員鬱韻(Bocciolo)
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-Juan, Juan svegliati! La barca è arrivata!-
-Arrivo subito, madre!-
Non appena udii la voce della signora Qen, mi precipitai al porto, senza curarmi dei lamenti della signora Lingfu, la quale si era scontrata con me durante la mia corsa. Il suo volto rubicondo era più paonazzo e sudato delle sue stesse mele, vermiglie e punteggiate dalla rugiada non per la fatica e per la collera, ma per Natura.
-Buongiorno, Juan. Dove vai?-
Gli abitanti del mio piccolo clan uscivano dalle loro case soltanto per chiacchierare con me. Con i miei abiti sontuosi-cuciti con la seta proveniente da Pechino-, con i capelli setosi che svolazzavano nella brezza, e con il mio viso dipinto di rosa, tutti capivano che ero la figlia del patriarca di XianZhou, un uomo di cui si percepiva l'aura rispettabile e rassicurante. Un uomo la cui autorità veniva accettata con serenità, e senza lamenti.
-Buongiorno, Juan. Dove vai?- ripetè ZanJi, giovane venditore di dizi. Quel giorno, aveva deciso di riposarsi e di stare con i suoi fratelli più piccoli, uno di sedici anni, l'altro di dodici. Il primo, Zan Po, aveva un fuoco, un cuore ardente che lambiva relazioni con risposte pronte e trasgressioni innocenti. Nonostante fosse un sedicenne, egli si riteneva molto più grande della sua età.
Il secondo, Zan Tang, era simile all'acqua, ad un fiume quieto che non da fastidio a nessuno. Era molto timido, e se fosse stato costretto a fare amicizia, sarebbe scappato sedutastante.
ZanJi, caro Zanji, dolce e genuino ragazzo. Un galantuomo mascherato da umile, che-in quegli anni- possedeva un animo nobile ,e compassionevole. Anche adesso, racchiude in sè uno spirito sensibile e romantico, che è sempre intenzionato a combattere per i più deboli, come....come colui che ebbe la colpa di essere un cultivatore diverso dagli altri.
Zanji non era un dio, ma neanche una scimmia. Alto, privo di muscoli e slanciato. I capelli intrisi di sudore, e calore estivo erano legati in una coda bassa, che sfiorava il terreno. Occhi scuri e benevoli si districavano tra impurità, corruzioni, crudeltà con coraggio e forza. A dispetto del sole cocente che lo torturava ogni giorno,le sue labbra cosparse di cicatrici erano sempre sorridenti. Esse sprigionavano una voce educata e onesta.
-Buongiorno, giovane maestro Zanji. Mi spiace, sono in ritardo. Perciò non potremo parlare a lungo.- ribattei, desolata. -Comunque- aggiunsi dopo cinque minuti di silenzio, -Sto andando a Gusu.-
Gli occhi del giovane si dilatarono, esterefatti.
-A Gusu? E che fai là?- mi interrogò.
-Sposerò LanWanji, un cultivatore famoso.- gorgheggiai genuinamente.
-Quel LanWangji? Beata te, stai con delle pseudo divinità.- replicò Zanji, complimentandosi.
-Mio padre me lo ha detto proprio ieri, sai? Anche lui era molto felice. Come posso non biasimarlo? Se sposassi LanWanji, la mia famiglia e il suo clan diventerebbero molto potenti e stimate.-
-Allora fai bene a sposare un ragazzo del genere!- Zanji sembrava felice quanto me. -Magari, i suoi famigliari ti faranno studiare coltivazione.- soggiunse.
-Non credo. Difficilmente le donne studiano le tecniche di cultivazione. A mia madre, poi, non piacerebbe: secondo lei, potrei rischiare la vita.- sospirai, leggermente amareggiata.
-Mio Dio, hai un talento smisurato. Possiedi la forza del tramonto. Sai cosa significa?-
-È vero, ma non sono così esperta nella magia.- dissi io.
-Per me, oltre a fare la moglie e la madre, dovresti fare la cultivatrice.- ripetè Zanji, dandomi un bacio sulla fronte.
Per quel gesto, arrossii, come un bocciolo, che, per l'ammirazione di molte persone, chiude i suoi setosi e mai sordidi petali.
-Davvero, non potrei mai....-
Stavo per dire altro, quando risuonò tra gli angoli del villaggio il richiamo di un marinaio. Dovevo andare.
Con malincuore, salutai il mio amico e presi con me il flauto che mi aveva regalato.
-Comunque, sta attenta a Wei Wuxian!- mi avvertì il giovane, da lontano.
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