XVI- Cameron


Dopo essere stata condotta nel sottoponte che diverrà per me il mio nascondiglio per i prossimi giorni, Alex mi saluta dicendo:
« Adesso devo andare, tornerò domani promesso»
Si allontana senza voltarsi.
Rimasta sola, mi guardo intorno notando che il posto dove sono, non è proprio quello che si addice a una donna come me, ma date le circostanze mi devo adattare.
Sotto la superficie terrena di questo posto sento scorrere un canale, l'acqua è limpida e fresca.
Posso vedere accantonati uno sopra l'altro, alcuni massi disposti disordinatamente.
Sopra di me un ponte in pietra e calcestruzzo armato non molto alto di colore avorio. Vicino a me della legna da ardere, ma non posso accendere nessun fuoco rischierei di dare nell'occhio per il fumo.
Il clima è ancora estivo e quindi non fà freddo, ma purtroppo io lo sento perché ancora non mi sono ripresa completamente.
Mi accorgo di non essere sola, a farmi compagnia alcuni topi che scorazzano nelle vicinanze.
Non che io ne abbia paura ma preferirei tenerli lontani.
Cala la notte, non voglio rimanere completamente al buio e qui sotto non filtra nemmeno la luce della luna.
Afferro in mano la torcia, trovata
all' interno dello zaino che mi ha lasciato Alex e la accendo.
Ad ogni rumore punto il fascio di luce verso la direzione da dove proveniva il suono, per accertarmi che non sia uno schifosissimo roditore.
Inizio a pensare che sarebbe stata meglio una stalla che questa " topaia",
" Alex non poteva trovare qualcosa di meglio per nascondermi. Però ripensandoci, almeno sono viva e quindi piantala di lamentarti. Devo solo rimettermi in forze e poi vedrò di andarmene da questo posto".

Mi raggomitolo con addosso il trapuntino, che Alex mi ha lasciato all' interno del solo bagaglio che ho con me, avvolgo il mio corpo per cercare di dormire.
Alle prime luci dell'alba mi svegliano di soprassalto, i passi e le voci di due uomini... che sembra stiano scendendo dalla mia parte.
Presa dal panico e ancora non del tutto in forze, mi trascino cercando di non fare rumore nel punto più buio, portando con me tutte le mie cose per non destare alcun sospetto e dare prova della mia presenza a quei due.
Ora che sono scesi noto che hanno con loro l' attrezzatura da pesca, li sento ridere e parlare di pesci e a chi prenderà il più grosso.
" Sembrano grandi amici, sono scesi solo per pescare; quindi penso che dopo aver preso un paio di pesci se ne andranno via".

Mentre penso a questo mi rilasso perché sò di essere ben nascosta e non si accorgeranno mai di me, ma la mia sicurezza vacilla quando un maledetto topo mi sale su una spalla, senza gridare con uno scatto gli dò un colpo per farlo scendere ma il roditore per vendicarsi mi morde.
Soffoco un urlo per il dolore.
Trascorsa un' ora circa, inizio ad avere i crampi per essere rimasta immobile per tutto il tempo. Intanto che osservo i due uomini seduti di spalle chiacchierare con la canna da pesca in mano, cerco di cambiare posizione lentamente distendo prima una gamba e poi l' altra; dovrei stare meglio adesso, ma non sembra affatto così. Anzi mi sento febbricitante forse per il morso del ratto, improvvisamente ho dei forti capogiri e mi fa male lo stomaco.
Sto davvero male, tutto intorno sembra una giostra, di colpo perdo i sensi e svengo.

𝗖𝗮𝗺𝗲𝗿𝗼𝗻

Mentre sono intento alla pesca e a ribattere alle battute scherzose di Maison, odo alle mie spalle uno strano tonfo che mi fa voltare di scatto.
Fisso il mio amico chiedendogli:
«Hai sentito ?»
Lui sorpreso replica:
«Cosa ?»
«Quel rumore! Non hai sentito quella specie di tonfo come se fosse caduto un sacco di patate a terra...»
« Mah! Sarà stato qualche topo, questo posto ne è pieno»
« Ma che topo! Sembrava troppo pesante per essere un ratto. Come un peso morto e l'ho sentito dietro alle mie spalle. Io vado a vedere, se vuoi seguimi, altrimenti vado da solo! »
« Che noioso che sei, quando ti metti qualcosa in testa è difficile che possa venirti fuori, ok vengo con te»
Sbuffando mi dice.
Mi avvicino a passi felpati con la torcia in mano per illuminare il sottoponte... quando in penombra scorgo una sagoma.
Inizio ad avvicinarmi un pò di più chinandomi nella strettoia per evitare di battere la testa per quanto la parete sia bassa in quel tratto.
Appoggio una mano sulla spalla della persona ed è allora che mi accorgo essere una donna, la inizio a scuotere delicatamente chiamandola:
« Ehi! Mi senti? Cosa ti è successo?»
Ma la donna non sembra accennare nessun segno di ripresa... Poso due dita sulla giugulare per capire se ha i battiti e li sento deboli.
Decido di sollevarla per portarla un po' più in fuori e farle prendere ossigeno.
Nell' istante in cui le poso le mani addosso per prenderla, mi accorgo che scotta.
Mi volgo dalla parte di Maison e gli comunico:
«Questa donna ha la febbre altissima, dobbiamo portarla subito in ospedale »
A queste parole improvvisamente la donna apre di poco gli occhi ripetendo:
« No, no ...niente ospedale ...no ...»
Maison mi fissa chiedendomi:
« Si vabbè! Niente ospedale! Spero non
le darai ascolto Cameron ? »
« Se ha detto così, avrà i suoi motivi forse sarà nosocomefobica »
Confuso asserisce:
« Nosochè? Comunque se non vuoi portarla in ospedale dove hai intenzione di...»
Lo interrompo immediatamente dichiarando senza pensarci:
« La porterò da me... a casa mia! »
« A casa tua ? Sei forse impazzito di colpo! Non sai chi è, potrebbe essere una psicopatica che ha commesso efferrati omicidi o una drogata che uccide per ricavarne soldi per quanto ne sappiamo. « No non puoi! »
Lo arresto subitaneamente asserendo:
« Aiutami per favore...»
« E no! Mi dispiace, ma io questa donna non la tocco! »
Afferma con convinzione.
« Ok! La porto io! Almeno aprimi la portiera della macchina! »
Nervosamente gli comunico.
Successivamente, la adagio sul sedile posteriore e io con lei. Mentre Maison è alla guida.

Giunti nei pressi di casa mia, sbocca entrando nel sottopassaggio del garage.
Scendo dall'auto con la sconosciuta in braccio, il mio amico per tutto il tragitto mi apre tutte le porte fino a quella
d' ingresso della mia abitazione.
Dopo averlo ringraziato lo saluto e lo prego di chiudere la porta, mentre io mi dirigo in camera per metterla a letto e chiamare il dottore.
Sento dire a Maison;
«Secondo me stai facendo una grossa cazzata a portarti una sconosciuta in casa. Ok, buona fortuna amico mio!»

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