21 [AX]
LA STRATEGIA PIU' VECCHIA DEL MONDO
«Ma non è vero!» gridò Percy.
Avvertii d'improvviso un crepitio sordo. La pelle mi prese a formicolare. Mi irrigidii, guardandomi in giro. Mi resi conto che proveniva proprio da lui. «Lo zaino» gli dissi.
«Come?»
«Apri lo zaino, Percy» gli ordinai febbrilmente «riesco a sentirla»
Se lo sfilò dalle spalle e aprì la zip. Dentro c'era un cilindro metallico lungo una sessantina di centimetri, con le estremità appuntite, ronzante di energia. «Percy» fece Annabeth «come-»
«Non lo so. Non capisco». Mi guardò. «Non ti eri accorta?»
«No» replicai confusa, aggrottando le sopracciglia «l'ho sentita non appena...». Spalancai gli occhi, riuscendo a capire. «E' stata occultata» dissi brusca «ha reagito quando il suo nascondiglio è stato svelato»
«Voi eroi siete tutti uguali» disse Ade «l'orgoglio vi rende sciocchi. Pensare di portare un'arma del genere al mio cospetto! Non ho mai chiesto la Folgore di Zeus, ma dal momento che è qui, la cederete a me. Sono sicuro che sarà un ottimo strumento di trattativa. E adesso... il mio Elmo. Dov'è?»
Ero senza parole. Non avevamo nessun Elmo. Non avevo idea di come la Folgore fosse finita nello zaino di...
Ma d'improvviso capii.
Era stato qualcun altro ad aizzare la lite fra Zeus, Poseidone e Ade. La Folgore era in quello zaino fin dall'inizio, e Percy aveva ricevuto lo zaino da...
«Divino Ade, aspetti» disse Percy. Capii dal suo sguardo che era giunto alla mia stessa conclusione. «È tutto un errore»
«Un errore?»
Gli scheletri puntarono le loro armi. Dall'alto si udì un battito di ali di pipistrello e le tre Furie piombarono giù, appollaiandosi sullo schienale del trono del loro padrone. Avevo una voglia immensa di sfoderare le Gemelle, ma non era ancora il momento.
«Non c'è nessun errore!» esclamò Ade «So perché sei venuto... conosco la vera ragione per cui hai portato la Folgore. Sei venuto a scambiarla con lei»
Ade liberò una sfera di fuoco dorato dalla mano. Esplose sui gradini di fronte a noi e comparve una donna, immobilizzata in una pioggia d'oro. Senza ombra di dubbio, data l'espressione di Percy, doveva trattarsi di sua madre.
Lui cercò di toccarla, ma ritrasse la mano con un sibilo sordo. La luce doveva scottare. «Sì» disse Ade con soddisfazione «l'ho presa io. Sapevo, Percy Jackson, che saresti venuto a contrattare con me alla fine. Restituiscimi l'Elmo e forse la lascerò andare. Non è morta, sai. Non ancora. Ma se non mi accontenterai, le cose cambieranno»
Percy fissava la madre con espressione addolorata. «Ah, le perle» aggiunse Ade, e mi si gelò il sangue. Sapeva del nostro piano di riserva. «Sì, mio fratello e i suoi trucchetti. Mostramele, Percy Jackson»
La mano di Percy si mosse e le tirò fuori. «Solo quattro» fece il dio «che peccato. Ti rendi conto, vero, che ciascuna di esse può proteggere una sola persona? Prova a prendere tua madre, allora, piccolo dio. E quale dei tuoi amici lascerai qui a trascorrere l'eternità con me? Coraggio. Scegli. O consegnami lo zaino e accetta le mie condizioni»
Percy ci guardò. «Siamo stati ingannati» disse «ci hanno incastrato»
«Sì, ma perché?» chiese Annabeth «E quella voce nel baratro...»
«Ancora non lo so» rispose «ma ho intenzione di chiederlo»
«Deciditi, ragazzino!» incalzò Ade.
