Capitolo 16.
Levi's pov.
30/03/1945 - 7:13 p.m.
Passai tutta la giornata a rimuginare sul casino che creai con il soldato tedesco, eppure ero sicuro di non riuscire a resistere ancora per molto. La mia era diventata un'ossessione, quel ragazzo sarebbe dovuto essere mio, almeno per una notte.
"Caporale, CAPORALE"
Tornai alla realtà in modo fin troppo brusco.
Ero rimasto nel mio ufficio per tutta la giornata, i miei gomiti appoggiati alla scrivania con le mani intrecciate fra loro e il mio viso nel mezzo mi aiutava a pensare.
Alzai subito lo sguardo verso quella voce tanto anonima, scorgendo un soldato giapponese sul ciglio della porta intento a richiamare il mio interesse senza però risultare arrogante o aggressivo.
"Sì dimmi"
Risposi riprendendo lucidità, ormai il sole era calato del tutto, non mi presi nemmeno la premura di accendere la luce, lasciandomi in un buio soffuso che aveva del tetro, le uniche fonti di luce provenivano dalla finestra che dava sull'accampamento e dalla porta aperta che dava nel corridoio.
"Il Signor Smith vuole parlarle"
Rispose lui con voce squillante.
Quella frase catturò la mia attenzione, presi un respiro profondo sistemandomi sulla sedia in modo che la mia schiena fosse ritta.
"Va bene, fallo entrare"
Risposi poi massaggiandomi le tempie e chiudendo gli occhi cercando di riprendermi dai miei pensieri ossessivi.
"Sì signore-"
Rispose prontamente lui.
"Ah, e accendimi la luce quando esci... grazie."
Dissi infine indicando l'interruttore con due dita che puntavano affianco alla porta.
Il ragazzo annuì ed accese la luce chiudendosi successivamente la porta alle spalle.
Strinsi gli occhi per l'improvviso contatto con la luce, ci misi qualche secondo ad abituarli, quando sentii aprire la porta in uno stridio fastidioso.
"Caporale Ackerman, sono contento abbia acconsentito a ricevermi"
Erwin stava entrando nella stanza. Era un uomo tutto d'un pezzo, alto, ma la sua muscolatura era ben distribuita, nonostante il timore che potesse evocare rimaneva sempre molto elegante nelle gestualità e cordiale e mantenuto nei dialoghi.
"Sì, si sieda pure"
Lo accolsi indicandogli una delle due sedie poste davanti alla scrivania.
Il biondo eseguì sistemandosi a gambe aperte, lo vidi frugare nelle tasche e tirare fuori un sigaro accendendone uno con non curanza.
In tutta risposta gli avvicinai il posacenere che custodivo alla mia destra, facendolo strisciare con due dita fino alla portata del biondo.
"Li conoscete questi sigari Caporale Ackerman?"
Chiese appena dopo aver tirato, lo stava contemplando rigirandolo fra le dita.
"Non mi sono mai imbattuto in sigari tedeschi, devo essere sincero"
Risposi con apparente calma.
Incrociai le braccia al petto portandomi indietro fino a far toccare la mia schiena con lo schienale della sedia.
"Sono dei Feiner Bulgarifcher"
Continuò guardando il sigaro.
"Bene Smith, mi dica pure, a quale onore devo la sua visita?"
Arrivai al dunque, odiavo i gran giri di parole e le perdite di tempo.
L'uomo puntò finalmente lo sguardo sul mio, per la prima volta notai della vera e propria cattiveria nel suo volto, i suoi occhi stavano urlando di rabbia a discapito del suo viso apparentemente calmo e distaccato.
Si portò alle labbra il sigaro.
"Sono venuto a conoscenza di un atto oltraggioso Ackerman."
La sua voce era ferma.
Sapevo benissimo dove volesse andare a parare ma lo lasciai finire.
"I miei soldati sono stati incaricati di uccidere a sangue freddo degli uomini senza il mio consenso"
Sganciò la bomba non alzando nè abbassando il tono di voce, era un uomo che sapeva calibrare bene il suo stato emotivo e per un attimo lo invidiai.
"Generale, vorrei farle presente che avete chiesto voi esplicitamente di entrare a far parte di questo campo, sapeva anche perfettamente che non sarebbe stata una vacanza, ma che anzi, i vostri uomini sarebbero stati al servizio dei superiori... devono comunque svolgere i doveri di soldati."
Risposi io non scomponendomi.
Ci furono dei secondi di pausa, poi il biondo accennò una risata, fredda ma non agitata, il suo sguardo fisso sul sigaro, si spostò subito dopo sul mio smettendo di ridere.
