~•ℝ𝕠𝕠𝕜 𝕩 𝕍𝕚𝕝•~
• 𝐑𝐈𝐂𝐇𝐈𝐄𝐒𝐓𝐀 𝐃𝐀: MexxyMex
⚠︎||☾︎𝙰𝚕𝚕𝚎𝚛𝚝𝚊 𝚂𝚙𝚘𝚒𝚕𝚎𝚛☽︎||⚠︎
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«Cazzo, cazzo, cazzo!» aveva esclamato esasperato Vil, gettando il suo specchietto dall'altra parte della stanza, facendolo così andare in mille frantumi in men che non si dica.
«Com'è possibile...? Com'è possibile...?» continuava a domandarsi ripetutamente il giovane, mentre si sedeva sul letto e metteva le mani tra i suoi lunghi e lucenti capelli, in preda alla disperazione. Immerso nel silenzio della sua stanza, sentiva un potente dolore nascere dentro di sé, ed esso pareva essere così tormentante che non sarebbe stato in grado di augurarlo nemmeno al suo peggior nemico. Eppure, nonostante lo avesse già sentito dentro di sé diverse volte, quella tremenda sensazione, quando prendeva il sopravvento su di lui, gli annebbiava così tanto la mente che non poteva fare a meno di guardare ogni minima imperfezione del suo corpo e, anche se non ce ne fosse stata una, sicuramente sarebbe riuscito a scovarsela o anche solo inventandosela in un modo o nell'altro.
Tutta colpa di quel sogno, di quel maledetto sogno che Vil aveva fatto pochi istanti prima: egli non ricordava realmente dove si potesse trovare, ma tutto ciò che poteva rammentare era che era un luogo alquanto buio, come la pece, e in esso poteva udire diverse voci che parlavano una sopra l'altra, voci mai sentite prima e voci tutte diverse tra loro. Inizialmente sentiva di provare una sensazione di disorientamento, ma in seguito, dopo aver cercato più e più volte una via di fuga cercando di chiamare aiuto - incosciente del fatto che stesse solo sognando - , aveva trovato un terribile ostacolo proprio dinanzi a lui: mai si sarebbe aspettato di vedere, proprio all'interno di un proprio sogno, la figura di Neige LeBlanche, della persona più odiata da lui in tutta la sua vita. Il corvino - apparso da chissà quale luogo - lo guardava attentamente con i suoi grandi occhioni da cerbiatto, tenendo sempre la testa inclinata di lato così da assumere un'espressione ancor più graziosa. Egli lo fissava attentamente, senza nemmeno proferir parola, e Vil, nel silenzio, sentiva crescere dentro di lui la rabbia ed essa aumentava sempre di più lo guardava. Non poteva tollerare la visione di quel ragazzo, e così, urlandogli contro, tentava di scacciarlo fuori dalla sua testa così da poter essere lasciato in pace, e non essere tormentato da lui e dalla sua bellezza neanche nei propri sogni.
Ma Neige, dopo che aveva notato che il biondo aveva perso il fiato a furia di gridare, si era messo a sghignazzare con la candida mano davanti alla sua minuscola bocca, guardando di sottecchi l'altro che, alla sua reazione, non poteva che infuriarsi maggiormente. Il corvino rideva, e tra una risata e l'altra gli continuava a dire: "Oh povero Vil, ancora non ti rendi conto di quanto io sia più bello di te. Perché non provi a guardare in faccia alla realtà? Perché non riesci ad accettare il fatto che tu sia più brutto di me? No... ma che cosa sto dicendo? Chiunque sarebbe più bello di te, guardati come sei messo!"
E Vil, profondamente ferito dalle sue parole, aveva improvvisamente visto una nebbia nera annebbiargli ancor di più la vista, finché poi non si era svegliato totalmente angosciato. E come se fosse un'azione oramai naturale, egli si era alzato per giungere davanti alla sua scrivania così da prendere il suo specchietto e guardarsi in viso, verificando la veridicità delle parole del Neige del suo sogno. Sebbene riconoscesse di essere comunque un ragazzo incantevole, il biondo non poteva non ammettere quanto era grande - se non addirittura maggiore - la bellezza del corvino. Era talmente splendido da poter eguagliare un angelo, e il giovane pensava che solo un pazzo poteva considerarlo non attraente. Vil come mai sarebbe riuscito ad essere bello quanto lui? No, era ovvio che mai ce l'avrebbe fatta perché, in fondo, sapeva di non essere come lui, ed era per questo che si odiava. Detestava come lui non potesse essere al suo livello e, ancora di più, rimpiangeva di non essere nato in un corpo avente un viso molto più bello.