«Percy...». Grover gli mise una mano sulla spalla. «Non puoi consegnargli la Folgore»
«Questo lo so»
«Lasciami qui» mi offrii «usa la quarta perla per tua madre»
«Cosa?! No!» esclamò lui.
«Percy, io una madre non ce l'ho più, e mia sorella...» . Scossi la testa, scacciando il magone. Era la cosa giusta da fare. «Non voglio che tu finisca come me. Resterò io»
«Non dire idiozie» intervenne Grover, determinato «rimarrò io»
«Neanche per idea, Grover!» esclamai.
«Sono un satiro» insistette Grover «non abbiamo un'anima come gli umani. Può torturarmi a morte, ma non mi avrà per sempre. Mi reincarnerò in un fiore o roba del genere. È la cosa migliore»
«No». Annabeth estrasse il suo coltello di bronzo. «Voi andate avanti. Grover, tu devi proteggere Percy. Devi ottenere la tua licenza e andare alla ricerca di Pan. Porta sua madre fuori di qui. Vi copro io. Conto di cadere in battaglia»
«No! Resto io!» esclamai brusca.
«Neanche per idea! Resto io!» protestò Grover.
«Piantatela!» gridò Percy. Ci consegnò una perla ciascuno. «So che cosa fare. Prendete queste»
«Ma, Percy...» fece Annabeth.
Lui si voltò a guardare la madre. «Mi dispiace» le disse «tornerò. Troverò un modo»
L'espressione compiaciuta sul volto di Ade si spense. Disse: «Piccolo dio, cosa...?».
«Troverò il suo Elmo» gli disse «e glielo restituirò. Si ricordi di aumentare lo stipendio a Caronte»
«Non sfidarmi...»
«E dovrebbe giocare un po' con Cerbero, di tanto in tanto. Gli piacciono le palle di gomma rosse»
«Percy Jackson, tu non-»
Gridò: «Ora, ragazzi!».
Infrangemmo le perle ai nostri piedi.
Non successe assolutamente nulla.
«Distruggeteli!» ordinò Ade.
L'esercito di scheletri si precipitò in avanti, le spade sguainate, i colpi in canna. Le Furie si tuffarono verso di noi, le fruste che si infuocavano.
Nell'istante in cui gli scheletri aprirono il fuoco, i frammenti di perla ai nostri piedi esplosero in uno scoppio di luce verde, liberando un soffio di fresca brezza marina. Una candida sfera lattiginosa mi inghiottì e si staccò da terra, leggera.
Percy era davanti a me, Annabeth e Grover erano alle nostre spalle. Lance e proiettili scintillavano innocui sulle nostre bolle perlacee mentre fluttuavamo verso l'alto.
Ade gridò con una tale rabbia che l'intera fortezza tremò, e capii che Los Angeles non avrebbe avuto una notte tranquilla. «Guardate su!» gridò Grover «Stiamo per schiantarci!»
Alzai lo sguardo e vidi che stavamo salendo a tutta birra verso le stalattiti: rischiavamo di finire infilzati allo scoppio delle bolle. «Come si fa a controllare questi affari?» chiese Annabeth.
«Non credo che sia possibile!» risposi.
Quando le perle si schiantarono sul soffitto, strillammo a squarciagola, poi... il buio.
Eravamo morti? No, avvertivo ancora la sensazione della corsa. Stavamo salendo, attraversando la roccia massiccia come una bolla d'aria nell'acqua.
Per qualche momento non riuscii a vedere nulla al di fuori delle pareti levigate della mia sfera, poi la mia perla sbucò sul fondo dell'oceano. Le altre tre sfere lattiginose, contenenti Annabeth, Percy e Grover, tennero il passo con la mia mentre ci libravamo verso l'alto nell'acqua. Finché...
BLAM!
