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Daniele faceva lo stesso sogno da trentacinque anni.
Non proprio identico e preciso ogni notte, ma lo stampo... quello, non cambiava mai.
L'aereo! Lo stramaledetto aereo c'era sempre!
Spesso sbucava dalle nuvole, venendo a schiantarsi contro la finestra dell'aula; a volte, si presentava all'improvviso, sfondando il muro di destra e spargendo la sua terribile presenza su tutto e su tutti; in altri casi lo osservava dal prato, mentre piroettava senza controllo nel cielo, si avvicinava silenzioso, e lui gridava, urlava, si sgolava, senza riuscire a emettere alcun fiato; una notte, invece, il velivolo l'aveva inseguito, come fosse pilotato dal diavolo in persona, facendolo correre a perdifiato, con il calore che aumentava alle sue spalle, sempre di più...
Il risveglio non era mai consolatorio, ma l'estensione dell'incubo nella vita reale, dove l'angoscia e la paura si erano via, via tramutate in lenta, densa e inconsolabile rassegnazione.
Quella notte, però, era stato diverso. Per la prima volta da quel maledetto e lontano giovedì di dicembre, nessun aereo era venuto a turbare un suo sogno.
Quella notte erano venuti "loro". Ed era stato bellissimo.
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