Ci guardammo, fu la prima volta che venni intimorito da un uomo.
Mantenne lo sguardo finché non spense il sigaro appositamente sulla mia scrivania in legno massello macchiandola indelebilmente e mancando di proposito il posacenere, si sporse lentamente dalla sedia appoggiando l'avambraccio sulla tavola costosa ormai danneggiata.
"Lei provi a rifare un'azione del genere e le assicuro che sarà l'ultima cosa in grado di compiere."
Mi minacciò ad un palmo dal viso.
Strinsi i denti, era l'unica cosa che riuscisse a sbollire il mio timore che non desse però nell'occhio, ovviamente mantenni il suo sguardo senza scompormi, ma ammetto di essermi trovato in difficoltà.
Subito dopo si alzò a schiena diritta, si spolverò la giacca e aprì la porta fermandosi sull'uscio.
"Buona serata Caporale."
Mi rivolse un cordiale saluto come se non mi avesse mai minacciato e uscì dalla stanza senza aggiungere altro.
Una volta solo, tirai un sospiro di sollievo, appoggiai un braccio sul poggiolo della sedia e sulla mano vi appoggiai la fronte.
"Cazzo..."
Eren's pov.
9:37 p.m.
Quella sera non vidi il Caporale a mensa e la cosa mi destabilizzò parecchio, sopratutto perché nemmeno l'Ufficiale della Marina vi aveva messo piede.
Nonostante ciò che io e i miei compagni fummo costretti a fare, non riuscii a provare odio verso Levi e nemmeno i miei amici.
Era una situazione strana, ma dopotutto quelli in torto eravamo e restammo sempre noi, per quel motivo specifico nessuno rimase con troppi rammarichi, tranne Marco.
Lui e Jean erano da sempre stati in ottima confidenza e il fatto di vederlo morire davanti ai suoi occhi per mano di Reiner lo spiazzò parecchio, ma non lo diede mai a vedere, restò sempre nel suo non esternando troppi sentimenti, nonostante glielo si potesse leggere in volto.
Ero in camerata, a breve sarebbe scattato il coprifuoco notturno, decisi quindi di muovermi per andare a fare un giro in bagno, avevo bisogno di rinfrescarmi un po' da tutti i pensieri che in quei giorni continuarono ad aleggiarmi in testa.
Uscito dalla camerata raggiunsi i bagni e le docce. Come aprii la porta, del vapore mi inondó completamente.
Non pensai al fatto che qualcuno potesse aver avuto la mia stessa idea, ma non ci diedi troppo peso entrando e chiudendo la porta alle mie spalle così da non far uscire tutto il calore all'esterno.
Raggiunsi un lavello iniziando a bagnarmi il viso con dell'acqua gelata quando una voce mi chiamò.
"Jeager...?"
Mi girai con una certa attenzione verso gli armadietti scorgendo con mia grande sorpresa Church.
"Buonasera Ufficiale"
Risposi prontamente al saluto girandomi questa volta completamente, mi stavo tenendo ben saldo al lavello dietro di me.
Era un bellissimo uomo dai tratti europei, il suo fisico completamente scoperto mostrava una corporatura non molto robusta, piuttosto asciutta e delineata da eleganti addominali.
Era appena uscito dalla doccia considerando i suoi capelli biondi ancora gocciolanti che in modo irregolare gli cadevano sul viso.
"Che ci fai qui?"
Mi chiese sorridendo incuriosito.
Notai come tenesse fra le mani un asciugamano bianco che scendeva in lunghezza, coprendogli l'intimità il giusto per far sì che non fossero possibili eventuali riconoscimenti, lo distese avvolgendoselo alla vita, prontamente distolsi lo sguardo, mi mise a disagio tutta quella situazione a differenza del biondo che sembrò del tutto a suo agio.
"Non pensavo fosse occupato da lei... ero venuto per rinfrescarmi eh...-"
Tentai di discolparmi guardando dovunque tranne che nella sua direzione.
Accennò appena una risata sincera.
"Non ti preoccupare, il bagno è di tutti infondo"
Mi rassicurò lui con fare amichevole.
Spostai finalmente lo sguardo su di lui notando come alla fine del suo addome partisse un'incavata V naturale che lo rendeva particolarmente attraente.
In quel momento mi passarono davanti milioni di pensieri.
Se lui e il Caporale fossero stati così tanto in buoni rapporti non lo avrei biasimato, anche io avrei scelto più ben volentieri Farlan di me.
Un senso di gelosia acuto mi pervase fin dentro le ossa, era del tutto infondato ma non riuscii a farmelo passare continuando ad osservare la bellezza disinvolta e naturale di quell'uomo.
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