Esplodemmo in superficie nel bel mezzo della baia di Santa Monica, buttando giù un tizio dal surf e beccandoci un indignato: «Ehi, bello!».
Percy afferrò Grover e lo trascinò fino ad un salvagente, poi prese me e Annabeth e aiutò anche noi. Uno squalo curioso prese a girarci attorno, un bestione bianco lungo oltre tre metri. «Smamma!» gli disse. Lo squalo si girò e filò via. Il surfista biascicò qualcosa a proposito di certi funghi andati a male e schizzò via nuotando sulla sua tavola.
In lontananza si vedeva Los Angeles in fiamme, con i pennacchi di fumo che si levavano da tutti i quartieri della città. C'era stato un terremoto, ed era stata sicuramente colpa di Ade. Probabilmente ci stava inviando contro un esercito di morti perfino in quello stesso istante. Ma in quel momento gli Inferi non erano il nostro problema più grosso. Dovevamo arrivare sulla costa. Dovevamo riportare la Folgore di Zeus sull'Olimpo.
Ci raccolse una barca della guardia costiera, ma erano troppo occupati per trattenerci a lungo o per chiedersi che cosa ci facessero nel bel mezzo della baia quattro ragazzini vestiti dalla testa ai piedi. C'era un disastro da contenere. Avevano le radio intasate di chiamate di soccorso.
Ci scaricarono sul molo di Santa Monica con degli asciugamani sulle spalle e delle bottigliette d'acqua con su scritto SONO UNA GUARDIA COSTIERA JUNIOR! e ripartirono a tutta birra per salvare altra gente.
Eravamo fradici, persino Percy per chissà quale motivo. Era anche scalzo, perché aveva dato le sue scarpe a Grover. Meglio che la guardia costiera si domandasse come mai uno di noi fosse scalzo anziché come mai uno di noi avesse gli zoccoli.
Raggiunta la terraferma scendemmo barcollando lungo la spiaggia, osservando la città in fiamme sullo sfondo di un'alba splendida. «Non ci credo» commentò Annabeth «dopo tutta la strada che abbiamo fatto...»
«Era un trucco» replicò Percy «una strategia degna di Atena»
«Ehi!» protestò lei, risentita.
«E alla fine si è scoperto che non ha solo i muscoli» borbottai, strizzandomi i capelli.
«Hai capito?» mi chiese Percy.
«Sì. Ho capito» confermai amareggiata.
«Be', io no!» si lamentò Grover «Qualcuno avrebbe la-»
«Percy» lo interruppe Annabeth «mi dispiace per tua madre»
«Non pensiamoci adesso» dissi, notando l'espressione addolorata che Percy cercava di nascondere «non appena riconsegneremo la Folgore troveremo un modo per tirarla fuori di lì»
Percy annuì. «La profezia aveva ragione, comunque. "Andrai a occidente e affronterai il dio che ha voltato le spalle". Ma non si trattava di Ade. Ade non voleva una guerra. È stato qualcun altro a mettere a segno il furto. Qualcuno ha rubato la Folgore di Zeus e l'Elmo di Ade, e ha incastrato me perché sono il figlio di Poseidone. Poseidone sarà incolpato da entrambi i suoi fratelli. Oggi, entro il tramonto, scoppierà una guerra su tre fronti. E sarò stato io a provocarla»
Grover scosse la testa, confuso. «Ma chi potrebbe essere così spregevole? Chi può volere così tanto la guerra?»
Percy si fermò di botto, gli occhi puntati in fondo alla spiaggia. «Cavolo, fammi pensare» rispose sarcastico.
Seguii la linea del suo sguardo... ed eccolo là, con la sua giacca di pelle nera, gli occhiali da sole e una mazza da baseball di alluminio appoggiata su una spalla. La motocicletta gli rombava accanto, il faro che tingeva di rosso la sabbia. Ci stava aspettando.
