Capitolo 16

Cara Y/n,

ho ventotto anni e di recente ho ripreso i contatti con il mio primo ragazzo, Felix, tramite Facebook. Dopo esserci scritti qualche volta ci siamo rivisti ed è stato come ai vecchi tempi. Ci siamo trovati benissimo e questa volta ho persino potuto fare sesso con lui. Lui ha detto di non volere una relazione perché era appena rimasto scottato con la sua ex, ma pensava di poter gestire qualcosa del tipo "amici con benefici". Negli ultimi mesi è andato tutto bene, ma adesso ha iniziato a chiedermi se sento ancora alcune delle ragazze più carine della nostra vecchia scuola e se potrei portarle con me la prossima volta che ci vediamo. Io non voglio, perché in quel caso non potremmo fare sesso. Non credo che lui se ne renda conto. Pensi che dovrei farglielo notare o sarei troppo sfacciata? Cordiali saluti,

Yiren.

Cara Yiren,

ti prego, non farmi iniziare con la storia degli "amici con benefici". Tanto varrebbe appendersi al collo un cartello con su scritto "sesso gratuito – niente domande". E anche il fatto che tu dia per scontato che lui sia un amico mi uccide. Quello non è un amico, è un cliente. Fatti furba, Yiren, si sta approfittando di te ed è giunto il momento di rendergli pan per focaccia. Digli che sei ancora in contatto con la persona più bella della vostra vecchia scuola e che questa persona non vede l'ora di rivederlo. Proponigli di incontrarvi tutti a casa sua, perché questa persona apprezza la vostra "amicizia con benefici" ed è interessata a una cosa a tre. Arriva in anticipo e suggerisci di alzare il riscaldamento e mettervi in mutande per creare la giusta atmosfera. Quando lui sarà in boxer, cinque minuti dopo l'ora in cui la terza persona avrebbe dovuto arrivare, prendi il telefono e controlla i messaggi. Di' a Felix che Daehwi arriverà tra due minuti e che muore dalla voglia di fare sesso. Digli che è un tuo grande amico e che ha un beneficio molto, molto grande. Divertiti,

Y/n

Y/N'S POV:

«Stronza superba e troppo ambiziosa», mi borbottò Lisa, mentre prendevamo posto in una fila di sedie nelle profondità della Starfield COEX Library.

«Shh, potrebbe sentirti», borbottai in risposta.

«Non me ne frega un cavolo», disse Lisa, questa volta un po' più forte. «Cioè, guardala, con quel tailleur di poliestere tanto per bene. Con quella boccuccia da gatta morta. Non che voglia anche solo pensare a cosa è entrato in quella bocca, se si sta scopando quella merda di Seokjin».

«Grazie dell'immagine mentale, Lisa».

Seokjin mi aveva praticamente servito la vendetta su un piatto d'argento. Se fosse andato tutto bene il risultato sarebbe stato spettacolare, anche se ci avevo messo un po' per convincere Tzuyu a fare la sua parte. Avevamo dovuto sederci diverse volte al Ben & Jerry del centro commerciale The Trafford Centre per complottare in segreto, consumando grandi coppette di gelato in cerca d'ispirazione. Tzuyu sembrava avere ormai aderito del tutto alla filosofia della Cara Y/n sul trattamento dei mariti fedifraghi. In quel momento, però, mi sentivo un po' incerta, mentre aspettavo il mio turno di rivedere Seokjin dopo quasi dieci anni nel corso della giornata che dedicava agli incontri con gli elettori.

«Eccola che arriva», disse Lisa, dandomi una gomitata nelle costole. «San, hai pronto il leccalecca? Vedi di appiccicarlo al vestito di quella simpatica signora, d'accordo?».

San sorrise noi raggiante, mentre venivamo avvicinate da una giovane con un tailleur blu scuro.

