9.

Uscendo dal bagno, trovai Blitz spalmato sul mio letto , con la faccia affondata nel cuscino , come se volesse scomparire.

Sul comodino c'era una tazza fumante, che attiró la mia attenzione.

"Che cos'è?" chiesi, incuriosita.

Blitz sollevó appena la testa, abbastanza per fare uno sguardo stanco ma presuntuoso.
"Bevila." disse statico.

Lo fissai per un secondo con aria sospettosa. Poi, molto coraggiosamene , portai la tazza alle labbra e ne feci un sorso.

Fu come mandare giù acqua di scarico.

Feci un conato, risputando tutto dentro la tazza.
"MA CHE CAZZO È?!"
urlai , strofinandomi la bocca con il dorso della mano.

Lui si giró su un fianco, appoggiando la testa sul braccio.
"Wow bel modo di ringraziarmi." replicó, offeso.

"RINGRAZIARTI PER COSA? PER AVER TENTATO DI AVVELENARMI?"

"Ma che esagerata. Ho solo cercato di farti una tisana o quel che cazzo ti bevi tu."

Sgranai gli occhi. "Aspetta.. con cosa l'hai fatta esattamente?"

"Eh, ho preso uno di quei quadrati nel tuo frigo e l'ho sciolto nell'acqua calda. Non è così che le fai?"

Un silenzio glaciale caló nella stanza.

"Blitz quello è...brodo.. Brodo vegetale."

Blitz fece un espressione semi imbarazzata e poi scrolló le spalle.
"Beh, almeno sa di qualcosa. Meglio della tua melatominchia o come cazzo si chiama"

Si giró dall'altra parte, borbottando come un bambino offeso.

Mi scappó una risata, lunga e sonora.
"Sei un idiota. Ma apprezzo che tu ci abbia provato."

Andai in cucina a prepararmi una vera tisana. Mentre l'acqua bolliva, mi accorsi che stavo sorridendo mordendomi piano il labbro.
Era stato.... carino. A modo suo, ma carino.

Cazzo.

Mi appoggiai al bancone, guardando la tazza vuota.
Da quanto tempo non mi sentivo così?
Quel calore improvviso che stringeva lo stomaco. Non era solo gratitudine. Era altro.
No non può essere.
Mi morsi più forte il labbro, come se cercassi di spezzare quei pensieri.

Ma era ovvio che non potevo scappare per sempre.

Tornai in camera, provando ad ignorare la cosa, mentre stringevo tra le mani la mia vera tisana.

Blitz era ancora lì, sprofondato tra le coperte.
In tv passavano le immagini sgranate di un documentario su Richard Ramirez. Ottimo. Il documentario ideale da guardare assieme ad un ricercato.
(nel caso non lo conosceste, è un serial killer che uccideva le persone a caso entrandogli in casa la notte)

Mi infilai sotto le coperte , lasciando un piccolo spazio tra di noi.
Rimasi in silenzio qualche minuto, fissando lo schermo.

Poi mi decisi.

"Posso farti una domanda.. intima?" chiesi con tono esitante.

Lui nemmeno si giró e rispose:
"Sì, ce l'ho grosso. E  no, non ho toccato le tue mutande. Anche se potresti smetterla di lasciarle in giro."

Rimasi interdetta , quasi imbarazzata. "NON ERA QUESTO CHE VOLEVO CHIEDERTI." sbottai, arrossendo, anche se mentalmente mi lasciai andare ad un "ma grazie per l'informazione"

"Allora che vuoi?"

"Senza che fai lo scontroso, o ti alteri, è solo curiosità. Niente doppi fini."

Si giró verso di me, e fece un cenno col mento.
"Vai al punto."

"Chi è il ragazzo nella foto che tenevi nella giacca?"

Blitz si irrigidì.
"Come-"

"Calma" lo fermai subito, per difendermi dalle accuse che sicuramente mi avrebbe lanciato. "Non stavo curiosando. I tuoi vestiti puzzavano di fumo e prima di lavarli ho controllato le tasche. Tutto qui."

Abbassai lo sguardo, mordendomi l'interno della guancia, consapevole di aver toccato un tasto dolente, me ne pentì subito.
"Va bene.. scusa fa finta che non te l'abbia chiesto."

Blitz rimase immobile per qualche secondo. Poi con voce roca, quasi sussurrando, disse:
"Lui è.. era... il mio ragazzo."

