╰┈➤1: ɪʟ ᴍᴀɪᴀʟᴇ ᴇ ɪʟ ᴄᴀᴠᴀʟʟᴏ

" Questo non è un addio, ma un arrivederci" è un detto molto popolare tra la gente. Dopo una festa, durante un trasloco, addirittura dopo la messa, ma quando sei un adolescente di Licht, quella frase non sempre è vera.

Un tacco rosso camminava verso la strada che portava alla fatata Accademia, seguito da tanti altri che andavano nella sua stessa direzione. Sfortunatamente, non era un mostro o un demone assetato di sangue, ma solo la nuova classe della Grande Accademia di Licht, che gli avrebbe insegnato come sopravvivere.

Però al momento, Gwen voleva solo sopravvivere alla tipica puzza adolescenziale che avevano tutti, tranne lei, visto che era ormai mezz'oretta che continuava a spruzzarsi profumo, per evitare di essere come tutti gli altri. Il suo abito rosa era abbastanza leggero da non farla morire per colpa della camminata, e i suoi capelli rossi erano legati in uno chignon abbastanza sbarazzino, per non sudare come i capelli di Raperonzolo, voci dicono che, dopo anni di prigionia, i suoi capelli erano così unti, che addirittura la matrigna faceva fatica ad arrampicarsi sulla torre.

Al momento si trovava insieme ad un'altissima totalità di persone in mezzo al nulla assoluto, la foresta di una delle tre isole dell'Accademia, con un piede sul punto di tremare dal nervoso. Perché lei, una nobile, doveva andare in giro a sudare, per di più insieme a degli ignobili Sangue Nero? Che schifo. Era circondata da sconosciuti puzzolenti, e l'unica cosa che voleva in quel momento era andare a farsi una doccia, ed era visibile grazie alla sua faccia, una smorfia tra il vomito e l'odio verso il prossimo.

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Un ragazzo guardava silenziosamente le torri in lontananza, e non sembrava neanche soffrire la lunga camminata che stavano facendo da ormai tempo. I ragazzi come lui, e del Sangue uguale a lui, erano in fondo alla massa di persone in quella strada perfetta e con le pietre ben allineate. Alcune persone stavano già facendo conoscenza, ma lui non era mai stato una persona da parole. Lui guardava tutti, ad ascoltare tutti.
C'è una grande differenza tra sentire e ascoltare, e ciò Hodin lo sapeva benissimo.

In quel momento, stava ascoltando un ragazzo che flirtava in modo spudorata con una ragazza, due ragazze presentarsi a vicende, e molte altre situazioni. Stranamente, i Sangue Nero parlavano solo con i Sangue e così lo stesso con i Sangue Bianco, ma ciò Hodin lo poteva capire benissimo, tutti quei figli di papà erano tutto glitter e niente cervello, e la più smorfiosa sembrava quella ragazza con i capelli a pecorella qualche centimetro dietro rispetto a un ragazzo con la pelle così bella, che sembrava quasi fatta di porcellana.

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Se avessimo voluto descrivere la mente di Zahira in quel momento, si sarebbe potuta descrivere con la parola "calore", come un camino appena acceso, alquanto inusuale per una figlia del mare.
Mentre camminava, un ragazzetto dai capelli rossi le stava facendo la corte, con un braccio attorno al caldo, che quasi rendeva imbarazzata la bionda fanciulla.

« Quindi piccola, sei single, sei in cerca di qualcosa di serio o sei fidanzata? Una bellezza come te dovrebbe esserlo » disse il principe con un voce un po' ammiccante e molto flirtante
-« Beh, io ero fidanzata... Però sai, certe volte, uno va a destra e l'altro va a sinistra, senza renderci conto che il mondo è rotondo...» rispose la ragazza, rendendo il principe non solo confuso, ma chiedendosi se stesse parlando con una persona o con una pentola.
« Quindi sei fidanzata?»
« No, non- non sono fidanzata» rispose Zahira, mortificata per essersi dimostrata di nuovo più stupida rispetto alla media, ma almeno sapeva di essere bella.