«Salve signore, io sono Yuna», disse con un gran sorriso la donna terribilmente linda e luccicante. «Che bambino bellissimo», si entusiasmò, chinandosi ad accarezzare San sulla guancia. Sentendo qualcosa di commestibile, San le afferrò il dito, se lo infilò in bocca e poi morse con forza. «Oooh», strillò lei sorpresa.

«No, San», disse Lisa in tono severo. «Non sai che cosa ha toccato».

Yuna e Lisa si scambiarono un rapido sguardo, riconoscendo entrambe che c'erano poche possibilità che quell'incontro sbocciasse in una splendida relazione.

Yuna tossì, si aggiustò gli occhiali senza montatura e abbassò lo sguardo sul suo portablocco.

«In questo momento Seokjin è con un altro elettore, ma se mi date qualche dettaglio riguardo a quello che volete discutere con lui potremo risparmiare tempo più avanti», disse, alzando lo sguardo e sorridendo con fare condiscendente.

«Quindi tu sei un po' come l'elfo prima di incontrare Babbo Natale?», chiese Lisa.

Yuna la fissò per poi scoppiare a ridere.

«Oh, sì, molto divertente. In realtà, sono una stagista», rispose, rivolgendole un sorriso finto.

«Be', è un vero piacere conoscerti, Youra», disse Lisa, ricambiandolo.

«In realtà mi chiamo Yuna», ribatté l'altra, mentre il sorriso finto si spegneva e veniva sostituito da un soffuso rossore che spuntava dal colletto bianco e rigido stile uniforme scolastica inamidata.

«Se lo dici tu», disse Lisa.

Non potei impedirmi di sorridere tra me. Sapevo che Lisa sarebbe stata in grado di comportarsi in modo del tutto appropriato alla situazione.

«Quindi», disse Yuna, riprendendosi. «Posso verificare che siete delle elettrici di Seokjin? Potete dirmi dove vivete?»

«Nel quartiere di Myeong-dong, tesoro».

«Eccellente», rispose lei annuendo.

«Lo so, sono un genio», rispose Lisa. «Conosco il mio indirizzo».

«E cosa volete discutere con il vostro rappresentante?», chiese Yuna, iniziando ad apparire un po' nervosa.

«Io vorrei discutere la vergognosa assenza di strutture per l'allattamento al seno nella zona», si lanciò Lisa. «Se al mio San viene sete mentre siamo in giro, spesso non ho altra scelta che spogliarmi in pubblico. È sconvolgente, te lo dico».

«Ehm, sì, immagino che per lei debba essere un disagio».

«Esatto. Non è facile essere discrete con queste tette», proseguì Lisa.

Yuna non riuscì a resistere all'impulso di fissarle il seno.

«Capisci cosa intendo?», insistette lei.

«Sì, ehm, no, ehm...», balbettò Yuna.

«Comunque, pensavo che sarebbe proprio un bel modo di utilizzare le tasse dei contribuenti fornire delle strutture alle donne che devono allattare i loro bambini».

«Sì, sì, certo. E ha qualche proposta riguardo a dove si potrebbero ubicare queste strutture? È sempre utile entrare con una soluzione invece che con un problema. È questo quello che Seokjin... ehm, il signor Kim dice sempre».

«Sto pensando che al White Heart c'è una sala per fumatori che non si può più usare per fumare, quindi magari potrebbe essere sfruttata dalle donne che devono allattare», disse Lisa. «È comodo per i rinfreschi, capisci. Non puoi permetterti di disidratarti, quando allatti».

Yuna mi lanciò un'occhiata, cercando qualche conferma che ciò che Lisa stava dicendo fosse stupido come sospettava.

«Che idea geniale, Lisa», annuii. «E indovina. Hanno appena rimesso Pac-Man».

«Non ci credo».

«Credici».

«Ma non è una figata?», chiese Lisa rivolta a Yuna. «Che dono sarebbe per la comunità se la sala fumatori del White Heart diventasse un porto franco per tutte le donne che allattano al seno. Penso che il tuo Seokjin adorerà questa idea, non trovi?»

