Lilla

Capitolo 25

"Scolpisci nel profondo i tuoi attimi di pace;
perché la quiete dura sempre meno delle tempeste."

Kappa_07

Ero uscita dalla casa del lupo trascinata da Dean, il quale sembrava sprigionare rabia a ogni passo e a ogni respiro che faceva. La stretta sul mio polso era decisa e forte mentre mi precedeva con grosse falcate per mettere distanza tra noi e la casa enorme, dietro. Incespicavo e ad un certo punto mi fermai puntando i piedi ben saldi a terra strattonandomi il braccio per sfuggire al dolore che si stava ricreando dalla sua stretta. La pelle stava iniziando a diventare rosastra per via delle vene bloccate del poso.

«Dean!» lo chiamai decisa mentre cercavo di frenare il suo passo veloce verso la macchina. Non mi rispose, anzi, accelerò ancor di più come se stesse sfuggendo da un mostro letale.
«Dean! Fermati, mi stai facendo male.» lo pregai con l'ansiache cresceva a ondate dentro il mio petto.

Lui si arrestò immediatamente restando davanti a me di schiena. Le spalle larghe erano ben tese e il suo sospiro rumoroso mi fece venire un gropo in gola. C'era qualcosa che lo turbava, non sapevo dire il perché, se non dedurre che era irrequieto per via di ciò che disse Caleb poco fa.

"Oppure sa che l'amicizia tra i due ormai è rovinata per colpa tua".

Mandai a fanculo la voce nella mia testa. «Stai bene?», domandai dispiaciuta senza poter fare nulla per cambiare i fatti. Alla fine Dran era dalla mia parte. Aveva rovinato un'amicizia di lunga data per... me.

Ma se c'era una cosa su cui ero sicura e fiduciosa, era proprio la certezza che il lupo bianco, fosse una persona buona e meravigliosa, diversamente dal lupo nero e se l'aveva fatto era perché lo sentiva. Indipendentemente da me.

Dean si volse per guardarmi e le mie dannate farfalle iniziarono a svolazzare nello stomaco. I suoi occhi grigi come il diamante grezzo mi scrutarono in silenzio. Strinsi forte l'interno della guancia per trattenere un sorriso d'imbarazzo. Riusciva infondere in me la pace e la tranquillità che nessuno era riuscito a fare prima. Ogni volta che stavo con lui, era come se tutti i problemi sparissero, ma allo stesso modo, mi faceva tingere di rosso le guancie perché sembrava quasi che percepisse ogni mio sentimento nei suoi confronti.

«Andiamo Lilla, ti porto a casa.» mi disse sviando la mia domanda. Con passo più lento si incamminò verso la sua auto senza però, lasciare mai il mil polso.

Aggrottai la fronte, non aveva preso le chiavi, quindi il dubbio di come avrebbe fatto mi passò per l'anticamera del cervello, ma poi estrasse una chiave e nell'istante quando un bagliore di luce illuminò il cielo lo fecero anche quelle della BMW di Dean.

Deglutii la pallina che mi aveva agguantato la gola e accelerai il passo per rifugiarmi dentro l'abitacolo prima che il fulmine generasse il boato che tanto temevo. Una volta dentro, non potei fare a meno di ripensare alla sera precedente, quando mi trovavo lì con Caleb, e di come ci eravamo protetti a vicenda e al dannato bacio...

Il bacio. Il più bello che qualcuno mi avesse mai dato in vita mia. Una scarica di energia mi costrinse a stringere le cosce al ricordo delle sue labbra dannatamente perfette sulle mie. Oppure la sua lingua sensuale che mi divorava come se la mia bocca fosse stata l'unica cosa che lo teneva in piedi.

Strinsi gli occhi e sospirai chiudendoli per scacciare dalla mia mente quel pensiero confuso e delirante.

"Davvero sto pensando a Caleb, dopo tutto quello che mi ha fatto? Sul serio Lilla?"

Non l'avrei mai capito realmente come funzionava il suo cervello. Non sapevo nemmeno perché gli piaceva così tanto farsi vedere come il più stronzo di questo mondo, ma non spettava a me capirlo. Quindi lo scacciai dalla mia mente con una smorfia di rabbia.

