CAPITOLO 8

ALISSA

«Chi è Dylan?» Sento dire a mio padre dalla cucina, mentre apro la porta, ritrovandomi di fronte a Matt. Il mio cuore sembra prendere vita non appena i miei occhi mettono a fuoco la sua figura. Sembra un tamburo nel mio petto, che suona talmente tanto forte da rimbombare all'interno del corridoio.

«Ciao...» Lo saluto, e subito una folata di vento mi porta alle narici il suo profumo. I capelli castani gli aderiscono alla fronte, a causa della pioggia che li ha bagnati. Lui se li scosta, passandoci in mezzo le dita lunghe, mentre si lecca le goccioline d'acqua dalle labbra carnose. Deglutisco, tentando di deviare la mia attenzione dalla sua bocca e dalla mia voglia di baciarla. Non ho dimenticato che ieri sera è stato costretto a riportarmi a casa, mentre io mi comportavo da brava bambina ubriaca, confermandogli di essere solo una ragazzina che mai potrebbe reggere il confronto con quelle con cui esce o lui o più semplicemente con... Alex. Lei non si ubriaca mai. Ha una resistenza all'alcol davvero strabiliante. Potrebbe bersi un intero bancone di super alcolici e tornare a casa perfettamente in piedi sulle sue gambe. Io? Tre stupidi cocktail e ho dimenticato la serata. Che maledetto disastro.

«Ciao...» Matt mi rivolge un sorriso imbarazzato. Il che è parecchio strano, dato che è di Matt che stiamo parlando. Lui non si imbarazza. Mai. E non con me, soprattutto. Mi faccio da parte per farlo entrare e, appena attraversa la porta, si leva il suo giaccone della North face e lo appende. Entro in cucina, seguita da Matt, e mi rimetto al mio posto.

«Ah, parli del diavolo...» Lo accoglie mio padre.

«Parlavate di quanto sono bravo, bello e intelligente?» Sghignazza, e subito dopo lancia un'occhiata preoccupata a mia madre.

«Sì, soprattutto intelligente.» Lo prende in giro Harper.

«Zio Matt!» Sophie salta giù dalla sedia e gli corre in braccio. Sospiro sognante, mentre me lo immagino insieme ai nostri futuri figli: due maschi più grandi e una femminuccia più piccola, per la precisione. I due maschietti sarebbero esattamente come lui: vivaci, simpatici, giocherelloni e con i capelli sempre spettinati. La femminuccia sarebbe una vera e proprio principessina.

Matt si avvicina a mio padre e gli stringe la mano, mentre Sophie comincia a raccontargli che la mamma le ha comprato un nuovo vestitino con la gonna da principessa. Lui l'ascolta con attenzione, facendo un'espressione meravigliata. Poi si siede vicino a Harper, di fronte a me e Sophie sulle sue gambe. Mia madre gli offre un pezzo di pizza, ma lui rifiuta.

«Allora, perché parlavate di me?» Mi fissa, come se fossi proprio io quella stesse parlando di lui. Ma perché dovrei? Mi viene il dubbio di avere la bocca sporca di pomodoro, quindi mi affretto a pulirmi con un tovagliolo, ma è pulito. E Matt continua a guardarmi, mettendomi un po' a disagio.

«Harper ci stava dicendo dell'appartamento che deve andare a vedere.» Risponde mia madre.

«Ah! Vai a vedere un appartamento?» Finalmente Matt distoglie lo sguardo da me per guardare mia sorella, che lo sta fulminando con gli occhi. «Ah! Ah! L'appartamento sì...» Ha un'espressione buffa in volto, confusa direi. Non ha idea di che diavolo stanno parlando, ma cerca di aiutare comunque Harper. È così carino.

«Sì, e tu mi accompagni, venerdì. Ricordi?» Lo incalza mia sorella.

«Sì, sì, certo! Me ne ero dimenticato... per un momento.» Prende il bicchiere d'acqua di mia sorella e lo svuota, prendendosi una gomitata dalla diretta interessata.

«Zio Matt, ma tu sei venuto per stare un po' con me?» Gli domanda, Sophie.

«Certo, piccolina.» Sophie lo abbraccia sorridente.

«Come mai sei qui? Non vai al pub di Evan, stasera?» Chiede Harper a Matt.

«Sì, ma prima dovevo passare qui vicino. Quindi, ho pensato di venire a fare un saluto... E a vedere se era tutto okay.» Mi guarda di nuovo. Doveva passare qui vicino? Scommetto la mia vita che deve andare a prendere Alex per il loro appuntamento. Che stronzo. Che è venuto a fare qui?

«Ah! Dopo stanotte, sei venuto a controllare come sta la tua Alissa?»

«Mamma!» La rimprovero, e sprofondo nella sedia. Odio quando mi mette in imbarazzo così. Do un'occhiata a Matt per vedere la sua reazione. Sorride, ma ha lo sguardo fisso sul tavolo, sembra imbarazzato, e giocherella con delle molliche della pizza.

