Capitolo 8
L'amaro sapore di una cena
«Non so perché, ma ho una strana sensazione» Rebeca cacciò i brividi che percorsero la pelle mentre il lume della lampada ad olio illuminava fiocamente la camera che condivideva con Jungkook, tremò. Distesa sul letto si accarezzò il pancione, le faceva male la schiena ed infreddolita si era coperta il ventre con la stoffa del lenzuolo come a proteggerlo.
JK non appena chiuse la porta al suo arrivo, si slacciò il pesante cinturone che portava alla vita facendolo cadere a terra e alzò gli occhi color antracite su di lei. Caldo e rassicurante lo sguardo di Jungkook le distese i nervi come sempre, cacciandole via immediatamente quella fastidiosa sensazione di mal essere. Nel silenzio di quello che era il loro rifugio, il pirata silenziosamente si spogliò degli abiti freddi e la raggiunse, accoccolandosi a lei e al tepore della sua pelle.
«Anche io, ogni singolo giorno. Ma non basterà spaventarmi Beca, ho intenzione di proteggere tutto quello che ho..» Sospirò il ragazzo sfiorandole il collo con la punta del naso «E quello che verrà» aggiunse, portando una mano calda sul ventre gonfio di lei. Rebeca si sentì grata per quelle parole e trovò piacevole quel tocco protettivo desinato anche al bambino, in passato era stata una stupida nel credere che Jungkook avesse potuto non amarlo perché ogni giorno le dimostrava di esser disposto a tutto pur di proteggerli entrambi.
«Non capisco però, perché insistere tanto su di me? Forse se Damien venisse a conoscenza del nostro bambino la smetterebbe di esser così ossessionato dal riavermi per impossessarsi del regno di Turks, insomma chi vorrebbe come regina una donna che porta in grembo il figlio di un pirata? Il popolo stesso si opporrebbe a tutto ciò e non mi riconoscerebbe mai come loro sovrana..»
«Non deve saperlo» JK troncò di netto il suo discorso, che per quanto sensato lo spaventava a tal punto da avere la nausea «Non sappiamo quanto sia grande l’ostinazione di quel tipo, potrebbe fare di tutto e non voglio nemmeno pensarci» Jungkook strinse con forza il lenzuolo tra le dita. «Potrebbe portarvi entrambi via da me, non sarebbe difficile per un principe sbarazzarsi di un neonato scomodo e infangare il tutto, se ha portato via Karen è perché vuole che andiamo a riprenderla proprio per riavere te, quindi sono ben più che sicuro che avrà i suoi assi nella manica già pronti» la sensazione gelida tornò farsi sentire, così come la paura e la consapevolezza di star tornando nella tana del lupo che li stava aspettando a fauci aperte.
«E noi stiamo seguendo i suoi piani in qualche modo» Ammise Rebeca con voce lieve, attenta a non far trasparire la paura dalle sue parole.
Jungkook si tirò su con il busto in modo da guardarla intensamente negli occhi «Te l’ho già detto Beca, puoi sempre rimanere a Tortuga al sicuro, noi andremo a riprendere Karen da soli e a te basterà attendere il nostro ritorno» Le disse tornando a distendersi subito dopo «Non scomodarti a dirmi si stare zitto, lo so già da me che vorrai venire anche a costo della vita» sbuffò mantenendo quella conversazione da solo.
«Mi conosci bene allora» Rebeca sorrise, scompigliandogli le ciocche corvine.
«Smettila!» Jungkook cercò di sfuggire a quell’aggressione ma con scarso successo, c’erano due cose che la ragazza aveva scoperto nel tempo: JK detestava esser preso in giro e soprattutto che gli si toccassero per divertimento i capelli. Quando le bloccò i polsi e la portò sopra di sé nell’impeto del momento, Rebeca cacciò un urletto e arrossì.
«Perché mi hai evitato per tutto questo tempo?» Domandò la ragazza, sospettando però dentro di sé la risposta che stava aspettando. Era da tempo che non vedeva Jungkook sotto di sé, disteso tra le coperte e con i capelli arruffati, ma soprattutto che non lo percepiva tra le gambe, lì dove le loro intimità si sfioravano, e comprese il perché il pirata non volesse approfondire troppo i contatti fisici con lei. Jungkook stava tenendo il punto e tutto ciò era ridicolo.