«Cosa ci facevi a casa di Caleb, Lilla?», spezzò il silenzio Dean facendomi sobbalzare per la rudezza della sua voce. E anche perché mi sentivo come colta in mezzo a un errore di cui non potevo farne a meno.

Mi voltai di scatto verso di lui che mi fissava con gli occhi stretti in due fessure come se avesse sentito tutti i miei più intimi pensieri. Il cuore incominciò a battere veloce nel petto.

"Non ho pensato a voce alta spero".

Aprii la bocca per rispondere ma non ne uscì alcun suono.
«Io...», sospirai. «È una lunga storia», tagliai corto. Temevo che se avessi aperto bocca e gli avessi raccontato cosa era successo, sarei sembrata una fuori di testa.

«Se solo non fossimo in macchina...», mi incitò a continuare.

Presi un lungo respiro prima di iniziare a raccontargli come stavano le cose. «Ieri qualcuno mi ha chiuso insieme a lui nello sgabuzzino della scuola. Non so chi fosse, ma avevano addosso delle maschere da screem, e poi hanno portato anche lui, era incosciente, lo avevo tramortito»

Dean aggrottò la fronte perplesso restando in silenzio. «Tramortito?», domandò incredulo formando un solco fra le sopracciglia bionde leggermentepiùscure rispetto ai suoi bellissimi boccoli argento. «Hai una descrizione di questi tizzi? Se erano dell'altra scuola o magari qualche studente che ha voluto fargliela pagare a Caleb?»

Non potei fare a meno di rendermi conto, che anche se era arrabbiato con il suo migliore amico, la sua preoccupazione era talmente palpabile che mi si strinse il cuore. Dean era una persona meravigliosa e di questo non potei esserne più certa.

Negai prima di stringermi in spalle. «No, non ne ho idea.», bisbigliai. «Ma erano grossi, cioè alti...» cercai di ricordare un dettaglio ma non mi venne in mente nulla. Continuai a pensare con gli occhi di Dean ben piantati sul mio viso, anche lui stava pensando e non stava realmente guardando me. Aveva la fronte aggrottata e le labbra ben serrate come se fosse perso nei suoi pensieri più profondi.

«Avevano dei tatuaggi? Ti hanno detto qualcosa?» insistette ancora.

Un tatuaggio?

Mossi il capo stringendo le spalle. Non mi ricordavo nulla, se non solo per la loro stazza.
«Erano alti, e indossavano pantaloni scuri. Oltre a questo, non ho visto nient'altro.»

Dean si arrese e annuendo accese la macchina in silenzio.
«Chiunque sia, conosce te e il diverbio che avete voi due.», ammise dando voce sia ai miei, che ai dubbi di Caleb.

«Questo è sicuro.» bisbigliai guardando la pioggia che si infrangeva contro il finestrino della macchina creando delle scie di gocce che si spostavano in base all'andatura dell'auto. I parchi erano deserti e pieni di foglie degli alberi, c'era ancora un gran casino per la strada e si erano create dei pozzi di fango laddove non c'era erba.

Presi un respiro e voltai lo sguardo verso Dean, lui guidava in silenzio, come il suo solito ma c'era qualcosa di inquietante nel suo sguardo perso di fronte alla strada, che mi mise in guardia picchiettando da qulche parte remota nel mio cervello.

In genere era uno che non lasciava trapelare mai nulla di ciò che gli passava per la mente tenendo sempre uno sguardo imperturbabile, ma osservandolo con più attenzione mi resi conto che c'era qualcosa di particolarmente strano in lui. Le sopracciglia ben piegate gli conferivano un'aria di chi stesse pensando molto a fondo e stesse dando delle conclusioni a raffuca. Il braccio teso sul volante e la mascella squadrata ben serrata tradivano il suo solito sguardo indecifrabile.

«Stai bene?» domandai dando voce alla sensazione strana che mi stava urlando in testa. Adoravo il silenzio quando ero con lui, però in quel caso decisi di fenderlo altrimenti avrei continuato a pensare che tutta questa situazione di stallo, fosse per colpa mia.

"Oh ma è per colpa tua"

«Va tutto bene Lilla.», mi rispose dopo aver preso un lungo respiro. Volse lo sguardo verso di me e mi regalò un sorriso gentile che mi sciolse le farfalle allo stomaco. «E tu, stai bene?»

Annuii deglutendo, stare bene aveva preso tutt'altro significato dopo le parole di Caleb.