«Che cosa stanotte? Che hai combinato, Alissa?» Mio padre mi guarda, in attesa.

«Possiamo...» Inizio a dire, ma mia madre mi interrompe per rispondere.

«Tua figlia si è ubriaca così tanto, che Matt l'ha dovuta riportare a casa. E non ho ancora sentito nemmeno un grazie...» Mi passo una mano in faccia, più che altro per nascondere il mio viso completamente rosso.

«Non era davvero così grave... E non c'è bisogno di ringraziarmi.» Mi difende Matt, ma non ho il coraggio di guardarlo in faccia.

«Non la difendere, Matt. Che irresponsabile...» Risponde mio padre, scuotendo la testa esasperato. Due esagerati del cavolo, ecco che sono.

«Okay, io mi vado a vestire!» Annuncio alzandomi dalla sedia, le guance che vanno a fuoco un po' per la rabbia e un po' per l'imbarazzante situazione.

«Sì, vado anche io.» Sento dire a Matt, mentre esco dalla cucina. Invece di andare verso le scale, vado verso la porta e aspetto che arrivi Matt. È vero che non l'ho ancora ringraziato per ieri sera, e non voglio farlo durante il suo stupido appuntamento. Appena mi vede, Matt sobbalza dalla sorpresa. Mi porto l'indice alla bocca, per fargli capire di fare silenzio e lo prendo per il polso per trascinarlo fuori. Fa un po' di resistenza per riuscire a riprendere la sua giacca dall'appendiabiti prima di uscire. L'aria fredda della sera mi fa rabbrividire e mi porto le braccia al petto per cercare di riscaldarmi un po'.

«Sei sexy vestita così.» Mi squadra dall'alto al basso, con un sorrisino malizioso sul viso, che mi fa venire la pelle d'oca. Guardo la mia felpa larga che mi arriva fino sotto il sedere, i miei leggins neri e le mie slides dell'Adidas con i calzini. Effettivamente, "sexy" non è la prima parola che userei per descrivere il mio abbigliamento in questo momento.

«E dai... è solo un pigiama, non prendermi in giro.» Mi fingo offesa, e lo guardo con le mani sui fianchi.

«Hai una strana concezione della parola "pigiama".» Fa le virgolette in aria, mentre se la ride. «... e non ti stavo prendendo in giro.» Dice, abbassando la voce.

«Certo, come no.» Alzo un sopracciglio.

«Allora, che c'è? Hai di nuovo bisogno di me?» Si avvicina con uno strano sguardo. Che? Ma che dice? Da dove glie escono certe cose? Mi piacerebbe sapere cosa gli sia preso questa sera e perché si sta comportando in questo modo, oserei dire molto strano.

«Non fare l'idiota Matt, smettila di giocare. Per ieri sera, io... insomma, mi dispiace, ecco.»

«Ti dispiace per cosa?» Aggrotta le sopracciglia e sembra infastidito. «Ti stai scusando perché per la prima volta nella tua vita, hai agito senza pensare e hai fatto esattamente ciò che volevi fare?» Mi sono ubriacata fino a dimenticare la serata, non c'è da andarne troppo fieri.

«Non era esattamente quello che volevo. Sono stata stupida a bere così tanto, e tu sei stato costretto a riportarmi a casa, a mettermi al letto... Oddio, è così imbarazzante...» Comincio a parlare a macchinetta e a gesticolare come un'imbecille. Fa ancora un altro passo verso di me, e mi blocca le mani. Ritorno a respirare appena le sue mani toccano le mie, come se vivessi davvero solo quando lui è vicino a me. La sua pelle è calda, nonostante fuori si congeli. «Io... grazie per avermi riportata a casa. Dopo la nostra litigata, sarebbe stato comprensibile se mi avessi lasciato al Deja vu.» Ridacchio, ma lui rimane serio. Anzi la sua espressione è mezza sorpresa e mezza irritata.

«Tu... Cosa ricordi di stanotte?» Domanda incerto. E io mi preoccupo di aver potuto dire o fare qualcosa che non avrei dovuto.

«Io... non molto, in realtà. Abbiamo litigato e ho iniziato a bere con Ben e... poi direi che ho un vuoto. Mi vergogno così tanto.»

«Cazzo.» Mormora. Lascia andare le mie mani, e si volta. «Devo andare.» Dice in tono freddo, e si allontana sotto la pioggia per raggiungere la sua macchina.

«Matt?! Aspetta!» Ma le mie parole si perdono sotto il rumore della pioggia che cade violentemente a terra. Lo guardo allontanarsi, chiedendomi perché abbia reagito in questa maniera. Mi ferisce il fatto che non riusciamo a parlare per più di dieci minuti senza che uno dei due dia di matto, si innervosisca o scappi. Ma non ho tempo di rimuginarci più di tanto, altrimenti farò di nuovo tardi.

