14.
"Jimin, devi alzarti"
Cazzo, no. Basta, stai zitto e lasciami in pace.
Aprii gli occhi dopo quelle che mi sembravano ore, ma guardando l'orologio notai che erano solamente passati venti minuti.
Venti minuti da quello che era stato per me il peggior momento della mia vita.
Un'umiliazione.
Una sofferenza.
Ma dovevo imparare a tenermi tutto dentro.
Non volevo che risuccedesse una cosa del genere, non avrei potuto sopportarlo.
Quindi avrei solamente dovuto dare ascolto a Yoongi.
Mi alzai dal divano, ogni cellula del mio corpo gridava di dolore, ma non potevo farci nulla.
Non potevo di certo rischiare che mi facesse del male un'altra volta, ancora dovevo riprendermi da ciò che era successo pochi minuti prima.
"Ho cercato in salone qualcosa ma non ho trovato nulla di interessante" mi disse.
"Non so cosa stiamo cercando" risposi.
"Pensi che io lo sappia? Cerco solo di trovare qualcosa che mi possa tornare utile per capire che razza di poteri hai" esclamò.
Sospirai leggermente.
"Non lo so, non so per quale motivo brucio i vampiri ma non te o Namjoon, okay? Quindi per favore, non ti incazzare, perché stiamo nella stessa situazione" sbottai.
"E se invece la tua fosse tutta una farsa? Se invece tu sapessi perfettamente il motivo per il quale bruci tutti ma non me?" ringhiò lui.
"Io non lo so. Ti prego di credermi, non ne ho la più pallida idea, capito?"
Calmati Jimin, calmati prima che sia troppo tardi.
Aish, io e la mia impulsività.
Quanto la odiavo.
"Senti bello, prima di tutto, datti una calmata, perché non ci metto niente a ridurti peggio di come tu stia ora" mi puntò un dito contro.
"Secondo, va bene, ti credo, ma allora devi darmi una mano a cercare, okay?!"
"S-sì, scusami..." mormorai abbassando la testa.
"Posso...posso prima andare in camera mia? Voglio solo..." deglutii. "Vedere una cosa"
Yoongi sospirò, e mi prese per un polso, tirandomi con sé.
"Vengo anche io, non si sa mai"
"Pensi che possa scappare?" chiesi.
"L'hai già fatto mi pare, o sbaglio?" ribatté lui.
Io tacqui, sapendo che aveva ragione, ma non sarei scappato da casa mia.
Mai.
Salii, seguito da Yoongi ed entrai in camera mia.
Sospirai alla vista del letto rifatto e la stanza totalmente sistemata.
La voglia di buttarmi sopra di esso era davvero tanta, ma avevo bisogno di altro.
Mi girai, verso il comodino, e presi quella cornice.
Sentii gli occhi iniziare a pizzicarmi quando vidi quel meraviglioso volto.
Non riuscivo proprio a trattenere le lacrime, era più forte di me.
Lo avevo amato così tanto, con tutto me stesso, e loro me lo avevano portato via.
"Cosa stai guardando?" mi chiese Yoongi, avvicinandosi curioso a me.
"Io...uno di voi ha ucciso il mio ragazzo due anni fa e..." cercai di dire a bassa voce.
"Posso...?" Fece riferendosi alla foto che avevo tra le mani.
Annuii e gli diedi la cornice.
Credetti di vederlo sgranare gli occhi.
"Jimin-ah, com'è che si chiama?" domandò alzando lo sguardo su di me.
"Jungkook, perché?"
"Mi dispiace angelo, ma credo proprio di conoscere Jeon Jungkook da più di 300 anni, ed è un grandissimo figlio di puttana" disse.
Ed io sentii il mio mondo crollarmi addosso.
"C-che? No, non è possibile" feci.
"Credimi Jimin, non ti sto dicendo stronzate. Lo conosco da centinaia di anni e per quanto io possa essere stronzo lui è peggio di me" posò la cornice sul comodino.
"Io l'ho...l'ho visto morire davanti ai miei occhi, gli hanno squarciato la gola, l-lo giuro" balbettai, nel panico.
"Se mi squarciassi la gola, puoi stare certo che tra cinque minuti staremmo parlando nuovamente come se nulla fosse successo" mi spiegò Yoongi.
"N-no, non è vero, ti stai... ti stai prendendo gioco di me, tu-" sentivo il mio cuore battere ad un ritmo insostenibile, e iniziai a singhiozzare.