Yuna ci stava ancora fissando, quando la porta della stanza dietro di lei si aprì e ne uscì un uomo barcollante con un bastone da passeggio.

«Buongiorno, cara», disse, alzandosi leggermente il cappello di feltro per salutarla. «È tutto tuo», sogghignò.

«Ehm, arrivo subito», borbottò Yuna, e scappò via chiudendosi con fermezza la porta alle spalle.

«Come sono andata?», chiese Lisa.

«Sei stata fantastica», risposi. «Ma speriamo che non senta puzza di bruciato e rifiuti di riceverci, altrimenti il piano va in malora».

«Ci riceverà, deve farlo, è il mio rappresentante al parlamento».

«Mmm, lo spero», dissi, mangiucchiandomi le unghie.

«Stai bene?», chiese Lisa.

«Mi sento solo un po' strana, ecco tutto. Sai che non lo vedo da anni. Non so bene che effetto mi farà».

«Tu ricordati chi sei e perché sei qui. Sei tu ad avere il controllo, ricordi? È quello che continui a dire alle tue lettrici. A proposito, adoro i cioccolatini che ho ricevuto in regalo quando mi sono iscritta alla tua newsletter».

«Li hai ricevuti, vero?», chiesi gongolando. «Non posso crederci che abbiamo già uno sponsor. Abbiamo lanciato il sito solo la settimana scorsa. A quanto pare il mese prossimo prenderemo come sponsor principale una clinica per le malattie sessualmente trasmissibili».

«E loro cosa regaleranno? Un po' di gonorrea gratuita?», sbuffò Lisa ironica.

In quel momento la porta si riaprì e Yuna uscì con aria un po' arrossata, notai. Seokjin era proprio una merda.

«La riceverà subito», disse Yuna rivolta a Lisa.

«Mi spiace, tesoro. È sorta una piccola emergenza e devo andare. In effetti, devo dare da mangiare a San. Ma a causa di quest'assurda mancanza di strutture per l'allattamento, sarò costretta a spogliarmi nell'area di consultazione», disse a voce molto alta per farsi sentire dal maggior numero possibile di abitanti di Seoul. «Comunque, la mia buona amica Y/n porterà la mia istanza al signor Rappresentante. Quindi, ciao ciao. È stato bello conoscerti, Youra».

«Mi chiamo Yuna», tornò a precisare l'altra con fermezza.

«Come vuoi, tesoro», disse Lisa, allontanandosi in fretta con San incastrato sotto un braccio che scalciava e urlava.

Con un sorriso forzato, la giovane stagista si fece da parte per permettermi di entrare prima di chiudermi la porta alle spalle.

Seokjin aveva gli occhi bassi quando entrai, scriveva qualcosa su un modulo. Notai sulla sua testa una piccola chiazza castana per colpa della tinta mai riuscita e mi sentii subito più sicura di me.

«Entri, si sieda», disse lui senza sollevare lo sguardo. «Arrivo subito, signora, ehm, signora...». Scrutò freneticamente il modulo.

«Signorina Lee, in realtà», dissi. «Signorina Lee Y/n».

«Che cosa?». Seokjin sollevò la testa di scatto. «Y/n. Che cosa ci fai qui?».

Scoprii che non riuscivo a parlare. Ero troppo impegnata a vedermi passare davanti agli occhi tutta la mia relazione con Seokjin, dato che il suo viso aveva suscitato un milione di ricordi che fino a quel momento erano rimasti impantanati negli angoli più remoti della mia mente. Primi baci, ultimi balli, picnic estivi, passeggiate invernali, cene fuori, colazioni a letto, grandi festeggiamenti, tenere commiserazioni, tutti quei momenti mi inondarono la mente in rapida successione. Lui era sempre uguale, non fosse che era diventato un parlamentare. Indossava una camicia che faceva subito pensare a un noioso uomo di mezza età. La cravatta era annodata con cura invece che allentata come un tempo, e i capelli cercavano di essere più seri possibile nonostante l'evidente ma piccola chiazza castana presente al centro della sua testa. Ma a parte quello era sempre lo stesso. Oh, e portava una fede nuziale. Una novità, rispetto all'ultima volta che ci eravamo visti.