« Quindi tesoro, che taglia di corsetti indossi?» chiese il principino, ricevendo come risposta un sorrisetto imbarazzato « In che senso che taglia di corsetti? Io non... Non so credo che insomma uhm...» arrossendo come l'ala di un drago.
« Dai piccola pecorella, non ti devi vergognare »
La ragazza era più rossa del solito, e le orecchie sembravano sul punto di scoppiare, con la testa in tempesta, e tremila pensieri che navigavano nella tormenta.
Non sapeva seriamente cosa dire, doveva rispondere? Doveva seriamente esporsi così tanto?
La ragazza amava i complimenti, ma non sapeva come prendere questa domanda, non sapeva se rispondere o scappare nei meandri della sua mente. Ma se fosse scappata e lui avesse iniziato a sparlare di lei? Se tutti gli uomini si fossero allontanati da lei? Cosa sarebbe successo?
« Beh ecco, io ho... »

« Oh.» esclamò una voce femminile, qualche passo dietro Zahira. Una mano prese il rosso per la spalla, scansandolo e quasi facendolo cadere per terra.
«OH » urlò il quasi caduto « Guarda che questi vestiti valgono più della tua vita, pezzo di mer...»

Il ragazzo guardò bene lo spintonatore seriale notando che, in realtà, egli era una donna. Era una giovane ragazza dal viso dolce e dagli enormi occhi gialli, con addosso una stupenda salopette e una camicia giallo, ma con in testa dei capelli argento molto buffi per il principe, e per ogni discendente di Sangue Argento. Il ragazzo sorrise, e poco dopo, non potè far altro che ridere sguaiatamente, mentre gli altri studenti o li sorpassavano o osservavano la scena, curiosi. « AHAHA, da quando le Sangue Nero osano parlare ad un Argento?» disse per poi spintonarla come per vendetta « Sei un maiale! Da quando un principe chiedere una cosa del genere ad una principessa? Allontanati da lei! »

La ragazza era completamente nera dalla rabbia, perché le persone come lui avevano il diritto di comportarsi con tutti? Il rosso si avvicinò e osservò meglio la ragazza, con un'occhiata veramente strana, tra il confuso e il curioso, poi all'improvviso arricciò il naso:

« Mamma mia, puzzi un sacco, non ti vergogni? »

« Come quando tua madre ti ha lasciato nel porcile? »

Vari sussulti ripieni di shock girarono tra i vari ragazzi, e pian piano tutti gli studenti iniziarono ad accerchiarsi attorno a loro due, anche gli studenti che erano andati più avanti si ritrovano ad ascoltare la conversazione, visto le urla e lo shock generale. Era strano vedere una Sangue Nero rispondere così ad un Sangue Argento, senza ammazzarlo per di più! 

« Hai ragione mia cara spintonatrice, ma almeno, io ho una mamma.»

La ragazza si irrigidì, le sue sopracciglia si incurvarono, e senza pensarci due volte, la ragazza prese un sacchetto che aveva dentro la tasca, per poi velocemente aprirlo e lanciare la polverina rossa contenente verso il rosso.

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Un cilindro nero si stagliava dietro le spalle di Ember, quasi come se fosse un'ombra... Aspetta, cosa? Non era simile ad un'ombra, ERA un'ombra. Dopo il lancio di polvere rossa, quest'ultima si mise a correre tra le ombre delle altre altre persone, veloce e serpentina, fino ad arrivare da un ragazzo con la pelle scura.

Il ragazzo era la copia carbone dell'ombra, con l'unica differenza dei dettagli che un'ombra non poteva avere.
La sua pelle era scura, e lui era smilzo e alto, da un'aria veramente affascinante, e dei vestiti che avrebbero fatto invidia alla Regina Cattiva stessa.
Il suo nome era Bezaleel, Bez per chi ha il coraggio di chiamarlo così.