Aveva tentato di rimediare alla sua bruttezza - così considerata da lui - truccandosi davanti allo specchietto, ma dopo che aveva errato nella stesura del suo amato ombretto, preso dalla rabbia, aveva scaraventato dall'altra parte della stanza lo specchietto, ignorando totalmente la sua frantumazione. Oh, quanto desiderava aver fatto la fine di quello specchio. Odiava così tanto se stesso che se solo avesse avuto il coraggio sarebbe giunto direttamente alla Royal Sword Academy così da poter afferrarlo per il colletto e pregarlo, con ira funesta, di ammettere che egli era il più bello del reame, mentre Neige era più brutto della morte stessa. Oh, cosa sarebbe accaduto se lo avesse fatto, ringraziamo il Fato che Vil, in quel momento, era troppo disperato da poter pensare di recarsi presso la scuola del suo acerrimo nemico.
"Ma che cazzo ho fatto di male?" continuava a pensare, nel frattempo che sentiva le sue dita stringergli maggiormente il cranio. "Io, Vil Schoenheit, come posso infuriarmi per quell'inutile puttanella? Io sono più bello di lui! So di esserlo! Sono io il più bello di tutti, nessuno vale quanto me! Eppure... Eppure perché non riesco a non smettere di arrabbiarmi? Perché tutto ciò? Perché... Perché cazzo esiste lui?!"
E più ricordava al dolce sorriso che il corvino offriva a tutti, più egli, ai ricordi di tutte le lodi che riceveva, si adirava ancora e ancora. E nella sua testa stavano iniziando a giungere anche i pensieri più sanguinari, dove egli cercava disperatamente di essere più bello di lui, cercando di fare qualsiasi cosa in suo possesso per poterlo spodestare.
Il suono del bussare all'ingresso della sua stanza aveva troncato le malate fantasie del biondo. Dalla porta, riusciva ad udire la voce di Rook che gli diceva: «Roi de Poison, ti senti bene? Avevo sentito il rumore di un vetro che si frantumava e temevo fossi ferito...» Vil, facendo del suo meglio per ricomporsi tirandosi delle deboli sberle sul viso - dato che era troppo orgoglioso da potersi far vedere la sua disperazione a qualcuno - era giunto davanti alla porta e, con tutta la calma possibile, aveva aperto la porta al vice-leader, mostrandogli un'espressione più seria possibile.
«Buongiorno, Rook. È mattina presto, non dovresti essere sveglio a quest'ora» aveva tentato di cacciarlo. «Forza, torna a dormire adesso.»
«Ma Roi de Poison!» aveva esclamato Rook, guardandolo con preoccupazione «Sono sicurissimo di aver sentito il rumore di una frantumazione, e sai quanto io possiedo un udito affilato. Mio bellissimo Vil, ti sei forse ferito? Posso entrare a darti una mano con le tue cure?»
«Senti,» aveva risposto con strafottenza l'interpellato «non ho bisogno di niente e nessuno adesso. Ora tornatene a letto, e vedi di essere bello sveglio domani che non voglio vederti addorment-» «Mon Dieu! Roi de Poison, il tuo specchietto!» aveva esclamato stupito dopo essere riuscito ad intravedere, grazie alla sua aguzza vista, il preziosissimo specchio di Vil dall'altra parte della stanza rotto da cima a fondo. Sapeva quanto lui ci tenesse ad esso, ed era per questo motivo che si era immediatamente preoccupato. «Che... Che è successo? Je t'en prie Vil, dimmi cos'è accaduto pochi istanti fa...» aveva cercato di convincerlo a dargli una spiegazione, afferrando delicatamente le mani dell'altro.
«Smettila!» aveva esclamato costui, staccando subito le mani dalle sue. «Mi ero innervosito un attimo e ho spaccato quell'aggeggio inutile, tutto qui. Ora levati dai piedi, sono abbastanza adirato da poterti far fare la sua stessa fine se rimarrai qui un minuto di più.» «Ma Roi de Poison... io-» «Ma "Roi de Poison" un cazzo! Ora se non ti levi dal cazzo ti spedisco nella tua stanza a calci in culo! Vattene! Sparisci dalla mia vista!» gli aveva sbraitato contro Vil, e talmente urlava che pareva che le corde vocali potessero rompersi da un momento all'altro. Subito si era voltato dall'altra parte con le mani tra i capelli e gli occhi colmi d'ira, e senza pensarci due volte aveva tirato un calcio contro la scrivania, tenendosi successivamente il piede sinistro con cui aveva calciato a causa del dolore. E Rook, dopo aver assistito alla scena, immediatamente era giunto in suo soccorso, poggiando una mano sulla schiena del suo leader. Quest'ultimo, sentendo il contatto improvviso, all'istante si era ricomposto, cercando di mantenere la calma che fino a pochi momenti prima aveva perduto. Ahimè, era troppo orgoglioso per poter farsi vedere in quello stato dall'altro. E così, dopo aver schiarito la voce, aveva ricominciato a parlare. «Rook, davvero, torna in camera tua. Starò bene, non ti preoccupare per me. Io... Io ho solo il bisogno di stare solo.»