«Ehi, ragazzino» esclamò Ares una volta che ci fummo avvicinati abbastanza «tu dovevi morire»
«Mi ha ingannato» replicò Percy «è stato lei a rubare l'Elmo e la Folgore»
Ares sogghignò. «Be', diciamo che non li ho rubati personalmente. Rubare il simbolo del potere degli altri dei è proibito. Ma tu non sei l'unico eroe al mondo in grado di fare qualche commissione»
«Chi ha usato? Clarisse? Era là durante il solstizio d'inverno»
«Figurati» intervenni sprezzante «quella non sarebbe in grado nemmeno di distinguere il sopra dal sotto. Ha preso tutto da suo padre. E il padre in questione lo sa benissimo, non è vero?»
Gli occhi di Ares brillarono da dietro le lenti per un momento. Non ebbe bisogno di provocarmi rabbia cieca, perchè la provavo già. Ancora prima che apparisse in quella dannata spiaggia avevo voglia di strappargli la pelle dalla faccia. «Bada a come parli, sorella. Tu non dovresti essere nemmeno qui» ringhiò «ma comunque non ha importanza chi ho usato. Il punto è, ragazzino, che stai intralciando lo sforzo bellico. Vedi, devi morire negli Inferi. Il Vecchio Algamarina si infurierà con Ade per la tua uccisione. Fiato Morto avrà la Folgore di Zeus, perciò Zeus si infurierà con lui. E Ade sta ancora cercando questo...»
Tirò fuori dalla tasca un pesante cappello di lana, del genere che indossano i rapinatori, e lo appoggiò tra i manubri della motocicletta. Il cappello si trasformò subito in un elaborato elmo da guerra di bronzo. «L'Elmo dell'Oscurità» boccheggiò Grover.
«Esatto» confermò Ares «ora, dov'ero rimasto? Ah già, Ade si infurierà sia con Zeus sia con Poseidone, perché non sa chi dei due sia stato a commettere il furto. Ben presto avremo un simpatico e violentissimo scontro su tre fronti»
«Ma sono la sua famiglia!» protestò Annabeth.
Ares fece spallucce. «Il genere migliore di guerra. La più sanguinosa, sempre. Non c'è niente di meglio che starsene a guardare i parenti che se le danno di santa ragione, lo dico sempre»
«Mi ha dato lo zaino a Denver» disse Percy «la Folgore è sempre stata là»
«Sì e no» rispose Ares «probabilmente è troppo complicato da capire per il tuo cervellino mortale, ma lo zaino è la custodia della Folgore, solo che ha subito una piccola metamorfosi. La Folgore è legata alla sua custodia, un po' come la tua spada, ragazzino. Ti ritorna sempre in tasca, giusto? Comunque, ho truccato un po' la magia in modo che la Folgore ritornasse alla sua custodia solo una volta che tu avessi raggiunto gli Inferi. Bastava solo che Ade se ne accorgesse e... sorpresa! C'è posta per te! Non potevo mica mettertela subito in borsa. Alexandra l'avrebbe percepita. E se fossi morto lungo il tragitto, poco male. Avevo ancora l'arma»
«Ma perché non si è tenuto la Folgore?» chiese Percy «Perché mandarla ad Ade?»
La mascella di Ares ebbe un fremito. Per un attimo fu come se stesse ascoltando un'altra voce, nel profondo della sua testa. «Perché non... già... con una potenza di fuoco del genere...». Rimase in trance per un secondo... due secondi... poi la sua faccia si schiarì. «Non volevo guai. Era meglio che prendessero te con le mani nel sacco»
«Sta mentendo» replicò Percy «mandare la Folgore negli Inferi non è stata una sua idea, vero?»
Da dietro le lenti dei suoi occhiali da sole iniziò a levarsi del fumo, come se stessero per prendere fuoco. «Certo che è stata una mia idea!»