L'ombra iniziò a picchiettare sulla sua spalla: « Santo cielo, che c'è? Giuro che se è un altro dei tuoi scherzetto, io...»
Il ragazzo non riuscì neanche a finire di parlare, che un urlo gutturale si sentì dal centro del gruppo formatosi davanti a lui, e subito Bez capì, che era lei, era Ember.

Sempre da lì, una voce maschile continuava a insultare qualcuno, qualcuno che Bez già aveva capito chi era, e senza pensarci due volte, decise di andare a salvarla.
Il suo cuore batteva a mille, e la velocità con cui scanzava la gente era veramente impressionante, con persone che venivano solo spinte a intere file di persone che facevano da domino umano, fino ad arrivare al centro della questione, da dove veniamo il grande urlo, e vide cosa stava succedendo.

Una ragazza dai capelli solari era per terra, confusa e con le mani davanti alla bocca, mentre Ember era trattenuta per i capelli da quel piccolo schifoso sessista, e con il volto ricoperto da una polvere rossa. La ragazza se la stava spassando palesemente male, visto che aveva ella era quasi inginocchiata, aveva le ginocchia sbucciate e sembrava che il ragazzo stava palesemente per darle un pugno in faccia.

Bez era quasi dietro il rosso, e ciò, grazie a dio, facilitò il suo piano, visto che con un rapido scatto di mano, riuscì a prendere tre capelli dal ragazzo rosso.
Per poi legarla ad una bambola voodoo che aveva portato da casa.

Il ragazzo si sentì un po' strano per poi alzare la mano, e scagliare un po' a tutta velocità verso la faccia della ragazza. Ember era in stato confusionale, aveva una rabbia che sentiva fino alla gola, per poi chiudere gli occhi e aspettarsi il pugno in faccia, pronta a sentire tutto il dolore che sarebbe da ciò.
Ma esso non arrivò.
Quando la ragazza riaprì gli occhi, fece un sorriso sorpreso, come se l'ansia di prima fosse scomparsa. Il ragazzo aveva il braccio del pugno in alto, come se un burattinaio celeste lo stesse portando verso di sé, per poi iniziare a girare, come una trottola, e alla fine, venir lanciato via, verso il bosco da cui erano arrivati un'oretta fa.

Il ragazzo prese la mano della ragazza. « Ember, tesoro caro, mi puoi dire che cazzo stavi facendo?» chiese alzando la voce moderatamente sempre di più, fino ad arrivare a un urlo.
« Quel ragazzo, quello lì, stavo dicendo cose a lei... Ho fatto male... ho fatto malissimo... »
Lui la abbracciò, capendo il suo stato d'animo e i suoi sentimenti, e mentre il fiatone della ragazza stava pian piano andando via, solo poche persone stavano applaudendo a ciò che i due ragazzi stavano facendo.

« Non offenderti Ember, tanto questi idioti-» alzando leggermente la voce per farsi sentire « non ci noterebbero neanche stessimo morendo davanti a loro ». Dalla sorella di Bez partì uno sprazzo di riso, per poi ritornare al fiatone d'ansia di prima, senza però scordarsi di sorridere al fratellone, sorridere così tanto che quasi la faccenda del rosso misogino stava pian piano tramontando dalla mente di Ember, ritornando alla calma.

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E la calma ci sarebbe stata! Se non fosse stato che pochi minuti dopo, mentre la ragazza si stava pian piano alzando e lasciando andare avanti il gruppo, il rosso misogino non tornò, questa volta però, correndo come un pazzo, urlante e con i capelli scompigliati.
Tutti quanti all'inizio pensarono fosse pazzo, fin quando non sentirono dei passi pesanti e forti provenire dal boschetto, senza aspettarsi quale sarebbe stata la prossima cosa ad arrivare, un mostro peggiore di un rosso misogino, talmente peggiore, che Ember aveva la bocca totalmente spalancata, così come gli occhi.

Un gigantesco cavallo ad otto zampe, dagli occhi sgorganti di sangue e dalle zampe totalmente nere, che rilasciavano piccole pozze di inchiostro, fumante e abbastanza viscoso. Una cosa attirava l'attenzione rispetto alle altre però: una quantità industriale di fumo rosso gli usciva dalle narici, e iniziava a circondare gli studenti.

