Capitolo 5
Y/N'S POV:
«Non ci credo che non eri mai stato qui prima d'ora», dissi, trascinando Yoongi oltre alla soglia di un bar dall'aria spaventosamente vivace.
Era stato più che felice di accettare il mio invito a bere qualcosa con me dopo il lavoro per festeggiare, anche se, dalle facce che faceva, si aspettava forse un posticino tranquillo, non questo. Lo vidi irrigidirsi appena entrò e appena notò alcuni segnali a lui disturbanti e che io, ovviamente, conoscevo. Musica forse un po' troppo alta. Il suono ritmico di una chitarra che forse gli riportava alla memoria deprimenti vacanze infantili in Spagna, di cui mi ha parlato un giorno quando si era svegliato con il piede sbagliato e aveva bisogno di sfogarsi. Insomma, per lui cose strane ovunque, tra cui anche magari quella palma di plastica nell'angolo e gli strumenti musicali appesi al soffitti. Per non parlare dei manifesti sulla parete di mattoni messi in bella vista che pubblicizzavano birre dall'aria esotica accanto a cartoline di posti lontani. Sobbalzò quando fu quasi sbattuto a terra da una coppia che vorticava e piroettava agitando i corpi su quella vecchia e piccola pista da ballo che il negozio ha sempre avuto dalla sua prima apertura.
Che diavolo mi era saltato in mente di portarlo in un locale di salsa? Beh, semplicemente volevo che si sciogliesse un attimo, anche se non mi sembrava tanto convinto.
«Che diavolo ti è saltato in mente di portarmi in un locale di salsa?», mi chiese, lasciandosi cadere con un tonfo sullo sgabello accanto a me. «Ti sembro il tipo che può divertirsi in un posto del genere?»
«Oh, non essere così avvilito», dissi, passando gli un Dirty Martini.
Lo vidi contemplare la brodaglia servita in un bicchiere da cui nessuno si sarebbe mai azzardato a bere. «Non posso avere una birra?», chiese.
«No», dissi io allegra. «È l'happy hour. Per me, due».
Finalmente si chinò è prese un sorso, facendo una smorfia appena il sapore amaro gli colpì la gola.
«Non posso restare a lungo», mi avvertì, guardando l'orologio. «Più tardi devo raggiungere Suran nel posto dove terremo la nostra cerimonia di nozze».
«Non c'è problema», dissi con un sorriso smagliante, ancora euforica per l'eccitazione della vendetta. «Volevo solo assicurarmi che sapessi quanto ti sono grata, ecco tutto».
«Per cosa?», chiese lui, prendendo un altro sorso esitante.
«Per avermi spronato a vendicarmi di Taehyung», risposi. «Anzi, in realtà non solo. Anche per avermi detto che sarei stata in grado di farlo».
«Ti ho detto così?»
«Sì. Ieri. Mi hai detto: "So che puoi farcela"», risposi. «Mi ha incoraggiato molto».
«Giusto», disse Yoongi visibilmente perplesso, ma non ci diedi tanto peso.
«E poi», dissi, prendendo una lunga sorta del mio cocktail, «volevo ringraziarti per avermi fatto notare che tutti i miei ex in realtà sono dei coglioni».
Yoongi imitò la mia enorme sorta prima di tentare di darmi una risposta sensata. «Felice di esserti stato d'aiuto», disse, alzando il bicchiere per farlo tintinnare contro il mio. «Le mie capacità di rilevamento coglioni sono sempre a tua disposizione».
«Buffo che tu lo proponga», commentai, vuotando il bicchiere e indicando al barista di riempirmelo di nuovo. Mi voltai verso Yoongi e gli afferrai il braccio eccitata. «Potrei averne proprio bisogno».
«Hai già un tizio nuovo?», esclamò lui. «Porca miseria, Y/n, non perdi tempo. Mi hai portato qui perché faccia un controllo? Ti prego, dimmi che non è quel tipo sbronzo che sta ballando con una palma».
«No, certo che no», ribattei. «Dammi un po' di fiducia. Mi riferivo al fatto che potrei aver bisogno del tuo aiuto per rintracciare i miei ex».
«Perché?», chiese lui sospettoso.
«Perché», risposi, scuotendogli il braccio su e giù per l'eccitazione. «Ho intenzione di vendicarmi anche di loro».
Mi fissò. So cosa sta pensando: "Questa è impazzita" o "Credo di non aver sentito bene". Finì il primo bicchiere e prese un sorso deciso dal secondo.
«Hai detto che hai intenzione di rintracciare i tuoi ex per vendicarti di loro?», domandò.
«Sì», risposi.
«Perché?», chiese di nuovo lui.
«Perché», dissi, lasciandogli il braccio e guardandolo con una tale intensità che per un momento temevo di fulminarlo con lo sguardo, «è stato assolutamente fantastico uscirne vincitrice per la prima volta in tutta la mia vita. Guardami», urla, agitando le mani intorno alla testa. «Sono così felice e sono appena stata mollata. Non è incredibile? Non sono un relitto farfugliante, mentre Taehyung sì. È una cosa strepitosa».
«Be', sì», convenne Yoongi. «Ma...»
«Immagina», lo interruppi, «di tornare indietro nel tempo e fare lo stesso con tutti quelli che ti hanno ferito. Di poter guardare al passato senza rimpianto e amarezza ma con l'orgoglio di sapere che quelle relazioni sono finite esattamente come volevi tu. Con loro che capiscono quanto si sono comportati male. Avendo tu l'ultima parola».
