Brain Washing (primo Oc)
Yo! Oc per: -lacuin and for: _fuinur_
A breve consegnerò la prossima (giuro lo faccioー) quindi nulla buona lettura se qualcosa non va basta avvertire in qualunque momento rimedierò al più presto.
Nome: Edward.
Ed per gli amici, così si dovrebbe dire, il problema è molto semplice, lui ha amici? Di origini anglosassoni il nome si divideva in due parti: "ead" e "werd". Ovviamente nel tempo la sua pronuncia e scrittura è diventato: "Edward".
La prima 'parte' se così si può chiamarla del nome, "ead" significa: "proprietà", mentre la seconda ("werd") vuol dire: "guardiano". La traduzione completa prende quindi questi significato: "guardiano dei propri beni e ricchezze". Ma ripropongo, lui ne possiede?
Cognome: Williams.
Un patronimico, esattamente, un po' in contrapposizione con il suo nome. Un suo antenato doveva chiamarsi William, un antenato che sembra quasi parlargli.
Età: 17 anni.
Nato il 27 di Agosto, segno Vergine, noti per essere precisi, lui impazzisce anche per questo suo lato.
Nazionalità: Inglese.
Aspetto:
Potrebbe passare per il "ragazzo normale". Non sembra fuori posto, ed i suoi colori dipendono molto dalle luci circostanti, come se non avesse un'identità vera e propria. Edward è alto un metro e settantasette centimetri, la sua corporatura è del tutto nella media attuale, non è troppo magro, tantomeno in sovrappeso, non è nemmeno allenato, del tutto normale per una persona in salute. Dalle spalle leggermente larghe per la grandezza del collo e della testa, il busto quasi levigato senza appunto grasso in eccesso, tantomeno muscoli o ossa in vista. Non possiede il fisico a clessidra, ha la vita anzi piuttosto larga, e tende a tenere spesso le gambe leggermente più aperte della media dei ragazzi quando si trova in piedi. Quest'ultime sono come le sua braccia, perfettamente adatte alla grandezza del busto, forse poco più piccole, nulla che risalti comunque alla prima occhiata. Un suo tratto che lo mette in risalto, è quello di avere le clavicole leggermente sporgenti. Ma veniamo al volto, pulito, dalla pelle principalmente pallida, sembra quasi finto. Il mento appuntito, il naso quasi perfetto, non dalla punta arrotondata, tantomeno troppo appuntita, non troppo grande, neanche piccolo. L'apertura della sua bocca è molto piccola invece, non parla a gran voce lui. Le orecchie un po' a sventola, ricoperte quasi sempre da orecchini. Ha i capelli lisci, anche se non lo ammetterebbe mai, li vorebbe mossi, questi ricadono sul suo volto, sopra al naso, attorno ai suoi occhi, lungo la nuca, leggermente sulle orecchie, hanno un colore particolare. Non è castano, ma nemmeno rosso, alla luce del sole prende questa sfumatura castana molto chiara, mentre appena si trova in una stanza buia sembrano molto più scuri, la luce artificiale invece li fa sembrare rossicci. Fattosta, che sembra aver fatto più tinte di Billie Eilish. I suoi invece sono fini, quasi si nascondono tra quei ciuffi rossicci, ha le ciglia sulla palpebra superiore molto visibili, le iridi sono grandi del colore più strano mai visto. Forse grigio, misto ad un azzurro così chiaro da sembrare siano riflessi argentati. Il suo sguardo sembra sempre spaesato, come si sposa con quelle leggere occhiaie visibili.