"Non può essere, non-" ma non riuscivo a fare nulla, non riuscivo a parlare.
Tutto ciò che Yoongi fece, fu attirarmi a sé e stringermi tra le sue braccia.
Volevo respingerlo, mandarlo a fanculo.
Essere toccato da lui dopo ciò che mi aveva fatto era l'ultima cosa che volevo.
Ma era l'unico che potesse darmi qualcosa di simile al conforto in quel momento.
Eravamo solo io e lui, e non avevo la forza di allontanarmi o fare altro, quindi strinsi la sua maglietta in un pugno e piansi.
Ero così stanco di piangere ma non potevo farne a meno.
"È stato t-tutto una bug-" cercai di dire tra le lacrime.
"Sh, Jimin, non parlare"
E rimasi in silenzio, tanto non ne avevo la forza.
Sentii le sue dita sfiorarmi il viso e farmi rabbrividire, per poi alzare il mento verso di lui.
I miei occhi erano gonfi di lacrime e a stento riuscivo a vederlo, sapevo di odiarlo ma in quell'istante l'unica cosa di cui avevo bisogno era lui.
Nonostante Yoongi mi facesse suo ogni notte contro il mio volere.
Nonostante mi facesse soffrire, piangere, e disperarmi, era l'unico a riuscire a calmare le mie crisi in un modo o nell'altro.
L'unico che riuscisse a farmi sentire meglio, in qualche modo.
Forse perché era l'unica persona che mi rimaneva.
Anche se non poteva proprio essere definito persona.
Mi guardò così intensamente da farmi sentire in soggezione.
Il suo sguardo mi aveva sempre messo in soggezione, era troppo, troppo intenso e profondo.
I suoi occhi così scuri come due pozzi neri, mi ci perdevo ogni volta che li guardavo e neanche ne sapevo il motivo.
O almeno non allora.
Le sue dita così fredde continuavano ad accarezzarmi il viso con delicatezza, e mi ci volle un po' prima di capire che mi stava baciando.
Le sue labbra erano premute contro le mie, e per vari istanti rimasi bloccato, terrorizzato.
Poi chiusi gli occhi e ricambiai il bacio.
Il mio cuore perde un battito quando lo sentii spingermi contro il letto e mi staccai.
"N-no, ti prego, non posso farcela, per...favore" singhiozzai nel panico.
Non volevo rivivere quegli attimi orribili.
Ma tutto quello che Yoongi fece fu farmi straiate sul letto, per poi affiancarmi.
"Non farò nulla Jimin, stai tranquillo, mh?" sussurrò, facendo forza sui miei fianchi e avvicinandomi a sé.
Mi portai le ginocchia al petto e mi strinsi in me stesso come se fossi diventato un gomitolo di lana.
Terribilmente fragile.
Sentii le sue braccia circondarmi e le sue mani accarezzarmi i capelli e la schiena, poi con un dito mi asciugò le lacrime.
Mi ero tranquillizzato, il mio respiro era tornato regolare.
Sapevo che non andava bene, che non doveva essere così, ma necessitavo quelle attenzioni da parte sua, e rimasi in silenzio a godermi quei rari istanti di tranquillità.
"Come ho fatto a non accorgermene?" chiesi contro il petto di Yoongi. "Sono...abbastanza sicuro di aver sentito il suo cuore battere"
"Non ne ho idea, forse esiste una qualche erba o pozione che ci fa sembrare umani?" la sua voce fece vibrare la cassa toracica contro il mio orecchio.
Era così profonda e bella.
"Era freddo, ma non ci ho mai fatto caso, pensavo fosse normale, e tu sei comunque molto più freddo di lui..."
"Jimin-ah...forse abbiamo una pista. Forse Jungkook ti ha ingannato per conoscere la tua famiglia e magari hai davvero qualcosa di strano" iniziò Yoongi. "Forse stava cercando ciò che cercavamo noi e ha finto la sua morte perché lo aveva trovato, ma dobbiamo continuare a cercare anche noi"
Io annuii, tirando su col naso.
"Ma ora riposa, sei stanco angelo"
Non risposi, ma chiusi gli occhi cercando di non fare caso al freddo che sentivo, poiché tra le sue braccia stavo così bene.
Mi addormentai velocemente, cadendo nel mondo dei sogni.
Ma che dico?
Quello era un incubo.
Gli incubi non sono reali, no.
Ma quello sì.
Quello era reale eccome.
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