Sadicamente Rebeca non ci pensò due volte, capì che la desiderava in quell’attimo intimo di cui si erano privati per mesi, per questo ghignò maligna quando ancheggiò un’unica volta sulla collinetta da poco formata al disotto dell’intimo del ragazzo. Dalla gola di JK risalì un suono dolce, che le solleticò le orecchie facendole gonfiare l’ego, i gemiti gutturali di Jungkook non l’avrebbero mai annoiata.
«Ti sei rammollito pirata, una volta mi avresti fatto pagar caro questo affronto» Lo prese in giro, disegnando con la punta dell’indice dei piccoli cerchi sul suo petto.
«Beca per favore, no» La ragazza fermò le dita rimanendoci male, sul viso di lei Jungkook vide nascere una certa delusione che lo gli mandò in subbuglio lo stomaco.
«Non mi vuoi più?» Domandò scostandosi dal suo corpo. Il pirata trovò ingiusto tutto ciò, come poteva solamente pensare che non la volesse? Lui che voleva solamente non farle del male e mantenere la sua posizione. Il freddo che tornò a fasciargli il busto quando lei si allontanò gli colpì il volto come uno schiaffo, era stato stupido, tanto da aver pensato di privarsi di un suo desiderio non pensando di far altrettanto del male alla sua fidanzata. «Torna qui» Le ordinò prima che potesse sfuggirgli del tutto dalle dita. «Lascia perdere Jungkook, non ho intenzione di costringerti a far nulla che tu non voglia..»La guardò riaccocolarsi nel suo lato del letto con un fare offeso.
«Perché devi dire una cazzata simile?» domandò Jk, sorreggendosi su un gomito per poterla scrutare meglio in volto. Beca spostò gli occhi altrove, sulla parete di gran lunga più interessante del suo interlocutore, intaccando così l’orgoglio di Jungkook che gli ruggì nel petto.
«Non mi guardi più come prima, non mi ha più toccata in quel modo così..così»
«Intendi così?» Rebeca sobbalzò per la sorpresa, quando la mano di Jungkook le arpionò l’intimità sotto la sottana con urgenza. «Sono arrabbiato Rebeca, perché non voglio litigare con te, tantomeno costringerti a fare qualcosa che tu non voglia fare, ma in cuor mio vorrei veramente che tu non venissi con noi in questa missione, è pericolosa» Le calde dita del ragazzo rimasero ferme ma ferree, in attesa di qualche risposta da parte sua. La ragazza balbettò, arrossendo come un pomodoro per la rudezza con cui l’aveva toccata. «E non dire più sciocchezze simili, sai cosa ti farei e cosa ti ho fatto. Ho a disposizione altrettanti trucchi per farti urlare anche senza una penetrazione principessa» Rebeca incassò il colpo.
«Per prima cosa, non c’è effettivamente bisogno che te lo chieda» Rispose stizzita.
«E io avevo bisogno di un tuo consenso, sei irascibile ultimamente» Approfondì la discussione il moro.
«Per causa tua aggiungerei! Era veramente questo il tuo cruccio?Volevi tenermi il muso perché non d’accordo con le mie decisioni?»
«Allora lo prendo come un si» Sorvolò Jungkook, le sue labbra s’incurvarono e le sue dita callose si mossero facendo impennare la libido della ragazza alle stelle. Rebeca fu trascinata in uno dei gironi dell’inferno nell’istante stesso in cui pensò di voler sentire con i polpastrelli ogni parte del corpo di lui. Allungò il braccio e tastò con frenesia ciò che l’intimo di Jk nascosto ancora sotto la stoffa.
«Jungkook fermati, non ignorare la mia domanda» Lo bloccò lei.
«Non sarò mai d’accordo con questa tua decisione stupida, però..» Disse con rammarico «Però riesco anche a vedere le cose per come stanno. E’ tua sorella e ti ha salvato in passato, oltretutto ti sentirai anche in colpa perché, ovviamente, ti reputi causa di quello che le è successo, non è così?» Domandò. Il lieve movimento di testa della ragazza delucidò tutte le sue teorie.