Una ragazza dai capelli rossi tirò un urlo che fece raggelare il sangue persino al cavallo stesso. Dopo di ciò, la gente iniziò a correre, come unico obbiettivo l'Accademia, e quelle invitanti torri che quasi toccavano il cielo.

Ember aveva la mano ancorata a quella del fratello, che la stava trascinando via, abbastanza intelligente da capire che né la sua ombra né la sua magia voodoo avrebbe potuto fermare quel cavallo. Immagina leggere i tarocchi a un mostro del genere!
Ember non sapeva cosa dire, e vedere tutti quei ragazzi terrorizzati e urlanti, le dava una tremenda stretta al cuore, che le faceva gradualmente sempre più male.
Tutti quei corpi, che si spingevano, gente che cadeva, gente che ormai non pensava ad altro che la salvezza di sé stessi.

E sarebbe stato lo stesso per Ember, se non fosse stato per una persona, una singola persona, che era caduta, e che era caduta troppo vicino alla ragazza, per non farsi aiutare.
Il caduto era un ragazzo, dalla pelle totalmente bianca, e dai vestiti di ogni singolo colore, con l'unica specialità di avere la mano, e forse tutto il braccio, dipinto di blu.

Per sbaglio era inciampato su un sasso, ed Ember era molto sicura di aver visto qualcosa cadere dal braccio del ragazzo mentre egli sbatteva la faccia contro il duro sentiero fatto di pietre.
Il cavallo si avvicinava, sempre di più, sempre di più, rilasciando sempre più pozze di inchiostro fumante, e sempre più vicino a calpestare il ragazzo.

Ember lasciò la prese, e il fratello subito si girò sbigottito per l'azione della sorella.
Si fece spazio tra i vari corpi scalmanati e impazziti, con il cuore che batteva a mille tra altre cento e più persone che stavano correndo per salvare la loro vita, e che come lei, avevano il cuore che batteva come un pazzo.
Prese subito la mano del caduto, per poi piegarsi e mettere il braccio del ragazzo braccio intorno al suo collo, per poi guardare e notare che il cavallo era letteralmente a pochi metri da lei, ed era palesemente arrabbiato per la vittima appena toltagli dalle zanne, o dovrei dire  dagli zoccoli?

La ragazza però era troppo lontana dal fratello, e il cavallo era troppo vicino, e perciò continuò a correre, correre e correre, terrorizzata per la vita sua e per quella del ragazzo, che non conosceva, ma che per semplice carità ella voleva salvare.

La ragazza continuò a correre, trascinandosi il ragazzo attaccato al suo collo, e riuscendo a saltare qualche ragazzo che correva vicino a lei, ma che sfortunatamente ebbe una fine peggiore della sua.
Il rosso misogino di prima probabilmente si era slogato qualcosa, e non riusciva a correre, e mentre Ember correva, la ragazza riuscì a scorgere il cavallo prendere il ragazzo dalla maglietta e infilarlo tutto intero nella bocca, senza neanche masticarlo, e mandarlo tutto giù nello stomaco, mentre egli era ancora in corso, pronto a mangiare altri coetanei del ragazzo.

La ragazza stava per essere raggiunta, con il cavallo sempre più vicino ai due, sempre e sempre più vicino. La ragazza poteva sentire il suo fiato sul collo, poteva sentire del vapore ardente andare su per tutta la sua schiena, sentendo lo scalpitio bagnato degli zoccoli direttamente nelle sue orecchie. Ember chiuse gli occhi e poi, vide finalmente i cancelli dell'Accademia, incastonati in una torre da cui partiva una cinta muraria intorno al castello, dove già altri ragazzi erano riusciti ad entrare.

Un ultimo sprint, un ultima corsa e poi...
La ragazza era dentro l'Accademia. Girò la faccia. Il cavallo stava per entrare nell'Accademia, sempre più vicino, sempre più veloce e poi l'innimaginabile.
Il cavallo sbatté contro qualcosa di invisibile, esplodendo in una nuvola di fumo rosso, grande quanto i cancelli dell'Accademia.

