, anche se è una bugia."

"Come osi! Sono felice che tu sia venuta ovviamente, come potrebbe essere altrimenti?" Girai gli occhi contro il finestrino. "Quando è previsto il tuo volo di ritorno?"

"Ivan... Guardi che... uomo felice... abbiamo qui." Si rivolse all'autista sarcastica e lui la fissò dallo specchietto. "Sta chiedendo la data di partenza dopo neanche la terza battuta."

"Ma per favore!" replicai guardando entrambi come per rimproverarli. "Cioè... Ti accolgo volentieri. Sempre... Dopotutto sei un'amica molto affettuosa."

"Come pensavo che sarebbe stato... ecco il motivo per cui verrò con te, dovunque tu sia, amico. Nel bene e nel male!"

Si sistemò meglio sul sedile e il viaggio continuò tutto sommato senza più discutere sulla mia condotta.

Il cancello rosso mi divideva da quella dimora lussuosa e inaccessibile a chiunque non fosse stato della loro cerchia privilegiata.

Un uomo in smoking sbucò dall'interno e si avvicinò. Ivan gli comunicò il mio nome e si apprestò a spalancarlo.

La limousine si arrestò dinanzi al portone d'ingresso e scesi, passando davanti al muso dell'auto per contemplare quella vista.

"Sono troppo trasandata per questo posto? Forse avrei dovuto indossare altro..." Si chiese la castana.

"Non c'è posto che possa competere con la tua bellezza!" Le dissi prendendole il braccio mentre l'accompagnavo su quel sentiero.

"E ti chiedi perché Shannon è venuta?" Si voltò sorridendomi. "Come potrò mai trovare un ragazzo dolce come te che mi fa' tutti questi complimenti?"

Il sorriso morì lentamente facendo spazio a un'espressione terribilmente seria, mentre raggiungevamo la piscina sotto gli occhi di tutti i presenti, ma in particolare di quelli blu cobalto.













Convinta da Miranda che, delle volte, vinceva le mie resistenze più di mia madre ero uscita in giardino, dove mio marito aspettava gli ospiti illustri comodamente semi-sdraiato sulla sdraio a bordo piscina come una lucertola al sole. Tutto era pronto per una giornataccia... Naturalmente avrei preferito fare altro, tipo disegnare o barricarmi nella stanza per non infliggermi un'altra punizione.

Si alzò con aria fiera e venne vicino al nostro gruppetto sfiorandomi il braccio. Ad un certo punto, esordì.

"L'uomo di campagna ci ha onorato della sua presenza ed è in lieta compagnia."

Quando guardai in quella direzione e vidi la castana sorridergli, fare moine e scuotere i capelli, pavoneggiandosi, il tracollo delle mie viscere fu inevitabile.

Mi colpì brutalmente allo stomaco e mi parve di avere una pietra puntata al suo posto. Louis non perse tempo e mi prese la mano per baciarmi le nocche.

Stava avvenendo tutto con una lentezza quasi esasperante. Ci venne incontro e salutò tutti i presenti.

"Salve!"

"Signor Lucas, a quanto vedo... ha mantenuto la sorpresa più bella per oggi!" prese parola Louis, poggiando la mano sulla parte lombare della mia schiena.

"Permettetemi di presentarvi, la signorina Shannon Dawson! Non è venuta qui in veste di ospite, ma come mia accompagnatrice e cara amica." spiegò e mio marito allungò subito la mano verso la ragazza.

"Louis Hynes."

"Piacere di conoscerla."

Poi si scambiò un'altra stretta formale con Lucas.

"Lei è... una parente del signor Dawson, giusto?" chiese mio padre facendosi avanti.

"Sono sua nipote, signor McNulty."

"Ottimo. Benvenuta." Poi riservò la stessa gentilezza a Lucas, porgendogli la mano. "Signor Lucas, benvenuto nella nostra umile dimora."

"Salve. Come sta?"

"Bene, grazie mille."

"Giselle McNulty." dichiarò infine mia madre, imitando lo stesso gesto degli altri e stavolta anche con il riccio, che la guardò a lungo prima di mettere le mani nelle tasche.

"Credo di conoscere tutte le facce..." ipotizzò la castana. "Aymeric."

"Qui!" rispose il diretto interessato alzando il braccio come se fossimo tra i banchi di scuola.

"Amybeth?"

Mi limitai a muovere le sopracciglia verso l'alto in un muto consenso e mordicchiai l'interno della guancia.

"Miranda, un'amica di famiglia." aggiunse la bionda.

"Comunque... benvenuta." dissi stringendole la mano cortesemente non certo perché lo volessi, passando poi a quella di lui non sostenendo i suoi occhi per più di due secondi, prima di indietreggiare e tornare al fianco di mio marito.

"Andiamo da questa parte se la cerimonia di presentazione è finita."

"Certo." rispose Lucas ponendo la mano sulla schiena di lei per condurla verso il piccolo tavolino. In un gesto di puro nervosismo, roteai gli occhi.

Non aveva smarrito la sua classe in tutti questi anni, nonostante volesse fare il disinteressato.

"Il tuo bello non ha solo guardato avanti, è andato anche parecchio lontano!" commentò Miranda al mio orecchio.

"È solo una sua amica." sottolineai.

"Quindi sarebbe possibile?"

"No!" esclamai guardandola in tralice mentre spiava il riccio. "Lucas è un'area vietata. Un campo minato. Chiaro?"

"Ma Amybeth, se devi saltare in aria per un uomo così ne varrebbe assolutamente la pena."

"Ma che diavolo dici?" Sbottai.

"Sei gelosa?" domandò, di rimando, mentre osservavo i due confabulare con mio marito e darmi le spalle.

"Pff... Assolutamente no." Sputai quasi con disgusto. Mi allontanai, con la bionda che sbavava ancora per il giovane.













I'm back, finally!
Dopo tante, tante... peripezie, una situazione non propriamente facile che mi ha proprio distrutta... alla fine ne stiamo uscendo ma sono ancora in quarantena 😔. Ovviamente non volevo privarvi del nuovo capitolo...

Shannon, sì... Lei. Uhm, vediamo Amybeth già sul piede di guerra e gelosa pazza della castana, anche se sotto sotto non riesce a dissimularlo.

Lucas... intanto come si comporterà? L'affronterà come al molo con parole non propriamente gentili?

Cosa credete accadrà ai nostri beniamini? Siamo solo all'inizio del percorso e potrebbe accadere di tutto, quindi vi consiglio di armarvi di pazienza! Intanto, vi avverto che molto presto arriverà una nuova storia estiva "Heartbeat" dal 12 giugno... i nostri beniamini ci saranno naturalmente!

Aspetto numerosi i vostri simpatici commenti ❤️. Stay tuned

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