nuova vita

Mi chiamo Sasha, ora ho 19 anni ma voglio raccontarvi una storia, la mia!
Molti dicono che sono una bella ragazza, simpatica, altruista e tante belle parole di cui però non faccio molto caso perché dette troppe volte ma mai col cuore di cui perciò mi servono poco quanto niente.

-iniziando quasi dal principio-

Quando ho iniziato a scrivere questa parte di storia che non piacerà a nessuno avevo 18 anni e qualcosa, volevo conoscere il mio passato anche se sono convinta che non torneranno mai indietro i miei genitori di cui vorrei conoscere almeno il volto o anche solo l'iniziale del loro nome, sarebbe troppo chiedere di conoscere tutto il nome.

Ma, tornando qualche anno indietro provo a far riemergere quello che chiamo pillole grigie e impolverate di ricordi, proverei a farvi rivivere una parte della mia vita che, appunto sono ricordi di quando ero proprio piccina piccina.

Quello che è o che verrà scritto è assolutamente frutto della memoria di tanti anni vissuti tra bambini coetanei adulti che ti accudivano non perché volevano prendersi cura di te o perché ti volevano bene o forse un pochino si, ma magari!!

Per tutti coloro che entravano li, che fosse la prima volta in assoluto o che fosse la millesima volta, era come entrare in una galleria enorme buia e lunghissima, dove più tempo stavi più ti abituavi all'idea che nessuno era perfetto e che se non andavi a genio alle persone che ti prendevano con loro per qualche giorno non saresti andato bene nemmeno per te stesso.

Senza mai aver avuto genitori stabili o fratelli che ti trattassero come loro figlia o sorella, facevi avanti e indietro da quella porta, di cui ricordo ogni singolo dettaglio, come se l'avessi vista per l'ultima volta ieri, ma così non fu mai.

Non ci fu un'ultima volta per ben sei lunghi anni.

Mi ricordo che non ci fu un'ultima volta per tanto, tantissimo tempo nemmeno per il letto su cui dormivo, non ci fu un'ultima volta per lo scambio di posate per mangiare, che non ci fu un'ultima volta nemmeno per l'inverno!

L'inverno, quando nevicava era la nostra gioia, il momento più bello come anche quello più brutto. Appena vedevamo scendere i primi fiocchi di neve fuori dalla finestra che si posavano piano piano, come se il tempo rallentasse, sulla prima cosa che gli capitava;

uscendo di corsa ci buttavamo su quello che si era creato in pochi minuti una bella pila di fiocchi di neve sulla montagnetta di foglie secche.

Come cagnolini, ci rincorrevamo per buttarci addosso palle di neve grandi come le palline da golf per via delle nostre piccole manine o se riuscivamo a farne di più grandi facevamo palle di neve grandi come palle da calcio.

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