«Ti prego, Vil... non mi mentire così» aveva detto con un filo di voce il più basso, accarezzandogli dolcemente la candida guancia. «Riesco ben a vedere nei tuoi incantevoli occhi color violetto l'amara emozione della rabbia e del risentimento. Sfogarti potrà aiutarti a stare meglio, ma non voglio comunque costringerti a parlare, se per caso non vuoi. Sappi solo che io per te ci sono, e non ho intenzione di abbandonarti proprio ora che ti vedo soffrire in silenzio. Ti prego, mon Roi de Poison... sii magnanimo con te stesso.» E a quel punto, dopo aver udito quelle parole colme di affetto, Vil non sapeva proprio cosa fare. Da una parte, sentiva per davvero il bisogno di sfogarsi con il fine di calmarsi e, soprattutto, cercare di porre fine definitivamente a tutti i suoi tormenti, ma, d'altro canto, il biondo non ne voleva proprio sapere, poiché si sarebbe sentito debole mostrando quel suo lato più fragile all'amico. E nel frattempo che cercava di prendere una decisione, ecco che l'altro ragazzo gli aveva afferrato con delicatezza assoluta le mani, fissandolo dritto negli occhi con sguardo totalmente supplichevole. In quell'attimo in cui le loro iridi si erano incontrate, per entrambi era parso come se il tempo si fosse fermato e, improvvisamente, perfino la tensione presente in precedenza sembrava venire meno. E a quel punto Vil, perso a guardarlo, aveva sentito il suo animo tormentato rasserenarsi sempre di più, a tal punto che davvero si era convinto che confessare i suoi timori fosse la soluzione migliore per lui.
Tenendo sempre per mano l'altro giovane, il più alto lo aveva accompagnato a sedersi sul suo letto con grazia e quest'ultimo, sebbene inizialmente titubante, aveva comunque accettato il suo invito. E il leader di Pomefiore, dopo essersi seduto accanto a lui, aveva rivolto lo sguardo verso il basso, pronto finalmente a parlare. «Pochi minuti fa sono stato svegliato da un incubo e dopo non ci ho visto più nulla. Ecco... io non me la sento di rivelarti la natura del sogno, ma tutto quello che posso dirti è che ha risvegliato in me un timore che credevo fondato, o, quantomeno, che avevo cercato di nascondere.» Egli aveva preso un respiro profondo, e subito si era voltato a guardarlo. «Rook, lo domando a te, talmente sono esasperato: sono... sono davvero così brutto? Io... Io potrò mai diventare bello?»
Dopo aver udito quella frase, il vice-capo dormitorio non ci voleva credere. Non aveva mai sentito una bugia più grande di quella. Come poteva mai lui, Vil Schoenheit, il suo solo ed unico Roi de Poison, considerarsi poco attraente? Egli era di una bellezza immaccolata, di sicuro il ragazzo più affascinante che Rook aveva mai visto in tutta la sua vita. Solamente un pazzo poteva considerarlo anche solo carino, poiché esso era un aggettivo troppo debole per poter reggere così tanta bellezza. Era profondamente innamorato di lui e la sua magnificenza, e non si sentiva fuori luogo a paragonare il suo amato Vil a un angelo, talmente era incantevole. Per non parlare della sua bellezza interiore! Oh, quanto l'adorava Rook! Sebbene all'apparenza poteva parere un giovane arrogante e altezzoso, egli sapeva che entro di lui vi era un animo dolce e premuroso e ciò lo si poteva ben notare ogni volta che si prendeva cura dei suoi compagni di dormitorio. Il giovane non poteva non amarlo per la persona che era sia esteriormente sia, soprattutto, internamente, e lui era certo che nessun uomo o donna avrebbe potuto biasimarlo. Per il vice di Pomefiore, il suo leader era paragonabile ad una divinità e con ciò non esagerava a lodarlo, anzi, si sentiva un idiota a non riuscire ad elevarlo maggiormente. Ma sapeva che Dio non aveva inventato le parole giuste per poterlo descrivere, e così si sarebbe limitato soltanto a ciò. Inutile, perciò, dire quanto era rimasto spiazzato alla sua domanda, poiché per lui era anche solo inconcepibile che potesse pensare una cosa del genere.