Sospirò Jungkook, combattuto da quella scelta difficile.
«Non è colpa tua»
«Lo so, è colpa di Damien» Rispose lei.
«Riuscirò mai a convincerti a non veniere?» Chiese ancora.
«Che domanda stupida» Rispose Rebeca.
«Piccola principessa testarda. In tal caso non c’è motivo per cui io debba continuare con la mia messa in scena» le sussurrò il ragazzo nelle orecchie «E soprattutto non dovresti iniziare lavori che poi non sei disposta a finire»
«Non sfidarmi» Gli cacciò via la mano, facendolo rimanere di stucco. Rebeca agilmente gli finì sopra e scivolò sul corpo marmoreo del ragazzo come un anguilla e Jungkook rimase a fissarla con stupore mentre lei si occupò di spogliarlo del tutto.
«Che vuoi fare principessa?» Domandò con il fiato rotto, la mano di lei birichina si occupò di massaggiare l’erezione dura dalla consistenza vellutata, Rebeca se la portò davanti agli occhi e si leccò le labbra rosa, Jungkook rischiò seriamente di venire al solo vederla prostrata tra le sue gambe e con quello sguardo liquido. «Pensi che io non conosca i tuoi stessi trucchetti?» Lo sfidò schiudendo le labbra sull'erezione in attesa. Jungkook inarcò la schiena e lasciò che il peso del capo gravasse sul cuscino in piume d’oca.
Aveva torto JK, torto marcio, Rebeca ormai non era più la sua principessina, ma un pirata e lui, doveva ben tenerlo a mente.
•••
Karen
Il tepore dell’acqua calda fu l’unica cosa piacevole che provai dopo tempo. I sali all’aroma di salvia e bergamotto non erano così tanto male e mi sarei di buon gusto crogiolata in quella vasca se solo quelle donne non avessero rovinato tutto. Una delle cortigiane in nero mi alzò le braccia, mentre le altre due iniziarono a sfregarmi il corpo con una spugna per ripulirlo a dovere «Le stalle hanno un odore migliore» Civettò una di esse facendo ridere le altre due, l'umiliazione mi costrinse a ribellarmi e sfilai adirata dalle mani di quella sgualdrina la spugna insaponata. «Lascia fare me, so come ci si lava» ringhiai, bagnando il grembo della cortigiana con degli schizzi d’acqua. La ragazza non rispose, timorosa di ricevere un mio pugno in un occhio o una ripresa da parte di Brunettè e mi gongolai nel realizzare di avere ancora un certo potere sulle persone deboli di carattere. Mi scrostai da sola la pelle, letteralmente togliendo gli odori e lo sporco che la prigione mi aveva offerto in quei mesi, tornando ad innervosirsi quando un’altra cortigiana, quella alle mie spalle, mi insaponò i capelli senza alcuna gentilezza «Hai dei capelli lisci bellissimi, è un peccato che tu li abbia tagliati» in realtà i miei capelli erano anche più lunghi di come solitamente ero abituata a tenerli, non superavano la spalla, ma il mio amato caschetto era ormai scomparso in una massa di ciocche e nodi senza alcun senso «Anche le tue mani sono belle, sarebbe un peccato mozzarle» risposi allontanandomi dalla presa di lei. Infilai la testa sotto il filo dell’acqua per risciacquarmi ma quando riemersi la stessa donna che avevo minacciato mi versò sul capo una tinozza piena d’acqua pulita, ma gelida. Tossii e le tre mi portarono a forza fuori dall’acqua ormai lercia. Nuda come un verme e infreddolita mi avvolsero il corpo con un telo di seta rosa, io..odiavo il rosa. Mi costrinsero a sedermi su una seggiola e senza darmi tregua Brunettè passò ad una delle cortigiane una spazzola in madreperla, con la quale la giovane ragazza iniziò a districarmi i nodi. Forse doveva essersi offesa per quello che le avevo detto perché percepii la sua rabbia attraverso le setole della spazzola con cui rischiò di stapparmi i capelli.