«Y/n», ripeté. «Allora... Come stai? È una tale sorpresa», continuò, picchiettando nervosamente una penna sul tavolo.

«Be'... sto bene», balbettai. Il mio videoproiettore mentale aveva appena raggiunto la conclusione della nostra storia e stava iniziando a trasmettere il momento in cui lo avevo trovato a letto con Tzuyu. Rividi le sue natiche pallide e nude muoversi a ritmo frenetico e ricordai di aver pensato che non lo avevo mai visto da quella prospettiva prima di quel momento. Seokjin abbassò la testa, incapace di sostenere il mio sguardo, e iniziò a riordinare nervoso le clip in un piccolo organizer da scrivania.

Alla fine, quando continuai a non parlare, alzò lo sguardo e corrugò la fronte. Mi squadrò dall'alto in basso.

«Stai benissimo», disse infine.

Avevo fatto un grande sforzo per non vestirmi bene per l'occasione. Desideravo disperatamente fregarmene di cosa pensava Seokjin del mio aspetto, ma l'orgoglio aveva avuto la meglio ed io avevo rispolverato il mio tailleur migliore accompagnato da tacchi a spillo assassini, ritenuti fondamentali per aumentare la mia fiducia in me stessa. Avevo considerato anche necessario impersonare il ruolo della reporter famosa e di successo. Quel giorno non ero Lee Y/n, la curatrice di una rubrica di posta del cuore sulla «Big Hit». Quel giorno era Kate Adie, meno il giubbotto antiproiettile, con l'importantissima missione di scoprire la verità. Mentre m'innervosivo sotto lo scrutinio di Seokjin, mi chiesi cos'avrebbe fatto Kate al suo posto. Non avrebbe accettato stronzate e sarebbe andata dritta al punto, pensai. Avrebbe preso in mano la situazione. Ignorando le scaramucce, puntando solo alla verità. Kate Adie era stata il mio idolo di ragazzina. Non ero arrivata ai campi di battaglia del Medio Oriente, ma a quanto pareva le relazioni interpersonali erano l'ambito in cui ero destinata a combattere per la verità.

Mi accomodai su una sedia di plastica davanti alla scrivania di Seokjin ed estrassi il taccuino dalla borsa. Facendo scattare la penna, lo guardai dritto negli occhi e posi la mia prima domanda.

«Kim Seokjin, ho motivo di credere che lei stia portando avanti una relazione extraconiugale. Può confermarmelo?». "Cazzo", pensai all'istante. Kate non avrebbe mai fatto una domanda così priva di sbocchi, a che gioco stavo giocando?

«Ma che...». Lui gettò la penna sulla scrivania, spargendo le clip dappertutto. «Che diavolo è questa storia? Cosa ti salta in mente di venire qui e farmi una domanda del genere?»

«Seokjin, sono una giornalista della "Big Hit" e ho le prove che tu stai avendo una relazione extraconiugale e vorrei un tuo commento... per favore?», aggiunsi. "Accidenti", pensai. Kate non avrebbe mai detto "per favore".

«Y/n, non so che diavolo sta succedendo ma penso che faresti meglio ad andartene. Nessuno può venire qui ad accusarmi di tradire mia moglie».

«Io sì», dissi a bassa voce.

«Oh no, invece. Non sto avendo nessuna cazzo di relazione extraconiugale. Adesso vattene», concluse lui, alzandosi dalla sedia.

Scrissi con calma sul taccuino mentre riflettevo sulla mia prossima mossa.

«Cosa stai scrivendo?», urlò lui, aggirando la scrivania per andare dalla mia parte.

«"Non sto avendo nessuna cazzo di relazione extraconiugale", ha dichiarato il deputato di Hongdae», dissi, continuando a scrivere.