Carattere: Edward è il ragazzo più semplice di questo mondo, è solo il suo disturbo a renderlo più complicato del dovuto. Era abituato ad avere tutto, e all'improvviso gli è stato tolto tutto. Potrei semplicemente dire, che è un ragazzo che fa del suo meglio, lui vuole davvero essere bravo, lui si impegna al massimo per esserlo, sono gli altri che fanno apparire i suoi sforzi come un qualcosa di negativo. Non ha mai avuto la migliore delle fortune, ma non ha mai avuto fortuna in generale, lui si sforza in tutti i modi per essere accettato, ma non riesce ad accettarsi lui in primis. Di conseguenza, non accetta neanche gli altri, un po' per difendersi ed un po' per il suo disturbo che gli complica ogni interazione sociale. È confuso, la sua testa è un casino, non la capisce e non si capisce. Vuole mettere in ordine ma non riesce, quindi ci prova e ci riprova ma fallisce ogni volta. È chiuso nella sua mente, è introverso, vorrebbe essere diverso, ma non riesce a capire. Si confonde, ci sono troppe voci, per non parlare delle sue crisi. Inutile dire che è stufo e scocciato dalla sua stessa esistenza, odia l'approccio con chiunque, risponde in modo sarcastico o brusco, perché lui davvero non vuole stare con gli altri, ha paura degli altri, potrebbero volere il suo ruolo, ma lui lo ha ancora?
È molto raro vederlo stare bene con se stesso, anzi è quasi impossibile, gli viene da sorridere quando le sue voci si affievoliscono, quando spariscono, quando può sentire per davvero il mondo reale. È incredibilmente egoista, non per la sua sola colpa, parte va anche al disturbo, ma cosa ci può fare se gli fanno dubitare di ogni essere vivente capace di poter comunicare qualcosa? Le sue cose sono quindi intoccabili, come è impossibile toccare lui senza che rifili un pugno a chiunque abbia osato. Non alzerebbe mai le mani per primo, se non viene ovviamente toccato o percepisce molto pericolo, in ogni caso non è mai stato un asso nelle lotte. Dura i primi secondi, poi si sente in colpa, basta la sua aggressività orale che sfoggia a chiunque gli rivolga la parola. Deve pensare già alla sua testa, non può perdersi con altre persone, deve sistemarsi. Sa mostrarsi davvero infantile qualche volta, ed è quindi anche fastidioso da sopportare, senza considerare come si comporta solitamente, in quel modo antipatico e fastidioso. Ma forse sotto tutte quelle incomprensioni ha un lato dolce, quel che rimane di quel bravo bambino, l'unica parte che tutt'ora si sforza, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, deve essere bravo altrimenti non riuscirà mai ad ottenere alcun premio, lui vive con la sola convinzione che un giorno verrà ricompensato.
Curiosità:
- Spesso indossa dei cappelli, non gli piace il volume dei suoi capelli, quindi lo copre.
- Ogni tanto tira fuori la lingua della bocca, sembra quasi un tic spontaneo.
- Gli piace cantare e tutto ciò che riguarda la musica in generale, qualche tempo addietro infatti, era solito per lui ballare. Però ha perso totalmente l'abitudine di praticare questi due hobby.
Storia: Come già detto sopra, non è mai stato un bravo ragazzo, non al punto da essere definito tale dai suoi genitori. A quattro anni dalla nascita di Edward arrivarono i suoi fratelli. Nel giro di altri tre anni ce ne furono due, entrambi maschi, a differenza del primo, senza alcuna patologia mentale. Il suo disturbo sorprese entrambi i genitori, e più cresceva più cominciarono gradualmente a voltargli le spalle. Dal più amato, il primogenito, diventò in un baleno quello dimenticato, soprattutto dopo la nascita di Marcus, il terzo figlio. Aveva nove anni, quando perse totalmente il titolo di bravo ragazzo, quando si confuse con se stesso. Il fratello più piccolo, Marcus, aveva appena due anni. Era appena tornato da scuola, era un giorno di Ottobre, quel giorno in casa c'erano lui, Marcus e suo padre. Varcò la porta incerto, e dopo aver salutato a gran voce facendosi forza ottenne in risposta solo un "sei in ritardo", freddo e stoico dal padre, mentre il fratello si sporgeva dalla porta del salone per fissare l'ingresso. Il genitore chiamò il figlio più, piccolo e successivamente quello che sentì furono solo risate, a lui non era permesso neanche mettere la musica nella sua