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Si ritrovarono in un bellissimo giardino, decorato da quattro aiuole, circolari, circondate da varie panche di marmo, con al centro di queste piazzate, una fontana, ognuna di queste aiuole caratterizzate da un colore: blue, rosso, giallo, viola e bianco.
Poi c'era qualche albero in giro, ma le cose che spiccavano erano due: un salice piangente inclinato verso un laghetto, e delle statue. Statue del doppio dell'altezza di una persona normale, e ognuna di esse era un personaggio iconico delle favole. Biancaneve, la Regina Cattiva, il Gatto con gli Stivali, Cenerentola... Tutti erano lì. Un ragazzo dai capelli molto chiari si avvicinò a Cenerentola, ma a lui ci arriveremo dopo.

« Signori » disse una voce.
Non era una voce particolarmente profonda, anzi era abbastanza chiara, ma invecchiata, e con un tono molto patetico. La voce proveniva da un uomo. La sua faccia era coperta da un sacco di iuta, e indossava una tenuta da giardiniere, con tanto di cappello di paglia. Era molto alto, e riusciva a vedere tramite due buchi neri sugli occhi, ma puzzava veramente come pesce marcio, ma tipo tanto marcio, anche troppo.

« Seguitemi. »
Gli studenti ansimanti, sudati, scioccati e senza aria nei polmoni rimasero sul posto, metà di essi era a bocca aperta.
« Seguitemi.» ripeté.
Dalla nuvola rossa si sentì un nitrito infernale e da pelle d'oca. Gli studenti non ci ripensarono più, ed iniziarono a galoppare verso una porta, ben lontana dalla porta principale dell'Accademia.

Erano in un teatro. Aveva tre file altissime di loggioni, con delle ringhiere dorate decorate da un lato da donne e uomini bellissimi, a petto nudo, che tenevano in piedi la parte superiore di essa. Man mano che i loggioni continuavano però, le figure di queste persone si imbruttivano, si incurvavano, diventavano streghe, minotauri, Furie.
Grazie a dio, i ragazzi del primo anno avevano la fortuna di potersi sedere in platea, tra sedie rosse e bianche, sotto un bellissimo lampadario che pendeva da un tetto decorato dalle dodici divinità che tenevano in piedi Licht, con in mano un libro ciascuna.

Il sipario blu, con i suoi ricami d'oro, si alzò, e rivelò due donne, una dalla pelle scura e dai capelli bruni e una dalla pelle bianca e dai capelli corvini.
La prima indossava un abito dorato, a sirena, tempestato di glitter e pietre preziose che facevano luccicare tutto il vestito, e aveva i capelli raccolti in uno chignon e decorati da perle e stelle finte.
La seconda invece, indossava un abito senza spalle bianco, con balze verdi che si scurivano con l'avanzare delle balze, racchiusa da un corsetto formato da rovi e i mossi capelli che cadevano sulle spalle.

« Benvenuti!»
Disse la donna dai capelli neri « Benvenuti al vostro primo anno di Accademia! E anche al vostro secondo e al vostro terzo!»
Non tutti capirono quello perché quel dettaglio, finché non notarono che gli studenti degli altri anni erano arrivati, e si erano seduti sui vari palchi, applaudendo alle due donne.

« Noi siamo le due Coordinatrici della scuola» disse la donna dal vestito dorato, con una voce monotona, quasi annoiata «  Io sono Helena Stellatia, ma per voi sono Madama Stellatia e sono la coordinatrice dei Sangue Argento»

Dalla fila adornata con statue bellissime di uomo e donna, un grande applauso si sentì, urla di gioia e gente che complimentava la donna e la sua categoria. Quando l'applauso finì, fu il turno della donna in verde.

« Io invece sono Mandragora Montipoggi, ma per voi sono Lady Mandragora, e sono la Coordinatrice dei Sangue Nero!»