«Dammi qua», disse lui, strappandomi il taccuino di mano e gettandolo sulla scrivania. «Non puoi entrare qui con queste menzogne. Cos'è questa storia? Qualche strana vendetta per quello che è successo tra noi? Dopo cosa, quasi dieci anni? Sei malata, ecco cosa sei: fatti curare e non tornare mai più».

«Mi sto curando», risposi ancora seduta con fermezza sulla sua sedia.

Seokjin si fermò di scatto mentre andava verso la porta per aprirla.

«Bene, bene», disse a voce più bassa ma con aria decisamente impaurita. «Questa è un'ottima cosa, Y/n. Adesso su, vai. Sono sicuro che il tuo psichiatra non ti consiglierebbe di stare qui, no?»

«Oh, sì che lo farebbe», cantilennai. «Questa terapia è autosomministrata e mi sta facendo davvero un gran bene».

«Autosomministrata?», ripeté lui. «Cosa diavolo vorrebbe dire?»

«Be', che hai proprio ragione. Questa è una vendetta. Sei ancora sveglio, eh?», dissi, mentre notavo le chiazze scure che gli si stavano formando sotto le ascelle.

Vendetta?», chiese lui, deglutendo rumorosamente.

«Sì».

«Per come ci siamo lasciati?»

«Sì».

«Ma sono passati anni, Y/n», disse lui esasperato, mettendosi le mani nei capelli.

«Oh, lo so. Ma vedi, non mi hai dato la possibilità di farlo allora, perciò lo farò adesso».

«Accusandomi di avere una relazione? Stai scherzando. Sei malata. Ho sposato Tzuyu, non l'hai saputo? Non tradirei mai mia moglie».

«Lei pensa di sì», ribattei con calma.

«Che cosa?», strillò Seokjin.

«Pensa che tu la stia tradendo».

«Hai visto Tzuyu? Cos'è questa storia? Manderò a chiamare la sicurezza», disse lui, lanciandosi di nuovo verso la porta.

«Perché non chiedi a Yuna?», dissi, studiandomi le unghie con noncuranza. «Sono certa che sarà felice di accontentarti in ogni modo».

Seokjin si bloccò con la porta socchiusa.

«Cosa vorresti insinuare?»

«Solo che sembra una ragazza molto accondiscendente, tutto qui. Devi essere molto felice di averla intorno, pronta a occuparsi di ogni tuo bisogno».

Seokjin richiuse la porta.

«Non sto avendo una relazione», disse a denti stretti.

«Perché non lo chiediamo alla signorina Choi là fuori?», proposi.

«Non hai nessuna prova, e adesso fuori dal mio ufficio», disse, spalancando la porta e facendo un passo all'esterno per farmi uscire.

«Scusate», intervenne una vocina acuta, seguita dall'impeccabile e ordinatissima coda di cavallo che dondolava allegra sulla testa di Yuna. «Mi spiace disturbarti, Seokjin, ma ha telefonato il sindaco e vorrebbe che lo richiamassi con urgenza», disse in tono enfatico. Mi rivolse un sorriso di scuse.

«Y/n... ehm, la signorina Lee se ne stava andando», affermò Seokjin.

"Merda", pensai. E adesso? Sapevo che Seokjin aveva ragione. Non avevo alcuna prova. Solo il fatto che Tzuyu fosse insospettita, e che i sospetti sull'adulterio si rivelassero di solito fondati. «Kate Adie, Kate Adie, Kate Adie», borbottai tra me.

«Così sei tu quella che sta andando a letto con Seokjin?», chiesi infine rivolta a Yuna.

Ci fu silenzio, mentre il mondo prendeva atto di quella dichiarazione pubblica.

Yuna si portò di scatto una mano alla bocca e sussultò rumorosamente. Guardò l'espressione inorridita di Seokjin, che muoveva le labbra come per parlare ma senza emettere alcun suono.

«Sono una vecchia amica e abbiamo fatto una bella chiacchierata», dissi, sorridendo a Seokjin.