stanza. Edward amava la musica, gli piaceva muoversi pur se goffamente sul ritmo di una melodia, gli piaceva imitare le voci che sentiva sopra di essa, non era nemmeno stonato. Erano, probabilmente, le uniche cose che ancora lo facevano sentire bravo, dato che nessun'altro dei suoi fratelli lo faceva. Si sentiva importante quando applaudivano i suoi, ma più mostrava atteggiamenti egoisti più gli voltavano le spalle. Ormai il padre non era diventato che un entità con la quale parlava una volta ogni tanto se in presenza della madre. Camminò lontano dalla porta, su per la sua camera, con quello sguardo leggermente dispiaciuto. Posò lo zaino e si tolse l'uniforme che tanto gli dava noia. Indossò degli abiti prelevati a caso dal suo armadio, per non avere freddo, afferrò il T-Rex di plastica abbandonato sul letto al mattino, muovendolo un poco. Tra un gioco ed un altro, prima a distruggendo un robot delle stesse dimensioni, poi andando dalle costruzioni lego, udì una melodia. Un suono di pianoforte fin troppo familiare, poi attacca la batteria, e si comincia a cantare. Ora si può sentire una chitarra in quella canzone, era la sua preferita, la mettevano spesso qualche tempo addietro perché Edward era bravo solo a fare quello. Adesso perché stavano dando a Marcus lo stesso privilegio? Si fermò fissando quello stupido giocattolo, tanto che gli parse di sentirlo parlare. "Tutti preferiscono Marcus a te, guarda come si sta prendendo il tuo ruolo, è una cospirazione sono tutti d'accordo". Disse, ne era spaventato ovviamente quindi lo lanciò via, andò sul letto e rimase fermo lì finché il padre non lo chiamò per il bagno. Era normale per loro, mettere più di un bambino nella vasca, così andò c'era Marcus con lui. Tanti giocattoli galleggiavano intorno a loro, li aveva portati tutti Marcus, lui aveva solo preso il suo T-Rex che stringeva tra le mani. Non stava dicendo nulla, mentre il minore sguazzava, schizzando occasionalmente anche il fratello, il maggiore lo fissava incerto. Il padre uscì dal bagno, andò in salone, in un secondo quella melodia che aveva udito prima tornò subito. Voltò la testa istintivamente verso la porta, era da lì che proveniva la musica. Le sue orecchie però, sentivano qualcos'altro. Marcus, che fino a quel momento si muoveva scordinatamente, cominciò a battere le mani, imitando qualche parola, sbagliandone altre perché troppo complicate. "Ti sta sostituendo non lo vedi?". Parlò di nuovo il T-Rex, se fosse stato vero? Cosa doveva fare in quel momento? Non voleva, non gli piaceva, perché doveva prendere il suo posto? Non aveva già abbastanza? "Uccidilo". Diceva la voce. "Tanto dopo cosa ti può fare? È il tuo posto. Uccidilo". Quelle parole erano spaventose, ma andava bene, perché no? Uccidiamolo. Lasciò il giocattolo di plastica, allungando le mani, le mise salde sulla testa di Marcus.
Aveva lo sguardo confuso, non capiva, troppo piccolo per farlo, però sorrise. <<Ed!>> Lo chiamava battendo le mani, non riusciva a pronunciare il suo nome correttamente. <<Non sono io Marcus, sei tu che l'hai voluto. Questo è il mio posto>>. Mormorò, come spinse la sua testa sotto l'acqua. Si dimenava all'inizio, ma era tanto debole, bastarono un paio di minuti che smise di muoversi. Ora galleggiava come i giochi, con la faccia dentro l'acqua. La canzone finì e ce ne fu un'altra dopo, successivamente un'altra ancora. Passarono quindici minuti, quindici minuti con il corpo di Marcus, non giocava più con l'acqua. Edward mise il sapone su i suoi capelli, lavandoli lentamente. Entrò la madre nel bagno poco dopo, quando stava cercando di lavare quelli di Marcus. Era tornata dal lavoro, in casa doveva essere tornato anche l'altro, ormai rimasto l'ultimo, fratello. Cacciò un urlo, chiamando il nome del figlio morto, andò subito a scuoterlo, ma nessun segno. <<Edward cosa hai fatto?!>>. Disse ad un tratto disperata. Perché doveva essere colpa sua? Lui voleva solo avere il suo posto. "Non sono stato bravo? Mi sono difeso".
<<M-mamma io...>>. Balbettò, cosa poteva dire adesso? Si mise le mani nei capelli mugolando, talmente piano che parve essere sotto al suo respiro. Cominciò a piangere, singhiozzando piano, coprendosi gli occhi. "Era una cospirazione, sono tutti contro di me, in questo mondo".