«Matilde, prepara l’abito che ho scelto» Disse Brunettè alla dama dai capelli neri e bassina. Questa aprì il gigantesco armadio tirandone fuori un abito lungo, maestoso e dalle sfumature in madreperla rosa. Deglutii per il disgusto, con quello indosso avrei fatto fatica a muovermi e con le scarpette con il tacco che aveva accostato ad esso, persino a camminare. Dove erano i miei pantaloni in camoscio e i miei stivali? «Non ho intenzione di sembrare un confetto, tenete quel coso lontano da me» Brunettè si sbatté sul palmo della sua stessa mano la verga che amava tanto, forse per ammonirmi o forse per auto infliggersi disciplina nel non colpirmi nuovamente, magari amava darsi piacere con quello stesso arnese dato che stentavo a credere che un uomo potesse interessarsi ad una strega simile
«Non sei nella posizione di scegliere cosa fare signorina, sono io qui l’unica che può decidere per te» mi ricordò, mentre le altre due cortigiane si occuparono di lasciarmi nuovamente a nudo. Sconfitta, almeno per ora, le lasciai giocare con la loro nuova bambolina, ero stanca di combattere, non avrei potuto far nulla oltre che fulminarle con lo sguardo a loro ogni passo e rispondere a tono. Mi infilarono il corsetto che strinsero a tal punto da mozzarmi il fiato in gola, strinsi i denti e guardai il sorriso di Brunettè che man a mano si propagava sul suo volto affilato, lo avrei distrutto, promisi a me stessa che prima o poi avrei stappato la sua faccia soddisfatta a morsi, lo giurai sul mio stesso onore. Quando mi avvolsero nell’abito pesante, una gabbia si attorcigliò attorno al mio corpo, la stoffa divenne metallo e le scarpette catene ai piedi, mi sentii anche più in trappola che nella stessa prigione di stato, stentavo a credere che qualcuno potesse andarsene in giro in quelle vesti senza provare tali sensazioni spiacevoli e ammirai mia sorella per averlo fatto in tutti quegli anni. Solo il pensiero di essermi subita io quella tortura al posto di Rebeca mi fece andare avanti e sedere alla toiletta del trucco, mi incipriarono il viso, scurendomi le labbra con un rossetto chiaro, nessuna matita scura e nera, solo colori in palette con l’obbrobrio che avevo indosso. Una volta asciutti, mi acconciarono i capelli raccogliendoli in un chignon perfetto che non ne mostrava la scarsa lunghezza, aggiunsero alcune perline bianche per dare il giusto punto luce. In realtà quando mi osservai allo specchio trovai il loro lavoro impeccabile, qualsiasi nobil donna avrebbe apprezzato tale cura, ma non io che di nobile non avevo nemmeno il cognome o almeno così credevo «Guardati, sei bellissima» disse Brunettè afferrandomi il volto per costringermi a fissare il mio riflesso nella specchiera
«E’ tutto finto» Risposi.
«Per una volta siamo d’accordo» Brunettè non insistette oltre e aprì la porta della camera per farmi strada. Mi alzai lasciando le tre inservienti a pulire la stanza e uscii scortata dalle guardie, Brunettè non avrebbe mai osato rimanere sola in mia presenza per i corridoi del castello. Camminai a stento sui tacchi, rischiando più volte di inciampare nei sgargianti tappeti persiani, le pareti anche se alte, mi privarono dell’aria che mi era rimasta a disposizione nei polmoni compressi, non lo diedi a vedere ma ero ad un passo da un attacco di panico. Finalmente dopo un infinita camminata le pareti si aprirono allargandosi in una salone vasto ed elegante, strinsi le nocche e procedei verso quella che sembrava una grande tavola imbandita a festa. Non avevo mai visto così tanto cibo in vita mia, neanche quando Jin dava il meglio di sé aveva osato tanto per la ciurma: Arrosti di carne, pesce, verdure mai viste nel continente, alcune salse a me sconosciute ma dall’aria deliziosa, erano appositamente riposti sulla grande tavola perfettamente apparecchiata per due. Storsi il naso, trovando di cattivo gusto quello spreco e rimasi in piedi di fianco all’uomo che a capo tavola stava educatamente attendendo il mio arrivo. Damien ordinò con un gesto della mano ad un suo cameriere di spostarmi la sedia «Prego, accomodati»
«Non ho fame» lo stomaco mi brontolò davanti a tutta quella delizia, lo maledii per il suo impeccabile tempismo. Damien scoppiò a ridere, una fragorosa e irritante risata che si diramò per tutto il salone vuoto
«Non si direbbe, avanti non è avvelenato» Sottolineò inforcando con la posata un succoso pezzo di carne. Dopo un interminabile sproloquio dei miei pensieri mi sedetti, portandomi al naso un calice che riempii con quello che sembrava esser vino rosso, lo annusai e ammisi di non aver mai sentito odori tanto pregevoli. Lasciai scioccato Damien quando scoppiai l’intero bicchiere ancor prima di aver messo qualcosa nello stomaco, dovevo rimanere calma e l’alcol era il mio miglior alleato.