Dopo essere rimasto in silenzio ancora per un po', il giovane aveva cominciato a parlare. «Mon bien-aimé Vil, mio solo ed unico adorato Roi de Poison... non nego che ci sono rimasto di sasso alla tua bizzarra domanda e mi pare ancora infattibile che tu possa possedere un'incertezza di questo calibro. Però, mi sembra comunque giusto chiarire ogni tuo dubbio.» E con dolcezza, egli aveva accarezzato i suoi lunghi capelli biondi aventi le punte sfumate verso il lilla, facendo l'altro arrossire leggermente a causa di quel suo tocco improvviso, non negando, però, quanto fosse affascinante ogni volta che si comportava così. E sorridendogli, ecco che Rook aveva ripreso il suo discorso. «Ti svelo un segreto, mio Vil, mio unico e solo innamorato: la tua bellezza è così imponente che la prima volta che ti avevo visto avevo temuto fossi un angelo venuto dal Paradiso per me, quando invece ho scoperto che eri un umano. Ogni giorno che passava non potevo che rimanere sempre di più ammaliato dal tuo fascino, a tal punto che io avevo realizzato di essermi proprio innamorato di te. E anche se tu dubiti di te stesso e della tua bellezza esteriore, sappi, però, che mi ha colpito maggiormente quella che possiedi dentro. Anche se delle volte sembri altezzoso e, senza offesa, anche un po' egocentrico, io sono riuscito a scorgere in te il cuore d'oro e dolce come il miele che tu sei tendente a nascondere, ed io non posso fare a meno che dirti quanto mi sono sentito previlegiato ad averlo visto. Mon amour, mio unico amore Vil,» gli aveva detto, baciandogli con delicatezza la mano «non ho mai visto nessuno con una bellezza come la tua. Sono così grato di essere stato uno di coloro che sono riusciti a vederla per intero.»
E Vil, dopo aver ascoltato attentamente ogni singola parola dell'altro, non era riuscito a non guardarlo con occhi totalmente sgranati. Non gli sembravano vere quelle parole, eppure aveva appena udito che Rook era sempre stato innamorato di lui e della sua bellezza e quella notizia aveva riempito il suo cuore di gioia, poiché anch'egli ne era assai infatuato, e non avrebbe mai pensato che un giorno avrebbe potuto ammetterlo ad alta voce senza timore. E così, senza pensarci più volte, aveva afferrato il volto di Rook con entrambe le mani e subito aveva poggiato le sue candide labbra su quelle dell'altro ragazzo, lasciandolo paralizzato dalla sorpresa. Però, dopo che i secondi passavano, egli era riuscito a ricambiare il bacio e aveva ripreso ancora una volta ad accarezzargli i cappelli, nel frattempo che l'altro prendeva ad accarezzargli le guance.
Non è il caso di sottolineare quanto era felice Vil di aver sentito quelle parole, soprattutto poiché provenivano dalla bocca del suo amato. E anche se, in realtà, non si sentiva attraente come il suo odiato Neige, egli sapeva che sarebbe stato per sempre il più incantevole agli occhi dell'innamorato, e ciò era quello che considerava piu importante di tutti. E per la prima volta davvero della sua vita, il biondo si era sentito il più bello del reame.
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ℚ𝕦𝕖𝕤𝕥𝕒 𝕆𝕟𝕖 𝕊𝕙𝕠𝕥 𝕖̀ 𝕘𝕚𝕦𝕟𝕥𝕒 𝕒𝕝𝕝𝕒 𝕤𝕦𝕒 𝕗𝕚𝕟𝕖! 𝕊𝕡𝕖𝕣𝕠 𝕥𝕚 𝕤𝕚𝕒 𝕡𝕚𝕒𝕔𝕚𝕦𝕥𝕒 MexxyMex! :𝔻
𝙿𝚎𝚛 𝚒𝚕 𝚖𝚘𝚖𝚎𝚗𝚝𝚘 𝚎̀ 𝚝𝚞𝚝𝚝𝚘, 𝚌𝚒𝚊𝚞! <3
★𝑺𝒆𝒓𝒚★
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