"È stata una brutta rottura..?" chiesi piano, senza pensare.

Lui fece una risata amara.
"Non c'è mai stata una rottura"

"È ...partito senza dirti niente?" ipotizzai.

Blitz scosse lentamente la testa, evitando in tutti i modi il contatto visivo.
"È morto."

Quella frase cadde a picco come una pietra nell'acqua, fu un vero tonfo, e il silenzio dopo, fu altrettanto pesante.

Non sapevo cosa dire, mi sentivo solo un'idiota ad averglielo chiesto.
"Mi dispiace.."

Lui fissava lo schermo, immobile. Il documentario continuava a scorrere, la voce narrante parlava di omicidi e follia, abbastanza fuoriluogo in quel momento.

"Non fa niente, non lo sapevi." rispose lui. La sua voce era bassa, più del solito, come se gli costasse fatica parlare.

Lo guardai , non era più quel bastardo spavaldo e sarcastico che conoscevo. Sembrava.. quasi umano, fragile.

Mi voltai totalmente verso di lui, portandomi le ginocchia al petto.
"Non è affar mio.. ma se vuoi parlarne, ti ascolto."

Lui sorrise appena. "Nah. Non sono il tipo che si mette a piagnucolare, non serve a niente."

"A volte serve più di quanto pensi."

Lui si voltó lentamente verso di me con sguardo perso.
"Si chiamava Stolas."

Lo sapevo, ma non dissi niente.

"Era tutto quello che non sono io. Elegante, intelligente... una brava persona insomma.. Eppure aveva scelto me."

Fece un piccolo sorriso e poi una pausa.

"Ed è proprio perché ha scelto me, che è morto."

Mi si strinse lo stomaco.

"Perché ti dai la colpa? Non è detto che sia colpa tua"

Lui scosse appena la testa.
"Forse si, forse no. Ma cosa cambia ormai?"

Si sdraió di nuovo, tornando a guardare il soffitto.
"Non voglio parlarne."

Annuì piano.
"Va bene."

E restammo così, in silenzio.
Senza pensarci troppo mi sdraiai accanto a lui , poggiando la testa sulla sua spalla. Non disse nulla, non si mosse.

Pensai che forse mi avrebbe allontanata o si sarebbe scansato, e invece non si mosse.

In quel silenzio, trovai il coraggio di parlare ancora.
"Non devi dire niente se non vuoi.. ma non devi neanche tenerti tutto dentro."

Quasi sussurrando rispose.
"Non sono bravo in queste cose."

"Nemmeno io."

"Ho provato in tutti i modi ad odiarlo, a pensare che fosse colpa sua. Se non fosse stato così testardo a decidere di amarmi nonostante fossimo così diversi..forse non sarebbe finita così per lui.."
Fece un altra pausa, più lunga, più pesante, come se temesse di perdere il controllo della sua stessa voce.
"Ma non ci riesco, l'unico che riesco ad odiare.." sospiró , indicandosi il petto.
"Sono io."

Abbassai lo sguardo, non sapevo cosa dire, non avevo risposte, ma mi azzardai a spezzare ancora di più la distanza che ci separava, mi avvicinai e poggiai la mia mano sul sul braccio.

Un gesto semplice, quasi impercettibile. Eppure era il mio modo per dirgli: "Io ci sono."

Lui si irrigidì per un istante. Ma nemmeno stavolta si scansó.
Fece un respiro profondo, e poi si giró su un fianco, verso di me.

Per un attimo i suoi occhi cercarono i miei, sembrava quasi che mi stesse comunicando qualcosa, ma non parló.

Poi con un movimento tanto lento quanto deciso , poggió la fronte contro il mio petto.

Il fiato mi si spezzó in gola.

Esitai, poi piano piano, quasi come se non mi ricordassi più come si facesse, lo avvolsi con le mie braccia.

Un abbraccio incerto , imperfetto.
Ma sincero.

Lo sentì rilassarsi contro di me, appoggiarsi di più usando il mio petto come cuscino, e il suo respiro si faceva man mano più regolare, più rilassato.

Chiusi gli occhi anche io, lasciandomi andare a quel contatto che sembrava cosí naturale eppure così raro per entrambi.

Non servivano parole, non serviva niente. In quel momento bastava solo restare così.

E ci addormentammo insieme. Così sconosciuti ma così vicini l'un l'altro.

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well non ho niente da aggiungere solo che il prossimo è 🔥

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