Da lì cominciò a sentire le voci, ed avere qualche visione. Le aveva anche nominate, erano tante, ma lui ne riconosceva solo due. Solo due erano importanti. Rex, era la sua voce crudele, quella che proveniva dal dinosauro, Rex consigliava tutto, ma spariva e non rispondeva, poi c'era Will, il suo subconscio, o almeno quello che credeva fosse. Will era severo, lo sminuiva, ma ha sempre detto la verità. Ogni tanto, poteva giurare di sentire la voce di Marcus, dalla paura che fosse davvero lui, adattò un modo per calmarsi. Imitando un gesto tipico di del fratellino, tirare fuori la lingua dalla bocca, e morderla fino a che non sembra essersene andata. È come se il fantasma di Marcus giri attorno a lui, così come quello del vecchio e mistico parente William, che sembra vivere però nella sua coscienza per distruggerlo dall'interno.
Più ne parlava più lo davano per pazzo, il suo terapista disse che era schizofrenia quando gli presentò le sue voci. Aveva ormai quattordici anni, non parlava più con i suoi genitori, solo con Alec, il fratello rimasto. Ad Alec lui faceva pena, non lo capiva, ma voleva stare dalla sua parte. Ma Edward è pericoloso, non doveva avvicinarsi. Usciva solo per andare a scuola ed in terapia, non era un asso negli studi, non spiccava in nulla, se non perché avesse dei problemi. Gli portavano il cibo in stanza, la madre aveva lo sguardo spento da quel giorno di Ottobre, il padre non lo voleva neanche vedere. In quel periodo, dai suoi quattordici anni, cominciò a girare più cliniche visitando svariati medici per avere delle medicine affidabili e funzionanti. Chiuso nella sua testa, Ed prova ad uscirne, prova a riordinarla, ma è difficile è frustrante.
Neanche la musica riuscì più a sentire, perché le voci si arrabbiano se provi a coprirle o ignorarle.
Perché si trova nel centro: Hanno pensato i genitori di mandarcelo appena venuti a conoscenza di esso. Un po' per non dover badare al loro 'primo errore', così chiamato dal padre, un po' nella speranza che ci sia un medico capace di aiutarlo a guarire dalla sua malattia. Edward non era spaventato all'idea di andarci, anzi, ne era quasi sollevato di non dover più vedere il volto affranto della madre.
Fobia/Disturbo: Schizofrenia.
Il disturbo che affligge Edward, non è altro che una malattia imprevedibile quanto nota e complessa. Tutt'ora è poco noto ai medici come "curare" questa malattia facendo vivere al paziente una vita normale.
Cosa procura questo disturbo? Tante cose, alcune poco note. Gli schizofrenici, possono avere crisi in ogni momento, come possono non manifestarle. Crisi di ogni tipo, dove possono avere visioni, sentire voci, creare complessi fintizzi attorno a loro. Uno schizofrenico, può essere grave come leggero, può avere visioni in qualunque momento, come può non averle, può sentire voci, come può non farlo. È anche difficile interagire con il prossimo, dato che si fanno convinzioni del tutto false, approcciare uno schizofrenico è molto difficile infatti. Tendono ad allontanare il prossimo, spaventati da esso. Il massimo che ai giorni d'oggi si può fare è dargli degli antipiscotici e delle medicine per l'ansia per placarli durante le crisi, se le manifestano ovviamente.
Qua sotto dei video che ho trovato per approfondire le sensazioni. Sono simulazioni di alcuni suoni che sentono i pazienti afflitti da schizofrenia, consiglio l'utilizzo di cuffie agli interessati, per i sensibili evitare oppure fermare il video in caso vi stia recando disturbo. I video seguenti sono: una simulazione delle voci, una simulazione di cosa succede se il paziente ascolta della musica, ed uja simulaziome finale di rumori e suoni standard che si sentono durante le crisi allucinogene. (Quest'ultimo può variare se le allucinazioni sono causate da un determinato evento traumatico del paziente o meno, in tal caso è estremamente soggettivo).
Orientamento sessuale: Pansessuale. Il problema di Edward è il suo stesso disturbo, che limita i suoi rapporti sociali.
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