"Aspettami stasera" mi disse all'orecchio. Sentii un brivido lungo la schiena al ricordo della sua voce inquietante al mio orecchio e lo stomaco si serrò a tenaglia.

«Sto bene.», tagliai corto mascherando le mie incertezze schiarendomi la voce.

«Se Caleb tenterà di farti qualcosa, sappi che lo fermerò. È arrivato il momento che qualcuno gli insegni cosa conta veramente.» sibilò stringendo il volante ancora più forte.

Aggrottai la fronte perplessa.
«Caleb non può farmi niente. E se ci prova, lo spedirò a quel paese con un bel calcio dove non batte il sole», tentai di scherzare. Ma lo sguardo severo e per niente divertito del lupo bianco mi catturò ogni parvenza di umore e l'aria si fece lugubre, come se stesse per confessarmi qualcosa di terribile e macabro.

«Ti sei mai veramente chiesta perché si comparta in questo modo?» mi pose questa domanda catturando anche l'ultimo dei miei respiri. Il cuore mi si fermò di colpo dalla serietà del suo volto.

«Perché è un violento e una persona cattiva.»

Dean negò le mie parole. « Sì e no, Lilla. C'è un detto nella mia famiglia, "Si raccoglie sempre ciò che si viene seminato e se non lo fai, il destino troverà sempre il modo per fartelo ricordare". Da un gesto, da una parola, da un sentimento. Alla fine ciò che è certo, resta il fatto che per quanto tu decida di far finta che non è mai esistito, non potrai mai scappare dal passato per quanto ignobile e macabro esso sia stato», confessò.

La gola mi si serrò di scatto e il cuore mi finii dritto nello stomaco per il modo in cui mi stava guardando. L'intensità con cui aveva catturato i miei occhi nei suoi che sembravano saettare fulmini nel suo immenso grigio mi fece accapponare la pelle.

«Caleb non ha mai conosciuto altro. Quindi non sa comportarsi in altri modi. Non conosce che cattiveria e dolore.» Concluse lasciandomi con la bocca serrata e una voglia matta di saperne di più.

"Sì ma essere cresciuto da un genitore crudele, non vuol dire essere crudele pure tu".

Deglutii la pallina e schiarii la voce: «Caleb ha sofferto?», fu strano anche per me, trovare la forza di sentirmi a disagio per le mie parole.

Nutrivo della compassione per una persona che al contrario avrebbe riso di me.

"Eppure, quando ha scoperto che avevo paura dei tuoni, mi ha protetta fra le sue braccia".

Dean mi guardò. I suoi occhi grigi si soffermarono per lunghi istanti nei miei, ma non accennò a niente, mi lasciò ancora una volta con il dubbio delle mie incertezze, che se analizzate, sembravano grandi punti di domanda scalfite nel cosmo.

«Tu, mi hai detto di seguire l'onda Dean. Cosa significava? Che devo lasciarmi prendere in giro da lui?» gli domandai confusa.

«Oh no!», esclamo serio. «Questo mai. Ma come stai facendo va già bene.»
Aprii e richiusi la bocca per un paio di volte ancora più confusa.

«Che cosa vorrebbe dire: "va già bene"?»

Il lupo bianco fece un sorriso di scherno guidando, non mi ero accorta che ci stavamo avvicinando al parcheggio del Bernny's Sweet and Breakfast. Notai velocemente le macchine parcheggiate e le aiuole con tutti i fuori e le piante autunnali che avevano piantato. Erano sepolti nel fango e del tutto rovinate dalla pioggia di ieri. Mi dispiaque.

«Tu lo stuzzichi Lilla. Gli tieni testa. Non lo hai mai pregato di smetterla con il gioco. Tu lo stai facendo reagire e per quanto cerchi di catturarti come il gatto con il topo, sei sempre un passo avanti a lui. Lo stai mandando in bestia, ma cosa più importante, gli stai mettendo dei dubbi.» sorrise con lo sguardo perso oltre il parabrezza. «Tu gli stai dando delle emozioni. Emozioni, che nemmeno noi i suoi migliori amici non ci speravamo più, potesse avere». Concluse con un sorriso dolce rivolgendo in fine lo sguardo verso di me.