Dalla fila adornata da demoni e streghe, si sentì un applauso più forte, confusionario, potente e quasi primitivo, che era fischiava alla donna come se stesse richiedendo il bis della presentazione.

« Ovviamente non siamo le vere presidi di questa Accademia, ma saremo noi ad indirizzarvi durante il vostro percorso di studio verso il vero bene...»
« .... O verso il più oscuro dei mali!» la interruppe la corvina.
Da entrambi i palchi, partirono applausi verso le due donne, applausi forti e potenti, quasi da far cadere la scuola, così potente che quasi si sentiva anche nelle profondità del mare, così potente da portare le due donne a richiedere silenzio dagli studenti.

« Signori, state fermi suvvia!»
« Punizione a tutti quelli che continuano ad applaudire» disse la fata.

Silenzio.

«  Molti di voi saranno confusi dal gigantesco cavallo che vi ha inseguito nel Bosco» continuò « posso dire che voi del primo anno non eravate i primi»
La donna venne accerchiata da del fumo rosso, fino a inondarla completamente, per poi far vedere ai ragazzi il terrore, il ritorno del cavallo a nove zampe.
Inutile dire che le urla in platea erano varie e tante, con tanto di gente che si alzava dal posto per andarsene.

Il cavallo parlò.
« Ah ah ah» ridacchiò monotono e sarcasticamente con la stessa voce monotona e sarcastica della Coordinatrice dei Sangue Argento.
Nella platea si sentì un altro silenzio imbarazzante, un silenzio che quasi poteva essere tagliato con una spada.

« Le varie azioni che avete compiuto nella vostra corsa stupida verso il castello sono stati studiati e hanno dato dei punti, punti che abbiamo poi convertiti nel vostro primo voto di questo primo anno!»
Altro silenzio. Solo una piccola mosca si poteva sentire nell'aria, e ciò infastidì Mandragora, tanto che la uccise, chiudendo la sua mano molto velocemente.
« Vi voglio lasciare dicendo solo cosa: state attenti ai voti che prendete, perché nonostante questa sia una scuola permissiva, non tutti negli anni saranno capaci di diplomarsi, e non tutti potranno avere la loro favola. La vostra dinastia potrebbe finire ad ogni momento con voti bassi, quindi mi raccomando, ognuno rimanga al suo posto, e nessuno provi ad essere chi non sia inteso a dover essere.»

Disse il cavallo, per poi andarsene via, ritrasformandosi lentamente nella preside.
« Avete tutto il pomeriggio libero per visitare la scuola! Se volete c'è un buffet nella sala da ballo nell'ala ovest. Buon primo anno ragazzi!» per poi seguire la sua collega, calpestando i piedi per terra e con uno sguardo imbronciato.

Un grande applauso si alzò, un applauso che doveva essere di felicità, un applauso che avrebbe dovuto portare speranza ai nuovi studenti, e mentre sembrava portarlo, solo una persona non sembrava felice, e quella persona era Ember. Una persona che aveva aiutato molte persone nella fuga a rialzarsi, una persona che potenzialmente aveva salvato una vita. Ember sapeva che in quel posto, non ci sarebbe mai stato luogo per una Sangue Nero col suo carattere.
Un sorriso. Sapeva cosa avrebbe fatto per i prossimi tre anni.

SaraWhisper
Flame048
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UnaStranieraSulWeb
Bunhongsaeg_03
_triskell_
_tsucchina_
GINGERBVEAD
n0pem4x
KikoAvdj

Dopo tempo, il primo capitolo è uscito!
Chiedo scusa se non tutti gli oc sono stati presentati, ma compariranno tutti tranquilli.
Chiedo scusa per il ritardo, ma programmare una storia è difficile, quindi ho preso un po' di tempo per scrivere una trama che avesse senso.
Tutti hanno quasi la stessa importanza, ma in caso non abbiano importanza nel primo anno, sappiate che ne avranno di più nel secondo o nel terzo.
Spero vi piaccia! Commentate, stellinate e dite cosa pensate!

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