«Per nulla gradevole, una donna che tracanna alcolici è così..»
«Disgustosa vero? Mi spiace non essermi calata perfettamente nel personaggio che vuoi che io interpreti» Gli parlai sopra addentando un pezzo di bistecca, sembrò funzionare il mio piano di rovinargli l’appetito, perché il principe lasciò andare le posate e mi guardò interdetto non appena un rivolo di sangue della bistecca mi colò dalle labbra.
«Non è così che ci si comporta a tavola, Brunettè deve insegnarvi un sacco di cose»
«Brunettè non riuscirà a cambiare i miei connotati da pirata e un damerino come voi non può stipulare il valore di una donna a seconda delle regole della tavola, io sono così e tu sei...» Dissi indicando la sua figura con la punta della forchetta «sei così…così ottuso santo dio» continuai, ingurgitando un altro calice di vino. «Non volete sapere perché vi ho portata qui?» Mi zittii quando Damien si prese la mia attenzione con un discorso finalmente sensato e mi ripulii il mento con un tovagliolo di stoffa.
«Mi stai usando come esca per mia sorella, questo già lo so, tempo perso la mia ciurma non permetterà uno scambio simile neanche se il bottino fosse il loro capitano» Damien picchiettò sul tavolo, dando l’ordine ad una delle sue guardie di portargli una matassa di fogli, spostò il piatto di fine porcellana che aveva sotto il naso e lo sostituì con tutta quella carta. «Rebecca Thormund, principessa di Caicos ricercata per adulterio e tradimento, ora pirata e nemico giurato del regno di Turks» lesse scorrendo sulle pagine. «Condannata ad impiccagione forzata» continuò con voce piccata «Sapevate che St. Barthélemy è una colonia francese? Da noi esiste la ghigliottina, metodo più pratico e pulito per punire i traditori» il sangue mi ribollì nelle vene al solo pensiero. «Spero veramente che vostra sorella non metta mai piede su queste terre, sarebbe stupido a dir poco»
«Non la uccideresti mai, ti serve» Affermai con sicurezza, portandomi un nuovo boccone alla bocca con fare vittorioso. Damien lesse ancora qualche riga su quei fogli finché non arrivò al punto che cercava.
«In dolce attesa di un pirata» Disse a voce alta, facendomi andare il boccone di traverso. D’un tratto il vino perse la sua forza e la scorsa attorno a me si frantumò come il calice che mi cadde dalle mani frantumandosi sul pavimento di marmo. Tornò la spiacevole sensazione di panico, la stanza vorticò e rischiai seriamente di vomitare la mia cena sul tavolo, non che mi fosse dispiaciuto fare a Damien anche quello screzio, ma non me la sentivo proprio di mettermi in ridicolo in una situazione simile.
«Sono informazioni sbagliate..» mentii sperando di darla a bere al principe, anche se la mia reazione parlava da sola. Damien mi guardò dalla testa ai piedi con fare superiore, odiavo quel sorrisetto e la sua faccia da “qualcuno che aveva la situazione in pugno ancora una volta”
«Sono informazioni veritiere invece, come questa..» Disse indicando un punto su quel foglio maledetto. «Qui dice che Caicos è per appartenenza il regno di Isabella Murrai, regina di Turks per sangue, quindi il defunto Re effettivo, padre di Rebeca non è altri che un Re reggente che ha preso il trono sottraendolo per diritto alla moglie scappata, sapete cosa significa?» Non ci stavo capendo molto in realtà, ma l’istinto mi diceva che dalla bocca di Damien sarebbe uscita un’altra terribile notizia. «No..come immaginavo, voi pirati non siete molto ferrati in questioni politiche»
«Ma non mi dire» Ironizzai.