Aggrottai la fronte perplessa e strabuzzai gli occhi. «Emozioni? Io? Ne sei certo? Da quando lo conosco, non ha fatto altro se non umiliarmi e cercare un modo per portarmi a letto!» esclamai incredula.

Dean sorrise. «Lo so. Ma se non avesse imparato a riconoscere anche quelle spiacevoli emozioni, ora tu ti troveresti lontana mille miglia. O nel peggiore dei casi, espulsa dalla scuola».

Mi zittii all'istante, la rabbia stava montando dentro di me perché se c'era una persona che poteva decidere del proprio destino ero io, e non Caleb War. Lui poteva pure giocare a torturarmi, ma io detenevo in mano il mio fottuto destino. Nulla dei giochi di quello psicopatico mi avrebbero fatto scappare via dalla mia città.

«Non glielo permetterò mai.», la mia voce fu dura enfatizzata dal volto serio con le narici frementi. Avevo caldo, e il calore dalla rabbia si irradio prepotente nelle mie vene.

Caleb War sarebbe stato un episodio spiacevole nel corso della mia vita, ed ero più che convinta che mi sarei dimenticata di lui appena se ne fosse andato dalla scuola. Dato che questo era l'ultimo anno dei lupi. Dovevo solo tenere duro.

Dean mi catturò il braccio, la sua presa fu ferrea e i suoi occhi oscurati ancor di più. Il cuore mi finii allo stomaco per la sensazione sgradevole di essere messa in guardia come un avvertimento che fa il lupo al piccolo agnello prima di divorarlo con tutte le ossa.

«Lilla! Non esagerare...», mi avvertì. «Caleb può sembrarti innocuo perché ci sta andando piano con te, facendoti imbestialire per un piacere personale, ma se lo fai arrabbiare...», lasciò la frase a metà per assicurarsi che ogni mio atomo lo stesse ascoltando e stesse afferrando le sue parole come una spugna, continuò: «Arrabbiare veramente, ti assicuro che sarà il tuo incubo peggiore. Caleb è cattivo Lilla, hai ragione. A lui piace infliggere dolore, qualsiasi dolore, come ben sai. Quindi non esagerare e non lo provocare, altrimenti ti troverai con delle cicatrici indelebili. E non intendo solo quelle fisiche.»

La gola mi si seccò all'istante e un moto di agitazione mi acchiappò il petto, ogni sua parola sembrava essere la lama di un coltello affilato intriso dal sangue della mia carne, per quanto volessi essere forte, sapevo bene che se avessi davvero, provocato il lupo nero, lui me l'avrebbe fatta pagare.

Aprii la bocca diverse volte per rispondere oppure semplicemente per smascherare l'inquietudine delle sue parole, ma fu come se qualcuno mi avesse cucito le parole addosso e io non fossi in grado di metterle insieme.

«Tranquilla Lilla.» mi sorrise per rassicurare il mio cuore in tumulto. «Ho un piano ben preciso. E finché ci sarò io con te, Caleb non andrà oltre. Te lo prometto.» Concluse.

Sgranai gli occhi facendo un gesto di negazione con il capo. «E qual è il tuo piano?»

«Non te lo posso dire. Ma tu ti devi solo fidare di me, occhi viola.», scherzò sorridendo dolcemente con la testa leggermente piegata mentre esaminava il mio volto perplesso. «Puoi farlo questo? Fidarti di me?»

Annuii deglutendo senza la possibilità di negare o accettare. Lui conosceva molto meglio di me il suo migliore amico, e se aveva un piano per farlo allontanare per sempre dalla mia vita, avrei accettato qualsiasi cosa pur si non vederlo più.

Batté le mani sulle cosce alleviando il momento di tensione e volse lo sguardo fuori dalla finestra dicendo: «Ora andiamo a mangiare. In questo posto fanno delle ottime colazioni e io sto morendo di fame.»

Aprì la porta attendendo una mia mossa. Annuii frettolosamente e aprii la portiera a mia volta seguendolo. Camminammo superando le auto nel parcheggio fino a raggiungere il marciapiede, di fronte l'insegna di un cupcake illuminato con la scritta Bernny's breakfast & Sweet Breakfast mi fece brontolare lo stomaco e Dean rise leggero aprendo la porta.

Mi vergognai tantissimo del rumore, ma ero assai affamata e non vedevo l'ora di affondare i denti su qualsiasi cosa avesse la parvenza di cibo commestibile.

