𝓤𝓷𝓭𝓲𝓬𝓲

3 agosto 2015

Come ho fatto a farmi convincere a venire qui solo Dio lo sa. Eppure ormai avrei dovuto capire che quando Isabelle si mette in testa qualcosa, farle cambiare idea non sarà impossibile ma di più.
È da settimane che mi ripete che questo sarà il suo momento, che sarà finalmente la volta buona in cui Max si dichiarerà a lei e, parole sue, vivranno felici e contenti.
Ed io, non ho avuto nessuna intenzione di controbattere per non rovinare i suoi sogni. Max però, non ha mai manifestato interesse nei suoi confronti da quando ci siamo conosciuti nel lontano 2012, quindi non vedo perché dovrebbe farlo ora.
Non che mi interessi se si mettessero insieme ma nello stesso tempo, sono sicura che qualcosa nel nostro rapporto si rovinerebbe.
Tra me e lui in particolare.

«Elle, che ne dici di andare con mamma a comprare delle pizze?» domanda mia sorella, facendo segno con lo sguardo di accettare per lasciare lei e Max da soli.

Sospiro rumorosamente e poso il libro che stavo leggendo sul divano per poi guardarmi intorno in cerca della donna che ci ha messe al mondo che però sembra essere sparita esattamente come nostro padre. «Va bene, basta che mi dici dov'è» rispondo indifferente, accogliendo però il favore che Isabelle mi sta chiedendo.
In fondo però un po' la capisco, innamorarsi di Max è davvero semplice, potrebbe bastare uno schiocco delle dita.
Con quella sua aria sempre scherzosa, con quella mania di proteggere me e mia sorella e con quello sguardo ipotizzante che farebbe cadere ai suoi piedi chiunque.
Eppure, ha solo diciotto anni.
Non nego inoltre che mi piacerebbe restare sempre al suo fianco per vederlo crescere.
Per vedere quello che può diventare.
Perché io, nonostante non glielo dica mai, credo in lui fin dal principio.

«Credo sia andata in centro con tuo padre» interviene Max, ricordandomi che i miei genitori ce lo avevano riferito la mattina stessa ma io ero troppo impegnata a leggere per ascoltarli davvero. «Vengo io con te» dice, afferrando la sua maglietta bianca dalla sedia del salotto ed infilandosela dato che era rimasto a dorso nudo per via del caldo afoso che non ci dà tregua.

Immediatamente vedo Isabelle impancarsi, mentre il suo piano di conquista nei confronti di Max le si sgretola davanti secondo dopo secondo.

«No tranquillo, vado da sola» cerco di rimediare, iniziando a gesticolare ma lui non vuole sentire ragioni.

«Non se ne parla» scuote la testa deciso dopodiché mi apre la porta e mi fa cenno di uscire. Io guardo dispiaciuta Isabelle dopodiché faccio quello che mi ha detto Max, mentre lei mi sussurra un flebile 'non importa, tranquilla'.

Eppure so che non è così. Isabelle ci teneva davvero tanto a questo momento con lui e un po' mi sento in colpa per averlo rovinato nonostante l'idea della pizza sia stata solo sua.

Io e Max iniziamo a camminare per le strade trafficate di Toronto mentre io indosso gli occhiali da sole per cercare di vedere meglio la strada davanti a me.

Vorrei davvero voltarmi per osservare l'espressione corrucciata che sicuramente Max ha assunto ma mi trattengo, concentrandomi solo sul fatto che tutte le pizzerie davanti alle quali passiamo sono chiuse.

Entrambi ridacchiamo, arrendendoci all'idea che per oggi tutti e cinque rinunceremo alla pizza, nonostante fosse solo una stupida scusa per levarmi dai piedi.

«È strano essere finalmente da soli» parla ad un certo punto Max, mentre facciamo il nostro ingresso in un parco in centro città. La verità è che dopo due pizzerie ci siamo stancati di cercarne altre e lui ha avuto l'idea di temporeggiare per poi dire ad Isabelle che ci siamo davvero impegnati a trovarne una aperta.

Sul momento non colgo bene il significato della sua frase, di conseguenza mi limito ad annuire senza guardarlo.
Effettivamente ha ragione, noi non siamo mai stati soli. «È dall'inizio della vacanza che cercavo di ritagliarmi un momento con te» continua poi, iniziando a farmi percepire strane sensazioni.

In questi giorni avevo notato un comportamento particolare da parte sua: mi guardava spesso, mi sfiorava più volte al giorno ed era estremamente gentile con me. Più del solito.

«Scusami non ti sto seguendo» ammetto, fermandomi di colpo al centro della stradina dato che per fortuna, è abbastanza deserto qui.

Max fa la stessa cosa e si blocca esattamente davanti a me.
Ho solo diciassette anni, è vero, ma lui è decisamente più alto di me ed il tutto mi fa precipitare ancora di più dell'imbarazzo.
Questa situazione non è per nulla normale, eppure, non mi dispiace.

Lui è davvero bellissimo.

«Non lo hai davvero capito?» domanda dolcemente, mentre con le mani mi toglie gli occhiali da sole. Ed ora, non c'è nessuna barriera fisica che ci separa.
Ci siamo solo io e lui, immobili, a guardarci negli occhi.