Corro in camera, cercando di non farmi vedere mentre passo di fronte la cucina. Fortunatamente, sono tutti impegnati nella loro conversazione e non stanno nemmeno più parlando di me. L'effetto benefico del mio bagno caldo è svanito. I miei piedi sono di nuovo congelati, e adesso anche il naso e le mani. Non è stata un'ottima idea uscire senza giubbotto. Ma non ho tempo da perdere, devo uscire tra mezz'ora e ancora sono in pigiama. Infilo i vestiti che ho comprato oggi, con degli stivali di pelle alti fin sopra al ginocchio. E senza tacchi, perché ho ancora i crampi ai piedi per averli messi ieri. Mi trucco alla svelta, anche se l'eyeliner fa i capricci e un occhio risulta sempre diverso rispetto all'altro. Sistemo un po' i capelli, e alla fine sono in ritardo solo di dieci minuti sul programma. Abbie e Giuly sono già al piano di sotto che mi aspettano. Scendo di corsa. Impreco, quando prendo una storta e quasi rischio di rotolare giù per le scale. Mi fa un po' male la caviglia, ma niente di grave.

Arriviamo giusto in tempo al locale a Brooklyn. Il povero Ben mi sta aspettando fuori, di nuovo. Mi abbraccia appena mi vede e poi saluta Abbie e Giuly. Entriamo di corsa, perché stasera fa davvero freddo. Ben vede Alex e mi trascina verso di lei, anche se io non ho molta voglia di vederla al momento. Lo so, non dovrei essere gelosa della mia amica. Al contrario, dovrei essere felice per lei, ma non ci riesco. E guardarla tutta la sera mentre si fa gli occhi dolci con Matt, non è proprio la mia idea di divertimento. Ignara dei miei brutti pensieri, Alex si butta tra le mie braccia e mi dà un bacio sulla guancia. Raggiungiamo Evan, che è dietro al bancone a preparare qualche birra. Evan è fantastico, lo adoro. È uno degli amici di Matt, e ama la musica tanto quanto i tatuaggi. Ne ha tantissimi sparsi un po' per tutto il corpo, principalmente sulle braccia. Evan è uno spirito libero, sempre sorridente e mai fuori luogo. Il suo buonumore riesce a sollevarmi subito un po' il morale. Quando si gira verso Abbie, le fa un occhiolino e un sorriso impertinente, e lei sei arrossisce subito. Rimango leggermente sorpresa dalla sua reazione. Lei non arrossisce mai per un ragazzo. "Sono inutili" ripete in continuazione. Nessuno è mai riuscito a farla vacillare più di tanto. Ha avuto qualche avventura, ma niente di serio. Certo, capirei se si fosse presa una cotta per Evan: è spavaldo, chiacchierone, simpatico, ma anche molto dolce. E poi, è bello, alto e con i capelli e gli occhi color cioccolato, che brillano sempre di divertimento. Ma Abbie e Evan sono anche molto diversi tra di loro. Abbie è una secchiona, Evan ha a malapena finito le superiori. Lei non ama i tatuaggi, lui li adora. Lei ama la musica trap, lui quella rock. Lei ama gli animali, a lui sono completamente indifferenti. Ma c'è una cosa che li accomuna, nonostante tutto: entrambi si battono molto per i diritti di tutti, soprattutto dei più deboli. In più, ora che ci faccio caso, Abbie sembra averci messo più impegno a prepararsi stasera. È sempre bella, ma stasera ha un non so che cosa che la rende ancora più carina. Forse il fatto che abbia messo gli orecchini, che non mette mai, o forse un po' di trucco in più. Non so. E poi, stamattina era un po' troppo euforica di venire qui. Stavolta l'ho beccata, anche se lei negherà fino alla morte, so che c'è qualcosa che non mi ha detto.

«E Cole dov'è?» Domanda Giuly a Evan, e anche Ben sembra interessato alla risposta. Evan indica con la testa un punto verso la fine del bancone del bar. E per la delusione sia di Ben che di Giuly, Cole è seduto con una bella ragazza sulle sue gambe. Giuly alza gli occhi al cielo e, anche se non vuole darlo a vedere, la sua espressione si fa triste. Mi dispiace per Giuly, è una brava ragazza, ma sceglie sempre i ragazzi sbagliati per innamorarsi.

Detto da me poi.

Ignoro il pessimo sarcasmo della mia coscienza e mi concentro su Kyla, una cameriera che lavora qui nel locale, che viene verso di noi. Sembra sempre perennemente arrabbiata, e il suo trucco non è molto più allegro di lei. Smokey eyes nero, eyeliner nero molto spesso, e rossetto rosso scuro, tendente al... nero, ovviamente. A me, comunque, fanno ridere molto i suoi modi da dura. Non ha peli sulla lingua e dice a tutti quello che pensa. Sempre. Ci saluta con un cenno del capo, prima di prendere il vassoio con un'ordinazione e andarsene di nuovo. 

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Evan Reed 

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