Vedevo Yoongi molto confuso e sicuramente tutto quel Dirty Martini che stava prendendo di sicuro non lo aiutavano a schiarire le idee. Prese un altro sorso abbondante.
«Vuoi davvero rivangare il passato?», chiese.
«No», risposi. «Solo riscriverlo».
«Non sono sicuro di capire».
«Certo che non capisci», esclamai ora un po' frustrata. «Perché a te non è mai successo, no? La maggior parte delle persone normali viene fregata da un'infinità di brutte relazioni prima di incontrare l'anima gemella. Tranne te, che ti sei accaparrato la tua donna praticamente mentre uscivi dalla pancia di tua madre. Ovvio che non capisci, perché il tuo cuore non è mai stato sfiorato dalla delusione e dal dolore. Hai idea di quanto sia raro?».
Sembrava come se Yoongi mi stesse ascoltando solo con un orecchio solo. Sembrava impegnato a fare altro, come magari capire se fosse la stanza a muoversi o lui. Adesso sembrava anche un po' nauseato.
«A questo proposito», continuai comunque. «Hai idea di quanto sei raro? Un uomo che non passa il tempo a cercare di scoparsi tutto ciò che si muove».
A quell'affermazione, finalmente, si decise a commentare.
«Non mi è mai andato di dover ballare a ritmo della musica di una boy band», dichiarò con fermezza.
«Di cosa stai parlando?», chiesi confusa, pensando che in quel momento Yoongi fosse già partito verso un'altra dimensione.
«I miei compagni di stanza erano costretti a umiliarsi ballando la musica delle boy band solo per farsi una scopata. Non ne vale la pena», spiegò lui, scuotendo la testa solenne.
«Geniale», urlai. «I Take That ti hanno mantenuto fedele».
«Sì», rispose Yoongi. «E gli alcopop».
«Gli alcopop?»
«Li vedevo anche comprare quantità assurde si alcopop. Cooooosì degradante».
«Yoongi, sei una leggenda», dissi, dandogli una pacca sulla schiena. «Sono certa che Suran sarebbe deliziata di sapere che sono bastate un po' di musica dozzinale e bottiglie di alcol rosa shocking per farti restare innamorato di lei tutti questi anni».
Presi il bicchiere e lo alzai in attesa che lui mi imitando per un brindisi.
«A te. L'esperto d'amore», annunciai.
«Non direi proprio», ribatté lui sollevando il bicchiere. Al tintinnio del vetro seguì un'ultima sorsata e poi la richiesta di una pausa per andare in bagno.
«Vado a fare una pisciata», disse lui, scivolando giù dallo sgabello e attraversando con passo un po' malfermo la pista da ballo in direzione dei servizi.
YOONGI'S POV:
«Merda», urlai nel guardare l'orologio mentre mi asciugavo le mani. Sarei arrivato tardi all'appuntamento con Suran ed ero mezzo ubriaco. Riattraversai di corsa la pista da ballo, cercando di scansare la folla ansante di persone ubriache dopo il lavoro. Proprio quando pensavo di avercela fatta, mi sentì afferrare la mano e tirare indietro.
«Questa non è musica da boy band», mi urlò Y/n nell'orecchio mentre venivamo circondati all'istante da corpi ballonzolanti. «La voglia di ballare ti viene per forza».
Guardai il suo volto esuberante e seppi di doverla deludere.
«Io non ballo», urlai.
«Certo che lo fai», rise lei, afferrandomi le mani e muovendo le su e giù.
«No», dissi, scuotendo con fermezza la testa.
«Suran non se la prenderà», venne la risposta.
«Noi non balliamo», dissi.
«Cioè, mai?»
«No».
«È ora di imparare», disse lei, tirandomi per le braccia fino a farmi staccare i piedi dal pavimento. La guardai piroettare e vorticare davanti a me, ridacchiando come una scolaretta. Sospirai e tentai un ancheggiamento poco convinto che, con mia sorpresa, si trasformò in un ondeggiare di tutto il corpo, tanto era il potere della musica martellante e della quantità di lubrificante alcolico che avevo consumato.
Y/n fece un applauso gioioso nel vedermi soccombere alla musica e mi afferrò la mano, muovendomela avanti e indietro come se fossimo bambini al parco giochi. Gettò la testa all'indietro e rise con la gioia di qualcuno che si sentiva al settimo cielo. La sua euforia era così contagiosa che non riuscii a trattenere un sorriso. Y/n si chinò verso di me e mi urlò nell'orecchio.
«Non riesco a smettere di pensare a Taehyung che se ne sta lì seduto a fissare pietrificato un pela verdure».
Non potei fare altro che unirmi alla sua gioia. In un attimo ci ritrovammo stretti in un abbraccio, piegati in due dal ridere mentre ripercorrevamo il principale evento della giornata in mezzo al frastuono della musica. Alla fine ci calmammo e T/n tossì nel tentativo di riprendere il controllo.
«Erano secoli che non ridevo così», disse.
«Anch'io», dissi. «Adesso devo andare».
«Lo so», rispose lei. «Grazie. Dico davvero. Oggi non sarebbero successo nulla senza di te».
«Stupidaggini», replicai. «Ho sempre saputo che eri in grado di minacciare un uomo di amputargli il pene».
Lei sorrise. «Forza, vai», disse. «Salutami Suran».
«Lo farò», dissi, e le diedi un abbraccio un po' goffo prima di voltarmi e lasciarla sola sulla pista da ballo.
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