«Non è stato lei a ordinare il furto» continuò Percy «è stato qualcun altro a farlo, mandando un eroe. Poi, quando su ordine di Zeus lei è andato a caccia del ladro, l'ha beccato. Ma non l'ha consegnato a Zeus. Qualcosa l'ha convinta a lasciarlo andare. Si è tenuto i due oggetti, aspettando che si presentasse un altro eroe a completare la consegna. È quella creatura nel baratro a dettarle gli ordini»
«Io sono il dio della guerra! Non prendo ordini da nessuno! Non faccio sogni!»
«E chi ha parlato di sogni?» fece Percy, l'espressione furba.
Ares sembrava scosso, ma cercò di nasconderlo dietro un ghigno. «Torniamo al problema più immediato, ragazzino. Sei vivo. Non posso permetterti di riportare quella Folgore sull'Olimpo. Potresti convincere quegli zucconi a darti retta. Perciò devo ucciderti. Niente di personale»
Il dio della guerra schioccò le dita. Da sotto i suoi piedi, in un'esplosione di sabbia, spuntò un enorme cinghiale selvatico. Scalpitava sulla sabbia, fissando Percy astioso con i suoi occhietti luccicanti e abbassando le zanne affilatissime, in attesa dell'ordine di uccidere. Percy entrò con i piedi nella risacca. «Si batta lei con me, Ares»
Lui scoppiò a ridere. «Hai un unico talento, ragazzino: scappare. Sei scappato dalla Chimera. Sei scappato dagli Inferi. Ti manca la stoffa»
«Ha paura?»
«Nei tuoi sogni adolescenziali, forse». Ma i suoi occhiali stavano cominciando a fondersi per il calore emanato dai suoi occhi. «Nessun coinvolgimento diretto. Spiacente, ragazzino. Non sei al mio livello»
Annabeth esclamò «Percy, scappa!» nello stesso instante in cui cinghiale gigante lo caricò.
Ma mentre quel bestione gli si avventava contro, Percy tolse il cappuccio alla penna e si scansò. Vortice gli comparve fra le mani e sferrò un colpo verso l'alto. La zanna destra del cinghiale gli cadde ai piedi, mentre l'animale, disorientato, piombava dritto in mare. Poi gridò: «Onda!».
Immediatamente, un'onda si levò dal nulla e sommerse il cinghiale, avvolgendolo come una coperta. La bestia guaì una sola volta, terrorizzata. Poi scomparve, inghiottita dal mare.
Percy si voltò verso Ares. «Ti batterai con me, adesso?» chiese, abbandonando il "lei" «O hai intenzione di nasconderti dietro ad un altro porcellino?»
La faccia di Ares era viola di rabbia. «Attento, ragazzino. Potrei trasformarti in-»
«Uno scarafaggio» suggerì lui «o magari un verme. Non ne dubito. Questo ti risparmierebbe di finire con le divine chiappe a terra, giusto?»
Le fiamme guizzarono oltre il bordo dei suoi occhiali. Percy stava facendo proprio un bel lavoro a provocarlo. «Dovremmo fermarlo» mi bisbigliò Annabeth all'orecchio.
Scossi la testa. «No. Dobbiamo lasciarlo fare»
«Ma lo annienterà!»
«Poseidone non glielo permetterà» la rassicurai «ma se Percy non comincia a combattere le sue battaglie da solo non verrà mai preso sul serio, Annabeth. Non siamo gli unici che stanno guardando, ci scommetto»
Lei si ammutolì, ma dalla sua espressione capii che aveva compreso quello che intendevo.
«Se perdo, trasformami pure in ciò che più ti piace» stava dicendo Percy «prendi la Folgore. Ma se vinco, l'Elmo e la Folgore saranno miei e tu dovrai andartene»
Ares sghignazzò. Roteò la mazza da baseball, calandola dalla spalla. «Come preferisci farti annientare: alla maniera classica o moderna?»
Percy gli mostrò Vortice.
«Bene, ragazzo morto» fece il dio «e classica sia».
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