Damien richiamò la guardia che si riprese la matassa di fogli ai quali avrei dato volentieri fuoco, oppure, opzione ben migliore avrei arso al rogo chiunque gli avesse fornito tali informazioni.
“Prima o poi il fatto che Beca è incinta sarebbe venuto a galla.. ovvio, ma a saperlo eravamo solo noi della ciurma e forse i pirati di Tortuga” Pensai.
“Ah..appunto”
Maledii me stessa per non averci pensato prima. Damien avrebbe venduto sua madre stessa per quelle informazioni, sempre che non fosse stato partorito da Lucifero stesso.
«Significa che per diritto anche voi siete la principessa di Caicos» il flusso dei miei pensieri fu bruscamente interrotto da quella notizia. Sbiancai e nuovamente intorno a me le pareti si fecero strette e claustrofobiche. «C..cosa?» Domandai, sperando che negli anni la salsedine mi avesse corroso i timpani e pregando con tutta me stessa che quei fogli lì dove avevo intravisto il sigillo reale fossero solo un falso ben architettato per farmi avere le vertigini.
«Non posso sposare una donna in attesa e per giunta di un pirata, mia cara. Non vedo perché io debba trarre in trappola la vostra sorellina quando ho tra le mali già una principessa nubile»
«Anche io sono un pirata..» Soffiai, cercando di mantenere i nervi saldi e ovviamente non servì a nulla..
«ANCHE IO SONO UN CAZZO DI PIRATA! E PER GIUNTA IL CAPITANO DEL CIGNO NERO!» Urlai con tutta me stessa, mi alzai in piedi sbattendo i pugni sul tavolo, fuori di me. I piatti ballarono sulla tovaglia e alcuni bicchieri caddero in un frastuono. Tutte quelle informazioni mi avevano dato alla testa e la rabbia era esplosa insieme al mio caratteraccio. Damien batté le mani e le guardie mi afferrarono per le spalle prima che potessi sfondare del tutto il suo set di porcellana e cristalli.
«Se fossi in voi comincerei a coniugare questo verbo al passato. Il Cingo Nero può vivere e sostituire il suo capitano, io invece per avere il regno di Caicos ho bisogno di una regina di sangue» Disse Damien sorridendomi «Ho un’idea, perché non chiedete alla vostra amata sorellina di prendere il vostro posto come capitano? Sarebbe uno sviluppo interessante» respirai per calmarmi, ma questo non bastò a placare la mia furia contro quell’uomo e ovviamente..gli urlai addosso, scossa dalle lacrime che avrei voluto versare e da un dolore lancinante nel petto dato dell’impotenza che mi restava.
«Portatela nelle sue stanze, la principessa stasera non ha più fame» Mi liquidò Damien, mettendosi al collo un ridicolo fazzoletto intonso per non sporcarsi gli abiti bianchi.
Pregai gli dei che si strozzasse con la sua stessa cena.
•••
🌊Angolo della ciurma:
Zan Zan! Colpo di scena! Karen è una principessa di sangue tanto quanto Rebeca! Quindi il nostro amato principe ha ben pensato di sposare lei a posto della sorella che lo ha dannato tanto. Certo dovrà fare i conti con il caratteraccio di Karen ma Brunettè è ben addestrata a questo scopo 🤔 Allora ve lo aspettavate? Alla fine il principe si rileva sempre un passo avanti ai nostri protagonisti, è molto maligno e meschino, ma dobbiamo ammettere che ha calcolato tutto alla perfezione! Sto' maledetto!
Chissà come prenderebbe questa notizia Tae..e soprattutto Karen sarà mai disposta a sposare un tipo del genere? Occhio a quello che risponderete, ricordatevi che c'è ancora tempo prima dell'arrivo della ciurma e le carte in tavola possono sempre cambiare specialmente con un mazziere come la sottoscritta e la sua penna crudele 😏
Detto ciò vi lascio ai commenti e alle speculazioni, non vedo l'ora di leggere le vostre reazioni 😈
Alla prossima 🏴☠️
-ChZzz 🖤
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top