«Scusa tanto.», mi strinsi nelle spalle mordendomi il labbro inferiore per attutire l'imbarazzo, ma Dean mi scompigliò i capelli come se fossi una ragazzina che gli faceva compassione.

«Tranquilla, anch'io sto morendo di fame.», giustificò il mio imbarazzo.
Gli restituii il sorriso e ci sedemmo in un tavolo alla sinistra della vetrata.

L'interno era anni settanta, con il pavimento a scacchi nero e bianco e le pareti azzurre e rosa che infondevano una gran voglia di riempire lo stomaco con qualsiasi piatto che avessero in menù. Le sedie erano di legno e tutte pitturate, più a destra c'erano delle poltrone che ospitavano altre persone sedute mentre si gustavano la loro colazione e a me mi si strinse lo stomaco per la fame. Ma almeno stavolta non emise alcun suono spiacevole.

Il profumo di bacon mi raggiunse le narici e sentii l'acquolina sciogliersi nella mia bocca quando il profumo dello zucchero a velo mi otturò le narici.

Non attendemmo molto, poiché una ragazza dai capelli biondi, raggiunse il nostro tavolo con lo sguardo basso sul suo taccuino pronta a prendere le nostre ordinazioni senza nemmeno guardarci in faccia.

Aveva i capelli biondi, e una divisa azzurra con lo stemma di un cupcake all'angolo sopra il seno ben prosperoso, era magra e aveva una voce gentile quando ci salutò:
«Buongiorno, cosa posso portarvi?»

Notai Dean che la guardò con lo sguardo assottigliato appena, e deglutii dicendo con la voce ferma e perentoria mentre si appiattiva contro lo schienale della sedia con le gambe allungate e con in mano il menù senza nemmeno dargli un'occhiata: «Bacon e uova, un caffè nero doppio e un succo d'arancia.»

Sussultai e aggrottai la fronte, non l'avevo mai visto parlare con qualcuno imponendosi, o anche semplicemente mostrare prepotenza, e la cosa mi faceva uno strano effetto negativo.

La ragazza alzò la testa di scatto, i suoi occhi catturarono quelli di Dean, aveva gli occhi marroni con delle pagliuzze di verde, indefinibile come colore, sembravano come una ragnatela tanto erano spettacolari, il sorriso caloroso che aveva pocchi attimi fa le scomparve dal volto restando tesa. Le sue spalle si incurvarono appena, anche se alzò subito dopo il mento in alto dicendo: «Certo! Prego!» a denti stretti.

Alzai le sopracciglia sorpresa dalla risposta secca che gli diede prima di voltarsi verso di me. Schiarii la voce tornando seria e con un sorriso ordinai. «Per me i pancake al sciroppo d'Acero con la panna montata e un caffè. Grazie.»

La ragazza resto a fissarmi per un minuto buono prima di voltarsi di nuovo verso Dean, si guardarono per pochissimi istanti, prima di dire: «Stai attenta. I lupi mordono sempre, anche se sembrano vestite da pecore inocque».

Strabuzzai gli occhi incredula dalla sua affermazione pieno di collera e mi voltai di scatto verso Dean che aveva i pugni ben serrati sopra il tavolo e il volto come una lastra di pietra. La ragazza attese giusto pochi secondi, prima di rivolgere uno sguardo duro con le narici frementi a Dean dandogli le spalle e allontanandosi alla svelta sfuggendo alla mia vista.

Guardai Dean confusa, lui sfuggì ai miei occhi voltando lo sguardo oltre la vetrata enorme che dava ai giardini ormai fangosi, alla mia domanda muta: "Che cosa era appena successo?"

Mi appoggiai allo schienale della sedia di legno e iniziai a giocherellare con il tovagliolo stringendo gli occhi.

«Conosci quella ragazza?», fu una domanda spontanea, ma esigevo una risposta dopo il suo avvertimento. Quella lì nemmeno mi conosceva, però a quanto pare conosceva Dean e tra i due non scorreva affatto del buon sangue.

Lui mi rivolse uno di quegli sguardi indecifrabili, il volto era una lastra di ghiaccio, fu tradito solo dalla stretta esagerata della mascella.