«Ma pensavo che non dovessimo dirlo a nessuno», mi interruppe Yuna. «Pensavo che avremmo aspettato di essere rieletti?»

«Essere rieletti?», urlai, incapace di trattenere la rabbia. «Noi? Stai già pensando in termini di noi? Avete scopato un paio di volte alle spalle di sua moglie. Non hai il permesso di dire noi».

Seokjin afferrò il braccio di Yuna e la tirò nella stanza, sbattendo la porta alle sue spalle.

«Tieni la bocca chiusa», sibilò. «È una giornalista e una pazza, perciò lascia parlare me».

Yuna fece un passo indietro, rendendosi conto della situazione. «Oh dio», prese a ripetere, mentre Seokjin si ergeva in tutto il suo metro e settantanove di altezza e mi affrontava.

«È la tua parola contro la mia», disse. «Nessuno si azzarderà a toccare questa storia solo con la tua testimonianza».

Mi battei una mano sulla fronte fintamente sorpresa. «Hai ragione», dissi. «Certo che hai ragione. La tua parola contro la mia. Be', tecnicamente sarebbe la parola di Yuna», proseguii, estraendo dalla tasca un piccolo dittafono che gli lasciai vedere un istante per poi mettermelo nella tasca della giacca e posarci sopra una mano protettiva.

«Come osi», inveì lui. «Dammelo».

«No», dissi, avanzando fino a portare il volto a pochi centimetri dal suo. «Sai cosa stringo in mano? Il tuo futuro. Quel minuscolo aggeggio contiene il tuo futuro, ed è nelle mie mani. Proprio come tu hai tenuto il mio futuro nelle tue tanti anni fa. Mi avevi detto che ne avevamo uno. Io ci facevo affidamento, e tu me l'hai strappato. Adesso posso fare lo stesso con te. Che effetto fa... Jin?».

Il labbro dell'uomo ormai stava tremando visibilmente e l'odore sgradevole del suo sudore, o forse della sua paura, mi aveva raggiunto le narici. Mi mantenni ferma e sostenni il suo sguardo, ignorando Yuna che sorrideva con fare sciocco da qualche parte dietro di lui.

«Okay, ti sei divertita», disse lentamente Seokjin. «Mi spiace per quello che ho fatto, davvero. Ma chiudiamola qui, d'accordo? Dammi quel coso e puoi stare tranquilla che hai avuto la tua vendetta».

«Vuoi indietro il tuo futuro, vero?», chiesi.

«Sì. Come ho detto, mi dispiace. Ma dammelo, per favore», mi implorò lui.

«No», dissi di colpo, voltandomi. «Non puoi averlo, perché lo darò a qualcun altro».

Yuna ormai stava singhiozzando in un angolo, il suo aspetto perfetto un semplice ricordo.

«No, Y/n, ti prego, non puoi farlo. Farò tutto quello che vuoi. Sai che se lo pubblichi sono finito».

Lo fissai a lungo, cercando di capire che cosa avessi mai visto in lui.

«Avrei dovuto saperlo che ti saresti preoccupato solo della tua preziosa carriera», ringhiai infine. «E tua moglie, Seokjin?».

Lui non rispose. Yuna si fece di colpo silenziosa.

«Hai ragione, mi sono divertita», dissi. «Non ho bisogno di portare avanti la cosa».

«Oh, Y/n, grazie», disse Seokjin, accasciandosi per il sollievo. «Non lo rimpiangerai, te lo giuro», disse, allungando la mano per ricevere il dittafono.

«Non così in fretta», dissi, indietreggiando di un passo. «Io mi sono divertita. Ma adesso tocca a Tzuyu. Questo finirà in mano sua», dissi, dandomi un colpetto alla tasca. «Penso che dovrebbe essere lei a decidere del tuo futuro, no?». Mi voltai e uscii dalla stanza prima che Yuna potesse riprendere a singhiozzare e prima che Seokjin potesse crollare a terra e unirsi a lei.

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