Deglutisco a vuoto scuotendo la testa.
Non so bene cosa stia succedendo ma una parte di me, forse, non vuole saperlo.

«Mi sono sempre trovato bene con te» inizia, mettendo le mani in tasca e calciando qualche sassolino. Io lo osservo, essendo già a conoscenza di questo particolare. «E sono sempre stato me stesso» ridacchia, facendomi ricordare di quando dopo aver perso una gara importante, si mise a piangere. «Sei l'unica persona con la quale non mi vergogno di farmi vedere...debole» sussurra l'ultima parola, mentre io rimango in silenzio. «E sei anche la prima persona alla quale penso quando mi sveglio al mattino» confessa tutto d'un fiato, lasciandomi leggermente spiazzata.
«Mi piace tutto di te Elle, non c'è nulla che cambierei» aggiunge, non dandomi il tempo di replicare. «Mi piaci quando ridi, quando sei arrabbiata, quando fai le tue facce schifate, quando dormi, quando sei struccata, quando sei vestita alla perfezione» confessa, senza guardarmi negli occhi «Mi piaci sempre» sorride mentre pronuncia questa frase in maniera semplice, pura, adolescenziale. «Mi piaci da fin troppo tempo» conclude poi.

I battiti nel mio cuore aumentano all'improvviso senza neanche avvisarmi ed io, non so come reagire.
Non mi sono mai trovata da questa parte, non ho mai avuto qualcuno davanti che mi confessasse i suoi sentimenti.

E forse, sarebbe facile rispondere mi piaci anche tu ed avere un finale felice. Sarebbe semplice dire che penso a lui in ogni istante quando non è al mio fianco.
Sarebbe semplice dire che ogni singola parte di me desidera baciarlo.
Ma questa è la cruda realtà.
E questo non è il nostro finale.

«Max...io non posso piacerti» sussurro, pronunciando l'unica frase che mi sembra opportuna.

«E perché?» chiede lui di rimando, facendo un passo verso di me.

«Perché mia sorella è innamorata di te» confesso ingenuamente e la sua espressione cambia radicalmente.
Sono sicura che con questa esternazione io lo abbia spiazzato ma non potevo fare altrimenti, era l'unico modo per giustificare la mia reazione.

Max sospira, poi mi guarda. «Ma tu provi qualcosa per me?» domanda titubante, come se avesse paura della mia risposta.
«Dì qualcosa ti prego...» sussurra dopo un po'.

Ed anche io in realtà, sono spaventata da quello che sto per dire. Se gli dicessi la verità sono sicura che lui continuerebbe ad insistere sul provarci, sul fatto che Isabelle capirebbe ma io non posso permetterlo. D'altro canto però, non posso neanche mentirgli perché non se lo merita ma soprattutto mentirei a me stessa dato che i miei occhi parlano da soli ogni volta che lo guardo o gli sto accanto.

«Non è importante Max» mi limito a rispondergli «È una questione di scelte» sussurro, sul punto di scoppiare a piangere. «E la mia scelta ricadrà sempre sulla felicità di Isabelle, ricordatelo» concludo prima di voltargli le spalle ed iniziare a camminare, non sapendo neanche quale strada prendere.
Non sono mai stata brava ad orientarmi ed in posti sconosciuti men che meno.

«Dove stai andando?» mi raggiunge, afferrandomi per un braccio ed obbligandomi a guardarlo.

«A casa» lo informo «Voglio solo dimenticare questa conversazione e fare finta di nulla. Non posso permettermi che Isabelle lo venga a sapere» sputo con una punta di acidità nel tono della voce.

Max mi osserva attentamente mentre percepisco il dolore che sta provando.

«Non puoi fare finta di nulla, ti ho appena aperto il mio cuore Eleonore!» sbotta lui, avvicinandosi a me e lasciando il mio braccio.

«Ed invece posso» ribatto con estrema serietà, nonostante dentro io mi stia spezzando pian piano. «E se per non fare soffrire Isabelle dovrò allontanarmi da te» inizio, guardandolo negli occhi
«Lo farò»

«Mi stai lasciando andare?» domanda, con delusione.Ed infondo non posso biasimarlo. Eppure non sa quanto stia facendo male anche a me. Devo fingere che non mi importi, che le cose che ha detto non mi facciano bene al cuore. Devo fingere per Isabelle.

Quindi rimango in silenzio, limitandomi a guardarlo forse per l'ultima volta da così vicino.

«Maxie...» sussurro, sul punto di esplodere. «Io voglio che Isabelle sia felice» ammetto.

«Ma così starai male tu, lo so» ribatte immediatamente mentre io mi stringo nelle spalle, non curante del dolore che proverò in futuro. «E fai stare male anche me» sussurra, avvicinandosi di nuovo a me.

«Passerà Max...» bisbiglio, volendo accarezzargli la guancia ma mi trattengo per non sprofondare ancora di più del baratro. Se lo toccassi, non potrei più tirarmi indietro. «Non so quando, ma un giorno tutto questo sarà un lontano ricordo»

_____

Ed ecco il famoso flashback per me tristissimo perché mi verrebbe voglia di abbracciare Max ma anche Elle perché in fondo non è colpa sua.

Cosa ne pensate?

Detto questo, se qualcuno di voi fosse interessato ho pubblicato il primo capitolo di una storia su Lando. Se vi va passate a darci un'occhiatina

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