『Chap.8 Kefi』

Kefi                        [Ke-fi]●Greco
(N) Lo spirito di gioia, entusiasmo, positività e forza, emozione con la quale si esprime l'amore per la vita e la felicità per i bei momenti mostrandosi contenti ed eccitati.

{Yokohama, 20xx}
Erano i primi di giugno e, a quanto pare, la richiesta di felicità fatta da quello era stata ascoltata. Dazai, che ora era felicemente innamorato della ((h/c)), ora era finalmente capace di provare gioia. Potremmo dire che era quasi felice di essere in vita. Ora erano diventati più vicini di prima, ora le paure non le nascondevano in un gioco di sguardi dove dovevano capirsi a vicenda altrimenti nulla, no, le paure se l'esprimevamo in faccia. I mesi passarono e primavera era quasi giunta al termine per lasciar spazio a ciò che era la calda afa estiva. Erano felici insieme, anche se la malinconia era sempre presente, come un velo sul volto di una sposa appena entra in chiesa. Ma se c'è una cosa che invidio di questi due bambini, è che pur vivendo nel mondo dei grandi, pur sapendo che avrebbero dovuto prendere una decisione importante a breve, si godevano ogni giorno della loro vita, ogni giorno come se fosse l'ultimo. Lui beveva ancora, ma stava cercando di smettere, anche se intanto aveva iniziato con la morfina. Lei era più calma quando si parlava di contatto umano, così calma, che il moro l'aveva baciata una volta. Ma lasciate che vi racconti quest'episodio.
Dazai era appena rientrato, erano le quattro del mattino e lei sedeva su un cuscino con i gomiti posati sul solito tavolino di legno. Aveva preparato la cena. Dazai si sedette di fronte a lei e con un sorriso gentile si sporse fino a baciarle la fronte come fanno i mariti giapponesi nei racconti di tempi addietro. Dopo aver consumato il pasto, lui guardò la scatola contenente morfina mentre sorseggiava del gin. Sospirò, la ragazza.
"Secondo te, un giorno, anche noi guarderemo il sole sorgere?"
Il Bruno, ora steso, le rivolse una mezza occhiata indifferente.
"Non lo so e, sinceramente, non mi importa."
Quell'affermazione l'aveva scosso. Cosa significava quello? Era davvero arrivato il momento di parlare di quella cosa? No, no, sarà stata solo la sua impressione. Dazai si alzò seduto e guardò la ragazza. Aveva le lacrime agli occhi. Aveva paura, lei. Ma Dazai non capiva di cosa.
"Ho paura, Dazai. Ho come l'impressione che questa sarà la nostra ultima estate"
Singhiozzò fuori lei, nascondendo poi il viso nelle mani lasciandosi in un pianto quasi disperato. Il Bruno voleva consolarla, ma proprio non sapeva come rassicurarla su una cosa del genere. La loro vita era legata alla mafia; le rapine, le truffe, i rapimenti e gli omicidi erano oramai troppi per mollare tutto e vivere felici alla luce del sole. Abbracciò la sua amata, lui. Nello stesso momento, ((y/n)) lasciò scappare un gridolino di dolore, ferita visibilmente da quelle vita. Non faceva per lei, che aveva animo tanto puro. Dazai le accarezzò i capelli e lei iniziò a calmarsi, lasciando scappare ancora qualche piccolo singhiozzo e tirando su col naso, asciugandosi le lacrime con i palmi delle mani.
"Su...so che ti fa male questa vita, so che vorresti viver felice come una ragazza qualunque, so che vorresti essere libera. Allora sai cosa, mio bocciolo di viburnum? Ti libererò io."
Quelle parole uscirono naturali dalla bocca di Dazai, seppur erano del tutto innaturali per un tipo come lui.
Lui che aveva ucciso a sangue freddo centinaia di persone. Lui che a soli 18 anni era uno degli uomini più temuti del giappone. Potremmo azzardarci a dire che era peggio di un demone, lui. Ma di queste osservazioni, ((y/n)) non se ne preoccupava. Perché in quello che gli altri potevano vedere un pericolo, lei ci vedeva tutte le cose belle di questo mondo e, lentamente, si avvicinò al suo viso, lasciandogli un bacio così casto che sembrava statogli donato da un angelo. Provate solamente, anche per un secondo, ad immaginare la gioia di lui in quel momento. Quel bacio, che a molti potrebbe sembrare insignificante, era in realtà qualcosa di estremamente significante. Dazai ne aveva baciate molte di donne, ma nessuna lo aveva fatto sentire in questo modo. Sarà perché lui, innamorato perdutamente di ((y/n)), aveva capito che quel bacio significava un 'mi fido ciecamente di te'. Lei, intanto, dopo essersi staccata quasi nel panico più totale, si ricordo dell'abilità del moro. E risero, risero insieme perché erano buffi. Anzi, tutto era buffo. Non è la loro vita buffa? Ma infondo, qual è la definizione di buffo?
Dopo quel bacio, altrettanto casti se ne susseguirono. E i due vissero così, felici, nella primavera del loro amore. Le foglie verdi che coloravano gli alberi sotto i quali passeggiavano, ancora con i vestiti leggermente macchiati da goccioline di sangue, mano nella mano; nell'altra, lui teneva una pistola, lei, invece, una peonia.

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