«No, è solo una dannata cameriera.» sputo acido appoggiandosi a sua volta allo schienale. Arricciai le labbra per nulla convinta, ma decisi di non indagare oltre, anche perché non me l'avrebbe mai permesso. Stavo iniziando a riconoscerlo. Lui parlava solo quando voleva.

Passammo cinque minuti buoni in silenzio, lui sembrava così rilassato ed io decisi di non dire nulla pensando a tutto ciò che era successo in meno di ventiquattro ora.

Lui si rivolse verso di me con lo sguardo assottigliato e si sporse appena dicendo: «Ho voglia di uscire con te Lilla. Ti porto a cena fuori».

Sbattei le sopracciglia incredula con il cuore che mi prendeva a martellate il petto. L'emozione che sentivo partire dentro di me mi fece dimenticare ogni cosa ci fosse attorno a noi, avevo occhi solo per il lupo più bello di sempre, il quale mi stava chiedendo di uscire.

Feci un respiro profondo ma un rumore di piatti depositati con poco garbo sopra il tavolo mi fecero tornare alla realtà di scatto.
«La vostra colazione.», disse una donna diversa dalla cameriera di prima. La sua voce fu tagliente e per nulla gentile mentre ci osservava per qualche secondo imperturbabile.

Arricciai le labbra e annuii ringraziandola. Dean invece, la guardò e basta per qualche secondo come se si stesse misurando con lo sguardo assieme a lei prima che andasse via sospirando.

«Sei sicuro che non conosci queste persone?» domandai ancora incredula. «Perché a me sembra che loro ti conoscono eccome. E diversamente da me, non sembri stargli molto simpatico».

Dean sorrise a mezza bocca formando una luna nascente e infilzando le uova prima di metterli tra i denti, disse stringendosi nelle spalle: «In realtà conosco qualcuno, ma sarebbe una lunga storia da raccontare e sinceramente non ne ho voglia.»

Alzai le sopracciglia sorpresa dalla risposta secca che mi diede e infilzai a mia volta un pancake inzuppandolo nella panna montata che mi avevano messo a fianco nel piatto.

«Come vuoi Dean», sussurrai stringendomi in spalle. Lui mi guardò in silenzio da sottinsù ma non aggiunse altro.

«Allora?» domandò dopo un paio di bocconi.

Aggrottai la fronte masticando una generosa fetta di pancake intinto nel sciroppo d'acero: «Allora cosa?»

Sorrise lievemente. «Ci posso contare per Lunedì?»
Deposi la forchetta che avevo in mano sul piatto e mi schiarii la voce subendo un lieve scompiglio di ormoni, sapevo di essere arrossita perché sentivo il calore salire a ondate sulle mie guance.

«Oh... va-va bene.» risposi con timidezza. Più di quello che mi sarei aspettata.

"Oh Lilla, tu non sei timida. Tu sei volgare".

Schiarii di nuovo la voce, poiché la mia vocina interiore mi ricordò le solite parole di Caleb anche la voce che sentivo nella mia testa sembrava la sua. Deglutii sbattendo le ciglia e lo mandai a quel paese.

"Fanculo Caleb War".

Dean sorrise abbassando lo sguardo sul suo piatto e mangiò in silenzio pensando a chissà cosa nella sua testa.
Non riuscii ad essere al cento per cento entusiasta per l'uscita con Dean, anche se cercai con tutta me stessa di concentrarmi su di lui e non su Caleb.

Ma era più forte di me. Ogni respiro che facevo mi ricordava le sue parole.

"Aspettami stasera" come in un loop temporale a cui non ero in grado di uscirne.

Fatevi un'idea della cameriera. Non è bellissima?

Il lupo bianco.

🌺Spazio Autrice🌺

Finalmente un capitolo dedicato solo a Dean e Lilla.
Ci sono tanti segreti in questo capitolo. Per esempio ve ne svelo uno.
Dean sta tramando qualcosa contro Caleb che coinvolge anche Lilla.
Speriamo solo sia un bene per lei e che non si ritorci contro a entrambi.
🌺🌺
Poi c'è un'altra cosa.
La cameriera. Chissà chi è🔥
🌺🌺
Come sempre vi lascio con tante domande. E vi dico che questo è un Dark Romance. Se pensate che ci saranno scene smielate, siete capitati nella storia sbagliata.

💜Vostra, Kappa_07💜

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